L'America,
quale meraviglia l'America. L'America sì... Già l'America... L'America,
orizzonte di gloria e teatro della perfetta felicità. L'America esporta la
felicità. Liberalismo e libertà. Libertà fa rima con felicità.
Verità tatatatà. Oplà oplà.
L'Italia
contava le ferite sulla pelle della nera virtù. Per guarire le gambe infettate
dal bieco passo romano la sapienza dei vincitori consigliava di ballare il
bughi-bighi. Nell'estate del 1945, mentre squillava il mitra della giustizia liberatrice,
la danza americana, acrobazia gongolante e volo spensante, allontanava gli
italiani dall'infausta e punita pretesa di allargarsi nella storia.
Pio XII
tentò di fermare il cammino dell'evasione libertina a stelle e strisce. Ma De
Gasperi ammirava l'America e Mike Buongiorno gridava "Allegria!"
La
democrazia cristiana lanciò un arcobaleno da Roma a New York. Il Concilio
ecumenico Vaticano II cavalcò l'arcobaleno. Il popolo cattolico entrò nei
cortei sessantottini e marciò in direzione della California libertaria e
frocista. L'oblò fece ingresso nelle sartorie italiane.
Allegria? Nell'Italia liberata e americanizzata si udì
il fruscio di una liturgia catatonica. Il pensiero italiano fu appiattito sulle
vicende obituarie del cabaret sculacciato. Il bughi bughi si è rovesciato nelle
tristi canzoni di Franco Califano e Mia Martini. Il pagherò felicitario
era finito negli annunci funebri declinati dalle canzonette.
Adesso
l'azzurro luccicante nel volto cavallino della Boschi rappresenta il resto
antropologico dell'educazione impartita
dagli esportatori del bughi bughi.
Il
quadro politico è compromesso a tal punto che Rosy Bindi ardisce rappresentare
una seria alternativa a Elena Boschi e a Matteo Renzi.
Condividere
il lapirismo strisciante nei pii pistolotti di Rosy Bindi? Associare la Bibbia
alla costituzione? Forse conviene
rimanere nello stretto particulare, e attendere la manifestazione, il
segnale d'esistenza in vita lanciato da una nuova classe politica, capace di destare l'interesse della
maggioranza oggi casalinga.
Gli
uomini qualificati a ricevere il consenso della maggioranza astensionista forse
sono radunati, silenti e prudenti, nelle pieghe strette e tormentate delle
università e del giornalismo marginale.
Ora la
loro uscita dal margine nel quale è chiusa la politica degli italiani
refrattari al male americano dipende dal coraggio di riconoscere che la nostra
dignità è naufragata insieme con le verità (e con gli errori) del fascismo.
Il
rifiuto degli errori operanti nel pensiero fascista non può includere
l'orgoglio italiano che, nella tragica estate del 1943, ha animato (ad
esempio) l'eroica resistenza della divisione Livorno alle truppe del fucilatore
Patton.
La
disistima dell'eroismo italiano non partigiano è la malattia spirituale che
avvelena la politica italiana e promuove la classe infantile delle mezze
figure.
Il
rigetto degli errori e delle colpe del
fascismo è lecito e per certi aspetti quasi doveroso. La critica del
fascismo non può avanzare tuttavia fino al proverbio demenziale, che contempla
il getto del bambino (gli eroi di Gela, di El Alamein, di Alessandria,
di Malta, di Suda e Gibilterra...) insieme con l'acqua sporcata da alcuni
fascisti marginali. Una politica capace di resistere all'assalto lanciato
dall'immoralismo americano contro la nostra tradizione non può rifiutare
l'eredità dell'orgoglio italiano, quale fu custodito e potenziato durante il
ventennio fascista e vissuto durante la guerra perduta. Senza ricorso
all'orgogliosa coscienza della propria nobile identità, senza la stima dei
propri eroi, l'Italia è destinata a capitolare e ad arrendersi al primo
antifascista in uscita dalla non eccelsa classe degli Scalfarotto. Privo
dell'orgoglio italiano la resistenza all'immoralismo è destinato a perdersi
nelle foreste di quella vaga bacchettoneria che strizza l'occhio al capitalismo
e ai suoi eserciti di liberazione.
Piero Vassallo
Come dice una signora che conosco, "Gli americani ci hanno portato la chewing gum, la coca cola e tante bischerate".
RispondiEliminagli americani hanno trasformato numerose giovani italiane in segnorine - in seguito hanno avvelenato e insudiciato la gioventù con il ciarpame sessantottino e con la cultura drogastica - ultimamente hanno riabilitato la sodomia (Herbert Marcuse, il padre del sessantottismo non per caso era omosessuale)
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