"L'essere
umano, come vuole la favola di Fedro, è degnamente rappresentato dalla endiadi
cane-lupo". L'affermazione di Silvia Peronaci è condivisibile quando
si pensa (ad esempio) ai poteri euro-atlantici, nei quali la canina fedeltà dei
governi italiani agli impegni sottoscritti dal parlamento e finalizzati ad elargire il bene economico
promesso ai sudditi si rovescia, a Bruxelles, nell'azione famelica e rapinosa
dei lupi di partito, di setta, di banca e di borsa.
Non sono altrettanto
chiare, purtroppo, le rimanenti pagine,
che la professoressa Peronaci dedica alla filosofia contemplativa, platonismo
associato al Prozac, strabiliante miscela inventata dal celebre guru Ran Lahav,
attivo nell'area del basso impero americano e nelle colonie europee.
La
filosofia contemplativa, infatti, si traduce in radunate di paroliberieri in
erba, sorvegliati e guidati da un guru, che esercita le funzioni di uno
psicopompo, esercitante la funzione di ostetrico dei pensieri insignificanti,
che giacciono nelle torbide profondità dell'anima americana ed europea.
Di qui
un'alluvione di strane procedure e un turbine di pensieri in forma di
coriandoli neri e lugubri stelle filanti. Il non iniziato si domanda per quale
ragione la memoria del pensatore francese Maurice Merleau-Ponty (prima sodale
poi rivale di J.P. Sartre) è associata alla curiosa attività di un manesco
escavatore filosofante: "La filosofia contemplativa di Ran Lahav esercita
lo sguardo - me lo disse una volta mostrandomi la mano molto grande rispetto
all'insieme minuto della sua persona - affinché esso scavi con le dita
nell'oscurità della terra e giunga ad avvolgere le cose, a palparle, a
rivestirle della sua carne, diremmo con Merleau-Ponty".
Mah. La celebrata,
galoppante filosofia contemplativa, che senza esagerazione si potrebbe definire
sabba indo-ippo-nippo-statunitense, rende capaci di "cogliere l'eufonia
tra una sinfonia e l'altra", sembra estrapolata da un film di Carlo
Verdone o da un inedito, surreale dialogo del comico genovese Maurizio Crozza
con il deputato abruzzese Antonio Razzi. Eventualmente da una folgorante
conversazione metafisica/iniziatica di Emanuele Severino con gli spettri
americanizzati di René Guénon e Julius Evola.
Sbigottito
il lettore della presentazione ecumenica del saggio sulla Filosofia
Contemplativa, edito da Solfanelli in Chieti, apprende che il nuovo pensiero
"può includere qualunque idea filosofica perché ogni voce che
interviene nel coro umano non è una funzione logica che possa contraddire
quelle già esistenti ma una nuova esistenza che affianca le altre in una
struttura flessibile capace di continue ristrutturazioni".
Più avanti la penna
della prof. Peronaci disegna il binario di una elucubrante ferrovia rivierasca,
dove "ogni idea può essere la stazione di cambio per un'altra, può
farsi tecnica per proseguire a contemplare, per restare aperti e recettivi.
Ogni tecnica, viceversa, può mutarsi in idea e suggerire distinzioni che aiutano
la percezione ad andare più a fondo, a pescare ancora idee".
In
altre parole: "La visualizzazione filosofica guidata sfrutta principi
d'azione sulla coscienza simili a quella dello yoga tantrico, è un'attività
dove assume particolare preminenza l'azione del facilitatore, Questi legge con
voce pacata il testo evocatore d'immagini ai partecipanti che, nel frattempo,
tengono gli occhi chiusi per potenziare la loro capacità di schiudere scenari
interiori, di far nascere in sé quelle immagini che li condurranno verso
comprensioni profonde".
Declinato da Ran
Lahav, il galoppante delirio americano conduce "metaforicamente
al di sotto del nostro io personale, alla radice della nostra esistenza, in
qualcosa che ci precede fatto di saggezza e di silenzio".
Il destino del popolo
imperiale, che ha inventato il pragmatismo come via di fuga dalla ragione
pensante e come velenoso incentivo
all'attivismo ipercinetico, si intravede nel successo che arride a
predicatori impegnati nella mistica ricerca della filosofia giacente nei
cimiteri del freudismo, nei congelatori dell'esistenzialismo, nei blister
degli psicofarmaci, nella glossolalia dei disturbati e nelle praterie percosse
dagli zoccoli dei cavalli apocalittici, che ritmano le urla alzate dal delirio
iniziatico e dal vespasiano.
Sotto
il potente ruggito della banca armata si ode già il fruscio del furore, che fa
da colonna sonora all'avanzante, oceanica orda degli Eliogabalo a stelle e
strisce.
Incombe
il destino orribile, che Roberto Dal Bosco ha descritto in un perfetto saggio
sulle mostruose devianze - pedofilia e uccisioni rituali di innocenti - in atto
nelle alte sfere, intoccabili Forteti dell'Occidente liberale e
iniziatico.
Piero Vassallo
Nessun commento:
Posta un commento