La
Chiesa è la Sposa di Cristo, la Chiesa è santa, la Chiesa è infallibile perché ha
ricevuto da Dio, e custodisce, il Depositum
Fidei, che è superiore anche al Papa, il quale è infallibile solo quando
pronuncia un dogma, perché in tal caso è lo Spirito Santo che parla per bocca
sua, ma in ogni altro caso è fallibile come chiunque, e se afferma
pubblicamente qualcosa che sia contrario al Depositum
Fidei cade ipso facto in eresia.
In effetti si conoscono alcuni casi in cui un papa ha pubblicamente enunciato
eresie, tanto che il problema del papa eretico è stato oggetto di profonde
riflessioni da parte di vari teologi, fra i quali San Roberto Bellarmino.
Bellissima
e molto vicina alla perfezione era la Chiesa primitiva dei primi tre secoli,
sebbene eresie e divisioni ribollissero già allora. Ma era tempo di
persecuzioni e solo gente sincera e coraggiosa osava entrarvi. Tutti i papi di
questi primi tre secoli, con una sola eccezione, morirono martiri, e tutti
furono santi. I sacerdoti non portavano vesti particolari ma erano molto vicini
ai fedeli. Oggi c’è la veste ma il loro cuore è lontano da Dio: lo disse il
Divino Maestro alla grande veggente Maria Valtorta, come vedremo.
All’inizio
del quarto secolo, con Costantino il Grande, venne la libertà di culto,
interrotta solo dalla penosa parentesi di Giuliano l’Apostata, un individuo
frenetico gonfiato dagli storiografi laicisti, e alla fine di quel medesimo
secolo, con Teodosio il Grande, il Cattolicesimo divenne religione di Stato. Il
paganesimo era ancora forte, ma nella Chiesa si erano aperte attraenti
prospettive materiali: non si rischiava più di finire arsi vivi o gettati in
pasto alle belve, ma si poteva fare carriera. Gli opportunisti, che prima
sedevano al circo facendo il tifo per le belve, senza dubbio si precipitarono
ad arraffare posti, sinecure e prebende. Così che, al principio del quinto
secolo, Sant’Agostino, a proposito dell’ovile della Chiesa, poteva esclamare:
“Quante pecore fuori, quanti lupi dentro!”
Da allora, pessimi servitori
della Sposa di Cristo non sono mai mancati, e il diavolo ha potuto farne larga
vendemmia. Scrittori e predicatori cattolici hanno avuto purtroppo ampio motivo
di elevare lamenti su simili servitori. A metà del secolo undecimo San Pier
Damiani pubblicò il Liber
Gomorrhianus,
nel quale flagellava l’orrenda piaga del vizio contro natura fra gli
ecclesiastici. Nel 1216 San Francesco, alla Porziuncola, ricevette da Dio il
comando di restaurare la Chiesa in rovina.
Al tempo di Marco
Polo venne sprecata per vigliaccheria e accidia l’occasione provvidenziale di
evangelizzare l’Asia. Il Gran Khan dei Tartari, Kubilai, aveva chiesto al papa,
tramite Nicolò e Matteo Polo (rispettivamente padre e zio di Marco, autore de
“Il Milione”), intorno al 1265, l’invio di cento missionari per istruire il suo
popolo. Poiché l’impero mongolo di allora abbracciava gran parte del continente
asiatico e l’individualismo in senso moderno non era ancora nato, convertire i
capi significava di solito convertire tutto il popolo, per cui non è azzardato
ritenere che, se la richiesta del Khan fosse stata esaudita, vi sarebbero state
ottime probabilità di una generale affermazione del Cristianesimo, anche perché
la diffusione dell’islamismo in Asia non era ancora avanzata quanto lo è oggi.
Ma si trovarono solo due sacerdoti
disposti ad offrirsi volontari per il viaggio, e anche costoro tornarono
indietro ai primi pericoli. Così, mentre i mercanti affrontavano ogni rischio,
allettati dal guadagno materiale, tra i sacerdoti cattolici non si trovava,
all’epoca, chi avesse altrettanto zelo per il bene spirituale proprio ed
altrui.
