In una
recensione abbastanza puntuale del saggio La
bellezza disarmata di Julian Carron (successore di don Giussani alla
Rizzoli) Marco Manfredini osserva: "Non so se queste sono le naturali
conseguenze delle premesse seminate da don Giussani".
L'opera
del Carron risulta un disastro teologico e un incentivo a continuare sulla
strada dei rovinosi errori introdotti dal modernismo postconciliare.
Tuttavia,
sul finire dell'articolo, Manfredini riporta le valutazioni di mons. Negri in
merito all'insegnamento del fondatore di Comunione e Liberazione (1970), il
quale ne uscirebbe assai riabilitato.
L'equivoco è per noi inaccettabile. Don Giussani (morto nel 2005, Servo di Dio dal 2012) elaborò una
teologia neomodernista, che definì nel testo Il senso religioso (prima edizione 1966). Libro FU riveduto e
presentato all'ONU nel 1997. Egli insegnò al liceo fino al 1964, poi fu docente
di teologia all'Università Cattolica di Milano, e non venne in contrasto con il
Concilio Vaticano II, né con i vertici del Vaticano che condussero lo
svolgimento dei suoi errori nella dottrina nella prassi.
Ne Il senso religioso sostanzialmente si
afferma che esso, innato nell'uomo fin dai primordi, è lo strumento sempre
necessario alla penetrazione del Mistero di Dio. Affermazione che contraddice
la fede richiesta, basata sulla divina Autorità del Signore e della Chiesa, in
merito a quanto l'intelletto umano non è in grado di conoscere.
"L'ipotesi
della rivelazione (del mistero) non può essere distrutta da alcun preconcetto.
Occorre che nell'uomo rimanga quell'apertura originale del cuore verso questo
fatto possibile".
Ci
troviamo nella scia della sintesi di
tutte le eresie, delle teorie di Teilhard de Chardin e di altri erranti che
ritenevano la fede frutto dell'esperienza religiosa attuata soggettivamente. Ne
deriva anche l'annullamento dei Sacramenti, del Battesimo che infonde la Grazia
e la fede.
Per il
Giussani la fede è "riconoscere una Presenza", è una "esperienza
ragionevole", che illumina la vita. Cristo propizia l'"attuazione del
senso religioso"; "Cristo è rimasto per essere oggetto d'incontro,
incontro umano, proprio come ci si imbatte in una persona. Ed è rimasto nella
storia svolgendo la sua fisionomia nella vita della comunità".
Non abbiamo bisogno di conoscere altro del suo
pensiero divulgato. Quale dubbio che i seguaci di CL imbevuti dei principi di
una sintesi di tutte le eresie dovessero
tralignare nell'azione sociale e pervenire alla lezione di Julian Carron?
Bollando
il modernismo, San Pio X nella Pascendi ne
condanna un aspetto essenziale: "Dinanzi
a questo inconoscibile, o sia esso fuori dell'uomo oltre ogni cosa visibile, o
si celi entro l'uomo nelle latebre della subcoscienza, il bisogno del divino,
senza verun atto della mente, secondo che vuole il fideismo, fa scattare
nell'animo già inclinato a religione un certo particolar sentimento; il quale,
sia come oggetto sia come causa interna, ha implicata in sé la realtà del
divino e congiunge in certa guisa l'uomo con Dio. A questo sentimento appunto
si dà dai modernisti il nome di fede, e lo ritengono quale inizio di
religione". "E per fermo, rifacciamoci alquanto, o Venerabili
Fratelli, a quella esizialissima dottrina dell'agnosticismo. Con essa, dalla
parte dell'intelletto, è chiusa all'uomo ogni via per arrivare a Dio, mentre si
pretende di aprirla più acconcia per parte di un certo sentimento e dell'azione".
Il Conc. Vaticano I dice che la fede è
"una virtù soprannaturale con la quale, prevenuti e aiutati dalla Grazia
di Dio, noi crediamo vere le cose rivelateci da Lui, non a causa della loro
verità intrinseca, percepita col lume naturale della ragione, ma a causa
dell'autorità di Dio rivelante, il quale non può essere ingannato ed
ingannarci" (Denz-U, 1811).
Ancora sull'atto di fede: "La Chiesa ha
dichiarato che è un assenso soprannaturale dell'intelligenza, libero, ma
assolutamente certo, col quale noi crediamo le verità rivelate da Dio
sull'autorità di Dio rivelante" (Enciclopedia Cattolica vol. V, col.
1077).
Perciò la fede si ottiene mediante la Grazia
e credendo alla Rivelazione; ogni diversa credenza, ogni diverso procedimento
religioso, sono eretici.
"I primi protestanti rigettarono
l'autorità infallibile della Chiesa nel proporre la Rivelazione, e vi sostituirono
in ciascun fedele l'ispirazione privata [...] I modernisti, col loro
agnosticismo e immanentismo, sono indotti a negare il valore delle prove della
Rivelazione e a confondere la fede con l'esperienza religiosa, che si trova in
tutte le religioni. Il cattolicesimo per essi si riduce soltanto a una forma
più elevata dell'evoluzione naturale del sentimento religioso" (Ibid.,
col. 1077-1078).
"Il
motivo formale della fede è
l'autorità di Dio rivelante, cioè la sua onnniscenza e la sua veracità; e non
si tratta soltanto di Dio autore della natura, ma di Dio autore della Grazia,
germe della vita eterna" (Ibid., col. 1078).
Piero Nicola
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