Dopo i
democratici bombardamenti a tappeto per ammorbidire i pupi, occorreva erudirli
sul felice salvataggio dagli orrori della dittatura. Per questo venne fondato Il Mese, la rivista di propaganda per
l’Italia “liberata”, che presentava articoli compendiati da varie fonti. Ad
oltre settant’anni di distanza, avviati al disastro demografico dal
malthusianesimo e dall’ambientalismo anglosassone, nonché sprofondati nel
mondialismo usuraio di Soros-Sauron e soci annidati in WallStreet-Barad-dûr,
siamo in grado di valutare quanta gratitudine dobbiamo ai nostri “liberatori”.
Questo articolo, diviso in quattro capitoletti, dal titolo Lo spettro del fascismo visto dall’America, venne pubblicato su
Il Mese,
n. 23, settembre 1945, pp. 582-588, ed era compendiato da Harper’s Magazine, New York.
L’autore, Percy Winner era stato per tre anni vice-direttore
dell’Office of War Information
statunitense per operazioni speciali di guerra, ergo, spione.
[Le osservazioni in corsivo e parentesi
quadra servono da opportuno commento.]
I
La disfatta
della Germania, col restituire la libertà [Scusi,
non ho capito bene: cosa ha restituito?] all’Europa, ha reso urgenti i
problemi finora posposti. Durante la guerra, gli Alleati avevano dovuto
ricorrere a parecchie semplificazioni
per ridurre al minimo i conflitti di opinione e gli equivoci; perciò la guerra
contro la Germania fu senz’altro identificata con la guerra al fascismo. Ma
oggi si deve riconoscere che la guerra
contro il fascismo non è finita, e che il problema del fascismo non può ridursi
a termini così semplici. [Brillante
deduzione, Watson, ci voleva proprio il tuo cervello anglosassone per
arrivarci.]
Il fascismo non
è morto, non è nemmeno battuto. [Agitare
spettri inesistenti è il classico strattagemma disonesto delle menti
totalitarie.] Esso sparirà solo quando si saranno trovate delle alternative
alle soluzioni mostruose, ma tangibili, che esso offriva per taluni problemi
europei. [Significativa ammissione: non
esistono soluzioni alternative, o almeno non esistevano al momento in cui
costui scriveva. Ma allora perché combatterlo con tanto accanimento senza avere
neppure una soluzione alternativa in mente? Il fatto è che la spinta alla
guerra per gli americani veniva non da un’idea “alternativa”, ma dagli
interessi inconfessabili della finanza usuraia e petroliera che sperava di
ingrassarsi a dismisura.]
Il cumulo di
teorie, di menzogne, di mezze verità che, in veste ora mitologica, ora mistica,
ora superstiziosa, costituì la cosiddetta ideologia del fascismo nella sua
varietà nazista [Non esisteva una varietà
nazista del fascismo, il nazismo era qualcosa di assolutamente diverso e unico,
perché sprofondato nell’esoterismo.], ha esercitato tale influenza in
Europa, che ad essa non si sono potuti sottrarre nemmeno coloro che hanno messo
a repentaglio la propria vita per distruggerla. Sia pure in forma caricaturale,
l’ideologia nazista si avvaleva tanto della scienza più moderna quanto della
religiosità più primitiva. La varietà nazista del fascismo [ossia il nazismo, che non era affatto
fascismo] si potrebbe invero definire come una sintesi pseudo-religiosa di
un nuovo stato moderno e di un vecchio tipo di organizzazione tribale basata su
vincoli di sangue. Dietro a questa costruzione stava la pseudo-ispirazione di
Hitler che lo Stato potesse essere insieme umano e divino – umanizzato in un
organismo, divinizzato in una chiesa. I teorici assunsero le funzioni di
profeti e di sacerdoti, gli scienziati presero il posto degli stregoni.
L’individuo tedesco divenne un automa cellulare, su cui la grazia scendeva
nell’atto di servire l’organismo dello stato-chiesa e di partecipare alla sua
comunione. A lui toccava raccogliere l’eredità della terra da popoli inferiori
destinati alla sottomissione o alla distruzione.
