AMATO G. (2012) I nuovi Unni. Il
ruolo della Gran Bretagna nell’imbarbarimento della civiltà occidentale, Verona,
Fede & Cultura
Le cose non sono come sembrano. Baluardo della
democrazia, terra della libertà, dell’habeas
corpus, del mitico fair play:
ecco la sorridente immagine dell’Inghilterra che piace a quelli che si
dilettano di cose edulcorate e facili, che amano andare d’accordo con tutti, a
cominciare dal principe di questo mondo.
Occorre dire che la realtà è un po’ diversa? Il saggio
di Gianfranco Amato porta alla luce una verità scomoda e spiacevole, come tutte
le verità, del resto. Nido di eresia e di odio anticattolico, l’Inghilterra ha
avvelenato l’Europa e il resto del mondo, ha creato con la sopraffazione e la
violenza un gigantesco impero che le ha permesso di duplicarsi in ogni
continente, ha propagato una cultura della morte che ha i suoi capisaldi nel
brutale materialismo malthusiano e darwiniano, nel relativismo,
nell’esaltazione del vizio, nella distruzione della famiglia, nella promozione
dell’assassinio legalizzato dei bambini non nati e dei vecchi e malati che
danno fastidio e ritardano l’arrivo dell’eredità.
Come si è potuti giungere a tanto? In paese devoto
alla Santa Vergine qual era l’Inghilterra medievale? In un paese dove, durante
il medioevo, fiorì la santità (basti ricordare san Tommaso Beckett e santa
Juliana da Norwich) e una cultura elevatissima? In un paese dove, in pieno
accordo con l’ortodossia cattolica, ebbe inizio la scienza moderna, grazie al
vescovo di Lincoln Robert Grosseteste (ca. 1170-1253), primo ad applicare la
matematica a problemi di fisica, e alla scuola scientifica che da lui ebbe
inizio?
Purtroppo, già ai tempi di Grosseteste suscitava gravi
preoccupazioni nei credenti la corruzione dilagante all’interno della Chiesa e
alla corte del re: i peccati degli uomini di Chiesa e dei monarchi “mandati da
Dio” furono causa, alla lunga, della catastrofe scismatica ed eretica. Il
crescente assolutismo proprio del disastroso “rinascimento” conferì sempre più
potere alla monarchia, finché il re sifilitico Enrico VIII, per soddisfare le
sue voglie, scatenò (fra il 1532 e il 1536) il gravissimo scisma d’Inghilterra.
L’idea del re non era, inizialmente, quella di abolire
il Cattolicesimo, ma solo di rendere la Chiesa inglese indipendente da Roma.
Subito, però, le eresie alzarono la testa e, con l’adozione dei Trentanove
Articoli della Confessione anglicana (1562-63) sotto la “buona” regina
Elisabetta, assassina di migliaia di martiri e perfetto modello di Lady
Macbeth, idee eterodosse luterane e calviniste entrarono a vele spiegate. Come
tutti i tralci staccati dal tronco, la Chiesa anglicana si disintegrò in Alta,
Media, Bassa; e grazie al “libero esame” dilagarono le sette più diverse:
presbiteriani, congregazionalisti, quaccheri, metodisti, e chi più ne ha più ne
metta.
Brutali persecuzioni si abbatterono sui Cattolici, non
solo in Inghilterra ma nella “periferia celtica” soggetta all’azione
“civilizzatrice” di Londra: Galles, Scozia e Irlanda ne fecero le spese.
Distrutti gli Ordini religiosi, fu stroncata l’economia caritativa della
Chiesa, lasciando nudi e affamati i poveri. Atti sacrileghi contro il
Santissimo Sacramento e le immagini sacre, con devastazione di un
insostituibile patrimonio architettonico ed artistico, accompagnarono
l’avanzata della “prestigiosa modernità” contro il “bieco autoritarismo”
papale.
L’iniziale fanatismo protestante ben presto cedette il
posto al deismo, alla secolarizzazione, all’ateismo. La strada era stata
preparata col rifiuto della Verità cattolica. La discesa nell’abbrutimento ateo
non si è mai fermata, fino all’attuale dittatura del relativismo e
dell’omosessualismo, il tutto sotto la prestigiosa egida della “democrazia
liberale”.