Intorno
al 1300 il grande poeta fiammingo Jacob van Maerlant, nel poema (liberamente
tradotto in prosa dall’autore) Van den lande van oversee, lamentava: “La cialtroneria ha
grasse prebende, la santità è costretta a mendicare: ciò lo si vede tutti i
giorni. O Chiesa, ti lamenti! Ne hai ben d’onde, ma non trovi in questa tua
sciagura mai sostegno di amico o di parente. Tutti allargano la borsa a più non
posso per intascare le tue prebende, ma sono vili quando si tratta di resistere
alle prove. Se pure Gesù di nuovo versasse il rosso Suo sangue, come già prima
lo versò, ovunque vi è un tale torpore, che a stento qualcuno sarebbe capace di
farvi attenzione.” Poco dopo, ecco le sacrosante invettive del Padre Dante,
troppo note perché occorra citarle.
Il domenicano Girolamo
Savonarola, condannato a morte insieme a due compagni per aver detto la verità
sulle condizioni della Chiesa, fu vittima di un falso editto di scomunica emanato dal Cardinale arcivescovo di Perugia Juan
López a nome del papa, su istigazione di Cesare Borgia, figlio del papa.
Alessandro protestò, minacciando Firenze di interdetto per farsi consegnare il
Savonarola, salvarlo e farlo discolpare, ma non osò rivelare al mondo l'inganno
perpetrato dal figlio, così che il martirio dell’eroico frate, ad opera del
braccio secolare (quella Repubblica di Firenze che due secoli prima aveva
condannato al rogo, in contumacia, il Divino Poeta Dante), divenne inevitabile.
Al Savonarola era stato offerto un cardinalato, purché
cessasse le sue sacrosante denunce, ma egli rispose: “Non voglio cappelli, non voglio
mitrie: un cappello rosso, ma di sangue, voglio.” E infatti, insieme ad altri due domenicani, accusati
d’esser “scismatici e denigratori della Santa Sede”, il 23 maggio 1498 l’eroico
domenicano venne impiccato e bruciato sul rogo, e le sue ceneri furono disperse
nell'Arno.
Ma che aveva detto di tanto
terribile? Il 17 febbraio 1496 così aveva iniziato la predicazione dei
Quaresimali: “Fatti in qua, ribalda Chiesa, fatti in qua ed ascolta quello che
il Signore ti dice: Io ti avevo dato le belle vestimenta, e tu ne hai fatto
idolo. I vasi desti alla superbia; i sacramenti alla simonia; nella lussuria
sei fatta meretrice sfacciata; tu sei peggio che bestia; tu sei un mostro
abominevole. Una volta ti vergognavi dei tuoi peccati, ma ora non più.” Il 24
febbraio tuonò dal pulpito: “Noi non diciamo se non cose vere, ma sono li
vostri peccati che profetano contra di voi [...] noi conduciamo li uomini alla
simplicità e le donne ad onesto vivere, voi li conducete a lussuria e a pompa e
a superbia, ché avete guasto il mondo e avete corrotto li uomini nella
libidine, le donne alla disonestà, li fanciulli avete condotto alle soddomie e
alle spurcizie e fattoli diventare come meretrici.” L’anno successivo predicò ancora contro Alessandro VI:
“Il papa è ferro rotto e non si è tenuti ad obbedirgli, anatema a chi comanda
contro la carità. [...] Ogni cosa fanno contro la carità, si elegga al più
presto il suo Successore che la barca di Pietro non può attendere.”
Alla corrotta
e paganeggiante Chiesa rinascimentale pose fine il Sacco di Roma del 1527,
spianando la strada alla provvidenziale Controriforma, non prima però che i
peccati degli uomini di Chiesa avessero condotto alla disastrosa “Riforma”
protestante. E, dato che l’andazzo attuale tende a portare
fuori strada i fedeli, facendo entrare sempre più lupi nell’ovile, ecco, a
difesa contro le contaminazioni eretiche, la visione avuta nel 1883 dalla Beata
Suor Maria Serafina Micheli (1849-1911), fondatrice dell’Istituto delle Suore
degli Angeli. La Beata si trovava ad Eisleben, città natale di Lutero. In quel
giorno si festeggiava il quarto centenario della nascita dell’arcieretico e
c’era quindi grande animazione, ma l’unico desiderio di Suor Maria Serafina era
di cercare una chiesa e pregare; ne trovò una, ma era chiusa. Allora si
inginocchiò sui gradini d’accesso, senza accorgersi che era un tempio luterano.
