“Il decreto
governativo che ora per ora condanna inesorabilmente me e i miei coevi
giubilanti al piano inclinato verso il target del suicidio sociale assistito,
somiglia sempre più al decreto che tre anni fa segnò l'epilogo giudiziario … del
caso di Eluana Englaro, la disabile interdetta posta sotto la molteplice tutela
del Padre, di un Curatore speciale della Cassazione, del Capo dello Stato e
infine di un branco di camici bianchi abiuratori del vitalismo ippocratico e
becchini”.
Ugo Tozzini
Gli studiosi fedeli alla tradizione
cattolica e in quanto tali sgraditi al partito almirantiano, assistettero ad
una scena, per loro felice, in atto tra gli anni Settanta e Ottanta: la barca
destra navigante in direzione di un naufragio nelle acque oscurate
dall'insignificanza totale.
Tale naufragio avrebbe liberato le energie di
una cultura giovane e vivace, ma disprezzata e tenuta al guinzaglio da una
classe politica intossicata e paralizzante.
Augusto Del Noce, che, in quegli anni,
frequentava gli incontri romani della cultura, organizzati dal geniale mecenate
Giovanni Volpe [1], aveva formulato un curioso
ma veritiero paradosso: diretto dal sagace cattolico Giano Accame, Il Secolo
d'Italia, organo di un partito agonizzante, era il più vitale e gradevole
fra i tanti quotidiani di partito, in edicola duranti quegli anni.
Il brillante scrittore Francesco Grisi, dal
suo canto, sosteneva addirittura che l'autorità culturale del Secolo
d'Italia sarebbe aumentata dopo l'auspicabile e prevedibile (in allora)
estinzione del partito finiano/rautiano [2].
Finalmente l'ingombro della destra politica si
è rovesciato nella chiacchiera da ballatoio. Quasi speculare alla dissolvenza
destra l'attuale declino dell'avventura berlusconiana ha indicato nuovi e
inediti percorsi agli scrittori e agli editori in allontanamento dalle macerie
politicanti.
Di qui la pubblicazione di nuove e vivaci
riviste (Storia Verità e Controrivoluzione, ad esempio) e la
fioritura di un'editoria libera, intesa ad esplorare gli orizzonti negati dalla
cecità comiziante.
La prima linea del rinnovamento culturale, in
atto dopo la dissoluzione della destra chiacchierante, è costituita dalla casa
editrice di Marco Solfanelli, instancabile e sapiente promotore del pensiero
anticonformista, dopo che il disastro finiano e l'estenuazione berlusconiana
hanno consigliato e obbligato a percorrere la difficile via d'uscita dalla
decrepita e soffocante ideologia liberale.
La più recente proposta editoriale di
Solfanelli è l'avvincente/anticonformistica raccolta dei saggi brevi scritti de
un brillante/intrigante studioso torinese, Ugo Tozzini, la cui limpida
scrittura è in bilico tra la profondità della teologia tradizionale e la
feroce, graffiante levità dell'umorismo.
Titolo della godibile antologia è Opus
incertum, Riflessioni su frammenti di attualità. Si tratta di una
miscellanea di riflessioni e provocazioni intese “a sfidare il mostro
dell'opinione pubblica dominante, il fantasma sornione e prepotente chiamato
senso comune, che si aggira per i mezzi di comunicazione di massa”,
meccanismi attivati dall'oligarchia per impaurire e piegare i cattolici
dissenzienti e per arruolare soggetti posseduti dalla tarantella conformistica.
Solamente l'umiltà è capace di impedire che
molte anime non siano deformate e avvilite dal velenoso vento della superbia al
potere. Tazzini rievoca la figura eroica di Mariuccia, un'umile servetta che
affrontò la morte per cancro “consegnandosi ad una resa muta e senza
condizioni … dal suo sudario pareva additarci in silenzio e meglio di qualunque
filosofo in cosa consisteva la vera grandezza della persona umana”.
Quali soggetti obbedienti ai bizzarri comandi
della teologia in devastante circolazione nelle comunità mosse dal vento del
concilio rifondatore, Tozzini cita i teologi formati alla scuola di Enzo
Bianchi, “allineati con scrupolo sincretistico e scoperte venature
gnostiche”. Sono i nuovi religiosi, trasformati in estremi e incontrollati
attori di quell'estremismo ultra ecumenico, che contempla l'incensamento di
santoni assortiti in obbedienza all'avventizio e ridicolo sincretismo. Nella
piamente grottesca e surreale ammucchiata, proposta dal signor Bianchi,
infatti, figurano “Buddha e Bach, Kierkegaard e Confucio, Gandhi e Lutero,
Valdo e Luther King, le vittime credenti in ogni religione vera o falsa”
Parallelo al bizzarro e sgangherato elenco
proposto dai teologi di Bose corre, il mea culpa urbi et orbi
recitato ad Assisi “per colpe storiche della Chiesa presunte o desunte”.
Tozzini afferma risolutamente che non è
piaciuta ai cattolici dotati di buona memoria “l'odierno richiedere il
perdono pieno di vergogna per non avere i nostri antichi fratelli cristiani,
martiri, evangelizzatori e difensori di Cristo più fedeli e coraggiosi, sempre
opposto l'altra guancia con flemma islamicamente corretta a sopraffattori e
invasori affetti dal coranico vizietto di decollare, impalare, scorticare vivi
e impagliare gli infedeli”.
Nel breve saggio intitolato Laico a scanso
di equivoci, l'autore ridicolizza il laicismo, “ultima divinità
intoccabile rimasta dopo la depenalizzazione delle bestemmia”, un fantasma
che istiga i guru patentati ad avviare i loro vani discorsi professando
una usurata e ridicola fede laica.
La sfiducia di Tozzini nella usurata politica
politicante è leggibile nel paragone dell'emergente grillismo con la comica
figura del giardiniere tonto, interpretato da Peter Sellers: “uscito di casa
il giardiniere comincia a declamare frasi sconnesse e slogan indecifrabili,
tali da lasciare tutti di stucco”.
I fulminanti scritti di Tozzini si leggono
come un invito ad usare l'umorismo quale farmaco, capace di allontanare la
tentazione di concedere un fido ai surreali/demenziali discorsi della politica
politicante. In definitiva è proposto l'isolamento del pensiero normale dal
tossico rumore che accompagna il cammino dei politicanti.
Piero Vassallo
[1] Nel 1976 Augusto Del Noce partecipò,
insieme con Fausto Gianfranceschi e con il sottoscritto alla tavola rotonda
contemplata nel programma elaborato da Giovanni Volpe e Anna Belfiori
[2] Intorno
al quotidiano diretto da Giano Accame e in uscita dalla depressione causata
dall'intruso Armando Plebe, prosperava a destra una robusto numero di riviste d'ispirazione
cattolica (La Torre, Intervento, Carattere, L'Alfiere, Cristianità, La Quercia,
Controrivoluzione, Traditio) e una intrepido numero di case editrici, imprese
generosamente gestite e sostenute da Giovanni Volpe, Pinuccio Tatarella, Silvio
Vitale, Pucci Cipriani, Giovanni Cantoni, Roberto de Mattei, Primo Siena, Pino
Tosca, Paolo Caucci, Tommaso Romano, Piero Catanoso.
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