Il Prof. Gotti Tedeschi offre con questo
saggio una nuova lucida analisi della gloriosa società dalle “magnifiche sorti
e progressive” che ci affligge e che ha il suo più brillante successo nella
creazione di ingiustizia e di oppressione dei più deboli, gravati da crescenti
tasse, meno opportunità di scelta, fallimenti di aziende, perdita di posti di
lavoro, disoccupazione, disorientamento sociale con droga e simili, e non
ultima la catastrofe previdenziale. Il tutto è immediata conseguenza di
disonestà e burocrazia divoratrice ideologizzata. Un semplice esempio ben noto
a livello microeconomico: i “vincoli eterni” di urbanizzazione che stanno assassinando
il settore edile, accompagnati naturalmente dal sinistro sbavare contro la
mitica “rapallizzazione”.
Dove mancano idee forti (e
intelligenti) il comportamento (egoistico e sgangherato) influenza il pensiero
(che diventa egoistico e sgangherato a sua volta). Ed ecco fanno la loro
comparsa le idee che fanno comodo ai Caino: il relativismo morale e il
nichilismo. Idee diaboliche entrate in concorrenza con le idee forti del
Cristianesimo, dimostrando l’efficacia della legge di Gresham: la cattiva moneta
scaccia la buona, anche nel campo delle idee. I falsi profeti si riconoscono
dalle conseguenze che provocano, e quali conseguenze provoca il materialismo
evoluzionista che fa da inevitabile sostegno al relativismo morale e al
nichilismo?
Sia permessa una piccola
diversione per afferrare il reale significato e le perverse implicazioni della
superstizione materialista evoluzionistica che l’autore cita solo brevemente.
Va subito detto che nessuno ha mai visto la nascita di una nuova specie, né in
natura né in laboratorio. Gli unici esperimenti per creare nuove specie sono
falliti: i miserabili tentativi di Miller con i moscerini dell’aceto, compiuti
settant’anni fa e presentati tuttora come “successo” dell’evoluzionismo.
L’unico, perché nessuno ha più osato tentare alcunché di simile. Quegli
esperimenti, aggredendo i poveri moscerini con radiazioni ionizzanti e sostanze
alchilanti per forzarne le mutazioni geniche sono riusciti soltanto a produrre
moscerini rovinati e nessuna nuova specie.
Come insegna l’insigne
storico Roberto De Mattei, l’evoluzionismo è un’ideologia che si fonda su (mal
interpretata) scienza, e scienza che a sua volta si basa sull’ideologia: un
perfetto circolo vizioso sostenuto da sconfinata arroganza accademica e
vigliaccheria arrivistica. I cordoni della borsa che alimenta scuole e
università sono in mano a finanzieri Caino, burocrati Caino, politicanti Caino
(spesso non eletti da nessuno o eletti grazie a raffinatissimi e
democraticissimi brogli). Chi dissente non fa carriera, e gli onnipresenti
scandali (regolarmente soffocati) nei concorsi a cattedre dimostrano quale
affidamento si può fare sulle auliche sciocchezze che discendono dall’Olimpo
accademico, dove i bonzi tengono le loro danze tribali, incensandosi a vicenda,
citandosi a vicenda e recensendosi a vicenda, con una regolarità da far invidia
alle più collaudate cosche mafiose.
Ecco perché l’evoluzionismo
funziona: grazie ad una ben oliata macchina di propaganda, la cui prima
menzogna è che il vile Cattolicesimo reazionario sarebbe l’ostacolo
oscurantista all’affermazione della luminosa scienza evoluzionista, Nulla di
più falso: Darwin non è mai stato messo all’Indice. In linea di principio non
vi sarebbe niente di eretico nell’idea che la creazione abbia proceduto per
successivi stadi evolutivi. Le obiezioni all’evoluzionismo sono sempre state
solo ed esclusivamente scientifiche. Se l’evoluzionismo è scientificamente un
disastro non è certo per colpa dei cristiani.
