Eretici e anticristiani vollero addurre il
Vecchio Testamento a prova delle loro teorie. Alcuni pretesero che tra Jahvè e Cristo
ci fosse incompatibilità, perché la legge mosaica e il loro Autore furono
spietati, tanto verso i fedeli inadempienti quanto verso gli adoratori degli
idoli, e perché certi virtuosi campioni di Dio, come Giuditta, avrebbero usato
l'inganno. Altri adesso trovano che la poligamia dei patriarchi e il ripudio
legittimo smentiscono il matrimonio monogamico sacramentale. Donde un pretesto
per inficiarne l'indissolubilità, a dispetto della spiegazione data da Gesù
Cristo.
Accanto alla severa giustizia divina, nella
Bibbia la divina misericordia è sempre presente, sempre riconosciuta dai convertiti
e dai pii, sempre da essi onorata con obbedienza e conformi adempimenti. Le
afflizioni, sino alla pena della morte, dovute al Cielo o ai responsabili del
Popolo eletto, sono consone al raziocinio e al disegno della redenzione, sebbene
quest'ultima fosse quasi impossibile prima del Sacrificio del Messia. Tuttavia
alcuni eletti, resisi degni del loro privilegio (a differenza del saggio Salomone, che alla fine tralignò),
figurano tra i Santi assunti dal Limbo in Paradiso.
Fra le diverse storie veterotestamentarie, le
opere del re Davide, il suo ravvedimento e la sua penitenza attestano il
principio del cristianesimo, e il detto di Cristo che dichiarò di non essere
venuto per abolire la Legge e i profeti, ma per darvi compimento. Perfezionare
presuppone la continuità, lo spirito in nuce della cosa da compiere.
Il Libro di Tobia contiene un chiaro esempio
del corso di santificazione, precedente all'avvento del Redentore. Nella
cattività assira di Ninive, Tobia "non abbandonò la via della verità.
Tanto che di tutto quello che poteva avere ne faceva parte ogni dì ai fratelli
compagni di sua schiavitù". In premio della sua osservanza religiosa, Dio
"gli fece trovar grazia dinanzi al re" e fu libero di beneficare gli
ebrei. Essendo provveditore del re, prestò del denaro a Gabelo, uomo della sua
stirpe che a Rages viveva in miseria. Sennacherib, succeduto nel regno a suo
padre, perseguitò gli israeliti. Tobia, caduto in disgrazia, continuò ad
aiutare il suo prossimo finché gli fu possibile. "Andava attorno visitando
i suoi parenti e li consolava, e faceva loro parte dei suoi beni secondo le sue
forze, Dava da mangiare agli affamati, vestiva gli ignudi, e dava con
sollecitudine sepoltura ai morti e agli uccisi". Per questo il malvagio
sovrano, "fuggitivo dalla Giudea a causa del flagello con cui Dio lo aveva
percosso", "comandò che Tobia fosse ucciso e confiscò tutti i suoi
averi". Egli, "spogliato col suo figliolo e con la moglie",
stette nascosto sino a che i figli del re non furono parricidi, e lo sventurato
riebbe casa e beni.
Ciononostante Tobia non ha requie, mentre si
prodiga nel seppellire i morti resta accecato dallo sterco di una rondine,
subisce i maltrattamenti della consorte e degli amici, che lo scherniscono.
Sopporta la dura prova con somma pazienza come Giobbe. "Allora Tobia
sospirò, e cominciò a fare orazione con lacrime. Disse: Giusto sei tu, o
Signore, e sono giusti tutti i giudizi tuoi, e tutte le tue vie sono
misericordia, e verità, e giustizia. Ed ora, Signore, ricordati di me, e non
far vendetta dei miei peccati [fin da giovanotto, "quando tutti andavano
ai vitelli d'oro fatti da Geroboamo re d'Israele", "si recava a
Gerusalemme al tempio ad adorarvi il Signore, offrendo puntualmente tutte le
sue primizie e le sue decime"] e non ti ricordare dei miei delitti, né di
quelli dei miei genitori. Perché non obbedimmo ai tuoi comandamenti, per questo
siamo stati depredati, menati schiavi, uccisi, divenuti favola e obbrobrio per
tutte le nazioni, tra le quali tu ci hai dispersi [...] Ed ora, Signore, fa di
me quel che ti piace, e comanda che sia ricevuto in pace il mio spirito,
giacché è meglio per me il morire che il vivere".
