Supplica alla Madonna di
Fatima per la difesa dell’umanità dalla grande usura
Madre Santissima, oggi i
popoli del mondo sono soffocati ed oppressi sotto il peso della grande usura
che li espropria del loro denaro e dei loro beni. I popoli del terzo mondo,
prima di essere dilaniati dalla fame, sono dilaniati dal debito.
Noi ti
supplichiamo, Madre di Dio e Madre nostra, di intercedere presso il tuo
Santissimo Figlio, perché liberi l’umanità dall’angoscia imposta dai padroni
del denaro.
Fa’ che sin dall’emissione, ogni popolo sia riconosciuto
proprietario e non debitore del suo denaro.
Fa’ che si sostituisca finalmente
alla moneta debito, la moneta proprietà, al numero della bestia, il numero
dell’uomo e che l’umanità possa vivere tempi nuovi a dimensione umana.
Con approvazione
ecclesiastica
Il
Santuario della Madonna dei Miracoli di Casal Bordino, ti sovrasta e ti
abbraccia allo stesso tempo, con la sua vasta mole al lato di una grande piazza
chiusa da una fila di edifici che sembrano sue braccia strette intorno a te.
Provo
un certo tipo di emozione un qualcosa di strano ed intenso allo stesso tempo:
gli amici sono arrivati dalla Romagna, dalla Puglia, dalle Marche, io
dall’Umbria e dall’Abruzzo i più.
Rocco
Carbone è lì ad aspettarci con il suo viso sereno e serio, ma che di certo non
è musone o peggio sprizzante rancore o malignità!
Rocco
ci guida dentro la bellissima chiesa: grande, solenne, ma inondata di luce con
sopra l’altare maggiore la statua della Santissima vergine avvolta in un manto
azzurro e con una corona d’oro in testa.
Da
lontano arriva, camminando lentamente, una piccola figura di religioso è Padre
Colombaro; capelli bianchissimi, occhiali di metallo dorato che cerchiano occhi
serafici, che emanano dolcezza, pace, serenità. Sono lo specchio di un’anima
che totalmente si è donata a Dio, che ha permesso a Lui di prenderne totale
possesso e che segue solo la sua volontà con gioia e soprattutto senza timori,
o paure vane, con un senso di sicuro e fermo abbandono.
Quando
comincia a parlare anche la voce contribuisce ad aumentare questa atmosfera di
coinvolgente, direi quasi contagioso senso di benessere e di atarassia, di
distacco dagli affanni, delle passioni, dalla vanità del quotidiano.
Mi pare di stare in un altro mondo!
Mi pare di stare in un altro mondo!
Ci
racconta di quando un giorno il professor Giacinto Auriti si presentò in
sacrestia mentre lui si accingeva a celebrare la Santa Messa: con umiltà,
rispetto disponibilità il professore chiese a Padre Colombaro se poteva avere
l’onore ed il grande privilegio di servigli la Messa.
Fu
un chierichetto perfetto: concentrato, attento e soprattutto assolutamente
assorto nella sua preghiera personale. Si era presentato senza dire niente di
sé, di quale ruolo ricoprisse, senza vantarsi o peggio pretendere in funzione
del rango e del riguardo della sua posizione. All’epoca era Prorettore
dell’Università di Teramo e titolare della cattedra di Teoria Generale del
Diritto; don Giacinto era fatto così! Qualche momento prima era in mezzo ai
campi a parlare con i suoi operai di coltivazioni e subito dopo, con le stese
scarpe sporche di fango, saliva in cattedra a parlare di moneta, di diritto, di
signoraggio ai suoi ragazzi rapiti da quello che diceva.
Padre
Colombaro ci ha raccontato di un episodio davvero particolare. Il professor
Auriti stava passeggiando con la moglie sulla spiaggia di Casal Bordino, quando
la sua attenzione fu attratta da un pezzo di vetro che sporgeva dalla sabbia.
Lo raccolse, era un fondo di bottiglietta su cui erano impressi dei numeri.
