Nessuno può dire che li ho votati ed eletti io. Sono
spettatore non votante del feroce disastro politico in atto. Sono incolpevole.
Amo la democrazia/partitocrazia come si può amare il tumore al cervello. Mi
astengo, perché giudico devastante e ridicolo il pensiero di Churchill, che
proponeva il cancro quale male minore. In ultima analisi rifiuto il delirio
sciagurato e sanguinario, che ha scritto gli immortali princìpi del 1789.
Assisto
alle scene di devastazione allestite dagli eletti e (almeno) mi consolo al
pensiero di non essere elettore. Grandi scene — la politica al servizio degli
usurai — e piccole scene, gli atti di una burocrazia sadica e demente.
Oggi,
ad esempio, mi sono recato dal farmacista, che riceve le ricette del mio medico
e mi consegna le relative medicine. Il farmacista assume un'aria di circostanza
e mi annuncia: "Per decreto ministeriale — emanato a
tutela della privacy — da oggi le ricette il medico le consegnerà solo al paziente.
In seguito il paziente verrà in farmacia, ricette alla mano e ritirerà la sue
medicine".
"La
privacy?" domando.
"I
farmacisti non devono conoscere le medicine assunte dal cliente. Dalla loro
tipologia potrebbe infatti conoscere lo stato di salute del cliente".
Atterrito
dall'invitta logica, che illumina il gerarca impegnato nella difesa della mia
privacy, mi taccio. Forse lo strapagato garante della privacy immagina
farmacisti non vedenti. E' possibile. L'idiozia democratica non conosce limiti.
La
fulminata mente divaga e si abbandona al pensiero delle lunghe estenuanti code
nello studio del medico, che consegnerà le riformate e sospirate ricette.
Attempato e malato cronico dovrò sottrarre il mio fuggente e versarlo nel
contenitore della follia burocratica. Ma alla fine non riesco a nascondere il
sospetto: "I farmacisti leggono la ricetta, prima
di consegnare le medicine al paziente?"
Il
farmacista ovviamente sorride: "Certo, noi farmacisti, infatti, non
sappiamo leggere nel pensiero dei medici".
"E
la privacy?"
Il
farmacista allarga le braccia. Forse sorride sotto i baffi.
La
misericordia dei farmacisti ... La mia misericordia è esaurita da tempo. E
perciò domando: chi è il demente annidato nel ministero per emanare una grida
intesa unicamente a recare disturbo ai pazienti? I sudditi possono
conoscere l'entità del suo stipendio? Il ministro competente conosce i
frutti del sordo e ozioso e sadico lavorio del suo sgherro, impropriamente
detto funzionario? Possiamo tentare almeno di contenere i danni marginali
causati da un sistema intrinsecamente pernicioso? O la difesa dal piccolo
disagio (sappiamo che quello grande è un drago/Draghi invincibile) è destinata
al vento dell'oblio e della stolta irrisione?
Nessun commento:
Posta un commento