C'è forse
un altro modo per riassumere l'esortazione post-sinodale (esortazione eufemismo di disposizione
o di magistero abusivo) Amoris laetitia
di Bergoglio?
No, perché egli stesso afferma, in
conclusione, che la Legge del Padre e del Figlio si applica dalla Chiesa
secondo lo stato della coscienza del peccatore pubblico e secondo il
discernimento caritatevole del
pastore di anime.
È un clamoroso ribaltamento della morale
dogmatica. Infatti le conseguenze di tale condotta pastorale impartita al clero
sono inevitabilmente lo scandalo e l'esposizione del gregge alle seduzioni del
peccato e dell'eresia. Il documento smentisce il Magistero tradizionale su
questioni di fede e di morale: trattamento dei pubblici peccatori,
presumibilmente membri morti del
Corpo Mistico.
Anche ammettendo che in alcuni casi costoro
(p.e. i divorziati risposati) non possano uscire dal concubinato senza
provocare un male peggiore del rimedio, questo presupposto non viene definito
come condizione per un'assoluzione, né si vede come essa possa essere resa nota
alla comunità cattolica; infine sarebbe una condizione suscettibile di decadere.
D'altra parte, il previsto "accompagnamento" del peccatore da parte
del sacerdote, deve renderlo consapevole della sua colpa, motivo di scandalo.
Perciò sono pretestuose le "attenuanti" addotte nel testo a tale
riguardo. Così sono gravemente erronee le mezze misure dell'osservanza che
renderebbero il soggetto idoneo a trovarsi sulla buona strada. Non esiste una
parziale inosservanza. Finché il colpevole non vi ha posto rimedio, egli non
ricupera i suoi diritti. Ma dopo l'invenzione delle vie di salvezza nell'errore,
non abbandonato, qualsiasi assurdità sarebbe diventata credibile.
Già l'ecumenismo, la libertà religiosa, la
validità delle false religioni in ordine alla salvezza, la presunzione della
capacità di fare sufficientemente il bene da parte di eretici, infedeli, atei e
membri morti della Chiesa in peccato
mortale e non convertiti, hanno costituito una predicazione costante Urbi et orbi, un'eretica violazione
della Legge. E questo documento pletorico e ripetitivo ribadisce tali eresie.
Ma la nota saliente dell'esortazione è il definitivo affossamento dell'Autorità della Chiesa
(non mi riferisco all'autorità di Bergoglio, che sfido chiunque a trovare dove
possa trovarsi).
Egli non si è accontentato delle risoluzioni
condivise dalla maggioranza dei padri sinodali. Le ha superate. Inoltre lascia
la porta aperta a successivi abusi del Vangelo premettendo che si dovrà
"continuare ad approfondire con libertà alcune questioni dottrinali,
morali, spirituali e pastorali. La riflessione dei padri e dei teologi [...] ci
aiuterà a raggiungere una maggiore chiarezza". Possiamo figurarci quale!
L'indegno calpestamento del Magistero
autentico porta all'esegesi arbitraria:
"Lo Spirito ci farà giungere alla verità
completa" (Gv. 16,13). La promessa compiuta diventerebbe futura.
Ritorna la contaminazione dogmatica e morale: "Le culture sono
molto diverse tra loro e ogni principio generale [...] ha bisogno di essere
inculturato, se vuole essere osservato e applicato"; "cercare
soluzioni più inculturate".
Occorrerebbe esprimere l'insegnamento con le
espressioni del mondo, anziché con la logica e con l'autorità di Dio, sempre
necessaria per la fede. La pseudo-chiesa rinuncia democraticamente
all'autorità.
Mistificazione: "Il cammino sinodale ha
portato in sé una grande bellezza e ha offerto molta luce".
Sempre la parzialità considerata valevole,
quando resta in errore: "Misericordia e discernimento pastorale davanti a
situazioni che non rispondono pienamente a quello che il Signore ci
propone". Altro che proposta, si tratta di Comandamenti!
Gli eufemismi traditori si sprecano:
"sfide attuali" sarebbero le empie trasgressioni oggi
consuetudinarie.
"Intelligenza più profonda
dell'inesauribile mistero del matrimonio e della famiglia" [sic!]
Conferma dell'abdicazione del clero: "Il
cambiamento antropologico-culturale [...] richiede un approccio analitico e
diversificato".
Questo cambiamento è in atto da almeno mezzo
secolo! E siccome è chiaro come sia generalmente empio, non ci si adatta ad
esso in alcun modo. Del resto, i problemi etici sono sempre gli stessi.
"Non serve pretendere di imporre norme
con la forza dell'autorità".
