Intra
Tupino e l'acqua che discende,
dal colle eletto
del beato Ubaldo,
fertile costa
d'alto monte pende,
Di questa costa,
là dov' ella frange
più sua rattezza,
nacque al mondo un sole,
come fa questo
talvolta di Gange.
Però chi d'esso
loco fa parole,
non dica Ascesi,
ché direbbe corto,
ma Orïente, se
proprio dir vuole.
Dante Canto XI del
Paradiso.
Iniziare un
articolo citando l’undicesimo canto del Paradiso di Dante, quello che
comunemente viene definito il Canto di San Francesco, è già una manifestazione
di un certo tipo di patologia mentale.
Se a ciò
aggiungete che vi voglio parlare di Perdono: bhè allora questa mente malata ha
bisogno se non proprio di un TSO, quanto meno di un corposo numero di sedute
comodamente disteso sul lettino dello psicanalista!
Perdono è una
parola che è quasi scomparsa dal vocabolario e dal linguaggio corrente: ormai
si parla di vendetta, di rivalsa, di sacrosanta tutela dei diritti del proprio
IO, che derivano in linea diretta dai quei Sacrosanti Diritti Umani. Essi hanno
alla loro base la nuova legge, il nuovo imperativo morale, che con il passare
del tempo e la “naturale (in)evoluzione della società” è finalmente cambiato.
Prima ai tempi
arcaici ed oscurantisti se non medioevali e selvaggi, tanto per capirci quelli
precedenti al luminoso Concilio Vaticano II, la legge morale aveva come base il
brocardo: “Conviene fare ciò che è giusto”. Ora con la presa di coscienza che
l’uomo è DIO e Dio di se stesso, la formulazione della medesima frase è
cambiata e tutti riconoscono che, per la nostra epoca è politicamente corretto
seguire il nuovo dettato che così recita: “E’ giusto fare ciò che conviene”. Ma
Santa Madre Chiesa continua a ripeterci: non vi preoccupate, nulla cambia nella
sostanza, è un piccolo aggiornamento ed adeguamento al mondo di oggi; nessuna
paura, nessun problema!! In fondo le parole sono le stesse no?
Ma scusate noi
“kattolici” non eravamo passati ad una legge nuova ad una Nuova Alleanza grazie
al sacrificio della Croce? Non avevamo sostituito la legge mosaica del
PRESTARE, con quella cristocentrica del DARE?
Già Perdono: come
dire Cristo che regna su tutte le anime, che permea trasforma, piega, cambia,
stravolge tutto e tutti, fa tutto nuovo ed eternamente meraviglioso: ed allora
la legge dei nostri “Fratelli Maggiori” che fa sparisce, si disintegra, ma
stiamo scherzando?
Questo la
affermano ormai solo quegli intolleranti e fanatici, da bastonare che ancora
pensano che Cristo abbia portato la salvezza attraverso il suo sacrificio sulla
Croce. Incredibile: ma Papa Badoglio, pardon Bergoglio, lo ripete in
continuazione: noi cattolici dobbiamo andare incontro a tutte le religioni,
tendere loro la mano, dialogare, dialogare, dialogare, chiedere sempre scusa di
tutto ed a tutti ed attenzione assolutamente MAI fare del proselitismo, ci
mancherebbe altro!!
Che volete che vi
dica? Io sono quello che con disprezzo il mondo definirebbe un “integralista
islamico cattolico” la peggior specie di intollerante e dogmatista che pretende
che la Cattolica Apostolica Romana sia l’unica VERA FEDE e che le altre, sempre
per dirla con Dante, siano tutte “false e bugiarde”.
Fedele a questa
ammissione di colpa gravissima, a questa dimostrazione di asocialità, a questa
intolleranza nei confronti di coloro che “idola latrant” il 2 di agosto mi sono
incamminato verso Santa Maria degli Angeli.
E perché mai l’ho
fatto?