Tuttavia la sgangherata
teoria (o piuttosto ipotesi non dimostrata) funziona, non per motivi
scientifici ma politici, e funziona strettamente accoppiata al malthusianesimo
(da cui Charles Darwin era letteralmente stregato): e l’osceno accoppiamento ha
generato il mostriciattolo dell’ambientalismo. Ma attenzione, non tutto
l’evoluzionismo è “buono” per Caino, come dimostra la tormentata storia di
un’ipotesi costantemente in lite con la realtà. L’evoluzionismo darwiniano,
basato sulla competizione che “genererebbe nuove specie”, subì una prima
durissima sconfitta con l’affermarsi della genetica, fondata dal geniale abate
agostiniano Gregor Mendel, e riscoperta decenni dopo la morte di Mendel, cui
nessuno prestò inizialmente attenzione perché era “soltanto un povero frate”.
La genetica, una scienza solidamente fondata, dimostrava la stabilità delle
specie.
I Caino cercarono di
correre ai ripari imbarcando le genetica nel barcone evoluzionista che faceva
acqua da tutte le parti, e inventarono così il neodarwinismo, in cui “mutazioni
casuali” formerebbero nuove varietà sempre più diversificate sulle quali
agirebbero la “competizione” e la “selezione naturale” dell’ambiente fino a
formare varietà così diverse da non essere più capaci di incrociarsi
riproduttivamente, ed ecco le nuove specie: teoria irreparabilmente
contraddetta dal fatto che tutte le specie sono ben individuate; non vi sono le
innumerevoli forme di transizione che sarebbe lecito aspettarsi, non vi sono
“anelli di congiunzione”. Fra parentesi, il famoso Archaeopteryx non congiunge affatto rettili e uccelli: come ha dimostrato
il fisico Fred Hoyle, l’ Archaeopteryx
è un patetico falso, probabilmente fabbricato da Ernst Haeckel, noto autore di
parecchi altri falsi che gli fruttarono molto denaro, col quale riusciva
perfino a mantenere un’amante. Haeckel è pure l’inventore della stessa parola Ökologie, “ecologia”.
Peggio ancora:
numerosissime specie hanno continuato ad esistere senza subire modifiche per
decine o centinaia di milioni di anni durante i quali sono avvenuti drastici
cambiamenti ambientali. Per tappare questi enormi buchi nella credibilità
dell’evoluzionismo alcuni biologi hanno inventato l’evoluzione “per equilibri
punteggiati”, ossia a salti: idea assurda perché sarebbe come dire che
d’improvviso una coppia di anfibi potrebbe produrre un rettile e da una coppia
di rettili potrebbe nascere un uccello, ma che per lo meno supera la difficoltà
della mancanza di “anelli di congiunzione”. I biologi promotori di questa idea
erano solidamente atei e politicamente corretti, cercavano solo di raddrizzare
un evoluzionismo in crisi nera, e non erano certo vilissimi integralisti
cattolici, ma ciononostante vennero ferocemente perseguitati dai colleghi Caino
come se fossero stati biechi agenti del Vaticano, e infine costretti
all’abiura, pena la perdita della cattedra e della pensione. Perché?
Il motivo è che la loro
teoria dell’evoluzionismo “a salti”, per quanto solidamente atea, elimina la
competizione darwiniana, la quale è l’unico puntello ideologico che offra ai
Caino politici ed economici una parvenza di giustificazione della loro
esistenza e dell’oppressione che esercitano sul mondo.
L’ideologia di Darwin servì
fin all’inizio a giustificare l’oppressione colonialista e imperialista
britannica (irlandesi, neolatini cattolici, indiani, cinesi, negri e altre
“razze inferiori” dovevano essere grate all’Herrenvolk
britannico che si prendeva cura di loro), mentre l’ideologia di Malthus
giustificava l’oppressione domestica dei poveri che affollavano gli “slums”
creati dalla rivoluzione industriale (colpa loro se erano poveri, erano
troppi). Poi venne adottata da altri Caino: nazisti, comunisti, poteri forti,
finanza usuraia globale.
L’ambientalismo serve poi a
montare accuse contro la Chiesa, “colpevole” di aver sostenuto che l’uomo deve
dominare la terra (che va invece idolatrata), serve a sabotare innovazioni e
sviluppo, serve ad espropriare territori sempre più vasti, i cosiddetti “parchi
naturali”, sottratti all’uso della gente ad arbitrio degli “illuminati” Caino
per promuovere l’oscena idolatria della natura.
