Tutto dipende da una presunzione: quella
di avere mantenuto autorità e popolarità. Perché costoro smarriscono la visione
obiettiva? Perché accecandosi non vedono il proprio fallimento, la loro vita pubblica
finita nel discredito, le loro convinzioni perite miseramente.
Sicuro: sto parlando di politica. Il fatto nascosto agli occhi di quegli
ottimati è il rifiuto opposto dalla maggioranza degli elettori alla classe
partitica, ovvero al sistema instaurato che la mantiene al potere. Lo dimostrano
le percentuali dei votanti, di quelli che votano turandosi il naso, di quelli che
votano partiti supposti anti-sistema.
Perciò è sorprendente come i grandi capi rappresentativi del sistema, avendo ricoperto o ricoprendo
le massime cariche, si spendano nell'appoggiare candidati e partiti; e tanto
più sprovveduti sono questi ultimi, che accettano tale sorta di sostegno.
Quando Barack Obama si prodigò per raccomandare Hillary Clinton
all'elettorato statunitense affinché venisse eletta presidente degli USA,
entrambi non dovettero rendersi conto del sentimento disilluso e rivoluzionario
che animava la gran parte degli americani. Non capirono che molti volevano
voltar pagina, farla finita con i soliti slogan ingannevoli; non capirono che
si era sfogliata l'indoratura dei sogni e dei miraggi, della cui apparenza,
quasi fosse sostanza, il loro paese aveva saputo gloriarsi per secoli. Forse la
Clinton non sarebbe riuscita comunque a fingere un programma atto a ridare agli
Stati Uniti la vernice e quel poco di giustizia del passato, ma è certo che Obama
le nocque, togliendo ogni speranza a quanti erano nostalgici e desideravano
maggior cura del generale benessere, maggiori possibilità di promozione
individuale, e difesa dell'integrità, degli interessi, dell'orgoglio nazionali.
Veniamo agli affari nostri. Il mite presidente Mattarella, l'ex
presidente Napolitano, comunista convertito al mondialismo, e Prodi, veterano
dei palazzi del potere, che da Bologna la grassa rilascia saggezza professorale,
queste tre colonne vetuste fanno un'assidua propaganda a favore del partito
renziano. Così, contribuiscono alla sua rovina. Da parte loro, né il fiorentino
né il suo concorrente Gentiloni hanno appreso la lezione del referendum, che è
stata una generica bocciatura, per rimediare alla quale sarebbe occorsa una
sterzata forte e decisa, mentre essi ripetono il frusto vanto della ripresa
economica, cui il loro governo avrebbe dato impulso, talché sarebbe un male grande
cambiare rotta. La massa non vede benefici da nessuna parte, vorrebbe un cambiamento
efficace, non senza un certo ritorno ai tempi migliori, alla perduta stabilità.
La massa se ne infischia altamente dei progressi ottenuti con i novelli, presunti
diritti civili, ed è a metà diffidente a metà insofferente verso la UE, verso la
solidarietà con gli emigranti, verso il fantasioso vantaggio che essi ci
porterebbero, verso le promesse di integrazione e di regolazione dei
ricevimenti dal mare. Alla massa non sfugge più la smaccata propaganda
pro-governativa messa in atto dalle televisioni, è infastidita dalla retorica
di regime, dalla libera informazione che in qualche modo mostra piaghe cui non
fanno mai riscontro leggi sane, sani provvedimenti. Tutto ciò, proprio come è
successo in America.
Qui
però stiamo sotto la UE, e sia Grillo che Berlusconi non hanno niente a che
vedere con il Tycoon. Berlusconi guarda ancora ai moderati, che ormai sono una
minoranza aderente a partitini settari; egli ha preso per alleati questi
ultimi, che di certo gli legheranno le mani o lo tradiranno; è andato a
Bruxelles a render conto ai grossi burocrati, che, se non eseguirà i loro
ordini, gli faranno un'altra volta lo sgambetto. Nemmeno lui ha capito
l'antifona ventilata dal popolo, confuso sì, maggioranza abbastanza silenziosa,
va bene, ma intimamente rivoluzionaria e decisamente ricalcitrante.
Piero Nicola
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