Chi comanda, in realtà, in questo regime
politico-economico che i fucili e i cannoni inglesi, e il potere finanziario
inglese, hanno imposto al resto del mondo? Non certo coloro che appaiono sui
giornali: ne abbiamo testimonianza impeccabile da parte di un primo ministro
della regina Vittoria, Benjamin Disraeli. Chi comanda è dietro le quinte, mai
eletto a nessun parlamento ma in grado di comprarsi qualsiasi parlamento:
pochi, selezionati squali della grande finanza, iniziati ai massimi livelli
delle più prestigiose logge massoniche.
E dove nasce la Massoneria? Ma in Inghilterra,
naturalmente, rifondata nel 1717 con la nascita della Grande Loggia di Londra,
l’antivaticano anticristico che legittima tutte le logge. Non va dimenticato
(l’autore non lo ricorda) che una prima fondazione si era avuta nel 1666, ma si
trattava di una massoneria “giacobita”, ossia della fazione monarchica perdente
dei Giacobiti che propendeva verso il Cattolicesimo, ed ecco perché la spinta
alla rifondazione dopo la cosiddetta “gloriosa rivoluzione” che portò al potere
una fazione più radicalmente protestante e cattofobica.
Queste sono le radici su cui si fonda l’attuale potere
mondialista della finanza usuraia, al quale dobbiamo, fra le altre cose, il
“glorioso risorgimento italiano” che, con l’aiuto di volonterosi Quisling
locali iniziati ai massimi livelli nella massoneria, trasformò il sacrosanto
desiderio di unificazione dell’Italia in una brutale aggressione contro la
Chiesa cattolica.
La Gran Bretagna, o piuttosto bisognerebbe dire
l’Inghilterra, perché la Periferia celtica fu trascinata nel baratro per i
capelli dalla stessa Inghilterra fra stragi e inumane persecuzioni, compì un
vero tradimento nei confronti della Cristianità europea. Il ruolo dell’Inghilterra avrebbe dovuto essere sottolineato nel
titolo del libro, non della Gran Bretagna.
Quattro erano i capisaldi dell’Europa occidentale
creati dalla Roma cristiana: Italia, Francia, Spagna, Inghilterra. La defezione
inglese rappresentò una lesione mortale, anche per l’insularità che permise
agli inglesi di isolarsi dal resto d’Europa ed esportare via mare l’eresia e il
proprio potere nel resto del pianeta, con la colonizzazione diretta o con una
subdola satellizzazione mediante complicità massoniche (Portogallo, Belgio e
Italia ne furono vittime in modo particolare).
Senza questo tradimento, l’eresia protestante sarebbe
rimasta confinata ai margini del continente e in qualche vallata montana, e
sarebbe stato anche assai più facile riassorbirla, con la benemerita azione dei
Gesuiti, una volta moralizzata la Chiesa grazie alla Controriforma. Si è invece
innestato un processo al ribasso, verso una sempre più grave
scristianizzazione.
Ma questo tragico processo porta in se stesso i germi
della propria dissoluzione (verrebbe da dire, con la saggezza popolare dei
proverbi che “il diavolo fa le pentole ma non sa fare i coperchi”). Infatti,
questa cultura della morte, col suo isterico anticattolicesimo e la sua
supertolleranza verso tutto ciò che non è cristiano, sta segando il ramo sul
quale sta seduta. Sarà interessante vedere cosa faranno i senza-Dio quando, a
forza di contraccezione, aborto e “matrimoni” pederastici, si saranno ridotti
in minoranza di fronte all’islàm dilagante e pieno di disprezzo verso un
Occidente in pieno disfacimento morale. “Prima viene il maiale, e al disotto di
questo l’uomo senza Dio”, dice un proverbio islamico. Non occorre molta
fantasia per immaginare un tale scenario: già da tempo sta accadendo sotto i
nostri occhi.
L’opera di Amato, dunque, nel presentare questi innegabili fatti con
precisione e obiettività, viene a colmare una grave lacuna nella storiografia,
formando un efficace contraltare alla diffusa cecità intellettuale, alle
interessate falsità politicamente corrette tuttora dominanti, al sale insipido
di certo clero che predica: “Bisogna stare tranquilli e andare d’accordo con
tutti”.
EMILIO BIAGINI
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