Bergoglio osa chiamare "ideale
teologico" il divino comandamento. Egli usa spudoratamente il termine
"famiglie allargate" per indicare le relazioni parentali e amicali
sia lecite, sia quelle "tradizionali dell'Africa".
Non manca l'autocritica per comportamenti tradizionali cattolici, al posto
della condanna di quelli eretici contemporanei.
"La mobilità umana (immigrazioni) può
rivelarsi un'autentica ricchezza". Oltre, troviamo il ritornello della indiscriminata
carità verso i migranti. L'islam
religione accettata e innocua. La falsità eretica riceve conferma.
"Le unioni di fatto o tra persone dello
stesso sesso non si possono equiparare semplicisticamente al matrimonio".
Implicita abolizione del concubinato.
"Molti problemi attuali si sono
verificati a partire dall'emancipazione della donna". Giudizio ritenuto
invalido: "È una falsità". Dunque va bene che le donne siano
arruolate nell'esercito insieme ai maschi. Dunque aveva torto Pio XI quando
lamentava i danni procurati alla famiglia dalle donne che lavorano senza
particolare necessità.
"Sesso biologico (sex) e ruolo
sociale-culturale del sesso (gender) si possono distinguere, ma non
separare". Senza altra osservazione! Viene omesso costantemente e
scandalosamente il peccato impuro contro natura.
Cristo "ha guardato alle donne e agli
uomini che ha incontrato con amore e tenerezza", ciò per giustificare
l'indulgenza dei preti.
Cristo non fu mai indulgente. E fa testo il procedimento dettato dal
Messia e da San Paolo (sempre nascosto dai novatori): “Se il tuo fratello commette una colpa, va’ e
ammoniscilo fra te e lui solo… e se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per
te come un pagano e un pubblicano” (Mt. 18, 15-17). “L’uomo eretico, dopo la
prima e la seconda correzione, fuggilo, sapendo che questo tale è pervertito, e
pecca come quegli che per suo proprio giudizio è condannato” (Tit. 3, 10).
"La Chiesa, per comprendere pienamente
il suo mistero guarda alla famiglia cristiana, che la manifesta in modo genuino".
Le inversioni sono il pane dei neomodernisti.
"L'ordine naturale è stato assunto dalla
redenzione di Gesù Cristo in maniera tale che tra i battezzati non può
sussistere un valido contratto matrimoniale che non sia perciò stesso
sacramento". Se l'assunzione dell'ordine naturale da parte di Cristo
ottiene ai battezzati il sacramento del matrimonio, allo stesso modo essi
potranno beneficiare degli altri sacramenti, ossia celebrandoli da ministri
come avviene nel matrimonio?
Lo scopo primario del matrimonio, la
procreazione, è ridotto a obbligo di "apertura alla vita".
Eresia rinfrescata: "Il discernimento
della presenza dei semina Verbi nelle
altre culture (Ad Gentes, 11) può
essere applicato anche alla realtà matrimoniale e familiare. Oltre al vero
matrimonio naturale ci sono elementi positivi presenti nelle forme matrimoniali
di altre tradizioni religiose, benché non manchino neppure le ombre".
"Ogni persona che desideri formare in
questo mondo una famiglia che insegni ai figli a gioire per ogni azione che si
proponga di vincere il male - una famiglia che mostri che lo Spirito è vivo e
operante [la grazia comune, preveniente, qui erroneamente confusa con la grazia
efficiente; rinnovata l'eresia del pelagianesimo: i privi della Grazia possono
fare il bene a sufficienza] - troverà la gratitudine e la stima a qualunque
popolo e religione appartenga". Stacciato l'ammonimento di Cristo:
"Senza di me non potete fare niente di buono" (Gv. 15, 5)
"Lo sguardo di Cristo la cui luce
rischiara ogni uomo (GS, 22) [insiste nell'errore sulla grazia comune] ispira
la cura pastorale della Chiesa verso i fedeli che semplicemente convivono o che
hanno contratto matrimonio civile o divorziati e risposati... partecipano alla
sua vita [della Chiesa] in modo imperfetto [essi sono membri morti e nocivi, salvo prova contraria, e sarebbero da
scomunicare se si ostinassero a contraddire la Chiesa]: invoca con essi la
grazia della conversione... li incoraggia a mettersi al servizio della comunità
nella quale vivono [vedi il criterio stabilito da Cristo, Mt, 18, 15-17]...
Quando l'unione raggiunge una notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico
ed è connotata da affetto profondo, da responsabilità... capacità di superare
le prove, può essere vista come un'occasione da accompagnare verso il
sacramento del matrimonio, quando sia possibile". Le ambiguità sono
evidenti.