Cominciò a pensare, spinto da una forza interiore, cosa mai volessero dire quei
numeri, mentre stava tornando a casa
incontrò una signora anziana che conosceva la quale ex rupto gli disse di
giocare quei numeri al Lotto e con il ricavato della vincita costruire un
chiesetta dedicata alla Madonna di Fatima. In effetti i primi due erano 13 e 5
il giorno ed il mese dell’apparizione mariana più famosa del mondo.
Detto
fatto consegnò una banconota da diecimila lire alla moglie e le disse di
giocare quei numeri. La signora pensò che la somma fosse troppo alta e giocò
soltanto mille lire. Totale uscì una quaterna secca!
Padre
Colombaro ci dice che il professore era un Cristiano “completo”, in quanto
perfetto è soltanto Dio e lui essendo
una creatura non poteva essere al pari del Signore. Prima di lasciarci il padre
benedettino ci dà una benedizione particolare, sempre con molta carità e
dolcezza alzando gli occhi al Cielo per invocare tutta la potenza divina,
quella stessa che invocava durante gli esorcismi, che su incarico del vescovo,
eseguiva per la diocesi di Chieti. Ancora oggi qualcuno lo prega di voler
aiutare queste infelici creature a liberarsi dal maligno: ma lui si limita
soltanto a benedire solennemente in quanto praticare esorcismi è possibile
soltanto con il mandato conferito dal Vescovo. Gli effetti che sortiscono da
queste benedizioni è esattamente lo stesso r la pace torna in quelle creature.
Facciamo
qualche chilometro costeggiando l’Adriatico “aspro e selvaggio” e arriviamo a
Brecciaio una frazione di Sant’Eusanio del Sangro.
E’
qui che, con i soldi della vincita del lotto, Auriti costruì la famosa
chiesetta come gli aveva raccomandato la signora anziana. Donò anche il
terreno: ma la cosa più bella fu che costruì la chiesa in modo tale che un
ulivo secolare fosse esattamente nel posto dell’altare: lo fece segare, il troncone è diventato la base dell’altare
ed il resto, è il piano di appoggio della mensa eucaristica: il tutto molto
suggestivo. Anche questa chiesetta, donata alla Contrada, è luminosissima: la
statua della Madonna di Fatima incoronata sovrasta in modo discreto, direi
materno, ma assolutamente non invasivo l’altare: assiste alla celebrazione
della Messa, ne è compartecipe come, ai piedi della croce, fu compartecipe
della passione e morte di Nostro Signore Gesù Cristo e Corredentrice
dell’Umanità.
In
una nicchia sono conservati degli abitini da battesimo bianchi, come
riconoscenza per la grazia di una nascita ottenuta grazie all’intercessione
della Vergine di Fatima, ma c’è anche conservata una collana d’argento ed il
medaglione che altri non è che il famoso fondo di bottiglia con incisi i numeri
della quaterna.
Quando
ce lo mostrano mi prende una certa emozione: ha qualcosa di ieratico nella sua
semplicità ed assoluta povertà di materiale in cui è fatto!
L’ultima
parte della giornata di questa specie di pellegrinaggio non ha di certo
lesinato emozioni. Siamo stati ospiti della famiglia del professore a
Guardiagrele il suo paese natale.
Una
bellissima casa gentilizia appena entrati nell’androne l’onda dei ricordi: lui
seduto dietro un tavolo che cambiava le lire con i Simec [1]
alla gente che accorreva dalla riviera e dai paesi vicini per poter comperare
merce praticamente a metà prezzo.
Quel
giorno il professore era raggiante: finalmente vedeva calata nella realtà la
sua teoria monetaria, anche io comperai tutta la serie di Simec che ancora
conservo chiusi in una busta firmata da lui.
Purtroppo
qualche giorno dopo, una ventina di auto della GdF ed altrettante tra
Carabinieri e Polizia circondarono il paese: i militi in tuta d’assalto,
sequestrarono tutti i Simec in circolazione fermando la gente in strada ed
entrando nei negozi per prelevarli con la forza. Le solite “trombatopate”
italiane, nemmeno avessero dato la caccia a pericolosi terroristi o dovessero
arrestare Bin Laden!!