Intanto, a Rages, città dei Medi, Sara,
figlia unica di Raguele, subisce l'oltraggio di una serva. Essendosi sposata
con sette mariti, "appena accostatisi a lei erano stati uccisi dal demonio
chiamato Asmodeo", e la donna l'accusa d'averli fatti morire. La giovane
si ritira a digiunare e a pregare.
"Or avvenne il terzo giorno che avendo
terminato la sua orazione, benedicendo il Signore disse: Benedetto è il tuo nome, o Dio dei padri
nostri, che dopo esserti sdegnato fai misericordia, e nel tempo della
tribolazione perdoni i peccati di quelli che ti invocano [...] Ti prego, o
Signore, che tu mi sciolga dal laccio di questa ignominia, o almeno mi levi
dalla terra. Tu sai, o Signore, che io giammai ho desiderato alcun uomo, e ho
serbata pura l'anima mia da ogni concupiscenza. Non mi sono mai addomesticata
con quelli che amano gli scherzi, né sono stata amica di quelli che trattano
con leggerezza. E acconsentii a prendere marito nel tuo timore, non per effetto
di passione. E, o fui indegna di loro, o forse quelli non erano degni di me,
perché tu ad altro marito forse mi ha riservata. Perché nulla può l'uomo contro
i tuoi consigli. Ma è tenuto per certo da chiunque ti onora, che se la sua vita
sarà messa alla prova, egli sarà coronato; e se sarà in tribolazione, sarà
liberato; e se sarà sotto la verga, potrà pervenire alla tua misericordia.
Perché tu della nostra perdizione non hai diletto, e dopo la tempesta fai la
bonaccia, e dopo le lacrime e i sospiri infondi il giubilo. Sia il tuo nome, o
Dio d'Israele, benedetto nei secoli.
"Nello stesso tempo furono esaudite le
orazioni dell'uno e dell'altra nel cospetto della Maestà del sommo Iddio".
Si rileva giustamente che, allora, il
benefici del Signore consistevano nel procurare una buona condizione
temporale. Ma sembra pur vero che agli
agi materiali dovessero accompagnarsi i beni spirituali, mezzo per non ricadere
nel peccato e nella condanna, e che i devoti innocenti accettavano di pagare
per gli empi, essendo già ricompensati dalla propria fede, e che accettando la
morte in quei frangenti dovevano essere sinceri, né perdevano la speranza.
Tutto ciò appartiene al cristianesimo, nondimeno a quello dei mistici.
Credendo d'essere vicino a morire, Tobia
impartisce pii insegnamenti al figlio, che ha il suo stesso nome, raccomanda le
cure per la madre destinata a rimanere vedova, la quale ebbe a soffrire per
lui. "Guardati di non acconsentire mai al peccato e di non trasgredire i
precetti del Signore". "Di quello che hai fa elemosina, e non volger
le spalle a nessun povero, di modo che la faccia del Signore non si distoglierà
da te". "Usa misericordia secondo la tua possibilità. Se avrai molto,
dà abbondantemente, se avrai poco, procura di dare volentieri anche quel poco.
Perché ti accumulerai una grande ricompensa per il giorno del bisogno. L'elemosina
libera dal peccato e dalla morte, e non permetterà che l'anima cada nelle
tenebre". "Guardati, figlio mio, da qualunque impurità e, presa
moglie, non voler sapere che cosa sia il male". "Non permettere che
regni giammai nei tuoi sentimenti, o nelle tue parole, la superbia; perché da
lei prende origine ogni sorta di perdizione". "Quello che tu non vuoi
che sia fatto a te, guardati dal farlo giammai agli altri. Mangia il tuo pane
in compagnia dei meschini e degli affamati, e delle tue vesti copri gli
ignudi". "Benedici Dio in ogni tempo, e pregalo che regga i tuoi
andamenti, e in lui si fondino tutti i tuoi disegni".
Poi gli dice di andare da Gabelo e di
riscuotere il prestito, rendendogli il chirografo.
L'Angelo Raffaele si presenta a Tobiolo sotto
spoglie umane e si offre di accompagnarlo nel viaggio. Il padre gli affida il
figlio, di cui la madre piange l'assenza, tuttavia confortata dalla fiducia del
marito.
