I cattolici sono chiamati a scegliere, in questa
tenebrosa epoca di tradimenti: Pietro o Giuda? La Fede o la passione disordinata?
Disobbedire ai disobbedienti per rimanere Una Cum Christo, oppure cooperare alla
demolizione del cattolicesimo?
Pietro Ferrari
Privati dei
conforti di una fede illuminata e intransigente, ovvero intossicati
dall'inquinamento conformista causato dal pensiero clericale, i disarmati
resistenti agli eversori insediati nella banca ateista e strozzina, sono
condannati al naufragio.
Di qui la
necessità di respingere le suggestioni di una teologia pilotata dalle illusioni
della gerarchia buonista, aggirantesi intorno all'impossibile accordo tra le
ragioni della Cristianità e i progetti della plutocrazia.
Pietro Ferrari, il più dotto e agguerrito fra
gli scrittori italiani, che insorgono contro i catto-fumisti, consacrati e
applauditi dai teologi squillanti negli asfissiati ambulacri del potere
vaticano, pubblica, nella prestigiosa collana della Casa editrice Radio
Spada, attiva in Reggio Emilia, un ampio e tagliente saggio teologico,
dall'impegnativo titolo Non possumus.
Nelle
graffianti/avvincenti pagine di Ferrari circola la passione che animava S. E.
Marcel Lefebvre, i cardinali Alfredo Ottaviani, Ernesto Ruffini e Antonio
Bacci, Michel Guerard De Lauriers o. p., don Francesco Putti, Nino Badano,
Pedro Galvao de Sousa, Francisco Elias de Tejada, Divo Barsotti e Tito Casini.
Sulla traccia di tali illuminati e valorosi
maestri, Ferrari conduce una puntuale, esauriente indagine sulle avventurose
novità dottrinali e liturgiche, che sono state tollerate, talora condivise e
addirittura promosse dai successori di Pio XII, i papi che hanno sopportato e
tollerato le modernizzanti opinioni elucubrate, proclamate e imposte dalla
maggioranza novista, in irresistibile e giubilante attività durante e
dopo il Concilio Vaticano II.
L'obiezione, che avvia l'esame della teologia impossibile,
è indirizzata da Ferrari, alla sentenza con cui papa Ratzinger riformò e alterò
il principio da Pio XII riconosciuto quale fondamento incrollabile
dell'ecclesiologia.
Secondo Benedetto XVI “La Chiesa di Cristo può
– infatti - essere incontrata nella Chiesa Cattolica … il Concilio
Vaticano II si differenzia con l'espressione subsistit dalla
formula di Pio XII che nella Mystici Corporis aveva detto che la Chiesa
Cattolica è l'unico Corpo Mistico di Cristo”.
In tale sincopato ed elusivo ragionamento,
Ferrari coglie l'intenzione di invalidare e archiviare l'ecclesiologia tradizionale,
che fu ultimamente difesa da Pio XII.
Una intenzione, quella di Ratzinger, che si è
rovesciata purtroppo nei baci ecumenici deposti, senza ragione e senza
ritegno, da due pontefici sul Corano, documento di una superstizione ostile
alla Verità cattolica e alla verità senza aggettivi.
A conferma del suo giudizio fortemente critico
[“se cambia il concetto di Ecclesia, così come inteso fino a Pio XII, è
ovvio che in Essa vi possono essere anche eretici e scismatici”], Ferrari
cita opportunamente un brano dell'enciclica Mystici Corporis, in cui Pio
XII ha dimostrato e dichiarato solennemente che “tra i membri della Chiesa
bisogna annoverare esclusivamente quelli che ricevettero il lavacro
della rigenerazione, e professando la vera Fede, né da sé stessi
disgraziatamente si separarono dalla compagine di questo Corpo, né per
gravissime colpe commesse ne furono separati dalla legittima autorità”.
Calcolata
la forza dell'agitante/iettatorio vento buonista, che soffia nella Chiesa del
post concilio, Ferrari sostiene risolutamente che “Il Concilio Vaticano II
ha promulgato un magistero spesso contrastante con quello precedente, talvolta
antitetico e comunque mosso da uno spirito modernistico, confermato in modo
costante dal magistero postconciliare”.
Di qui le imbarazzanti flessioni e gli inchini
telefonici dei vescovi, e recentemente del papa, davanti ai capifila delle
velenose agenzie ateistiche e/o pseudo umanitarie.