Solo ora
cominciamo ad accorgerci delle differenza tra la Germania nazista e quella
guglielmina; e non siamo ancora arrivati a vedere che le conseguenze della
distruzione di un universalismo patologicamente religioso sono differenti dalle
conseguenze della disfatta di un imperialismo politico. Il nuovo ordine nazista
era una tarda caricatura dell’originale Sacro Romano Impero; il nuovo
disordine, morale e materiale, non solo della Germania, ma dei territori già
occupati dai tedeschi, richiama non tanto al 1918 quanto al 1648, la
conclusione dell’ultima guerra di religione.
L’orgia
d’irrazionalismo imposta con diabolica abilità tecnica sull’Europa dai nazisti
non poteva non lasciare gravi postumi psicologici, tale fu l’attrazione
esercitata da quei distorti valori morali e da quei deformi principi politici.
La parte del fascismo che ancora richiede comprensione e repressione è quella
che ha lasciato tracce nei pensieri e nei sentimenti di milioni di europei che
furono fascisti o che semplicemente non furono anti-fascisti. [Mostruosa arroganza: qui siamo alla
psicopolizia di 1984].
Il comprendere
questo è particolarmente arduo per noi americani. Noi siamo lontani. La nostra
esperienza storica è differente. Per esempio, noi vogliamo pace e libertà [sic!]: ma per l’Europa la potenza è pace; e la libertà è il residuo dei
sacrifici necessari per la sicurezza. L’americano vuole prevenire la guerra [Ma davvero?!]; l’europeo vuole prevenire un’altra guerra, una determinata guerra tra la nazione a cui appartiene
e un’altra determinata nazione. Noi usiamo le stesse parole per cose
differenti. [Non si sa ridere o piangere
di fronte a simili vaneggiamenti propagandistici: quando mai gli americani
hanno voluto la pace? Magari il popolino l’avrà preferita, per non andare a
rischiare il collo per il bene dei guerrafondai, ma i poteri forti hanno sempre
spinto per la guerra, usando i più vari pretesti e le più varie provocazioni,
fino a rendere inevitabile l’attacco a Pearl Harbor.]
II
Forse la via
migliore per avvicinarsi alla comprensione della situazione attuale è
analizzare il fascismo nei suoi componenti umani. I fascisti non erano tutti
uguali [Magnifico questo colpo d’ala di
alta politologia e psicologia!]; non pensavano, sentivano, agivano tutti
allo stesso modo [Ma guarda un po’, non
ci avrei mai pensato; bisogna essere superuomini anglosassoni per fare
osservazioni così geniali.]. L’unità creata dal fascismo fu superficiale e
non riuscì a cancellare le cricche, fazioni e differenze d’interessi a cui si
impose.
Una sola cosa
teneva insieme i fascisti: in un modo o nell’altro il fascismo risolveva o
pareva risolvere o prometteva di risolvere i loro problemi personali alle spese
di qualcun altro. A guardare in fondo, questo sistema portava inevitabilmente
alla guerra: un numero sufficiente di vittime non poteva trovarsi se non fuori
della sfera fascista di influenza, ossia mediante la guerra. [Questa analisi si applica piuttosto al
sistematico uso della violenza delle cosiddette democrazie anglosassoni, che
massacrarono l’Irlanda cattolica e le parimenti cattoliche Highlands scozzesi,
che foraggiarono e sostennero il “risorgimento” italiano per distruggere la
Chiesa, che sostennero Leone Trockij per abbattere il regime zarista, che
appoggiarono il regime ateo repubblicano durante la guerra di Spagna, tanto per
citare alcune delle brutali aggressioni da esse perpetrate contro l’ordinamento
cristiano che i santoni anglosassoni della massoneria odiano di odio diabolico.]