Ci
siamo ritrovati, pieni di commozione, intorno ad un tavolo insieme alla moglie
del professore la signora Rachele a tutti i figli: Michela, Francesca, Clelia,
Filippo e Raffaella ed una serie di testoline bionde che educatamente
arrivavano, a folate, per prendersi dei piccoli bastoncini ripieni di
cioccolato.
Chi crede, come me, nella Comunione dei Santi
ha sentito forte aleggiare la presenza dello spirito di Don Giacinto che sorridente
abbracciava e pregava per tutti noi. Ognuno con spontaneità e senza nessuna
remora ha raccontato episodi, piccoli particolari, ricordi intensi e bellissimi
vissuti insieme a lui.
Di
aneddoti ce ne sono tantissimi ve ne presento due. Il primo lo raccontava
spesso Don Giacinto stesso, quindi di
prima mano se vogliamo. Quando era Rettore dell’Università di Teramo organizzò
un grande convegno internazionale su temi monetari. Tra i vari relatori
invitati c’era anche l’allora Cardinale Joseph Ratzinger prefetto per la
Congregazione della fede. Il professore ebbe molti colloqui e contatti con lui.
Una volta mentre si recava a fargli visita nel palazzo della Congregazione,
doveva attraversare un portico con al centro un pozzo. La sua attenzione fu
attratta da una strana figura vestita di nero, con sembianze umane, ma dai
lineamenti molto particolari, direi quasi deformati, dall’aspetto quasi
demoniaco. Questo essere era appoggiato al pozzo e lo guardava con un
sorrisetto sardonico. Il professore capì che era il maligno e gli gridò: “Non
mi fai paura”. L’altro con il solito sorrisetto stampato sulle labbra disse che
lo sapeva, ma che comunque si sarebbero rincontrati e poi si gettò nel pozzo!!
L’altra
più che un aneddoto è forse una leggenda metropolitana a cui ognuno può dare il
valore che vuole, ma che di certo ha il finale caratteristico del carattere
focoso ed impulsivo di Auriti.
Era
il tempo appena successivo al sequestro dei Simec, alla denuncia del
Governatore Ciampi per truffa, appropriazione indebita, falso in bilancio ed
istigazione al suicidio: già la consorteria bancaria, all’unisono, ligia agli ordini superiori, aveva cominciato
a chiedere il rientro dagli scoperti sui suoi conti correnti.
Strane
circostanze tutte insieme le banche che chiedono la stessa cosa.
Al
professore viene chiesto un appuntamento da due alti dirigenti dello stato e
lui glielo concede: argomento la composizione dei vari contenziosi giuridici
aperti nei suoi confronti. La Ragion di Stato questo consigliava per prudenza e
per convenienza di entrambe le parti.
I funzionari arrivarono e furono ricevuti in
casa Auriti: dopo una presentazione riassuntiva della situazione, uno dei due,
più pragmatico e se volete più audace, estrasse un blocchetto di assegni e
disse al professor Auriti di scrivere lui la somma per porre fine al tutto. La
reazione da parte sua fu allo stesso tempo fulminante e furiosa: partì lancia
in resta inondando i due poveri malcapitati di una tempesta di epiteti,
riaffermò che lui non era in vendita e che in quella casa da secoli si
praticava soltanto onestà ed integrità morale. Alla fine li cacciò in malo
modo.
Ognuno
dia un suo giudizio in materia: tutto può essere romanzato, o reale sicuramente
quello che è la verità è la reazione finale e la cacciata dei funzionari da
casa sua come quella dei demoni da Arezzo operata da San Francesco
d’Assisi.
L’ultimo
saluto è stata una preghiera davanti alla cappella dove Giacinto Auriti è sepolto, tutti raccolti e
compresi.
Mi
piace ricordarlo così da quel punto di vista umano e “perfettamente” cristiano
che erano la sua più intima e fortissima essenza.
Don
Giacì siamo sicuri che farai più danni ai “giganti della malavita” da lassù di
quelli (tanti) che già quaggiù gli arrecasti, anche perché mi pare di vederti
mentre continui implorare, con insistenza, il Padre Celeste di liberare i suoi
figli dal cancro dell’Usura.
Luciano Garofoli
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