I Caino trionfano con
l’aiuto delle eresie che fanno dilagare la corruzione morale: (1) ribellione di
Lucifero, (2) eresia pelagiana che negava il peccato originale, (3) panteismo
che portò a idolatrare l’ambiente (vedi il neoplatonismo eretico introdotto dai
greci fuggiti a Firenze nel Quattrocento davanti all’avanzata ottomana), (4)
riforma protestante con effetti devastanti sul matrimonio (degradato da
Sacramento a mero contratto) e sull’etica economica (ricchezza come segno
dell’“elezione” divina nel calvinismo, più ancora che come dono di Dio) e
crollo delle dinastie cattoliche a vantaggio di quelle protestanti (e perché i
banchieri fiorentini furono rovinati e quelli genovesi no? perché i fiorentini
per loro disgrazia dovettero trattare coi filibustieri inglesi che li
derubarono, mentre i genovesi ebbero la fortuna di trattare con i gentiluomini
spagnoli), (5) marxismo, (6) eresia naturalista di Rousseau che fece
inaspettatamente diventare “buona” la natura, (7) ulteriore eresia naturalista
che generò i Robespierre, (8) americanismo che propose come nuova virtù la
capacità di creare ricchezza e dichiarò superate obbedienza, umiltà,
mortificazione, povertà scelta (virtù “medievali”), (9) eresia modernista con
il suo agnosticismo che liquidava la religione come orpello irrazionale da
cancellare.
Questa classificazione
degli orrori rivoluzionari è più ampia e comprensiva di quella di Plinio Corrěa
de Oliveira che prevede quattro stadi: (1) riforma protestante, (2) rivoluzione
francese, (3) marxismo, e (4) il funesto Sessantotto che portò all’anarchia
morale, alla disgregazione della famiglia e alla grottesca pagliacciata del gender. La classificazione del Gotti
Tedeschi, oltre ad un maggior dettaglio, ha il merito di individuare
esplicitamente le radici teologiche del disastro, partendo dalla ribellione
originaria di Lucifero, fonte di ogni male, che nella teorizzazione di Corrěa
de Oliveira rimane implicita.
Comodissimo questo
capitalismo malthusian-darwiniano: la povertà non si risolve promuovendo
l’iniziativa e lo sviluppo con opportune innovazioni sociali e tecnologiche, ma
con lo sterminio malthusiano; i ricchi sono ricchi perché sanno competere
meglio, non è colpa loro se sono più bravi. Oggi il capitalismo
malthusian-darwiniano promana soprattutto dagli Stati Uniti e dai loro
satelliti, specie Gran Bretagna e Germania, e ha decretato tabù la dottrina
cattolica, che si sforza di relativizzare.
Dai frutti si riconoscono i
falsi profeti. E infatti, intorno agli anni Ottanta, la finanza prende il
sopravvento sull’economia reale mentre si riduce l’attitudine delle famiglie al
risparmio. Crollano le nascite e il risparmio viene incanalato
nell’accrescimento dei consumi individuali perché i Caino non vogliono
rinunciare alla loro naturale vocazione di ingrassare senza limiti. Meno
risparmio affluisce alle banche, vi è meno credito disponibile, meno ricavi e
utili, così il sistema bancario inventa i “derivati”.
Per ricostruire un
capitalismo fondato sull’economia reale occorrerebbe riscoprire la dottrina
sociale della Chiesa. Le leggi naturali in economia non sono state inventate
dal Cristianesimo ma Dio le ha stabilite in natura per il bene dell’uomo, come
insegna Benedetto XVI in Caritas in
Veritate. Cristo stesso non disdegnava affatto i ricchi. La “Chiesa povera”
va interpretata: dev’esserlo nel senso di mantenersi distaccata dalle
ricchezze, ma per evangelizzare ha bisogno di una forte base economica.
Sarebbe stolto incolpare il
capitalismo e la proprietà privata per la crisi: ciò non farebbe che agitare i
vecchi fantasmi del totalitarismo comunista o dei “livellatori” inglesi del
Seicento, che precorsero gli orrori del ventesimo secolo. Non è la proprietà
privata a generare i vizi, ma sono i vizi che deturpano l’uso della proprietà.