Ma anche prima
della guerra l’uso sistematico dell’assassinio individuale o collettivo come
metodo chirurgico per risolvere i problemi umani costituiva già parte
essenziale del fascismo. La definizione più semplice – non già la spiegazione –
del fenomeno fascista è quella che lo fa consistere di un gruppo di persone
spinte a tal punto di insopportabile incertezza e di ansietà disperata da
provare l’equivalente emotivo della alternativa di fatto: uccidere o essere
uccisi. [E il comunismo, così teneramente
coccolato dai poteri forti dei superuomini anglosassoni, non aveva provocato
proprio questa situazione, in cui si trattava di uccidere o essere uccisi? È il
solito vile sistema propagandistico di accusare qualcuno per aver cercato di
difendersi.]
I capi furono
naturalmente coloro che spinsero in questa direzione, ma essi non avrebbero
potuto riuscire nel loro proposito, se le circostanze di vita europea
dell’ultimo venticinquennio non li avessero favoriti, se cioè una concezione di
vita aberrante non si fosse diffusa come un contagio per un’Europa già malata
politicamente, economicamente e socialmente. [Ma guarda un po’! E chi aveva provocato questa malattia, se non le
furie isteriche della massoneria anglosassone (e francese) che impose alla
Germania sconfitta condizioni di inumana durezza e volle disintegrare l’Impero
asburgico, colpevole di essere cattolico e l’ultimo residuo del Sacro Romano
Impero? Ma per chi ha vinto, ed ha la bomba atomica, non ci sono difficoltà a
sorvolare sulle proprie gravissime responsabilità.]
Si dice di
solito che il fascismo è stato lo strumento dei reazionari di destra, fossero
essi industriali, banchieri o militaristi. Non c’è dubbio che la reazione
costituì ed ancora costituisce uno dei tre elementi più importanti del
fascismo. Per coloro che cercano vantaggi personali, ricchezze, prestigio e
potere, e per coloro che, avendoli, li vogliono conservare, la soluzione
offerta dal fascismo era perfetta: tangibile, pratica, realistica, la vera
sapienza politica. Ma questi reazionari diventarono strumenti e servi del
fascismo, piuttosto che il contrario. Essi, senz’accorgersene, dicono il vero
quando per sfuggire alle tremende responsabilità della loro partecipazione al
fascismo e alla guerra fascista, piagnucolano che non sono mai stati realmente
fascisti. Di fatto essi furono peggio che fascisti: essi, al pari dei vari
rinnegati alla Quisling, furono venduti al fascismo. [E che dire degli industriali, banchieri e militaristi USA che fremevano
per l’entrata in guerra? Che dire del blocco economico imposto al Giappone, il
quale aveva petrolio solo per sei mesi ed era disposto perfino ad uscire dal
patto militare con la Germania purché venissero attenuate le sanzioni e al
quale, ricevuto un rifiuto, non restava che attaccare Pearl Harbor nel
disperato tentativo di mettere fuori causa i suoi strangolatori anglosassoni e
avere accesso al petrolio indonesiano? E se gli “alleati” avessero perso, non
avrebbero dovuto piagnucolare i finanzieri petrolieri e fabbricanti di armi,
per sottrarsi alle tremende responsabilità di aver scatenato la guerra?]
I veri fascisti
vanno divisi in due gruppi: i capi (fanatici, zelatori mistici dell’assassinio)
ed i seguaci (le grandi masse). Mentre i reazionari non hanno interesse che per
le soluzioni espresse in solida moneta corrente [Esattamente come i finanzieri petrolieri e fabbricanti di armi
anglosassoni, intenti a contare i miliardi guadagnati, mentre questo spione
sproloquiava.], le soluzioni preferite dai veri fascisti, capi e gregari,
sono un misto di realtà e di fantasia psicopatologica. In termini psicologici,
i capi cercavano e ottenevano sollievo attraverso un processo di sfogo.