"La carità coniugale raccoglie in sé la
passione erotica". Linguaggio adatto ai fraintendimenti.
"L'erotismo più sano, sebbene sia unito
a una ricerca di piacere, presuppone lo stupore, e perciò può umanizzare gli
impulsi".
Tra una osservazione e l'altra, abbondano le
lezioni psicologiche di scarso o cattivo senso morale.
Altra esegesi erronea, viziata da errore
storicistico: "le mogli siano sottomesse ai loro mariti" (Ef. 5, 22)
viene considerato un detto relativo al costume dell'epoca, non più valido. E si
approfitta dell'ignoranza del pubblico omettendo una controprova fornita da San
Paolo subito dopo: "L'uomo è capo della donna, come Cristo è capo della
Chiesa; ed egli è Salvatore del suo corpo. Come la Chiesa è soggetta a Cristo,
così le donne ai loro mariti in tutto" (Ef. V, 23-24). Del resto, la legge
naturale richiede un capo in ogni società e non una diarchia. L'abolizione del
capofamiglia risponde a un disegno distruttore della famiglia. Ma i felloni non
se ne preoccupano.
"Questa famiglia [sacrosanta] allargata
dovrebbe accogliere con tanto amore le ragazze madri... i giovani che lottano
contro una dipendenza... le persone separate... i più disastrati nella condotta
della loro vita".
Di nuovo, come altrove additando l'esempio di
Cristo, si prescrive un comportamento che deve essere riservato a uomini di Chiesa preparati, o
aventi la corazza della santità. Il che concorda con l'eretica sopravvalutazione
dell'uomo, gettato in pasto ai lupi nemici della Croce e in braccio alle
prostitute, mentre i preti sono destinati alla fornicazione col mondo. Con
losche dottrine si è fatto scomparire il demonio, principe di questo mondo.
"Cooperare nella semina: il resto è
opera di Dio". "Accompagnare". "Non si tratta di presentare
una normativa, ma di proporre valori". Procurare una "formazione più
adeguata" dei pastori. "Utile in tal senso l'esperienza di una lunga
tradizione orientale dei sacerdoti sposati". Preparazione dei seminaristi
mettendoli a contatto con famiglie di ogni sorta.
Ecco una cura delle anime (mai nominata come
tale) più simile al lavoro degli assistenti sociali che all'esecuzione del
mandato di Cristo. Una concordanza con l'effettiva pratica rinuncia alla
missione per convertire e fare proseliti. La diserzione dottrinalmente
giustificata. Intanto ci pensa il Signore...
Accompagnare
pastoralmente i divorziati.
"Ai divorziati che vivono una nuova
unione è importante far sentire che sono parte della Chiesa [in che modo?]
promuovere la loro partecipazione alla vita della comunità".
Sancito l'errore che non tiene conto dello
scandalo, e avanzato il malinteso zelo pastorale.
"Carità prendersi cura di loro".
"Necessità di rendere più accessibili e agili le procedure per la
nullità". Conferma delle nuove norme date con motu proprio Mitis Iudex Dominus Jesus, 9/9/15 dopo il motu proprio Mitis et Misericors Iesus 15/8/15. Dove
già nel titolo la Giustizia divina viene mutilata.
Si rinnova l'osservanza della legislazione
eretica sui matrimoni misti. Anche per essi si fa valere il falso ecumenismo e
il pregio delle false religioni. I matrimoni tra cattolici e altri battezzati
presenterebbero comunque "elementi da valorizzare e sviluppare", "il
loro intrinseco valore" anche per il "movimento ecumenico", sono
"luogo privilegiato per il dialogo interreligioso". Per matrimoni con
"disparità di culto" (p.c. di cattolici e musulmani) si chieda
semplicemente la libertà religiosa nei paesi in cui non è rispettata. Che Dio
ci aiuti!
"Ogni persona, indipendentemente dal
proprio orientamento sessuale va rispettata nella sua dignità e accolta con
rispetto". Riguardo alle famiglie con membri omosessuali: "rispettoso
accompagnamento".
Le omissioni sono imperdonabili. Altrove si
ripete la tacita accettazione delle coppie omosessuali, pur considerate non
equiparabili a quelle eterosessuali. Il Sesto Comandamento resta innominato e
quasi lettera morta, sebbene il documento pretenda di sviscerare ogni aspetto
dell'argomento
L'educazione morale di un bambino o di un
giovane richiede di pretendere da loro soltanto quelle cose che rappresentino
per essi un sacrificio proporzionato, una rinuncia adeguata. Altrimenti
"la persona, appena potrà liberarsi dell'autorità, probabilmente smetterà
di agire bene".
