venerdì 12 gennaio 2018

VITTORIO EMANUELE III E LA GUERRA (di Piero Nicola)

    Può accadere che, pur stando dalla stessa buona parte, ci si trovi in disaccordo. È cosa discreta, da parte del collaboratore d'una rivista, evitare aperte contraddizioni, specie verso colleghi più dotti e titolati. Ma ora purtroppo devo chiedere venia perché, tenendo fede a quella che ritengo essere la giustizia, nel redigere l'articolo non riuscirei a sfumare il suddetto contrasto senza ledere il presupposto della mia partecipazione al blog: testimoniare il vero, oltre che in materia religiosa, nelle diverse questioni morali.
  Il Re soldato tenne una condotta encomiabile nella Prima Guerra Mondiale. Tuttavia bisogna notare che la Triplice Alleanza, dell'Italia con gli Imperi Centrali, rinnovata da Giolitti nel 1912, restò valida fino alla sua denuncia unilaterale italiana (4 maggio 1915), venti giorni prima della nostra dichiarazione di guerra all'Austria. e dopo che l'Italia aveva firmato il Patto di Londra con la Triplice Intesa, il 26 aprile dello stesso anno. Quantunque regnante in un regime democratico, è innegabile che Vittorio Emanuele III partecipò a tale atto di slealtà, comunque lo si voglia giustificare, destinato ad avere un certo peso nell'avvenire.
  Il Re intervenne direttamente dopo la Marcia su Roma, quando conferì a Mussolini l'incarico di capo del governo. Dopodiché il sovrano aderì a tutto il processo del fascismo: dittatura, Guerra d'Etiopia, Guerra d'Albania, assumendo il titolo di imperatore d'Etiopia e Re d'Albania. Infine egli sottoscrisse le leggi razziali, ricevette Hitler a Roma (come non fece il Papa), sottoscrisse le dichiarazioni di guerra a Francia, Inghilterra, Stati Uniti.
  A tutti è lecito riconoscere i propri errori e pentirsene, in certi casi anche smentendo la parola data, sempre che la buona coscienza lo richieda. Ma occorre corrispondere ad essa coerentemente e dignitosamente. Inoltre, l'uomo onesto non si sottrae al pagamento dei falli da lui commessi. Al contrario, Vittorio Emanuele III non fece pubblica ammenda dei suoi eventuali misfatti, passò nel campo nemico dall'oggi al domani, immediatamente dopo un armistizio concluso all'insaputa e a danno dell'alleato, con un armistizio sui generis, consistente in una resa incondizionata. Abbandonando il suo posto per rifugiarsi sotto la protezione anglo-americana, egli diede una molteplice grama prova di sé. Lasciò sbandato un esercito che, nonostante tutto, sarebbe stato in grado di difendere la Patria (la IV Armata dislocata tra Italia e Francia costituiva ancora una forza fresca e notevole). Anziché abdicare consegnandosi al nemico, istituì un fantomatico Regno del Sud, in una mezza Italia governata (molto male) da eserciti stranieri.
  Qualora le potenze dell'Asse fossero riuscite vittoriose, il Re avrebbe ugualmente licenziato il capo del fascismo e sciolto il sodalizio con la Germania nazista? Fu evidente, e rimane certo, che non avrebbe agito così. Pertanto il suo comportamento in tali circostanze si ridusse a un'azione utilitaristica e machiavellica. Lo stesso principe Umberto, durante il loro trasferimento a Brindisi, manifestò il suo disappunto rispetto al giudizio che la Storia avrebbe dato su quella fuga. Poco importa che altri capi di stato alleati della Germania si siano condotti allo stesso modo in prossimità della sconfitta. La morale non cambia. Tanto più che costoro lasciarono che le proprie nazioni passassero da un'egemonia germanica al dominio sovietico, non meno irreligioso e feroce.
  Quanto agli Alleati, la loro iniquità e empietà (sotto la copertura di una libertà indeterminata, quindi perversa, oltreché propagandistica) ci ha portato in una condizione deplorevole. Il frutto della loro egemonia si è rivelato appieno, come d'altronde qualcuno aveva avvertito che dovesse succedere.


Piero Nicola

3 commenti:

  1. salve
    si, è vero che anche Romania e Bulgaria, passarono con i soviet a guerra in corso ma, è altrettanto vero che avvisarono tedeschi e italiani (RSI) per tempo dando loro l'opportunità di ritirasi; insomma non fu per niente una replica del vergognoso 8 settembre nostrano.
    Si comportarono cavallerescamente ...
    un saluto
    Piero e famiglia

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  2. Non si comportarono cavallerescamente... non diciamo sciocchezze, firmarono una resa anche loro senza avvisare i tedeschi e rivolsero le armi contro di loro, né più né meno di quello che fece l'Italia. Anzi l'8 settembre fu disastroso e vergognoso proprio perché l'esercito italiano non riuscì o non volle resistere ai tedeschi.

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    1. salve
      no dico sciocchezze, l'ho letto nel libro di memorie di un reduce RSi colà impiegato
      un saluto
      Piero e famiglia

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