Come ha notato
un acuto critico francese della giovane generazione: “Nessun popolo si è mai
dato in mano a un dittatore per il semplice piacere di essere oppresso. Un’analisi
del complesso sadistico-masochista che si sviluppa nelle masse durante il
periodo di avvento di una dittatura isolerebbe tra i suoi componenti un
desiderio di emancipazione, un’accettazione della sottomissione condizionata
dalla paura della libertà e della responsabilità, una certa volontà di potenza,
una parte di egoismo e infine il sentimento di dedizione alla comunità.” [Come se le grandi masse delle cosiddette
democrazie non avessero gli stessi problemi psicopatologici: chi controlla gli
eletti dopo che si è dato loro il voto? Ed è proprio un complesso
sadistico-masochista quello che sta dietro alle rivoluzioni che hanno creato le
“democrazie” liberali, a cominciare dalla rivoluzione francese.]
La soluzione
per il gregario era psicologica, ma naturalmente includeva vantaggi sociali ed
economici. Anche il gregario era un profittatore ai danni di un terzo. Questo
terzo era un capro espiatorio di qualche sorta, deliberatamente scelto tra
coloro che erano troppo deboli per difendersi: ebrei, liberali, massoni,
democratici, non fascisti, fascisti tiepidi. [Qui siamo veramente al delirio: poveri massoni deboli e indifesi!]
Le vittime
diventavano ipso facto nemici
potenziali: i delitti contro di loro si trasformavano in atti di “legittima”
difesa. Era una soluzione mostruosa, ma per l’individuo fascista era una
soluzione – una soluzione personale. Ossessionato da un senso di inferiorità e
d’incertezza deliberatamente e incessantemente esagerato, il fascista accettava
questa soluzione e se la giustificava. La guerra divenne per i capi fascisti la
meta a cui tendere coscientemente, perché non ci poteva essere altra soluzione
in grande stile se non quella a spese di altri popoli. [Pseudo analisi delirante che pretende di sapere cosa c’è nella testa
degli altri, trascurando i concretissimi interessi delle lobbies guerrafondaie
dei paesi “democratici” anglosassoni, e trascurando pure le spaventose
ingiustizie dei trattati che posero fine alla prima guerra mondiale –
ingiustizie imposte dalla massoneria anglosassone e francese, la povera,
piccola massoneria, debole e perseguitata!]
Durante la
generazione presente il fascismo non combatterà più guerre, ma gli uomini e le
donne che continuano ad avere qualche fede nel metodo fascista – e sono molti –
si ostineranno a non credere nella possibilità della pace interna e della pace
internazionale. [E infatti l’intera
storia da allora in poi è stata una storia di continue guerre, aggressioni e
massacri perpetrati dai regimi “liberali” anglosassoni e dai loro amiconi
comunisti.]
Deliberatamente
o inconsciamente essi saboteranno ogni tentativo per raggiugere un compromesso
nei conflitti internazionali o una soluzione nei problemi domestici. Il
fascismo in sé non è più un pericolo, ma gli uomini e le donne che hanno
nostalgia dei suoi metodi chirurgia primitiva sono nemici della pace e del
progresso dell’Europa postbellica. [Questo
delirio nasconde il fatto concreto della politica malthusiana originata negli
USA che avrebbe condotto l’Europa, sotto l’egida americana, sull’orlo dell’estinzione.
Loro, gli americani, no che non hanno nostalgia della chirurgia primitiva. Loro
no che non scatenano guerre. Loro sì che possono permettersi, dall’alto scranno
dei vincitori in possesso della bomba atomica, di trinciare giudizi. E
pochissimo tempo dopo avrebbero dimostrato quanto simili sono loro stessi alla
distorta immagine del “fascismo” che propagandano. La storia degli Stati Uniti
non è forse una storia di continue guerre? Se il fascismo fosse davvero quello
farneticato da questo spione, i più perfetti fascisti sarebbero proprio i suoi
connazionali e lui stesso.]
