sabato 23 aprile 2016

Non possumus: una risoluta critica alla nuova teologia

I cattolici sono chiamati a scegliere, in questa tenebrosa epoca di tradimenti: Pietro o Giuda? La Fede o la passione disordinata? Disobbedire ai disobbedienti per rimanere Una Cum Christo, oppure cooperare alla demolizione del cattolicesimo?
Pietro Ferrari


 Privati dei conforti di una fede illuminata e intransigente, ovvero intossicati dall'inquinamento conformista causato dal pensiero clericale, i disarmati resistenti agli eversori insediati nella banca ateista e strozzina, sono condannati al naufragio.
 Di qui la necessità di respingere le suggestioni di una teologia pilotata dalle illusioni della gerarchia buonista, aggirantesi intorno all'impossibile accordo tra le ragioni della Cristianità e i progetti della plutocrazia.
 Pietro Ferrari, il più dotto e agguerrito fra gli scrittori italiani, che insorgono contro i catto-fumisti, consacrati e applauditi dai teologi squillanti negli asfissiati ambulacri del potere vaticano, pubblica, nella prestigiosa collana della Casa editrice Radio Spada, attiva in Reggio Emilia, un ampio e tagliente saggio teologico, dall'impegnativo titolo Non possumus.
 Nelle graffianti/avvincenti pagine di Ferrari circola la passione che animava S. E. Marcel Lefebvre, i cardinali Alfredo Ottaviani, Ernesto Ruffini e Antonio Bacci, Michel Guerard De Lauriers o. p., don Francesco Putti, Nino Badano, Pedro Galvao de Sousa, Francisco Elias de Tejada, Divo Barsotti e Tito Casini.
 Sulla traccia di tali illuminati e valorosi maestri, Ferrari conduce una puntuale, esauriente indagine sulle avventurose novità dottrinali e liturgiche, che sono state tollerate, talora condivise e addirittura promosse dai successori di Pio XII, i papi che hanno sopportato e tollerato le modernizzanti opinioni elucubrate, proclamate e imposte dalla maggioranza novista, in irresistibile e giubilante attività durante e dopo il Concilio Vaticano II.
 L'obiezione, che avvia l'esame della teologia impossibile, è indirizzata da Ferrari, alla sentenza con cui papa Ratzinger riformò e alterò il principio da Pio XII riconosciuto quale fondamento incrollabile dell'ecclesiologia.
 Secondo Benedetto XVI “La Chiesa di Cristo può – infatti - essere incontrata nella Chiesa Cattolica … il Concilio Vaticano II si differenzia con l'espressione subsistit dalla formula di Pio XII che nella Mystici Corporis aveva detto che la Chiesa Cattolica è l'unico Corpo Mistico di Cristo.
 In tale sincopato ed elusivo ragionamento, Ferrari coglie l'intenzione di invalidare e archiviare l'ecclesiologia tradizionale, che fu ultimamente difesa da Pio XII.
 Una intenzione, quella di Ratzinger, che si è rovesciata purtroppo nei baci ecumenici deposti, senza ragione e senza ritegno, da due pontefici sul Corano, documento di una superstizione ostile alla Verità cattolica e alla verità senza aggettivi.
 A conferma del suo giudizio fortemente critico [“se cambia il concetto di Ecclesia, così come inteso fino a Pio XII, è ovvio che in Essa vi possono essere anche eretici e scismatici”], Ferrari cita opportunamente un brano dell'enciclica Mystici Corporis, in cui Pio XII ha dimostrato e dichiarato solennemente che “tra i membri della Chiesa bisogna annoverare esclusivamente quelli che ricevettero il lavacro della rigenerazione, e professando la vera Fede, né da sé stessi disgraziatamente si separarono dalla compagine di questo Corpo, né per gravissime colpe commesse ne furono separati dalla legittima autorità”.
 Calcolata la forza dell'agitante/iettatorio vento buonista, che soffia nella Chiesa del post concilio, Ferrari sostiene risolutamente che “Il Concilio Vaticano II ha promulgato un magistero spesso contrastante con quello precedente, talvolta antitetico e comunque mosso da uno spirito modernistico, confermato in modo costante dal magistero postconciliare”.
 Di qui le imbarazzanti flessioni e gli inchini telefonici dei vescovi, e recentemente del papa, davanti ai capifila delle velenose agenzie ateistiche e/o pseudo umanitarie.
