Nell'attuale clima di spensieratezza
pressappochista, secolarista e buonista
pare che molti cattolici intendano la propria vita come le api, che passano spensieratamente di fiore
in fiore senza fermarsi mai in niente,
senza dar per certo nulla, se non forse uno spasmodico attaccamento al proprio io
scambiato per Dio.
padre Giovanni Cavalcoli o. p.
La casa editrice
anticonformista Fede & Cultura, attiva in Verona,
propone il saggio La vita eterna, ragguardevole opera di Giovanni
Cavalcoli, l'illustre teologo domenicano, dai banditori della teologia
modernizzante tenuto sotto schiaffo, perché fedele alla tradizionale dottrina
cattolica, contemplante il premio e il castigo eterno.
I banditori
dell'avventizia teologia buonista e perdonista, infatti, accusano l'illustre
teologo domenicano di aver condiviso e affermato la dottrina che contempla la
infallibile giustizia di Dio, una teoria, secondo una loro temeraria opinione,
superata, antimoderna e crudele.
Refrattario alla
suggestione del progressismo, Padre Cavalcoli o. p. continua imperterrito la
sua attività di strenuo difensore della teologia tradizionale e del legittimo e
realistico confronto con la filosofia classica.
Pur riconoscendo la
distinzione della filosofia platonica dal panteismo, ad esempio, l'illustre
domenicano ne indica i limiti: “in Platone la distinzione anima-corpo appare
a un tempo esagerata e troppo debole: esagerata in quanto l'anima appare ostile
al corpo, troppo debole, in quanto il corpo sembra essere una semplice
imitazione o manifestazione dell'anima”.
Di seguito il sagace
teologo sottolinea l'assenza, nel pensiero cristiano, della suggestione
dualistica, ossia di quella opposizione estrema e fuorviante, di quel
conflitto insanabile tra eterno e temporale, che caratterizza il pensiero
greco, e in modo speciale la scolastica sintonizzante.
Refrattario ai
travestimenti rugiadosi e mondani della Carità, mascherine in
circolazione sfrenata ed estenuante nella teologia progressista, padre
Cavalcoli afferma risolutamente che “se il prossimo pone ostacolo alla
nostra ricerca di Dio, dobbiamo avere la forza d'animo di respingerlo o di
separarcene, come invece abbiamo il preciso dovere di seguire quei maestri e
quei santi che ci conducono a Dio, o di prenderci cura di coloro che si
lasciano guidare verso Dio”.
Padre Cavalcoli,
pertanto, suggerisce ai teologi tentati dalla suggestione buonista la dottrina
di San Bernardo, secondo cui l'amore è fine a se stesso e rammenta che il Santo
Dottore “si riferisce a un amore che sia in se stesso la perfezione, come
l'amore divino”. Natura e sovrannaturale, infatti, si incontrano nel
disegno divino: “Dio, istitutore della natura, dà ad essa le forze
sufficienti per raggiungere il suo fine, conseguito il quale noi siamo felici e
perfetti”.
Opportunamente padre
Cavalcoli respinge la suggestione della nuova e orizzontale teologia,
denuncia la suggestione secolarista e la tendenza a dimenticare la meta
ultraterrena, incombente sulla Chiesa e rammenta infine che “Dio, nel
creare l'uomo, non era per nulla obbligato a indirizzarlo al fine
soprannaturale il quale, come insegna Pio XII nell'enciclica Humani Generis,
non corrisponde affatto ad un'esigenza dell'umana natura, ma una esigenza
soltanto allorché l'uomo sa per fede dell'esistenza di questo fine sublimassimo
e quindi comincia a desiderarlo e ha il diritto di desiderarlo in forza della
grazia dello Spirito Santo”.
In conclusione è
doveroso rammentare che la critica elaborata con rara competenza e con
splendida fede da padre Cavalcoli, pur non non ignorando il potere delle
oscure suggestioni, in trionfale, alienante e rovinosa corsa intorno alle rovine
prodotte dal mondo moderno, afferma risolutamente e dimostra (si
è tentati di usare il proibito e calunniato proverbio trionfalisticamente)
la vitalità del pensiero cattolico.
Piero Vassallo
Nessun commento:
Posta un commento