Il ciclo perverso è stato provocato dalla decisione immorale di bloccare le
nascite, realizzata soprattutto con il diabolico aborto libero: l’associazione
tra l’abbassarsi della curva di natalità in corrispondenza dell’anno di
adozione delle leggi abortiste salta agli occhi nelle statistiche demografiche
di qualsiasi paese. Le “strutture architettoniche” della società globalizzata
sono gnostiche, negatrici della morale cattolica, alla quale si vuole togliere
il diritto di proporsi perché pericolosa ai Caino. Andrà vietata nelle scuole,
in famiglia (la disgregazione della famiglia è prioritaria nell’offensiva dei
Caino), sotto l’accusa di essere portatrice di pericolose superstizioni.
La gnosi trionfa purtroppo
in tutti i campi: (1) in filosofia col relativismo e il nichilismo, (2) in
antropologia col ridurre l’uomo a un prodotto dell’evoluzione derivato da “un
bacillo”, (3) in sociologia col malthusianesimo anti-natalità, (4) nelle
scienze che hanno fatto passare l’idea di un cattolicesimo nemico della
scienza, (5) in natura col negare la distinzione maschio-femmina, (6) in
religione imponendo l’ambientalismo gnostico come credo universale e
l’animalismo come nuovo dogma (e ormai siamo anche alla “liberazione delle
piante”, attendiamo con ansia la “liberazione dei minerali”), (7) in economia
proclamando l’autonomia morale degli strumenti economici.
La gnosi contraddice la
Genesi, la creazione uomo-donna, la missione di moltiplicarsi, utilizzare la
terra e assoggettare ogni altro essere vivente. La gnosi sconfessa il mistero
dell’unità e trinità con la promessa panteistica che l’uomo sarà come Dio,
assurdità demenziale e contraddittoria, sbandierata nel momento stesso che la
superstizione evoluzionista riduce l’uomo a un animale. E queste sono le basi
del mondo moderno: un delirio di ululanti menzogne al servizio di Caino senza
scrupoli. Ogni tentativo della Chiesa di “adattarsi” al mondo moderno è
destinato al fallimento perché non ci si limita ad adattare la forma con cui
presentare la dottrina, ma si pretende di rendere malleabile la dottrina stessa,
partendo dalla grottesca illusione del “papa buono”: “La Chiesa non ha più
nemici”.
“Non essendoci più tempo,
si dice, per riconvertire il mondo dovendo pertanto accettare la realtà, la
realtà forzerà la dottrina, che accetterà di adattare la morale e permetterà
all’etica di ‘non imporre gravosi sacrifici o persino torture all’uomo’ e
diverrà un’etica opportunistica, non etica, incompatibile con la verità,
persino incompatibile con la vera libertà responsabile di fare il bene. Così si
riuscirà a trasformare il cattolicesimo in una mera etica sociale utile, una
onlus che si occupa di poveri e migranti senza evangelizzare, una caricatura
della religione che produrrà una brutta caricatura anche dell’uomo.” (p. 28).
Ma riscuoterà gli applausi
dei Caino e dei loro volonterosi lacché: politici, burocrati, giornalisti
politicamente corretti, teppaglia dei centri sociali. I Caino hanno bisogno di
farla finita col peccato perché il senso del peccato crea una fede integralista
e pericolosa per i conflitti che può scatenare nel mondo globale. La deriva
della Chiesa favorisce tutto questo. Infatti guai a citare la sacrosanta
condanna di San Paolo alla sodomia, non si parla più dei Quattro Novissimi.
Giuda si sarebbe “salvato”, come si sarebbe “salvato” l’altro ladrone, al quale
al quale Gesù crocifisso non ha rivolto la parola, e da qui la beota idea
secondo cui il silenzio di Dio potrebbe indicare che non vi fu condanna, quando
invece è proprio quel terribile silenzio ad annunciare che quell’anima è morta
ed è inutile parlarle. L’unica virtù apprezzabile, l’unica opera di
misericordia è l’accoglienza dei migranti e la tutela dell’ambiente (notare che
una parte dei migranti è costituita da disgraziati che stavano a casa loro e
che sono stati espulsi per deliri ambientalisti come “conservazione
dell’ambiente e della biodiversità” e “abbattimento dell’anidride carbonica”;
sono i cosiddetti “profughi climatici”), mentre la famiglia, che è centro di
tutto, viene ignorata, anzi si fa di tutto per distruggerla.
Ecco gli obiettivi dei
Caino: omogeneizzazione delle culture, relativizzazione delle religioni
dogmatiche, freno immediato della natalità, creazione progressiva di stati più
globali opposti a quelli nazionali, orientamento accelerato al mercato globale.