 Ferrari aggredisce inoltre l'insensata opposizione alla verità storica, che è alimentata dal clero progressista/modernizzante, e al proposito scrive: “Un effetto paradossale è l'esaltazione sconsiderata della Chiesa primitiva, rappresentata come una comunità di perfetti alla quale si pretende di attingere”.
 Si tratta di un atteggiamento falsamente devoto, che è usato per giustificare la critica e la mutilazione delle pagine della successiva teologia, il Concilio Vaticano II, infatti, “ha promulgato un magistero gradito ai modernizzanti”.
 Sostenuto dalle ali della primitiva e incompleta teologia, il Concilio Vaticano II, infatti, “ha promulgato un magistero spesso contrastante con quello precedente, talvolta antitetico e comunque mosso da uno spirito modernistico, confermato in modo costante dal magistero postconciliare”.
 Risultato dell'incertezza intorno ai princìpi è lo scisma latente: “La verità è molto semplice e cruda: vi sono o i cattolici o gli impostori e gli impostori non si nobilitano con nessuna strategia di assorbimento, né con i compromessi al ribasso. Quali sono i riferimenti culturali che ri-fondano questa strana chiesa, attraverso una concezione di fatto accettata dalla moltitudine dei cristiani occidentali? Uno potrebbe essere G. W. F Hegel. Con la chiesa hegeliana torna in voga quel neo-cabalismo tenebroso ma ben mimetizzato, di cui il Meinvielle parlò abbondantemente. Lo stesso Julio Meinvielle infatti rivelò la vicinanza del pensiero hegeliano al cabalismo nel suo Influsso dello gnosticismo ebraico in ambiente cristiano”.
 Purtroppo la pressione esercitata dai banditori del delirio teologico entra a gamba tesa nei discorsi dell'autorità cattolica. Ferrari cita ad esempio un discorso di Ratzinger pronunciato ad Assisi nel 2011 per accusa l'incapacità dei fedeli “di ritrovarsi su quel confine tra i due cortili simbolici del tempo di Sion, l'atrio dei gentili e quello degli israeliti, quando ci si arrocca solo in difesa dei propri idoli”. Sentenza sconcertante, che fa dire a Ferrari “non avrei mai potuto immaginare che la religione cattolica in se stessa e al di qua dei suoi confini, fosse una rocca eretta a difesa di idoli”.
 Sconcertanti sono le pagine che Ferrari dedica all'infiltrazione massonica nella commissione incaricata di preparare la riforma liturgica. Esemplare è l'analisi della riforma, che fa diventare il pulpito luogo della divulgazione e perciò più importante dell'altare “secondo la concezione protestante per cui 'dio' si è fatto carta … l'eresia antiliturgica degli scismatici orientali, dei Valdesi e dei Catari, di Wiclef, Huss e dei giansenisti, tende ad abolire le formule mistiche in favore della piena comprensione del popolo”.
 Il culmine della confusione è attinto dai teologi di Bergoglio. secondo i quali “Gesù sarebbe venuto non a riscattare col suo Sangue le anime prigioniere del demonio, non a redimere con la Croce, non a insegnare una Santa Dottrina ed a lasciare i Sacramenti, non ad aprire le porte del Cielo per il Suo Corpo Mistico, ma semplicemente per farci amare tra noi”. Di conseguenza Bergoglio, quasi smentendo il Vangelo (Matteo, 28, 18-20) chiude il circolo intorno all'umanitarismo affermando che “il proselitismo è una solenne sciocchezza, non ha senso. Bisogna conoscersi, ascoltarsi e far crescere la conoscenza del mondo che ci circonda. … Il mondo è percorso da strade che riavvicinano e allontanano, ma l'importante è che portino verso il Bene. … il nostro obiettivo non è il proselitismo ma l'ascolto del bisogno, dei desideri, delle delusioni, della disperazione, della speranza”.
 Di qui la drastica conclusione di Ferrari: “Se credo che il Papa o la Chiesa abbiano insegnato qualcosa di sbagliato in materia di fede o di morale ho perso la fede (perché in qualche maniera nego l'infallibilità del Magistero). L'unica strada percorribile è constatare che ogni verità contraria a quelle già professate dai Romani Pontefici non può venire da un vero Papa. Ergo, l'autorità che promulga l'errore non è assistita dallo Spirito Santo”.
 Qualunque sia la soluzione, il dilemma davanti al quale Ferrari pone i fedeli non può essere eluso seriamente.


Piero Vassallo

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