Il palermitano Francesco Orlando
(1934-2010), che fu docente nell'Università di Pisa, è stato uno fra i più
autorevoli studiosi e interpreti della letteratura francese. Il saggio su
Charles Baudelaire, L'artificio contro la natura nel mondo di Baudelaire,
appena uscito, a cura di Luciano Pellegrini, dai torchi di Marco Solfanelli in
Chieti, è un prezioso repertorio
di indicazioni e suggerimenti utili ai numerosi ricercatori italiani, che
tentano la difficile ricognizione dell'umbratile/baluginante labirinto, in cui
si aggirano le suggestive e ambigue indignazioni, baluginanti tra le righe chic,
incise dai presunti ispiratori della sana rivolta contro il mondo moderno.
Sull'incerto/equivoco/scivoloso sentiero
battuto dal poeta dandy, invece, si ritrovavano gli scrittori contagiati e
infiammati dall'avversione mistica contro il creato, contro la legge naturale e
contro la storia: Jules Amedée Barbey d'Aurevilly, Honoré de Balzac, Gustave
Flaubert. Al loro seguito irromperanno Léon Bloy, Simone Weil, René Guénon,
Mircea Eliade. E l'iniziato italiano Julius Evola, un autore la cui
biografia tantrica, la cui rovente ideologia e la cui cartella clinica rivelano
singolari e insospettate affinità con quelle di Baudelaire.
Sul raffinato palcoscenico dello chic
antimoderno gli autori citati eseguirono
le squisite manfrine della cultura reazionaria, danzante nella mistica
penombra emanata da Nicole Malebranche (il Platone dei sonnambuli) e da Joseph de Maistre (il verniciatore azzurro
della massoneria).
Nelle pagine di Baudelaire soffia il
torrido/incendiario vento dei pensieri atti a sorprendere, affascinare e
stupire l'indifeso e incauto militante della destra a trazione passionale: rifiuto di associare civiltà e
progresso tecnologico, stima della giustizia implacabile e forcaiola,
avversione implacabile all'americanismo, irrisione della crassa borghesia
belga, denuncia dell'inumanità del capitalismo, disprezzo della demagogia, odio
della metropoli brulicante, universo pietrificato cui Baudelaire oppone un
paesaggio onirico.
Se non che le passioni civili esibite
dall'autore de Les fleurs du mal sono inquinate e sottomesse a una
sotterranea religione di stampo dualistico - "ma religion travestie"
- una teologia che contempla l'opposizione del principio maschile -
incarnato nella pia impassibilità e dal distacco del dandy - al
principio femminile - rovesciato "nella natura abominevole che non ha
altro merito che di bramare l'appagamento della sua fame, della sua sete e
della sua foia".
Di qui il rovente disprezzo per il creato,
l'illusione di avere più fantasia di madre natura e il sogno di ridipingere il
mondo: prati rossi, fiumi color oro, alberi blu. Un fantasticheria che, lo rammenta Orlando,
invaderà la mente dei surrealisti e degli astrattisti, Rimbaud, Apollinaire,
Mallarmé, Tzara, Lorca.
L'avversione al femminile in Baudelaire
coabita nondimeno con la nostalgica idolatria della figura materna, oggetto di
"una sudditanza infantile a sfondo sensuale e pagano ... che si colora,
invece, di cattolicheggiante spiritualità e associa l'amore del Bello a un
misticismo sottomesso".
Alla luce di una ragionevole psicoanalisi,
Orlando rivela il Baudelaire libertino, piamente estenuato, ossia un tradizionalista di anticipato stampo
postmoderno, che "si abbandona in estasi davanti a figure femminili ...
teneramente materne e confortanti, così che sulle loro ginocchia si potrà
reclinare il capo e, ben più di quanto non si goda di un amoroso presente,
vagheggiare con delizia un perduto passato".
Puntualmente narrato da Orlando, il
tradizional-decadentismo di Baudelaire rivela il tarlo crepuscolare che ha
estenuato e avvilito la cultura del tradizionalismo francese prima di
contagiare e devastare la destra italiana, magica, pornografica e perdente.
Grazie all'opera di Orlando, risalire alle
fonti dei fiori del male consente di vedere infine la causa della
malattia mortale che ha avvelenato e spento il partito della destra
tradizional/libertina di Evola ,
Almirante, Plebe e Fini.
La destra del dualismo soggiacente/oscillante
tra gli uomini sopra le rovine e le rovine sopra gli uomini.
Il partito, infine, dello scisma metale
circolante tra il pio libertinismo di Baudelaire, il sulfureo tantrismo
di Evola, il turismo filosofico di Plebe e le avvilenti porcherie consumate
nel talamo plebeo di Perugia.
Piero Vassallo
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