giovedì 28 aprile 2016

Opus incertum: sopra le righe della catastrofe della destra

 “Il decreto governativo che ora per ora condanna inesorabilmente me e i miei coevi giubilanti al piano inclinato verso il target del suicidio sociale assistito, somiglia sempre più al decreto che tre anni fa segnò l'epilogo giudiziario … del caso di Eluana Englaro, la disabile interdetta posta sotto la molteplice tutela del Padre, di un Curatore speciale della Cassazione, del Capo dello Stato e infine di un branco di camici bianchi abiuratori del vitalismo ippocratico e becchini”.
 Ugo Tozzini


 Gli studiosi fedeli alla tradizione cattolica e in quanto tali sgraditi al partito almirantiano, assistettero ad una scena, per loro felice, in atto tra gli anni Settanta e Ottanta: la barca destra navigante in direzione di un naufragio nelle acque oscurate dall'insignificanza totale.
 Tale naufragio avrebbe liberato le energie di una cultura giovane e vivace, ma disprezzata e tenuta al guinzaglio da una classe politica intossicata e paralizzante.
 Augusto Del Noce, che, in quegli anni, frequentava gli incontri romani della cultura, organizzati dal geniale mecenate Giovanni Volpe [1], aveva formulato un curioso ma veritiero paradosso: diretto dal sagace cattolico Giano Accame, Il Secolo d'Italia, organo di un partito agonizzante, era il più vitale e gradevole fra i tanti quotidiani di partito, in edicola duranti quegli anni.
 Il brillante scrittore Francesco Grisi, dal suo canto, sosteneva addirittura che l'autorità culturale del Secolo d'Italia sarebbe aumentata dopo l'auspicabile e prevedibile (in allora) estinzione del partito finiano/rautiano [2].
 Finalmente l'ingombro della destra politica si è rovesciato nella chiacchiera da ballatoio. Quasi speculare alla dissolvenza destra l'attuale declino dell'avventura berlusconiana ha indicato nuovi e inediti percorsi agli scrittori e agli editori in allontanamento dalle macerie politicanti.
 Di qui la pubblicazione di nuove e vivaci riviste (Storia Verità e Controrivoluzione, ad esempio) e la fioritura di un'editoria libera, intesa ad esplorare gli orizzonti negati dalla cecità comiziante.
 La prima linea del rinnovamento culturale, in atto dopo la dissoluzione della destra chiacchierante, è costituita dalla casa editrice di Marco Solfanelli, instancabile e sapiente promotore del pensiero anticonformista, dopo che il disastro finiano e l'estenuazione berlusconiana hanno consigliato e obbligato a percorrere la difficile via d'uscita dalla decrepita e soffocante ideologia liberale.
 La più recente proposta editoriale di Solfanelli è l'avvincente/anticonformistica raccolta dei saggi brevi scritti de un brillante/intrigante studioso torinese, Ugo Tozzini, la cui limpida scrittura è in bilico tra la profondità della teologia tradizionale e la feroce, graffiante levità dell'umorismo.
 Titolo della godibile antologia è Opus incertum, Riflessioni su frammenti di attualità. Si tratta di una miscellanea di riflessioni e provocazioni intese “a sfidare il mostro dell'opinione pubblica dominante, il fantasma sornione e prepotente chiamato senso comune, che si aggira per i mezzi di comunicazione di massa”, meccanismi attivati dall'oligarchia per impaurire e piegare i cattolici dissenzienti e per arruolare soggetti posseduti dalla tarantella conformistica.
 Solamente l'umiltà è capace di impedire che molte anime non siano deformate e avvilite dal velenoso vento della superbia al potere. Tazzini rievoca la figura eroica di Mariuccia, un'umile servetta che affrontò la morte per cancro “consegnandosi ad una resa muta e senza condizioni … dal suo sudario pareva additarci in silenzio e meglio di qualunque filosofo in cosa consisteva la vera grandezza della persona umana”.
 Quali soggetti obbedienti ai bizzarri comandi della teologia in devastante circolazione nelle comunità mosse dal vento del concilio rifondatore, Tozzini cita i teologi formati alla scuola di Enzo Bianchi, “allineati con scrupolo sincretistico e scoperte venature gnostiche”. Sono i nuovi religiosi, trasformati in estremi e incontrollati attori di quell'estremismo ultra ecumenico, che contempla l'incensamento di santoni assortiti in obbedienza all'avventizio e ridicolo sincretismo. Nella piamente grottesca e surreale ammucchiata, proposta dal signor Bianchi, infatti, figurano “Buddha e Bach, Kierkegaard e Confucio, Gandhi e Lutero, Valdo e Luther King, le vittime credenti in ogni religione vera o falsa
 Parallelo al bizzarro e sgangherato elenco proposto dai teologi di Bose corre, il mea culpa urbi et orbi recitato ad Assisi “per colpe storiche della Chiesa presunte o desunte”.
 Tozzini afferma risolutamente che non è piaciuta ai cattolici dotati di buona memoria “l'odierno richiedere il perdono pieno di vergogna per non avere i nostri antichi fratelli cristiani, martiri, evangelizzatori e difensori di Cristo più fedeli e coraggiosi, sempre opposto l'altra guancia con flemma islamicamente corretta a sopraffattori e invasori affetti dal coranico vizietto di decollare, impalare, scorticare vivi e impagliare gli infedeli”.
 Nel breve saggio intitolato Laico a scanso di equivoci, l'autore ridicolizza il laicismo, “ultima divinità intoccabile rimasta dopo la depenalizzazione delle bestemmia”, un fantasma che istiga i guru patentati ad avviare i loro vani discorsi professando una usurata e ridicola fede laica.
 La sfiducia di Tozzini nella usurata politica politicante è leggibile nel paragone dell'emergente grillismo con la comica figura del giardiniere tonto, interpretato da Peter Sellers: “uscito di casa il giardiniere comincia a declamare frasi sconnesse e slogan indecifrabili, tali da lasciare tutti di stucco”.
 I fulminanti scritti di Tozzini si leggono come un invito ad usare l'umorismo quale farmaco, capace di allontanare la tentazione di concedere un fido ai surreali/demenziali discorsi della politica politicante. In definitiva è proposto l'isolamento del pensiero normale dal tossico rumore che accompagna il cammino dei politicanti.

 Piero Vassallo




[1]          Nel 1976 Augusto Del Noce partecipò, insieme con Fausto Gianfranceschi e con il sottoscritto alla tavola rotonda contemplata nel programma elaborato da Giovanni Volpe e Anna Belfiori
[2]          Intorno al quotidiano diretto da Giano Accame e in uscita dalla depressione causata dall'intruso Armando Plebe, prosperava a destra una robusto numero di riviste d'ispirazione cattolica (La Torre, Intervento, Carattere, L'Alfiere, Cristianità, La Quercia, Controrivoluzione, Traditio) e una intrepido numero di case editrici, imprese generosamente gestite e sostenute da Giovanni Volpe, Pinuccio Tatarella, Silvio Vitale, Pucci Cipriani, Giovanni Cantoni, Roberto de Mattei, Primo Siena, Pino Tosca, Paolo Caucci, Tommaso Romano, Piero Catanoso.

Nessun commento:

Posta un commento