Perché dalla
mezzanotte del primo agosto a quella del due, nella basilica si può lucrare il
famoso “perdono di Assisi”.
La Basilica mi
viene incontro inondata di luce, altissima, solenne, solida come la roccia in
cui Cristo ha fondato la Sua Chiesa.
Ma anche
dolcemente materna, carica di significati, di ricordi, di altri piccoli
pellegrinaggi fatti con nonno che voleva prendere "Pasqua" lì, o con
papà che divorava la distanza con passo da milite di fanteria, come gli piaceva
definirsi!
L'altare maggiore
è praticamente "tappato" nascosto dalla Porziuncola che lo nasconde
alla vista di chi entra dalla navata
centrale con tutta la sua modesta, ma spiritualmente gigantesca, piccola mole.
Mi leggo, inginocchiato, il libretto che spiega il significato e la storia del
Perdono di Assisi. Sa repetita juvant!
Siamo in una notte
del 1216: Francesco è immerso nella preghiera dentro la piccola cappella della
Porziuncola allora incastonata e sommersa nella campagna della "fertile
costa".
Ad un tratto
l'altare si inonda di luce ed appare Gesù con Maria sua Santissima Madre
ed una schiera di Angeli: Francesco, per prima cosa fece atto di adorazione
silenzioso con la faccia a terra (chi oggi in chiesa fa più questo? Io ed un
altro mezzo matto che si chiama, guarda caso, anche lui Francesco).
Gesù e Maria gli
chiesero cosa desiderasse avere in grazia per la salvezza delle anime:
Francesco nel suo candore e seraficità rispose: "Signore, benché io sia un
misero peccatore ti prego che a tutti quanti pentiti e confessati,
verranno a visitare questa chiesa, tu conceda loro ampio e generoso
perdono con una completa remissione di tutte le colpe."
Gesù rispose:
"Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande ma di maggiori
cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera,
ma a patto che tu domandi al mio Vicario in Terra, da parte Mia, questa
indulgenza."
Era rispettare
quel patto fatto con Pietro: quello che scioglierai in terra sarà sciolto anche
nei cieli e quello che non scioglierai non sarà sciolto anche nei cieli, Dio è
sempre coerente e fedele a se stesso!
Frate Francesco approfittò della presenza del
Pontefice a Perugia: incontrandolo gli raccontò, con il solito candore, la sua
visione.
Ho ricordato tante
altre volte come la figura del Pontefice fosse allo stesso tempo sì ieratica,
sì avvolta da quell’alone sacrosanto di sacralità promanante dalla figura di
Vicario di “Cristo in Terra” ma allo stesso tempo pastore, vicino alle
pecorelle del suo gregge, sempre attento, sollecito, disponibile nel governo
del suo Ministero Apostolico: altro che ripudio formale della Curia, ostentata
e quasi narcisistica occupazione di una stanza nell’Santo Hotel a 5 stelle
Santa Marta! E come erano veloci le notizie ad arrivare ai piedi della Cattedra
di San Pietro e come erano analizzate, accolte e studiate per il bene ultimo e
finale della salvezza delle anime: era essere davvero “Servus Servorum
Cristhi”, altro che chiacchiere, fervorini, ditini alzati, pranzi alla mensa
“aziendale” e lacrimose, stuccose, untuose richieste costanti di perdono a
tutti, di autodafé senza senso e senza costrutto fatti solo per compiacere ……
chi serve l’oscuro signore! Dio mi perdoni!
Il Papa lo
ascoltò, con semplicità, con attenzione, con “paterna sollecitudine” e,
nonostante qualche difficoltà poi superata, concesse la sua approvazione: la
cura d'anime e della sua Chiesa davanti a tutto e che, senza nessuna polemica,
non doveva ricucire gesuiticamente gli impicci dello IOR o stare attento a non
scontentare le Lobby mondialiste, quelle cultural chic, o peggio cercare di
rispettare gli equilibri curiali anteponendoli ai voleri divini!
