Il latino è
ancora l'idioma capace non solo di rasserenare ed elevare gli animi, ma anche
di cementare, con la sua forza aggregatrice, i popoli, le società, gli uomini e
i gruppi delle più disparate stirpi, come, tra l'altro, era avvenuto sotto l'Impero di Roma.
Lino Di Stefano
Autorevole studioso dell'antichità greca e
romana, impavido testimone dell'orgoglio italiano e implacabile critico del lumicinismo,
in quiete desolata nell'obitorio della modernità, Lino Di Stefano, continua
e approfondisce l'ingente e preziosa opera del grande latinista Ettore Paratore.
Originale è il suo contributo alla conoscenza
delle fonti classiche, che, sfidando la tristezza oggi al potere, alimentano e
accrescono la cultura degli italiani refrattari e irriducibili alle stucchevoli
suggestioni emanate dall'esangue e agonizzante pensiero laico, democratico e
anti fascista.
Un'opera preziosa e controcorrente,
quella dell'illustre professore molisano, perché la letteratura classica, dai
resistenti giudicata compromessa e censurabile a causa
dell'imperdonabile apprezzamento e sostegno ricevuti dalla deprecata cultura
dominante nel bieco Ventennio, è stata oggetto di una riduzione alla
pura e anodina filologia e di conseguenza screditata ed esclusa dalle
autentiche fonti del pensiero italiano.
Filologia che, dopo un giro nel cimitero delle
morte ideologie, si e distesa sul marciapiede del non senso, sul quale
giacciono le illusioni, cadute dall'albero della liberazione anglo-americana.
Atene e Roma, robusta raccolta di saggi,
che Di Stefano ha pubblicato in questi giorni nella collana di Eva, casa
editrice in Venafro di Isernia, è un ingente e godibile contributo alla
riabilitazione delle radici romane della nostra cultura e al riscatto della
memoria degli studiosi italiani, che hanno tentato la faticosa uscita dai
rumorosi girotondi, inscenati nella casematte (case matte) abitate
dall'invincibile vuoto mentale.
Nel suo cammino di ricerca, Di Stefano
incontra le affascinanti e sempre attuali pagine di Teofrasto, un autore che
sembra denunciare il vento villano e fetido dei moderni eversori, agitati “dalla
dissennatezza che non si discosta da un comportamento vergognoso per il
semplice motivo che il dissennato è uno che insulta”.
Più avanti è citato un altro pensiero del
preveggente Teofrasto: “Brutta cosa è la tirchieria perché essa, eccedendo
in mancanza di amor proprio, non indulge allo spendere, mentre la superbia da
suo canto, disprezzando tutto e tutti, si presenta come uno dei maggiori vizi
degli uomini”.
Di Archiloco, poeta attivo nel VII seco0lo a.
C., Di Stefano apprezza una virtù mortificata dalla politica dei perdenti, il
patriottismo, dimostrato dall'antico poeta combattendo con valore.
Un appassionato capitolo è dedicato all'opera
di Ettore Paratore, l'insigne latinista che sfidò il culturame
rivendicando la preziosa eredità del calunniato Gabriele D'Annunzio, “schiacciato
sotto la nomea del corruttore supremo del costume morale e politico della
nazione, del teorico, in definitiva, del gusto distillato dalle peggiori mode
letterarie del decadentismo europeo”.
Di qui un lucido giudizio gettato in faccia ai
detrattori progressivi e agli anacronistici calunniatori di
D'Annunzio, il poeta combattente, che interpretò l'antico valore degli
italiani, “l'unico che abbia avuto il coraggio di praticare effettivamente
quell'eroismo di cui tanti pseudo nietzschiani facevano oggetto di culto
rimanendo seduti comodamente a tavolino”.
Pagine intense e coinvolgenti sono dedicate da
Di Stefano a Cicerone, autore de L'Amicizia, opera specialmente
attuale nel secolo delle disperate solitudini, che si aggirano nelle folle
dell'Occidente flagellato dall'individualismo e dalla democrazia.
L'ultimo e compendioso capitolo del robusto
volume è dedicato a Sant'Agostino da Ippona, il grande pensatore cattolico che
gettò il ponte che ha consentito la sopravvivenza del pensiero classico nelle
verità rivelate da Gesù Cristo. Al proposito Di Stefano cita un brano del
saggio agostiniano De beata vita: “Questa è la vera e piena sazietà
delle anime, cioè la vita beata: conoscere in modo perfetto e devoto da Chi tu
possa essere guidato alla verità, di quale vincolo sarai unito alla Norma
suprema”.
L'opera di Lino Di Stefano testimonia la
vitalità della cultura della destra italiana, pensiero che indica la via
d'uscita dal cono d'ombrai proiettato da una politica qualunque, che
rovescia nella comica oggettività l'umorismo soggettivo di Guglielmo Giannini.
Affrancati dalle ipoteche politicanti, gli
studiosi attivi nell'emisfero della tradizione classica e italiana hanno
approfondito gli argomenti, che demoliscono il castello delle utopie.
Piero Vassallo
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