La
moderazione può funzionare come forza da contrapporre alla forza che fa paura.
Negli anni Quaranta e Cinquanta del Secolo scorso la Democrazia Cristiana ebbe
successo essendo la Diga, ovvero procurando una occupazione del campo elettorale,
per cui il comunismo non poteva prendere il potere. Allora c'era stato il
disastro della guerra, i richiami bellicosi rimasero inascoltati dalle masse
dei cattolici, che crederono alla D.C.
Tuttavia la moderazione non pagò. Si sgretolò
l'argine posto alla sovversione e alla decadenza da essa determinata. I
moderati dovettero uniformarsi al deteriore progressismo e addivenire ai
compromessi col nemico (Solidarietà
nazionale). Sempre più, molte nefandezze individuali e sociali divennero
meravigliose. Il fenomeno-Craxi cresciuto sulle attrattive delle libertà
corruttrici e del benessere effimero, dovette calare e soccombere perché, in
sostanza, fu moderato. Il borghese Berlusconi non ebbe sorte migliore. Gli ex
comunisti, dapprima mitigati dalla cattive prove del comunismo reale e dai
compromessi, poi tramortiti dal crollo sovietico, ripiegarono sulle grigie
posizioni della sinistra social-liberale. Il popolo non ebbe scelta al di fuori
dei due blocchi partitici in concorrenza, e restò a lungo tiepido,
insoddisfatto, fazioso o tifoso, più che altro, per partito preso.
Ma il popolo, soprattutto in tali condizioni,
cioè spettatore del teatrino della politica e allettato dalle novità inventate
dalla classe dirigente, screditata, bassa e ingannatrice, non è moderato, non
vede l'ora di uscire dal pantano seguendo chi dia una scossa, una spallata al
sistema mafioso. Questo popolo non s'accontenta più d'una protesta affidata
alle mani di un Grillo. Gli ci vorrebbe l'iniezione di entusiasmo. Sebbene non
si renda ancora ben conto del perché e del percome, anela all'autentica rottura
e a un rivolgimento. È vero che anche qui, come negli USA, una maggioranza
abbraccerebbe il Castigamatti. Tanta gente sente la puzza del buonismo, della
pseudo-misericordia bergogliana, della prevista integrazione degl'immigrati,
delle alzate d'ingegno di Renzi contro l'Europa ingrata, del faraonico progetto
statale per rendere antisismiche le case italiane, delle casette promesse ai
terremotati, che non ricevono neppure i container. Tanta gente non crede alle
riforme, renziane o berlusconiane che siano, né le bastano i vaffa grillini,
vuole parole forti che abbiano il sapore di fatti, che preludano a fatti nuovi
e differenti, destando entusiasmo. Soltanto l'entusiasmo induce alla rinuncia,
alla coesione, emarginando gli estenuati libertari e protestatari.
Il leghista Salvini sembra averlo capito, ma
chissà se abbia i numeri occorrenti? Di certo chi non capisce è il Berlusca,
che va ancora cianciando di liberalismo (fallito), di maggioranza moderata, e
vagheggia un'alleanza comprendente donnicciole bellocce, esponenti pallidi, di
dubbia rettitudine, e un'accozzaglia di politicanti, in vendita per interesse o
per forza.
Tutto questo non significa che una reazione
vincente sui mali presenti ne esca fuori in ambito democratico, in un
ordinamento sottratto alla Legge di Dio. Ciò significa soltanto che il
malessere dovuto al lungo abbandono della Legge non si placa con nessuna
moderazione, e con nessun oppio propinato al popolo.
Piero
Nicola
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