Un Papa e basta, a tutto tondo!!
Francesco e Masseo
chiedono al Papa, un’indulgenza senza l'obbligo del pagamento di un obolo, o il compimento di un grande pellegrinaggio penitenziale
(com'era invece consuetudine allora).
Di rimando, Onorio
III chiese a Francesco per quanti anni volesse l'Indulgenza: la risposta fu lapidaria, ma disarmante e
sconvolgente allo stesso tempo:
"Padre Santo, non domando anni, ma
anime".
Allegramente, poi,
si avviò verso la porta di uscita.
Il Pontefice gli
gridò dietro: "Ma non vuoi nessun documento?"
"Santo Padre
a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, egli
penserà a manifestare l'opera sua, io non ho bisogno di alcun documento,
questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il Notaio e gli
Angeli i testimoni!"
Questo era il
Poverello di Assisi!
Vengono i brividi:
la sottomissione totale alla volontà del Padre che in sogno gli aveva chiesto
di ottenere l’Indulgenza dal suo Vicario in terra! La sua vita non era più la
sua ma era Cristo che viveva in lui inondandolo di gioia, di serenità; “tanto è
il bene che mi aspetto che ogni pena m’è diletto” ripeteva e gridava forte, a
tutti guardando il cielo!
Le argomentazioni
di Francesco ebbero la meglio sui dubbi e le perplessità del Papa e dei
cardinali, che tuttavia ridussero l'applicazione dell'indulgenza a un solo giorno
all'anno il 2 agosto appunto, pur
concedendo che essa liberasse «dalla colpa e dalla pena in cielo e in terra,
dal giorno del battesimo al giorno e all'ora dell'entrata in questa chiesa».
Qualche giorno
dopo Frate Francesco, insieme ai Vescovi dell'Umbria, al popolo tutto, dentro
la Porziuncola disse piangendo:
" Fratelli
miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!"
In principio
questo grandissimo e straordinario privilegio era riservato esclusivamente alla
chiesa della Porziuncola. Con il passar del tempo l'indulgenza fu estesa prima
a tutte le chiese francescane e successivamente a tutte le chiese parrocchiali,
restandone comunque immutata la data e la denominazione. Ed i pellegrini
venivano a piedi dall’Abruzzo, dalla Ciociaria, da tutta l’Italia; spesso
scalzi, le donne con i vestiti ed i
fazzoletti neri in testa, ma con lo guardo rapito ed il rosario in mano: me li
ricordo anche io da piccolo, quando le osservavo con la mano stretta a quella
del nonno, un po’ spaventato dalla visione, ma rassicurato dalla calda stretta
della sua mano!
Ma come si ottiene questo Santo Perdono di
Assisi? Cosa bisogna fare materialmente per poterlo ricevere?
Secondo il Manuale delle indulgenze della Chiesa
Cattolica, per ottenere l'indulgenza plenaria un fedele, completamente
distaccato dal peccato anche veniale, deve:
4.
recitare il Credo e il Padre
nostro;
5.
visitare una chiesa o oratorio francescano o, in
alternativa, una qualsiasi chiesa parrocchiale.
Confessione e
comunione possono essere fatte anche alcuni giorni prima o dopo le date previste
(nell'arco di una o due settimane).
La visita e la
preghiera è opportuno che siano fatte lo stesso giorno.
L'indulgenza può
essere richiesta per sé o anche per uno o tutti i propri cari defunti.
L’aspetto più importante del “Perdono
d’Assisi” è la grande utilità spirituale per i fedeli, stimolati, per goderne i
benefici, alla Confessione e alla Comunione Eucaristica. Confessione, preceduta
e accompagnata dalla contrizione per i peccati compiuti e dall’impegno a
emendarsi dal proprio male per avvicinarsi sempre più allo stato di vita
evangelica, quella vissuta da Francesco e Chiara, stato di vita che prese forma e corpo proprio nella
Porziuncola.
