venerdì 12 settembre 2014

Recensione: I NUOVI UNNI di Gianfranco Amato (a cura di Emilio Biagini)

AMATO G. (2012) I nuovi Unni. Il ruolo della Gran Bretagna nell’imbarbarimento della civiltà occidentale, Verona, Fede & Cultura

Le cose non sono come sembrano. Baluardo della democrazia, terra della libertà, dell’habeas corpus, del mitico fair play: ecco la sorridente immagine dell’Inghilterra che piace a quelli che si dilettano di cose edulcorate e facili, che amano andare d’accordo con tutti, a cominciare dal principe di questo mondo.
Occorre dire che la realtà è un po’ diversa? Il saggio di Gianfranco Amato porta alla luce una verità scomoda e spiacevole, come tutte le verità, del resto. Nido di eresia e di odio anticattolico, l’Inghilterra ha avvelenato l’Europa e il resto del mondo, ha creato con la sopraffazione e la violenza un gigantesco impero che le ha permesso di duplicarsi in ogni continente, ha propagato una cultura della morte che ha i suoi capisaldi nel brutale materialismo malthusiano e darwiniano, nel relativismo, nell’esaltazione del vizio, nella distruzione della famiglia, nella promozione dell’assassinio legalizzato dei bambini non nati e dei vecchi e malati che danno fastidio e ritardano l’arrivo dell’eredità.
Come si è potuti giungere a tanto? In paese devoto alla Santa Vergine qual era l’Inghilterra medievale? In un paese dove, durante il medioevo, fiorì la santità (basti ricordare san Tommaso Beckett e santa Juliana da Norwich) e una cultura elevatissima? In un paese dove, in pieno accordo con l’ortodossia cattolica, ebbe inizio la scienza moderna, grazie al vescovo di Lincoln Robert Grosseteste (ca. 1170-1253), primo ad applicare la matematica a problemi di fisica, e alla scuola scientifica che da lui ebbe inizio?
Purtroppo, già ai tempi di Grosseteste suscitava gravi preoccupazioni nei credenti la corruzione dilagante all’interno della Chiesa e alla corte del re: i peccati degli uomini di Chiesa e dei monarchi “mandati da Dio” furono causa, alla lunga, della catastrofe scismatica ed eretica. Il crescente assolutismo proprio del disastroso “rinascimento” conferì sempre più potere alla monarchia, finché il re sifilitico Enrico VIII, per soddisfare le sue voglie, scatenò (fra il 1532 e il 1536) il gravissimo scisma d’Inghilterra.
L’idea del re non era, inizialmente, quella di abolire il Cattolicesimo, ma solo di rendere la Chiesa inglese indipendente da Roma. Subito, però, le eresie alzarono la testa e, con l’adozione dei Trentanove Articoli della Confessione anglicana (1562-63) sotto la “buona” regina Elisabetta, assassina di migliaia di martiri e perfetto modello di Lady Macbeth, idee eterodosse luterane e calviniste entrarono a vele spiegate. Come tutti i tralci staccati dal tronco, la Chiesa anglicana si disintegrò in Alta, Media, Bassa; e grazie al “libero esame” dilagarono le sette più diverse: presbiteriani, congregazionalisti, quaccheri, metodisti, e chi più ne ha più ne metta.
Brutali persecuzioni si abbatterono sui Cattolici, non solo in Inghilterra ma nella “periferia celtica” soggetta all’azione “civilizzatrice” di Londra: Galles, Scozia e Irlanda ne fecero le spese. Distrutti gli Ordini religiosi, fu stroncata l’economia caritativa della Chiesa, lasciando nudi e affamati i poveri. Atti sacrileghi contro il Santissimo Sacramento e le immagini sacre, con devastazione di un insostituibile patrimonio architettonico ed artistico, accompagnarono l’avanzata della “prestigiosa modernità” contro il “bieco autoritarismo” papale.
L’iniziale fanatismo protestante ben presto cedette il posto al deismo, alla secolarizzazione, all’ateismo. La strada era stata preparata col rifiuto della Verità cattolica. La discesa nell’abbrutimento ateo non si è mai fermata, fino all’attuale dittatura del relativismo e dell’omosessualismo, il tutto sotto la prestigiosa egida della “democrazia liberale”.