Organismi privilegiati per questo distruttivo progetto sono l’Onu, la Fao, il
Wto, l’Unesco, la Banca Mondiale, il Fmi. Essi sono affiancati da operazioni di
diplomazia parallela (banche d’affari, crollo del Muro di Berlino, Tangentopoli
che servì a liquidare i politici non di sinistra dato che gli strumenti
migliori per i Caino sono appunto i sinistri). Come modelli di convincimento
ufficiali operano think tank, fondazioni e media, e le ben pubblicizzate
conferenze internazionali. Il tutto naturalmente a spese dei contribuenti. Il
famigerato rapporto Kissinger del 1974, desecretato negli anni Novanta, fornì
la traccia per il criminale piano di abbattimento delle nascite con le relative
catastrofiche conseguenze.
Ed ecco i grandi risultati:
(1) crollo delle nascite in Occidente; (2) crollo economico compensato da
consumismo, delocalizzazione produttiva, invecchiamento della popolazione,
crescita delle tasse e del debito delle famiglie; (3) rottura del mondo in due
aree: Occidente consumatore e non più produttore, Oriente produttore e non
ancora consumatore; (4) crisi economica e squilibri geopolitici.
Come rimediare? È molto
difficile, perché si continua a negare l’evidenza e si pretende di curare gli
effetti, mentre sarebbe indispensabile agire sulle cause. Tre son i problemi
principali: (1) degrado ambientale (“risolto” mediante un’esaltazione acritica
dell’ambientalismo neomalthusiano e gnostico), (2) nascite (un problema che ha
la stessa origine del precedente e la stessa soluzione sbagliata e incoerente,
propagandata con l’idea beota della “decrescita felice”), (3) famiglia (il
diabolico piano dei Caino mira precisamente a distruggerla, ed ecco perché
questo problema non viene neppure discusso). La Chiesa stessa non sembra capace
di offrire una guida coraggiosa e sicura: il Sinodo sulla famiglia propone
infatti “una forma confusa e confondente di accoglienza dei divorziati ai
sacramenti” (p. 42), e in questo modo i sacramenti medesimi vengono
relativizzati, insieme alla dottrina.
Ma il centro dell’uomo è
Dio, e perfino l’arte lo testimonia: perduto Dio, l’arte perde il suo centro e
degenera, come ben notò Karl Schefold, e non solo l’arte ma tutto l’uomo perde
il centro e gira a vuoto. La miseria morale andrebbe invece sconfitta con i
sacramenti, la preghiera e il magistero della Chiesa. È il cielo che dà senso
alla terra, non viceversa. Ma la terra, mediante l’azione dello stato, pretende
di imporsi al cielo. Infatti lo stato scoraggia la vita spirituale, gestisce
(male) quella intellettuale e impone, col consumismo, quella materiale.
L’adozione del dualismo metafisico e la separazione di Dio da Cesare,
subordinando Dio a Cesare porta alla disumanizzazione dell’uomo.
Così vediamo realizzarsi la
profezia apocalittica della caduta di Babilonia, che è poi tutta la terra,
sulla quale “i mercanti piangeranno e faranno lutto per causa sua, perché
non ci sarà più nessuno che comprerà le loro merci” (Apocalisse 18, 11). Alla fine i Caino e
la turba sterminata dei loro lacché pagheranno il trionfo di un’ora con
un’eternità di orrore, insieme ai preti viziosi e mentecatti che non parlano
più dei comandamenti, del giudizio e dell’inferno, insieme ai prelati
vigliacchi che tremano al primo squittire della lobby “ghei” e non davanti a
Dio.
Questo prezioso pamphlet di
Gotti Tedeschi, nella sua ultraconcentrata piccolezza di sole 48 paginette,
rappresenta un formidabile pugno nello stomaco alle falsità vili e interessate
che stanno portando il mondo alla rovina. Solo l’adozione del rimedio cattolico
proposto in quest’opera potrebbe impedire al diavolo di realizzare la sua
grande aspirazione. Quella di poter dire a Cristo, al momento del grande
Giudizio: “Guarda per che razza di idioti ti sei fatto crocifiggere.”
EMILIO BIAGINI
ETTORE GOTTI TEDESCHI
Negli
affari vince Caino
Società Europea di Edizioni
Il Giornale
Fuori del coro