Mentre pregava le apparve l’angelo custode, che l’ammonì a non pregare in quel
luogo e disse: “Voglio farti vedere il luogo dove Martin Lutero è condannato e
la pena che subisce in castigo del suo orgoglio”. La Beata vide un’orrenda
voragine di fuoco, in cui un incalcolabile numero di anime subiva atroci
tormenti. In fondo c’era Martin Lutero, circondato da demoni che lo
costringevano a stare in ginocchio e, muniti di martelli, si sforzavano,
invano, di conficcargli in testa un grosso chiodo.
Ma il solito disprezzo dei potenti per le rivelazioni
“private” fece sì che Luigi XIV, il “Re Sole”, rifiutasse di far consacrare la
Francia al Sacro Cuore, come era stato chiesto da Cristo tramite la veggente
Marguerite Marie Alacoque; troppi preti divennero mondani “abatini”, e sulla Chiesa
si abbatté l’orrenda Rivoluzione francese. È l’epoca della Beata Anna
Maria Taigi (1769-1837), che aveva il dono di discernere il destino delle
anime: vedeva gente semplice che appena sapeva dire le preghiere salire immediatamente
al Paradiso, mentre preti e prelati sprofondavano all’inferno. La Taigi profetò
e descrisse con molti anni d’anticipo numerosi avvenimenti storici, come il
disastro napoleonico in Russia e la morte di Buonaparte a Sant’Elena; una sua
profezia descrive esattamente il Gay Pride: “(…) andranno per le vie della
Eterna Città Santa bagnata dal Sangue dei Principi [gli Apostoli], portando la
Lussuria in processione. Sacrilegi compiranno contro lo Spirito Santo e contro
la Religione: gli uomini si vestiranno da donne e le donne si vestiranno da
uomini, la Voce del Santo Vicario non sarà ascoltata e la Sua figura sarà fatta
oggetto di scherno e di risa”.
Maria Katharina Emmerick, una
monaca agostiniana tedesca vissuta tra il 1774 e il 1824, e beatificata nel
2004 da Giovanni Paolo II disse di vedere, nel futuro, una Chiesa con due papi,
protestantizzata e infedele: “Vidi quanto sarebbero state nefaste le
conseguenze di questa falsa chiesa. L’ho veduta aumentare di dimensioni:
eretici di ogni tipo venivano nella città [di Roma]. Il clero locale diventava
tiepido, e vidi una grande oscurità” (13 maggio 1820). “Vedo il Santo padre in
grande angoscia. Egli vive in un palazzo diverso da quello di prima e vi
ammette solo un numero limitato di amici a lui vicini. Vedo che una falsa
chiesa delle tenebre sta facendo progressi, e vedo la tremenda influenza che
essa ha sulla gente” (10 agosto 1820). “Poi vidi che tutto ciò che riguardava
il protestantesimo stava prendendo gradualmente il sopravvento e la religione
cattolica stava precipitando in una completa decadenza. La maggior parte dei
sacerdoti era attratta dalle dottrine seducenti, ma false, di giovani
insegnanti, e tutti loro contribuivano all’opera di distruzione. In quei giorni
la fede cadrà molto in basso, e sarà preservata solo in alcuni posti, in poche
case e in poche famiglie che Dio ha protetto dai disastri delle guerre” (1820).
E ancora: “Vidi che molti pastori si erano fatti coinvolgere in idee che erano
pericolose per la Chiesa. Stavano costruendo una chiesa grande, strana e
stravagante. Tutti dovevano essere ammessi in essa per essere uniti e avere
uguali diritti: evangelici, cattolici e sette di ogni denominazione. Così
doveva essere la nuova chiesa. Ma Dio aveva altri progetti” (22 aprile 1823).