Chi comanda, in realtà, in questo regime politico-economico che i fucili e i cannoni inglesi, e il potere finanziario inglese, hanno imposto al resto del mondo? Non certo coloro che appaiono sui giornali: ne abbiamo testimonianza impeccabile da parte di un primo ministro della regina Vittoria, Benjamin Disraeli. Chi comanda è dietro le quinte, mai eletto a nessun parlamento ma in grado di comprarsi qualsiasi parlamento: pochi, selezionati squali della grande finanza, iniziati ai massimi livelli delle più prestigiose logge massoniche.
E dove nasce la Massoneria? Ma in Inghilterra, naturalmente, rifondata nel 1717 con la nascita della Grande Loggia di Londra, l’antivaticano anticristico che legittima tutte le logge. Non va dimenticato (l’autore non lo ricorda) che una prima fondazione si era avuta nel 1666, ma si trattava di una massoneria “giacobita”, ossia della fazione monarchica perdente dei Giacobiti che propendeva verso il Cattolicesimo, ed ecco perché la spinta alla rifondazione dopo la cosiddetta “gloriosa rivoluzione” che portò al potere una fazione più radicalmente protestante e cattofobica.
Queste sono le radici su cui si fonda l’attuale potere mondialista della finanza usuraia, al quale dobbiamo, fra le altre cose, il “glorioso risorgimento italiano” che, con l’aiuto di volonterosi Quisling locali iniziati ai massimi livelli nella massoneria, trasformò il sacrosanto desiderio di unificazione dell’Italia in una brutale aggressione contro la Chiesa cattolica.
La Gran Bretagna, o piuttosto bisognerebbe dire l’Inghilterra, perché la Periferia celtica fu trascinata nel baratro per i capelli dalla stessa Inghilterra fra stragi e inumane persecuzioni, compì un vero tradimento nei confronti della Cristianità europea. Il ruolo dell’Inghilterra avrebbe dovuto essere sottolineato nel titolo del libro, non della Gran Bretagna.
Quattro erano i capisaldi dell’Europa occidentale creati dalla Roma cristiana: Italia, Francia, Spagna, Inghilterra. La defezione inglese rappresentò una lesione mortale, anche per l’insularità che permise agli inglesi di isolarsi dal resto d’Europa ed esportare via mare l’eresia e il proprio potere nel resto del pianeta, con la colonizzazione diretta o con una subdola satellizzazione mediante complicità massoniche (Portogallo, Belgio e Italia ne furono vittime in modo particolare).
Senza questo tradimento, l’eresia protestante sarebbe rimasta confinata ai margini del continente e in qualche vallata montana, e sarebbe stato anche assai più facile riassorbirla, con la benemerita azione dei Gesuiti, una volta moralizzata la Chiesa grazie alla Controriforma. Si è invece innestato un processo al ribasso, verso una sempre più grave scristianizzazione.
Ma questo tragico processo porta in se stesso i germi della propria dissoluzione (verrebbe da dire, con la saggezza popolare dei proverbi che “il diavolo fa le pentole ma non sa fare i coperchi”). Infatti, questa cultura della morte, col suo isterico anticattolicesimo e la sua supertolleranza verso tutto ciò che non è cristiano, sta segando il ramo sul quale sta seduta. Sarà interessante vedere cosa faranno i senza-Dio quando, a forza di contraccezione, aborto e “matrimoni” pederastici, si saranno ridotti in minoranza di fronte all’islàm dilagante e pieno di disprezzo verso un Occidente in pieno disfacimento morale. “Prima viene il maiale, e al disotto di questo l’uomo senza Dio”, dice un proverbio islamico. Non occorre molta fantasia per immaginare un tale scenario: già da tempo sta accadendo sotto i nostri occhi.
L’opera di Amato, dunque, nel presentare questi innegabili fatti con precisione e obiettività, viene a colmare una grave lacuna nella storiografia, formando un efficace contraltare alla diffusa cecità intellettuale, alle interessate falsità politicamente corrette tuttora dominanti, al sale insipido di certo clero che predica: “Bisogna stare tranquilli e andare d’accordo con tutti”.

EMILIO BIAGINI

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