I fanciulli e i
giovanetti presentano un problema speciale di disintossicazione e rieducazione
che dev’essere affrontato. Degli adulti ex-fascisti e collaboratori, taluni
saranno eliminati dai procedimenti penali contro i responsabili della guerra e
dell’epurazione [oppure dagli assassini
comunisti del triangolo della morte che poterono operare sotto il benevolo
sguardo di una “democrazia” castrata e dei suoi mentori anglosassoni]; gli
altri o ritorneranno a quei gruppi e partiti a cui già aderivano prima di
passare al fascismo, o si sceglieranno un partito che sembri affine a quelle
specifiche funzioni e clientele con cui solevano essere associati sotto il
fascismo. Ciascun individuo andrà dove penserà di avere qualche probabilità di
risolvere i propri problemi personali; e conserverà o perderà la nostalgia del
fascismo secondo che troverà o meno qualcosa di approssimativamente simile al
fascismo. [Ma che ne sa lui? Sono solo
parole idiote in libertà.]
Il timore della
punizione [O spione, ma lo sai almeno
cos’era la “volante rossa”?] farà passare l’ex-fascista per un certo
periodo di emozioni esteriormente rassomiglianti a una conversione morale
dall’errore e dal peccato, ma l’infezione non potrà essere realmente vinta se
non eliminando effettivamente l’incertezza materiale e psicologica. Bisogna
dare all’ex-fascista la prova che esiste una soluzione onesta, giusta,
onorevole, degna almeno di essere tentata [Già:
l’osceno mondialismo globalista usuraio, guerrafondaio e assassino che promana
dalla mecca della “democrazia”.].
Non basta
impedire negativamente la ripetizione della soluzione fascista [No, bisogna inventare una soluzione di gran
lunga peggiore e presentarla come il toccasana “democratico”.].
La nostalgia
per il fascismo che risulterà in non-cooperazione, malessere, sabotaggio è un
moto irrazionale che la sconfitta non basta a sradicare. Solo la fiducia nella
capacità della democrazia a risolvere i problemi emotivi può rimuovere le
vestigia nella fede nel fascismo. [E
infatti la “democrazia” strombettata dai corifei anglosassoni e foraggiata da
Soros-Sauron si è davvero dimostrata degna di risolvere tutti i problemi,
emotivi e non emotivi. Complimenti!]
III
Sfortunatamente
alla fine della guerra trova aggravati entrambi gli aspetti del problema
fascista. Quello emotivo e quello materiale. I fascisti hanno fatto quanto era
in loro potere per rendere le condizioni dell’Europa postbellica ancora più
penose, turbate da incertezze materiali ed emotive di quel che fossero, almeno
per i fascisti, le condizioni dell’Europa prebellica. [Ma guarda un po’, non è che i problemi emotivi e materiali consistano
nella distruzione dei bombardamenti a tappeto e sulle violenze contro la
popolazione civile delle regioni che i superuomini anglosassoni venivano a
liberare, ad esempio nella stessa Normandia, no, sono gli sconfitti e
schiacciati che, misteriosamente, pur sconfitti e schiacciati, continuano ad
ammorbare l’Europa. Se non fosse tragica e macabra, questo insensato blaterare
dello spione sarebbe sarebbe ridicolo e grottesco.]
Dal punto di
vista materiale, stiamo infine iniziando un compito gigantesco di soccorso [sic!] e ricostruzione [Ricostruzione! Ad esempio ricattando il
governo dell’Italia “liberata” perché ammettesse che nell’abbazia di
Montecassino c’erano soldati tedeschi, altrimenti il governo dei “liberatori”
non avrebbe finanziato la ricostruzione? Come tutti sanno, è finita che
l’abbazia hanno dovuto ricostruirsela gli italiani, senza contributo da parte
dei vandali assassini. Per fortuna la maggior parte dei tesori artistici di
Montecassino erano stati messi in salvo per tempo dai tedeschi.]. Ma dal
punto di vista psicologico abbiamo piuttosto fatto il gioco di coloro che
ancora sognano e lavorano in vista di una rinascita del fascismo. [E come? Affermazioni vaghe in cui non si sa
prevalga la falsità o la nebulosità. Certo le distruzioni indiscriminate dei
“liberatori” non sono mai state tali da predisporre gli europei ad accogliere
costoro con particolare simpatia.]
