“San
Tommaso d'Aquino insegna che quando la fede è in pericolo è obbligatorio fare
una professione pubblica di fede anche a rischio della propria vita. Ora la
situazione in cui ci troviamo è proprio quella in cui viviamo in una crisi
senza precedenti nella storia della Chiesa”.
Antonio De Castro Mayer
La coraggiosa casa editrice Radio Spada,
presenza attiva in Reggio Emilia per la strenua
difesa della dottrina cattolica dallo schiaffo vaticanista, in
questi giorni ha pubblicato, al seguito di una scelta della sagace Ilaria Pisa,
La profezia di Fatima… il mistero
dell'altra Roma, un avvincente saggio di Arai Daniele.
L'autore del saggio, ponendosi sulla scia di
studiosi autorevoli e refrattari al conformismo, quali René Laurentin, Vittorio Messori, Antonio Socci, Curzio
Nitoglia e Gianni Vannoni, intende svelare e intralciare la corsa frenetica e
rovinosa della setta modernista, nei filari della vigna che sono intossicati
dalla teologia neoterica di Rahner & Martini.
Daniele, infatti, fa entrare il vento
dell'onesta intolleranza nella fumisteria clerico-progressista, dimostrando,
con solidi e chiari argomenti, la contrarietà della vera mistica agli avventizi
pensieri, che agitarono le acque alluvionali del Vaticano secondo, il concilio
“segnato dalla cupa mutazione clericale, con l'opera di demolizione già
chiara nel 1960” .
Nel Terzo segreto di Fatima, sostiene
l'autore, “è figurato l'inizio dell'interregno del castigo spirituale che
viviamo … Ciò appare estraneo solo a chi non afferra la portata dei mutamenti
ecclesiali avvenuti all'unica realtà cattolica, perché di marchio ecumenista”
[1].
Posto che la profezia illumina il presente, le
rivelazioni mariane ai pastorelli di Fatima si devono leggere “non secondo
l'estro di qualche prelato, ma alla luce delle Scritture e dei fatti attinenti
alla difesa della Fede nella Chiesa del nostro tempo”.
La
profezia di Fatima, di conseguenza, si comprende quando è chiara la differenza
che corre tra la situazione ecclesiale del 1917 e quella del 1960 “data
indicata dall'Alto riguardante la comprensione del cupo castigo se Fatima
non fosse stata dovutamente accolta dai Papi”.
Purtroppo
i teologi che attuarono la rivoluzione novista progettata dai dissidenti
radunati nel circolo della Scaletta e attuata dal loro fiduciario,
Angelo Roncalli, nel Vaticano II
suggerirono e imposero un giudizio sprezzante e liquidatorio sul terzo
segreto di Fatima, inaffidabile
racconto infantile.
La
profezia di Fatima disturbava la modernizzazione in corsa dissennata e
devastante nelle massicce defezioni di preti (sessantamila) e suore
(settantamila) fuggitivi illuminati dall'avventizia teologia elucubrata
dai modernizzanti attivi nelle aule del Concilio.
Il trionfo di una teologia educatrice
di sacerdoti miscredenti e di fedeli perplessi e oscillanti, facilitò l'ascesa
alle alte cariche del Vaticano e delle diocesi di neo-modernisti e/o di
iniziati ai misteri massonici e al vizio californiano.
Opportunamente l'autore, dopo aver citato la
definizione scritturale del disegno eversivo di satana, “cambiare i tempi e
le leggi” (Daniele, 7, 25) rammenta che “nella nostra epoca ciò si svela
nei piani modernistici e massonici per aggiornare la Chiesa”.
Di qui i dubbi e le riserve sulle scelte
pastorali (e politiche) compiute dai successori di papa San Pio X. Daniele si
spinge fino ad affermare che “il pontificato di Benedetto XV operò sotto due
opposte influenze: dello spirito di pietà, rivolto ai disegni di Dio; dello
spirito conciliatore, aperto ai compromessi diplomatici con le potenze mondane.
Questo secondo spirito potrebbe aver prevalso nei tempi di Fatima fino a Pio
XII?”
L'autore segnala tuttavia una straordinaria
coincidenza: il 5 maggio del 1917, Benedetto XV impartì istruzioni a tutti i
vescovi affinché invocassero la fine dell'inutile strage rivolgendo le
loro preghiera a Maria, Regina della pace. “Otto giorni dopo, il 13 maggio,
Maria apparve per la prima volta a Fatima, rispondendo all'invocazione del Papa
con un messaggio di pace contenente avvisi, richieste e promesse, svelando il
sollecito soccorso materno venuto ad indicare la volontà di Dio per la nostra
generazione, attraverso quella via per la pace e la salvezza di molti”.
Ora le apparizioni di Fatima costituiscono la
pietra d'inciampo piantata nel cuore del cammino clerico-progressista. Di qui i
timori dei teologi e dei prelati d'area progressista e gli autorevoli tentativi
di ridimensionare e alterare le imbarazzanti verità rivelate dalla
Madonna ai pastorelli di Irun, ad esempio interpretando la rivelazione che
rappresenta la morte di un papa come profezia del ferimento di Giovanni Paolo
II.
Nella postfazione, Matteo Castagna commenta le
squallide acrobazie in atto nel pensiero neoterico con parole dure: “ecco il
nuovo papato, ridotto nell'arco di soli cinquant'anni alla macchietta di se
stesso, alla caricatura dell'Autorità, oggi addirittura sdoppiata nell'autorità
del nonno che vive in Vaticano e il nipote che sta a Santa Marta, mentre i
fratelli maggiori e pure i fratelli minori scorrazzano dappertutto, spargendo
come cavallette indisturbate e alle volte prezzolate, il germe mortifero delle
loro eresie, sguazzando nelle acque torbide del caos dilagante in un mondo
anticristiano”.
Le
dure e scandalose espressioni di Castagna purtroppo dipingono la realtà
annunciata in quella parte della
profezia di Fatima censurata e alterata da un curia consacrata al
proprio incensamento.
Piero Vassallo
[1] Al proposito l'autore rammenta le rovinose conseguenze
della disattenzione alle rivelazioni di Fatima dei papa Benedetto XV, Pio XI e
Pio XII: l'impossibilità d'impedire la rovina pendente sulla Chiesa e sul
mondo.
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