Andando
in giro per la città, quante costruzioni imprimono nell'animo di Mario una
sensazione della vita umana trascorsa, alla quale un poco partecipò o alla
quale non avrebbe mai potuto essere presente. Con gli storici edifici egli ha
ben poco da spartire. È nato in una regione confinante con questa; i suoi avi
non abitarono qui, ed ebbero a che fare con queste strade da forestieri. Ma
anche altrove in Italia gli entra dentro analoga impressione, un interesse a
conoscere, a fare conoscenze
attraverso le abitazioni, a prescindere dalle notizie particolari, da lui
apprese solo per accidente.
Ha
sempre creduto di sapere i motivi di quell'interesse. Alcuni sono di carattere
quasi archeologico, spesso mescolati a fattori estetici o ideali. Ma che cos'è
l'amore per l'archeologia, per semplici reperti che appartennero a gente morta
millenni or sono, a defunti di cui magari si ignora la storia del loro popolo?
Il quesito lo spinge verso un mistero da svelare, verso un'incognita che gli
sfuggiva.
Gli altri
motivi della grata passione per pietre e mattoni vecchi o antichi sono connessi
alla bellezza pura, ai valori, alla storia lontana o prossima, a glorie esaltate
dai misfatti che le avversarono, alcune tuttora vilipese. Tuttavia le
spiegazioni non pervengono a chiarire la sua emozione profonda, anzi la
ricoprono. I misfatti sono stranamente annullati e sconfitti da qualcosa che vale,
qualcosa che le viltà tentarono invano di distruggere.
Mario esce
dal caseggiato degli anni '30,
in cui occupa un appartamento al pianterreno. Non
avrebbe difficoltà a confessare che le costruzioni di quell'epoca lo avvicinano
ad essa nel modo più intimo, gliene fanno immaginare le esistenze e il meglio del
consorzio civile che le pervase e le animò.
Ora ha
intorno altri palazzi stile Novecento. Rivà al dramma che lo spense; ripensa la
prosecuzione novecentesca che non poté avvenire.
Egli
entra sulla via principale del quartiere. Il traffico, le motorette allineate
nel posteggio al marciapiede, le vetrine e le insegne commerciali, il
distributore di carburanti, la gente negli abbigliamenti odierni, gli dicono
soltanto i segni di un presente assai ingrato, ed esprimono una diversa
sostanza: sono il divenire d'un miscuglio immaturo.
Guardando
indietro agli ultimi decenni, Mario ci vede un flusso dello stesso genere,
quasi che conclusioni, trapassi umani, cambiamenti non l'avessero interrotto e
mutato. L'attaccamento a un certo passato gl'impedirebbe di andare oltre uno
sviluppo della uguale materia recente. Se ne accorge notando qualche dettaglio.
L'autobus che faceva capolinea in fondo al vialone, adesso prosegue sino ad una
piazza di periferia. La pensilina della fermata, costruita circa vent'anni fa,
è stata rimossa insieme alla cabina telefonica, collocata soltanto alla vigilia
dell'avvento dei telefonini. Procedendo a ritroso mentalmente, giunge alla
sostituzione dei tram con gli autobus, dell'aerea elettricità con i sordi
scoppi del motore.
Allora, il conseguente, omogeneo corso dei
costumi, ha pure avuto arresti, ripartenze, novità, che per le generazioni
successive alla sua hanno assunto un significato; morti e nascite hanno pure
lasciato impronte. Nel frattempo, sono sorte case in luogo di case demolite. Come
ignorarlo? Questa scoperta complessiva e ancora piccola, di cui stenta a capacitarsi, si deve al desiderio di
indagine che l'ha preso.
Lungo la
passeggiata, Mario passa in rivista i palazzi decorati di stucchi scialbi o pesanti,
di pitture esterne sbiadite, come effimeri nacquero il loro motivi grotteschi o
leziosi. E, di nuovo, gli scorrono accanto i palazzi solidi nelle loro forme di
moderna classicità. Quindi, compaiono due facciate assai vecchie, spoglie,
scabre, ma dignitose e severe.
In ogni
dove i cittadini compirono le loro parabole vitali. Molte loro spoglie forse
ancora riposano al camposanto. Di essi una traccia rimane nelle cose visibili ed
entro i muri, che ne sono le reliquie. Dev'essere così che dalle cose emana il
senso riposto che gli perviene.
Certo è
differente se questa sorta di nostalgia concerne un'arte che egli apprezza oppure
riguarda uno stile da lui vilipeso, un cancello liberty oppure un portone netto,
ben inquadrato. Certo niente di buono gl'ispira, lì per lì, il bronzeo
Garibaldi a cavallo, né il lugubre Mazzini di marmo in cima a un alto
piedestallo, situati a breve distanza fra loro: presso il teatro dal portico
neoclassico e all'ingresso del parco collinare. Ma quando, per magia, le dimore
oggi ispiratrici contenessero gli abitatori ad esse coevi, viventi, intenti
alle loro faccende, quale affezione ne proverrebbe?
Egli
leva lo sguardo in alto ai cornicioni degli edifici, e in basso sull'attuale
movimento, e poi al cielo immutabile nei suoi ritorni stagionali, soprattutto
nel sereno sempre sovrastante. La vita che muore e rende la città luogo della
memoria, cimitero perennemente animato dalle presenze degli estinti,
continuamente soggiorno di vivi che trapassano: è questo a suscitare dai
manufatti la conciliazione con l'umanità, l'amore del suo passato, inclusi i
suoi trascorsi vergognosi. Infine l'agente è la morte, la sua estrema giustizia
per i giusti e per gli iniqui, nelle loro opere sussistenti buone e cattive,
alcune distrutte e scomparse, altre ridotte a vestigia. La larvata, inconsapevole,
cara pietà verso la fine di tutti, sta nel giudizio cui nessuno sfugge, appena oltrepassata
la soglia del non ritorno.
Piero Nicola
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