Alla fine dell’anno ecclesiastico 1823, prima dell’inizio dell’Avvento, la
Emmerick ebbe per l’ultima volta una visione relativa alla resa dei conti di
quell’anno. Vide, attraverso simboli diversi, le negligenze della Chiesa
militante e dei suoi servi in quell’anno; vide quante grazie non erano state
coltivate e non erano state raccolte, quante erano state dissipate o andate
deplorevolmente perdute. Le venne dimostrato che il Redentore aveva deposto per
ogni anno nel giardino della Chiesa, un tesoro completo dei suoi meriti; ve
n’erano tanti da poter bastare a tutti i bisogni, a tutte le espiazioni: le
grazie neglette, dissipate o perdute (e ce n’erano abbastanza per redimere
anche l’uomo più degradato, per liberare anche l’anima purgante più dimenticata)
dovevano essere restituite fino all’ultimo obolo, e la Chiesa militante era
punita delle negligenze e delle infedeltà dei suoi servi mediante l’oppressione
che le veniva dai suoi nemici e mediante le umiliazioni temporali.
E veniamo al ventesimo secolo. In Cielo sapevano già tutto, naturalmente,
dello sciagurato secolo durante il quale l’assalto demoniaco si fece ancor più
violento. Il 13 ottobre 1884, mentre celebrava la Messa,
il Papa Leone XIII ebbe una visione che descrisse al suo confessore.
Il demonio aveva chiesto un secolo per distruggere la Chiesa e maggior potere
su quelli che si fossero posti al suo servizio. Nostro Signore acconsentì e
Leone XIII rimase così scosso che scrisse una preghiera in onore di San Michele
Arcangelo per la protezione della Chiesa, e ordinò che questa preghiera venisse
pronunciata alla fine di ogni Messa. Ma con la riforma liturgica del Concilio
Vaticano II questa salutare pratica abbandonata. Subito dopo scoppiò l’immondo
Sessantotto, col suo “vietato vietare”, proprio come se fosse caduto un
ostacolo all’opera demoniaca.
A Quito, nell’America
spagnola, la monaca Mariana Francisca Torres y Berriochoa (1563-1635), una
straordinaria veggente, ricevette dalla Santissima Vergine una tremenda
rivelazione riguardante la nostra epoca: la diffusione di molte eresie, lo
spegnersi della fede in tanti cuori a causa della quasi totale corruzione dei
costumi, spaventose calamità pubbliche e private, la crudele e indescrivibile
sofferenza delle poche anime rimaste fedeli, un clima avvelenato di impurità
regnante che, come un mare lurido, avrebbe invaso il mondo, l’infiltrazione del
male nelle case, spegnendo la luce dell’innocenza nel cuore dei bambini, che
difficilmente riceveranno il sacramento del Battesimo e della Confermazione.
Scarse le vocazioni sacerdotali e molte deboli per assenza di formazione.
Ridicolizzato, oppresso e disprezzato il sacramento dell’Ordine: il demonio
lavorerà con sottile astuzia per allontanare i religiosi dalla loro vocazione,
corrompendone molti. Disprezzato il sacramento della Penitenza: essendo
radicati nel peccato cercheranno di ignorarlo e per loro nulla sarà peccato; i
laici non vi presteranno attenzione; fra i sacerdoti alcuni lo guarderanno con
indifferenza, altri non lo amministreranno, o lo daranno con atteggiamento
sprezzante allontanando le anime. Nella seconda metà del XX secolo si avrà come
una svolta di questa crisi, riassumibile in: una massiccia apostasia nella
Chiesa, la corruzione del clero e dei superiori, il propagarsi delle eresie, l’abbandono
delle regole in conventi e monasteri. Di tale rovina avrà colpa l’autorità
ecclesiastica.
Di fronte a tanto
disastro, la Venerabile Mariana Francisca Torres y Berriochoa si offrì come
anima vittima per attenuarne la gravità, accettando di soffrire spaventosamente
per tutta la vita. Si confronti questa sublime carità di un’umile suora verso
gente lontana nel tempo ben quattro secoli, con il cinico commento di Giovanni
XXIII di fronte al terzo segreto di Fatima. Disobbedendo all’ordine espresso
della Madonna di divulgare per intero il segreto al più tardi nel 1960, il
“papa buono” disse: “Non riguarda gli anni del mio pontificato”, come se il
pastore universale, responsabile del gregge in ogni luogo e tempo, dovesse
preoccuparsi solo dei pochi anni del suo pontificato.