Rimane da
vedere che costoro si decideranno un giorno a scambiare la loro nostalgia del
fascismo per una fede nella democrazia. Per il momento noi non possiamo dedurre
quello che sta nella mente e nei cuori degli europei altro che da ciò che essi
fanno. [Ma guarda quant’è intelligente!]
In Italia e in
Francia già possiamo scorgere entro quali partiti politici vecchi e nuovi gli
ex-fascisti stiano nascondendosi. Noi vediamo che il fascismo si sta
dissolvendo negli elementi che lo hanno composto e più o meno nelle proporzioni
della precedente composizione: una frazione di mistici fanatici per cui il
fascismo era religione; una minoranza di reazionari che servirono il fascismo
con lo scopo di guadagnare o conservare ricchezza e potere; una grande
maggioranza di gente minuta – agricoltori, funzionari, operai, commercianti,
professionisti, piccoli borghesi – per cui il fascismo era garanzia, limitata
ma solida, di ricchezza per sé ai danni altrui, ottenuta rinunciando alla propria
libertà politica e responsabilità individuale. Tuttora spinti dai medesimi
motivi, costoro si rifugiano nei partiti che sembrano offrire vantaggi
analoghi. Con un passato di esperienze di tipo fascista essi portano nei
partiti che vanno a ingrossare delle tendenze antidemocratiche innate o
acquisite. [Delirante caccia alle
streghe.]
Dove vanno a
finire i fascisti? Un esiguo numero di fanatici va a finire in movimenti
clandestini. Tanto in Europa quanto in America tali piccoli gruppi di disperati
stanno formando delle organizzazioni a scopo di sabotaggio e vendetta (quali i
tanto nominati “lupi mannari” e lo Schweigsieg).
I reazionari già al servizio del fascismo ritornano donde vennero, ai partiti
di estrema destra. Essi passarono al fascismo non per procurarsi una sicurezza
vera o immaginaria che prima non avessero, ma per conservare e aumentare la
sicurezza, il prestigio, il potere che già possedevano. Furono costoro che
diedero per un certo tempo una falsa apparenza di rispettabilità al fascismo.
Tanto profitto derivarono da quella che era una caricatura di ordine, autorità,
disciplina e stabilità, che si persuasero di aver trovato non la caricatura ma
la realtà di questi valori. Non sarebbe esatto né onesto asserire che in un
paese come la Francia i partiti di destra stanno passando sotto il controllo
diretto di ex-fascisti e collaborazionisti; ma non è inverosimile suggerire che
l’afflusso dei reazionari ex-petainisti e fascisti può provocare tendenze
anti-democratiche fra i partiti di estrema destra. Da sole esse conterebbero
assai poco. [Mentre costui blaterava, gli
assassini comunisti delle varie Volanti Rosse e bande di infoibatori facevano
strage di innocenti che talvolta non avevano neppure mai aderito al fascismo.]
Il fascismo non
può prosperare se non dove ai reazionari si congiungano i fanatici, e i
fanatici – che sono poi psicopatici – trovino alla lor volta una massa da
sfruttare psicologicamente. Ora è certo che in nessun paese d’Europa c’è una
massa di manovra pronta per i partiti di destra. Essa non esiste nemmeno nelle
sinistre democratiche e tanto meno al centro. Solo un numero trascurabile di
fascisti è passato ai partiti del centro cattolico o ai partiti democratici del
centro, della destra e della sinistra. Neppure i socialisti hanno ingrossato i
loro ranghi con ex-fascisti. La massa di ex-fascisti che può combinarsi con i
reazionari di destra è da cercarsi altrove. La grande maggioranza dei fascisti
sta riemergendo tra i gregari delle organizzazioni comuniste. Questo fatto non
sorprende: nelle elezioni tedesche che precedettero l’avvento di Hitler al
potere, cinque milioni di voti andarono ai comunisti. Se si fossero tenute poco
dopo altre elezioni moderatamente libere, questi voti sarebbero andati ai
nazisti. Se oggi si potessero tenere delle elezioni in Germania, il numero dei
tedeschi votanti per i comunisti sarebbe un multiplo di cinque milioni. In
Italia una larga parte degli ex-fascisti voterebbe per i comunisti, e chi può
dubitare che lo stesso non avverrebbe nell’Europa slava? Anche in Francia una
parte considerevole del crescente numero di comunisti è costituita da persone
che hanno collaborato col fascismo o l’hanno accettato. [Allo spione piace giocare con la sfera di cristallo.]