Durante una sosta nel trasferimento, al fiume
Tigri avviene il fatto straordinario del pesce enorme che minaccia il giovane.
Su istruzioni dell'Angelo, egli lo cattura, lo sventra e ne ricava i prodigiosi
medicamenti del cuore, del fegato e del fiele, sia per scacciare i demoni, sia
per guarire gli occhi. Quindi il misterioso compagno gli propone di alloggiare
presso Raguele, uomo della sua tribù, suo parente e padre di Sara. Lo persuade
a chiederla in moglie. Tobia ha sentito che ella ha avuto sette mariti, subito
uccisi dal Demonio, e teme di venire a mancare ai suoi genitori facendo la
stessa fine. Ma Raffaele gli mostra chi siano quelli che cadono sotto il potere
del Demonio. Costoro si sposano scacciando Dio da sé: "soddisfano la loro
libidine come il cavallo e il mulo, che non hanno intelletto". "Ma
tu, quando l'avrai sposata, entrando nella camera per tre dì ti asterrai da
lei, e non altro farai se non di star con essa in orazione. E quella stessa
notte, bruciato il fegato del pesce sarà messo in fuga il Demonio. E la seconda
notte sarai ammesso all'unione coi santi Patriarchi. E la terza notte otterrai
la benedizione, affinché nascano da voi figli in buona salute. Passata la terza
notte, prenderai la vergine nel timor di Dio, mosso più da desiderio di prole
che da libidine, al fine di ottenere la benedizione riservata alla stirpe di
Abramo".
Ecco completata la morale per la salvezza:
disposizione all'acquisto della fede salvifica, propria dei giusti dell'Antico
Testamento.
Tanta spiritualità necessaria mostra come
anche oggi gli uomini da essa alieni e privi dei mezzi della Grazia
(Sacramenti) procurati dal Redentore, siano uomini diretti all'eterno castigo.
L'Angelo rassicura Raguele, che acconsente
alla richiesta di matrimonio avanzata dal cugino Tobia. Si celebrano le nozze e
saranno consumate secondo le indicazioni dell'Inviato di Dio, che "prese
il Demonio e lo confinò nel deserto dell'Egitto superiore". "Ora tu
sai, o Signore," prega lo sposo, "com'io prendo questa mia sorella
per moglie non per principio di passione, ma per solo amore della prole, in cui
si benedica il nome tuo per tutti i secoli".
Tutto procederà nel migliore dei modi.
Raffaele, conosciuto come Azaria di nobile stirpe, si reca a ricevere il denaro
da Gabelo, e lo conduce invitato ai festeggiamenti dello sposalizio. "Ma
lo stesso convito nuziale era celebrato nel timore del Signore". Tobia
torna dai suoi genitori con gli armenti, la servitù e il denaro della dote.
Avendo insieme alla sua guida di puro spirito preceduto la carovana, subito
dopo le commosse accoglienze dei suoi, unge gli occhi del padre col fiele del
pesce e il vecchio ricupera la vista.
Riunita la famiglia, i due Tobia vorrebbero
ricompensare il provvidenziale accompagnatore con la metà di quello che avevano
portato. Allora l'Angelo insegna loro a compiere la resa di grazie a Dio
manifestamente, ricorda che "l'elemosina libera dalla morte, e purga i
peccati, e fa trovare la misericordia e la vita eterna"; poi aggiunge,
rivolto al padre: "Quando tu facevi orazione con lacrime, e seppellivi i
morti, e lasciavi il tuo pranzo, e nascondevi di giorno i morti in casa tua, e
di nottetempo li seppellivi, io presentai al Signore la tua orazione. E perché
eri caro a Dio, fu necessario che la tentazione ti provasse. E adesso il
Signore mi ha mandato a guarirti, e a liberare dal Demonio Sara moglie di tuo
figlio". A questo punto si rivela essere l'Angelo Raffaele, "uno dei
sette che stiamo dinanzi al signore". "Udite tali cose, profondamente
turbati caddero tremanti bocconi per terra. E l'Angelo disse loro: La pace è
con voi, non temete". Quindi scompare; "e non poterono più vederlo.
Allora prostrati per tre ore a terra, benedissero Dio, e alzati che furono, raccontarono
tutte queste sue meraviglie".
Piero
Nicola