Nell’apparizione del 2
febbraio 1634, la Madonna aveva avvertito Madre Mariana che molti Superiori
corrotti avrebbero voluto distruggere lo spirito della religione: “Tempi
terribili verranno quando coloro che dovrebbero giustamente difendere i diritti
della Chiesa saranno accecati. Senza paura o rispetto umano, si uniranno ai
nemici della Chiesa per aiutarli a soddisfare le loro ambizioni. Guai
all’errore dei sapienti, a chi governa la Chiesa, al Pastore del popolo che il
Mio Santissimo Figlio ha affidato alla sua cura!“ Riferendosi al ruolo delle
autorità religiose depravate aggiunse: “Ma nel momento in cui sembreranno trionfanti
e l’autorità abuserà della sua potenza, commettendo ingiustizie e opprimendo i
deboli, la caduta sarà vicino. Paralizzati cadranno a terra”. La vittoria
finale toccherà quindi alla Santissima Vergine del Buon Successo: tale è
infatti il titolo con il quale la Madonna è venerata a Quito.
Interrogato sul motivo
per cui tale devozione e le profezie annesse per tre secoli sono state
conosciute solo in ambito locale, Monsignor Luis E. Catena y Almeida,
postulatore della causa di beatificazione della Venerabile Madre Mariana, rispose:
“Forse i nemici della Chiesa sono stati consapevoli delle profezie di Nostra
Signora del Buon Successo – voglio dire i modernisti e i progressisti che si
sono infiltrati nella Chiesa – e avrebbero potuto facilmente oscurarle o
modificarle, come è successo con il Terzo Segreto del messaggio di Fatima.
Apparsa il 12 aprile 1947 a Bruno Cornacchiola, la
Santa Vergine avvertì del pericolo di “Falsi profeti, che cercano con tutti i
mezzi di avvelenare le anime cambiando la dottrina di Gesù in dottrine
sataniche; e toglieranno il Sacrificio della croce che si ripete sugli altari
del mondo” […], e profetò: “"Molti dei miei figli Sacerdoti si
spoglieranno nello spirito, internamente, e nel corpo, esternamente, cioè
gettando i segni esterni sacerdotali. Le eresie aumenteranno. Gli errori
entreranno nel cuore dei figli della Chiesa. Vi saranno confusioni spirituali,
vi saranno confusioni dottrinali, vi saranno scandali, vi saranno lotte nella
stessa Chiesa, interne ed esterne. Pregate e fate penitenza.”
Gravi parole furono rivolte dal Divino Maestro anche a
Maria Valtorta. Ecco solo un paio di esempi. Evangelizzando gli apostoli perché inizino il loro
ministero, Gesù intima (L’Evangelo come
mi è stato rivelato, Cap. 265.6): “(…) non è lecito che per un
sacerdote demonio si perdano le anime dei fedeli. Non sarà mai lecito, per
nascondere le piaghe nel corpo apostolico, permettere la sopravvivenza in esso
di corpi incancreniti che col loro aspetto ripugnante allontanano e col loro
fetore demoniaco avvelenano.” E inoltre (ibid., Cap. 629.11, corsivo nel testo):
“La veste è rimasta. Ma il sacerdote è morto. In troppi, nei secoli, accadrà
questo fatto. Ombre inutili e scure, non
saranno una leva che alza, una corda che tira, una fonte che disseta, un grano
che sfama, un cuore che è guanciale, una luce nelle tenebre, una voce che
ripete ciò che il Maestro gli dice. Ma saranno, per la povera umanità, un peso
di scandalo, un peso di morte, un parassita, una putrefazione… Orrore! I
Giuda più grandi del futuro Io li avrò ancora e sempre nei miei sacerdoti!”
Ma
un cristiano formato non deve né abbattersi di fronte a simili realtà, non deve
cessare di amare la Chiesa se i suoi ministri sbagliano e peccano. La Santa
Madre Chiesa rimane nostra madre, e non si abbandona certo una madre che è
stata ferita da figli malvagi. La ricetta salvifica è una sola, predicata dalla
Santissima Vergine ad ogni Sua apparizione: “Pregare, pregare, pregare”.
EMILIO BIAGINI
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