Poi mi avvio verso
la Porziuncola: mi appoggio allo stipite prima ed alla porta d’ingresso della
medesima, scarico la mia negatività come se mettessi una presa a terra.
L'infinito bene che impregna quelle pietre e quel legno, dopo secoli di
devozione e di preghiere, è sicuramente potente quanto un esorcismo: e gli
effetti si sentono subito.
Mi avvicino verso
il piccolo altare, separato da una cancellata bellissima di ferro battuto,
sento la gioia che mi monta dentro, mi scoppia, è un piccolo, tenue e
pallido raggio di quella immensa luce che fu vista nell’estasi da San
Francesco, che mi invade.
Io peccatore, conscio
delle mie debolezze, della mia incapacità a vincerle, della mia fragilità, sono
attaccato alla cancellata ed ora sì, mi metto in ginocchio prego per i miei
morti, per i miei cari viventi, per chi è malato ed è nelle ambasce e nella
prova e nella malattia, per chi è abbandonato, emarginato, tradito, insultato,
offeso; prego con speciale pensiero per
quelli la cui testa viene appesa alle sbarre appuntite di una
cancellata, a chi viene crocifisso per irrisione a lui e a quel Cristo che ha abbracciato e
per il quale ha dato la vita! Per i
bambini dilaniati dalle cannonate dei tank, dai missili lanciati dagli aerei e
dai droni, spesso a casaccio con il solo intento di creare terrore e
disperazione.
Ho il cuore sanguinante, ma anche rassicurato
da quei martiri, dal loro sangue versato per convertire questa umanità
traviata!
Quando esco, delle
clarine suonano, mentre le autorità sfilano sulla spianata e cominciano ad
entrare nella chiesa. Alcuni ufficiali della GdF chiudono il corteo: speriamo
che Dio li illumini, ma scusate mi sembra un pugno nello stomaco vederli con le
loro alte uniformi e le sciabole splendenti, mi fanno senso, sono stonati, mi
sembrano i Servi dell’Anello, che entrano per profanare, dilacerare, rendere
solo materia purulenta, pietre, cemento, in ultima analisi, soldi la casa di
Dio!
Ben sappiamo che
le cattedrali non si costruiscono con usura!
Sono sincero, mi
piacerebbe tanto vedere Cristo materializzarsi all’improvviso, con la corda in
mano che li prende a sferzate e li caccia dalla Sua Casa, facendoli rotolare
nella polvere!! Come i mercanti nel tempio!
Ovviamente è
giusto dirlo, ciò prescindendo dalle persone come singole entità che magari
sono solo dei poveracci, che svolgono il loro dovere. Ma invece per quello che
rappresentano, che incarnano, che manifestano: insomma da quel simbolo di
oppressione, di angoscia, di istigazione al suicidio che trasmettono con la
loro sicumera, arroganza quando esercitano la loro funzione.
Una volta si diceva che lo Stato era il
Carabiniere, ma i tempi rapidissimamente
degenerano e cambiano: ora lo Stato è il Finanziere.
Tutto è soltanto
ed unicamente vil denaro, debito da pagare, soldi da estorcere, quasi da rapinare o da grassare a quei furbi che
sottraggono “risorse”, rubano alla collettività: il resto non esiste e non
conta!
All’uomo ed alla
sua dignità abbiamo sostituito i riequilibri contabili, come diceva Federico
Caffè.
L’infame deve
essere schiacciato, senza pietà!
Quando esco per
tornare a casa, l'ultimo sguardo è per lei, Santa Maria degli Angeli, che
spendente d'oro dall'alto della Basilica allarga le sue mani per abbracciare
tutti i suoi figli e donarli a Suo Figlio per sempre, tutti anche i Finanzieri,
i ladri e gli assassini, indistintamente.
Luciano Garofoli