Quasi non passa giorno senza che qualcuno ci
disturbi – parlo dei sensibili come
me – ricordando, mediante un caso di cronaca o con un qualsiasi pretesto, il
beneficio della diversità. Per lo
più, si ostenta noncuranza o sufficienza, annettendo ad un principio scontato la
giustezza dell’aggregata varietà. L’intento è di distogliere da cattivi
pensieri e stantie prevenzioni i retrivi poco disposti a digerire gli
inconvenienti e le malefatte provocate dai diversi.
Diversi per cultura, costumi, religione e ideologie.
Guai a chi si azzardi a eccepire ragionando!
È un reprobo colui che osa dimostrare i mali derivanti dagli assortimenti di
uomini eterogenei in una società, magari tirando fuori le statistiche, le poche
disponibili, giacché in questo campo ogni indagine sistematica è ritenuta
inutile e razzista.
Se osservo che i responsabili di tanti
delitti, che vanno dalle violenze private agli incidenti stradali, appartengono
a certe etnie in numero almeno doppio rispetto agli stessi rei della nostra
gente, vengo zittito a prescindere.
Sarà vero che accogliamo molti cattivi
soggetti indesiderabili nei loro paesi (fatto rigettato con stolto disprezzo
dalla corrente mentalità), ciò non toglie che lo straniero sia di regola un disadattato
e più facile preda dell’illegalità.
Tutt’al più, ci si degna di seguirmi
minimizzando e ripetendo che, comunque, il vantaggio della società multietnica
è incomparabile e intangibile, come lo è quello della vigente democrazia nei
confronti di un altro regime politico, o quello del dialogo fra cattolici
ortodossi ed erranti di altre confessioni: un dialogo fra sordi!
Certo, discutere con i sordi che detengono la
sapienza dei costituiti diritti umani vuol dire battersi lancia in resta contro
un carro armato. I sordi e ciechi sono ben sistemati sull’assioma della sovrana
volontà popolare e godono del consenso della maggioranza, non importa come
conseguito. Dal diritto umano dell’uguaglianza religiosa e della larga
non-discriminazione passano agevolmente al valore della diversità.
Che importa se la base su cui fondano le loro
sentenze è fittizia e marcia? Che importa ai vestiti della bandiera arcobaleno la
contraddizione con cui devono ammettere l’esistenza degli stati nazionali e dei
sentimenti nazionali; per esempio, con le squadre di calcio che giocano per i
patri colori e con le formazioni di svariato colore alle olimpiadi, o con gli
interessi economici rivendicati da stati verso stati confinanti?
La
realtà delle patrie sussiste nonostante tutto, dura persino la contrapposizione
campanilistica, a torto o a ragione.
Tuttavia non è peregrino chiarire l’effetto
complessivamente negativo di una coesistenza contro natura, contraria alla
salute spirituale.
Risulta impossibile disconoscere le armonie nel
creato e il bene delle affinità. È palese che le differenze profonde esistenti
tra uomini di origine, natura, cultura e fede disparate, immesse nell’armonia
di un popolo, la rompano, e guastino l’affinità che lega i suoi individui,
solidali per storia, eredità, tradizioni. Ciò sta alla luce del sole, anche
essendosene smarrita l’evidenza a causa di presunti guadagni, di nuovi
pregiudizi più o meno ideali, di un vile conformismo; soprattutto a motivo della
codardia del quieto vivere. Si sopporta il danno, che essendo morale e
spirituale, in questo tempo decadente sembra trascurabile, e invece è di
sostanza ed è all’origine della presente crisi economica.
I vantaggi della diversità?
Qualche vantaggio che possa darsi non ripaga
affatto del grave scompenso. Si va liquefacendo anche la giustificazione data
all’immigrazione per la rinuncia degli italiani a svolgere i lavori più
ingrati: stante la grande quantità di disoccupati. Ma, a ben vedere, niente
giustificherebbe la cattiva assimilazione degli immigrati nel corpo della
Patria.
Quelli
che cantano la bellezza del cosmopolitismo, delle sue sinergie, dell’utile apporto
e scambio di forze e valori di varia provenienza; quanti gettano in faccia
l’esempio glorioso di un’America formata tuttora da tale convergenza in un
crogiolo fervido, che genera prosperità e potenza; quanti rinfacciano la
formazione stessa dell’Italia dovuta alle invasioni barbariche ed estranee,
possono tutti essere messi a tacere.
La babilonia cosmopolita distrugge l’identità
dei popoli, che non si conservano indenni nel miscuglio. Soltanto gli ebrei si
conservarono restando opportunamente distinti ovunque si trovassero, almeno
sposandosi fra loro e difendendo i loro sociali interessi. Un popolo misto per
tradizioni e per valori diviene una massa sradicata e perduta, ridotta a un
minimo comune denominatore troppo basso.
Lo spirito nazionale americano, formatosi
senza sfigurare alcuna identità preesistente, se produsse benessere e potenza,
lo fece drizzandosi su falsi ideali (con cui ha appestato il mondo) e a scapito
del giusto bene comune. La diffusa decadenza degli Stati Uniti si è infine prodotta
immancabilmente. Una comunità non si regge sulla menzogna e sull’illusione.
L’Italia divenne un campo di conquiste, ma i
conquistatori qui stabilitisi furono conquistati dalla civiltà
romano-cristiana, sicché l’Italia sopravvisse e ancora sopravvive sebbene
sotterraneamente. La forza della latente nostra civiltà può resistere alla
menzogna e all’invasione dei non assimilati. Una scintilla basterebbe a ridestarci
dal letargo e a togliere il seggio di sotto ai falsi profeti in cattedra. C’è
un limite alla crisi oltre il quale non si va, oltre il quale deve aprirsi lo
spiraglio alla luce. Se ne vedono già i sintomi, quantunque dovuti all’urto
materiale di situazioni dannose. A Torino, anche gli aderenti al Partito
Democratico si risolvono a considerare la necessità di difendersi da stranieri
incorreggibili e incompatibili. Ma come escludere che intervenga un caos di
lunga durata, in mancanza di un chiaro e forte e benefico catalizzatore?
Ci
sarebbe un’altra forma di diversità apprezzata, sull’onda dei diritti abusivi,
contro il volere del Creatore: la diversità di chi ha comportamenti sessuali
che non sono i propri dell’uomo o della donna. Ma di questa empia anomalia
della parificazione dei normali e degli anomali si è scritto abbastanza nei
nostri ambienti.
Piero Nicola
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