Queste nuove
reclute del comunismo sono per la maggior parte persone che non ebbero
posizioni di responsabilità nel fascismo. Nei movimenti comunisti esse si
comporteranno come già nel fascismo, da gregari e non da capi. Essi non saranno
né fanatici né propriamente militanti, ma accetteranno il comunismo perché è
più facile accettare che dubitare, e ubbidiranno perché è più facile ubbidire
che resistere. Per ogni uomo che si preoccupa soprattutto di essere libero, ce
ne sono inevitabilmente cento per cui il pane è la maggior preoccupazione. E
per uno cui importa soprattutto di sviluppare le propria personalità di
individuo responsabile a se stesso, ci saranno centinaia cui una garanzia anche
minima di sicurezza sociale è di maggiore importanza immediata. La grande massa
dei vinti e dei delusi graviterà verso un credo politico che rassomigli a una
religione secolare, e inviti a una comunione extra-nazionale e universale di
sentimenti. Dopo essersi sentiti dire per tanti anni che la disfatta del
comunismo avrebbe garantito il loro benessere personale, ora si rivolgono al
comunismo trionfante come all’unica fonte di sicurezza che ancora rimanga. [Ragionamento campato in aria.]
IV
Perché essi si
volgono verso il comunismo della Russia piuttosto che verso la democrazia dei
paesi occidentali? Non perché fascismo e comunismo siano intercambiabili – il
che non è – ma perché il comunismo è una fede bell’e pronta mentre la
democrazia è una fede che ciascuno deve rifare in se stesso [La democrazia è una truffa, vista l’enormità
dei brogli e delle manipolazioni dei poteri forti.]; perché la Russia è
diventata non solo una potenza europea ma la potenza europea maggiore, e i
fascisti sono usi al dominio; perché la paura della Russia si è trasformata in
timoroso rispetto della Russia; perché i russi rimarranno mentre gli americani
possono andarsene; perché la Russia, distrutta essa stessa dai fascisti, ha
contribuito poco alla distruzione dell’Europa occidentale, mentre l’America, la
più potente delle democrazie, e quella materialmente appena toccata dalla
guerra, è stata l’agente diretto della maggior parte delle distruzioni
nell’Europa occidentale [Gli europei,
commossi, ringraziano.]; perché infine la terra della ricchezza e della
sicurezza sembra ancor più spiritualmente che geograficamente lontana
dall’Europa, la terra della gente povera e malsicura.
È chiaro che né
la Russia né il comunismo si fascistizzeranno per l’influenza di ex-fascisti
convertiti. Né è da attendersi che le preferenze anti-democratiche di questi
comunisti ostacolino l’evoluzione graduale del comunismo verso una democrazia
comunista [Sì, la democrazia del carro
armato e della polizia segreta.], la quale, per quanto profondamente
diversa dalla nostra democrazia, sarà anche più diversa dal fascismo. Un
influsso di elementi ex-fascisti non è né un pericolo né un dilemma per il
comunismo russo, ma può diventare un pericolo e un dilemma per i partiti
comunisti dell’Europa occidentale. Negli scorsi cinque anni il comunismo si è
sviluppato su un duplice piano: sul piani nazionale o verticale, e sul piano internazionale
o orizzontale. Sul piano verticale-nazionale i comunisti di tutto il mondo
cooperano per salvaguardare con ogni mezzo la sicurezza territoriale e gli
interessi della terra promessa della loro fede, la Russia sovietica. Sul piano
orizzontale-internazionale i comunisti di ogni parte lavorano al servizio del
comunismo con il propagarne e difenderne gli articoli di fede.