Ferrari aggredisce inoltre l'insensata
opposizione alla verità storica, che è alimentata dal clero
progressista/modernizzante, e al proposito scrive: “Un effetto paradossale è
l'esaltazione sconsiderata della Chiesa primitiva, rappresentata come una
comunità di perfetti alla quale si pretende di attingere”.
Si
tratta di un atteggiamento falsamente devoto, che è usato per giustificare la
critica e la mutilazione delle pagine della successiva teologia, il Concilio
Vaticano II, infatti, “ha promulgato un magistero gradito ai
modernizzanti”.
Sostenuto dalle ali della primitiva e
incompleta teologia, il Concilio Vaticano II, infatti, “ha promulgato un
magistero spesso contrastante con quello precedente, talvolta antitetico
e comunque mosso da uno spirito modernistico, confermato in modo costante dal
magistero postconciliare”.
Risultato dell'incertezza intorno ai princìpi
è lo scisma latente: “La verità è molto semplice e cruda: vi sono o i
cattolici o gli impostori e gli impostori non si nobilitano con nessuna
strategia di assorbimento, né con i compromessi al ribasso. Quali sono i
riferimenti culturali che ri-fondano questa strana chiesa, attraverso una
concezione di fatto accettata dalla moltitudine dei cristiani occidentali? Uno
potrebbe essere G. W. F Hegel. Con la chiesa hegeliana torna in voga
quel neo-cabalismo tenebroso ma ben mimetizzato, di cui il Meinvielle parlò
abbondantemente. Lo stesso Julio Meinvielle infatti rivelò la vicinanza del
pensiero hegeliano al cabalismo nel suo Influsso dello gnosticismo ebraico
in ambiente cristiano”.
Purtroppo
la pressione esercitata dai banditori del delirio teologico entra a gamba
tesa nei discorsi dell'autorità cattolica. Ferrari cita ad esempio un
discorso di Ratzinger pronunciato ad Assisi nel 2011 per accusa l'incapacità
dei fedeli “di ritrovarsi su quel confine tra i due cortili simbolici del tempo
di Sion, l'atrio dei gentili e quello degli israeliti, quando ci si arrocca
solo in difesa dei propri idoli”. Sentenza sconcertante, che fa dire a
Ferrari “non avrei mai potuto immaginare che la religione cattolica in se
stessa e al di qua dei suoi confini, fosse una rocca eretta a difesa di
idoli”.
Sconcertanti sono le pagine che Ferrari dedica
all'infiltrazione massonica nella commissione incaricata di preparare la
riforma liturgica. Esemplare è l'analisi della riforma, che fa diventare il
pulpito luogo della divulgazione e perciò più importante dell'altare “secondo
la concezione protestante per cui 'dio' si è fatto carta … l'eresia
antiliturgica degli scismatici orientali, dei Valdesi e dei Catari, di Wiclef,
Huss e dei giansenisti, tende ad abolire le formule mistiche in favore della
piena comprensione del popolo”.
Il
culmine della confusione è attinto dai teologi di Bergoglio. secondo i quali “Gesù
sarebbe venuto non a riscattare col suo Sangue le anime prigioniere del
demonio, non a redimere con la Croce, non a insegnare una Santa Dottrina ed a
lasciare i Sacramenti, non ad aprire le porte del Cielo per il Suo Corpo
Mistico, ma semplicemente per farci amare tra noi”. Di conseguenza
Bergoglio, quasi smentendo il Vangelo (Matteo, 28, 18-20) chiude il circolo
intorno all'umanitarismo affermando che “il proselitismo è una solenne
sciocchezza, non ha senso. Bisogna conoscersi, ascoltarsi e far crescere la
conoscenza del mondo che ci circonda. … Il mondo è percorso da strade che
riavvicinano e allontanano, ma l'importante è che portino verso il Bene. … il
nostro obiettivo non è il proselitismo ma l'ascolto del bisogno, dei desideri,
delle delusioni, della disperazione, della speranza”.
Di qui la drastica conclusione di Ferrari: “Se
credo che il Papa o la Chiesa abbiano insegnato qualcosa di sbagliato in
materia di fede o di morale ho perso la fede (perché in qualche maniera nego
l'infallibilità del Magistero). L'unica strada percorribile è constatare che
ogni verità contraria a quelle già professate dai Romani Pontefici non
può venire da un vero Papa. Ergo, l'autorità che promulga l'errore non è
assistita dallo Spirito Santo”.
Qualunque sia la soluzione, il dilemma davanti
al quale Ferrari pone i fedeli non può essere eluso seriamente.
Piero Vassallo
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