Oltre alla suddetta distruzione
dell'autorità, assistiamo a un inedito principio morale. Il ragazzo può
"agire bene", ma siccome deve farlo penosamente ed è probabile che
poi deponga la virtù, bisogna lasciare che agisca male.
Il silenzio sulle relazioni sessuali
prematrimoniali!
"Gesù stesso mangiava e beveva con i
peccatori". E dovremmo, in questo, paragonarci a Lui!
Dunque: "apertura alla diversità delle
persone". Vadano tutti al mulino senza infarinarsi!
"La Chiesa si volge con amore a coloro
che partecipano alla sua vita in modo incompiuto [errore: certi peccatori, qui
sottintesi, non possono parteciparvi in alcun modo, ad ogni modo non devono
essere ammessi visibilmente a tale partecipazione], riconoscendo che la grazia
di Dio opera anche nelle loro vite... per compiere il bene".
La grazia opera in tutti, ma quanti vi
resistono! I concubini e i divorziati risposati che, proprio volendo essere
membri attivi della Chiesa conoscono le leggi di Dio, sono colpevoli della
mancata conversione (perché siano assolti occorre la loro fattiva riparazione),
resistono alla grazia e sono tanto più indegni.
Alcune famiglie realizzano l'ideale cristiano
parzialmente [sic].
"La Chiesa non manca di valorizzare gli
elementi costruttivi in quelle situazioni che non corrispondono ancora o non
più al suo insegnamento sul matrimonio".
Sistema sbrigativo, pretesto per omettere il
dovuto.
"Accogliere, accompagnare" i
conviventi, i concubini. "Misericordia" e "integrazione"
volute da Gesù per le persone in situazioni "dette irregolari".
Nossignore! Rammentiamo quello che Nostro
Signore ha predicato (Mt. 18, 15-17) e la regola che la Chiesa ha sempre
seguito.
"Non condannare esternamente
nessuno".
Eresia. Cristo lanciò anatemi e promise l'esecuzione
di condanne.
"Integrare tutti": si deve aiutare
ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale,
perché si senta oggetto di una "misericordia immeritata, incondizionata e
gratuita".
Anche i suddetti colpevoli resistenti alla
grazia e alla conversione! Ma già, anche per loro il sacrificio sarebbe
insopportabile!
Perfino per chi "ostenta un peccato
oggettivo come se facesse parte dell'ideale [sic] cristiano... può esserci
qualche maniera di partecipare alla vita della comunità".
Gli errori esibiti come fossero verità non
contano!
A divorziati risposati e concubini "la Chiesa
rivelerà la divina pedagogia della grazia nella loro vita e li aiuterà a
raggiungere la pienezza del piano di
Dio per loro". Ancora e sempre l'eresia della parziale bontà valevole,
sebbene unita a errore e a colpa. Si dà ad intendere d'essere sulla strada
giusta a chi batte quella sbagliata.
Ai divorziati risposati si riconoscano i
motivi per cui non possono separarsi.
Con effetto di malizia, arriva la
contraddizione che turerebbe la falla di una barca che affonda al lume della
ragione:
"I battezzati che sono divorziati e
risposati civilmente devono essere più integrati nelle comunità cristiane nei
diversi modi possibili, evitando ogni occasione di scandalo [impossibile, dopo
quanto sopra disposto!] La logica dell'integrazione è la chiave del loro
accompagnamento pastorale, perché appartengono al Corpo di Cristo" e
possono avere una gioiosa e feconda esperienza "in diversi servizi
ecclesiali".
Orrore delle norme canoniche! Tutto lasciato
alla libera interpretazione. Salvo riprendere chi sgarra dall'eresia stabilita.
Democrazia!
"Discernimento dinamico",
"accompagnamento", concessione di credito, nessuna ammonizione,
fiducia nella grazia preveniente. Se nel frattempo il concubino o il divorziato
rende l'anima a Dio e va all'inferno, pazienza!
Ma dov'è finita la misericordia? Si mette al
posto di un procedimento cauto e brevemente preliminare, seguito dalla debita
trasmissione dell'inderogabile Giudizio, un indefinito
"accompagnamento" privo della necessaria istruzione e dell'opera di
misericordia spirituale: l'ammonizione fraterna
"Bisogna accompagnare con misericordia e
pazienza le possibili tappe di crescita delle persone che si vanno costruendo giorno
per giorno, lasciando spazio alla misericordia del Signore che ci stimola a
fare il bene possibile".
Addio Decalogo! Il proprio compito questi preti osano rimetterlo al Signore.
Piero Nicola