Per combattere
vittoriosamente su entrambi i fronti durante la guerra, i partiti comunisti di
ciascuno Stato abbisognavano di una minoranza militante e di una massa di
manovra. Gli ex-fascisti saranno benvenuti e utili nelle file comuniste, perché
essi sono più docili e disciplinati, meno individualisti ed esigenti degli
ex-socialisti. Nella struttura politica triangolare della maggioranza dei paesi
europei, i comunisti tengono la bilancia fra la destra nazionalista e la
sinistra socialista. Con la fine della guerra l’equilibrio interno del partito
comunista occidentale si è modificato. Durante a guerra contro la Germania
nazista, il fronte orizzontale e quello verticale si completarono a vicenda.
Gli interessi del comunismo “nazionale” in una paese come la Francia, che aveva
gli stessi nemici dei Sovieti, coincidevano con gli interessi del comunismo
internazionale. Ma ora le relazioni tra il comunismo “nazionale” di tutti i
paesi d’Europa, eccetto la Russia, e il
comunismo internazionale sono diventate uno dei grandi interrogativi della
politica post-bellica. [Se n’è accorto
perfino lui.]
La presenza
nelle file comuniste di un considerevole numero di ex-fascisti può diventare un
fattore di grande importanza nell’Europa occidentale. C’è da considerare
l’ipotesi che, posto di fronte alla scelta tra nazionalismo ed
internazionalismo, il comunismo francese si debba scindere in due, e che di
conseguenza i comunisti francesi dell’ala nazionalista facciano un nuovo
voltafaccia e vadano a raggiungere i nazionalisti reazionari – il che verrebbe
a costituire la base politica classica per un nuovo movimento fascista [sic!]. Mancherebbe tuttavia ancora
l’elemento essenziale per la vittoria di questo movimento, la massa sfruttabile
psicologicamente, perché non c’è dubbio che l’altra sezione dei comunisti
farebbe causa comune con i socialisti. Il risultato sarebbe non già un nuovo
fascismo, ma la guerra civile.
Tale è la
minaccia rappresentata oggi dalle sopravvivenze del fascismo nelle menti e nei
cuori degli europei – guerra civile e, come probabile conseguenza, guerra
internazionale. Il pericolo fascista non è stato ancora eliminato né dalle
menti né dalle attività degli europei [sic!].
La fine della guerra che unì contro la Germania un gran numero di popoli ha
segnato l’inizio di altri conflitti che possono separarli di nuovo. Noi negli
Stati Uniti che ora guardiamo con speranza all’ideale delle Nazioni Unite [sic!], dobbiamo renderci conto che le
nazioni dell’Europa non possono servire quell’ideale se non si sentono unite
internamente e internazionalmente ed esse non possono sentirsi unite finché i
loro cittadini non hanno raggiunto individualmente la sicurezza materiale e
psicologica. [Ragionamento (se così si
può chiamarlo) che traballa da tutte le parti: ingigantisce il fascismo
sconfitto e non vuol vedere il mostro rosso assassino che per decenni minaccerà
e distruggerà. Poi, dopo la caduta del comunismo, i parassiti di regime che vi
si sono ingrassati passeranno ad agitarsi per altre cause, tutte deleterie:
l’ambientalismo, il gender, i migranti, il piagnucolio terzomondista. Faranno
leva sulle rendite di posizione accumulate in decenni di potere, di
sottogoverno, di parassitismo, per presentarsi come paladini delle nuove cause.
Ad aiutarli serviranno tutte le loro strutture rimaste intatte: le sezioni del
partito ribattezzato con altri nomi, le amministrazioni pubbliche sotto il loro
controllo, la magistratura da loro inquinata, le coop, le università e le
scuole avvelenate. Così facendo, si troveranno ad essere perfettamente
allineati con il più bieco capitalismo finanziario usuraio, alleati o piuttosto
succubi di Soros-Sauron.]
EMILIO BIAGINI