Ordine, armonia,
proporzione sono le qualità della bellezza. Poeti e filosofi hanno cercato di
dare definizioni appropriate ma più ci si avvicinavano e più si accorgevano che
il bello è qualcosa che va oltre la conoscenza sensibile e arriva alla
perfezione. “Ciò che è bello è amato;
ciò che bello non è non è amato”, cantavano le figlie di Zeus nelle 'Elegie' di
Teognide. Amore e bellezza che si incontrano e si fondano così come ci racconta
Platone nel 'Simposio'.
Il filosofo
narra la vicenda di Socrate "introdotto" dalla sacerdotessa Diotima
nel mondo della bellezza, attraverso cinque tappe o gradini.
Nel discorso su
Eros, Socrate parla dell'amore come desiderio di bellezza. La bellezza è il
fine, l'oggetto dell'amore. Parte dalla bellezza di un bel corpo, quella che
attrae e avvince l'uomo. Poi si accorge che la bellezza è uguale in tutti i
corpi e così passa a desiderare e ad amare tutta la bellezza corporea. Ma al di
sopra di essa c'è quella dell'anima. Al di sopra ancora c'è l'amore per la
bellezza delle varie attività umane, poi la bellezza delle conoscenze. Infine
al di sopra di tutto c'è l'amore per la Bellezza in sé, che è eterna, superiore
al divenire e alla morte, perfetta, sempre uguale a se stessa, fonte di ogni altra
bellezza e oggetto di filosofia.
“E' questo il
momento della vita dell'uomo, caro Socrate, che più di ogni altro è degno di
essere vissuto da un uomo, quando contempla il Bello in sé” (Simposio 211d-212a),
ossia la stessa Bellezza sovraessenziale e sovraeminente, che è Dio. Nel
linguaggio cristiano il bello coincide con l'amore che induce l'infinito Bene
(Dio) a consegnarsi alla morte per il bene dell'amato (l'uomo). L'idea del
Tutto che si svela e si custodisce nel frammento e, allo stesso tempo, del frammento
che anela al Tutto e in esso finalmente si placa. “Oh Dio, Tu sei più intimo a
me di me stesso”, afferma Agostino d'Ippona nel suo personale cammino lungo la
via della Bellezza. Così amando Dio da brutti diventiamo belli.
L'itinerario di
Sant'Agostino va quindi dal frammento di bellezza alla Bellezza. Ascoltiamolo
in questo struggente verso in cui sintetizza la sua conversione: "Tardi Ti
amai, Bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi Ti amai". Nelle
'Confessioni' il Santo africano ammette di avere amato prima le creature - i
'frammenti' - per poi passare a contemplare il Creatore, ma il peccato sta
appunto nel fermarsi al primo gradino della bellezza. Esiste invece una
bellezza che va oltre lo stadio dei corpi e risiede nelle grandi azioni morali.
Ed è questa che ci rende simili a Dio. La scintilla che l'Essere ci infonde con
la creazione e che ci permette scelte virtuose. Pensiamo a padre Massimiliano
Kolbe che offre la propria vita seguendo l'esempio del Maestro immolato sulla
croce o all'eroico carabiniere Salvo D'Acquisto che si lascia fucilare per
salvare 22 innocenti oppure a Madre Teresa di Calcutta che a poco a poco dona
la propria vita agli ultimi, ai dimenticati.
“Nessuno ha un
amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv. 15, 13). Il
cammino sulla via della Bellezza ci insegna che non possiamo rimanere ancorati
a qualcosa di effimero, come può essere un corpo che va incontro a sicura
decomposizione, ma cercare con tutte le nostre forze la vera Bellezza che dà
frutto e toglie il velo dai nostri occhi. [1]
Domenico Rosa
[1] Per chi volesse approfondire l'argomento
si rimanda al testo di Guido Mazzotta “La Scala dell'Amore” pubblicato
in Euntes docete 20, 2007, n. 2, pp. 143-164.
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