“E'
arrivato il tempo di liberarci dal senso di vergogna che oggi ci porta a disconoscere che l'Italia sia casa
nostra, la casa comune di tutti gli italiani, immaginandola come una terra di
tutti e di nessuno, una landa deserta, dove chiunque arriva pianta la propria
tenda e detta le proprie condizioni, al punto da auto-imporci di togliere i
crocifissi dai luoghi pubblici per non urtare la suscettibilità di mussulmani”.
(Cristiano Magdi Allam)
Protagonista ed emblema
dell'intrepida ma solitaria e disprezzata resistenza alla teologia politica corretta,
Magdi Cristiano Allam rivendica e rinnova le argomentazioni confutatorie, al
seguito delle quali la Cristianità medievale (si pensi a Dante Alighieri) e
preconciliare alzò una difesa, armata dalla sapienza, contro il falso profeta
Maometto e i suoi fanatici adepti.
All'esagerata bontà e all'incauta apertura ecumenica
di un pontefice sudamericano, disinibito e forse illegittimo, che deposita un
bacio sincretista sul corano, Allam risponde affermando il primato della
dottrina sulla (disorientante) prassi ecumenica.
Vox clamantis nel deserto clericale,
popolato dai buonisti, dai vibranti ridarellari, dai teologi neo
cristiani, dai propalatori del delirio in discesa sulle tombali sedi del
progressismo e dagli irritanti conduttori di psicodrammi verbosi/rumorosi,
mandati in onda umbratile dalle emittenze televisive, Allam tenta di far
conoscere agli italiani, intossicati e alterati dalla teologia giornalistica e
dall'empiamente pio progressismo, l'aggressivo e tossico contenuto del corano.
Edito dall'intrepida Biblioteca delle
libertà, infatti, il più recente saggio dello scrittore cattolico, fin dal
titolo (Islam siamo in guerra) rovescia la spietata luce della verità
sulle pie e zuccherine illusioni, in corsa sfrenata/accecante nel vuoto
mentale, luogo deputato all'incontro della falsa carità con la fellonia
pseudo-ecumenica.
Al proposito, Allam cita un giudizio di
monsignor Charles-Clément Boniface Ozdemir, un teologo che resiste alle
desolanti suggestioni del sincretismo e perciò definisce l'islamismo per quello
che esso è: “falsa religione opera del demonio, ispirata da un criminale
assetato dal sangue dei cristiani … e di tutti coloro che non si sottomettono
all'islam complessivamente condannati come infedeli”.
Al realismo dei teologi, che svelano la verità
intorno alla teologia e alla passi degli islamici, si oppongono gli
sbandieratori della teologia sincretista.
Angelo Scola, cardinale incappucciato dalla
nuova teologia, finge, ad esempio, di non vedere il sangue cristiano, versato
dai maomettani, e raccomanda il dialogo con gli assassini, da lui inteso “come
frutto dell'amore di Dio e del prossimo”.
Il rugiadoso buonismo di Scola è applaudito e
condiviso da Giorgio Napolitano, il quale, imitando l'imitatore Maurizio
Crozza, pronuncia un ecumenico sermone, finalizzato a convincere i sudditi che
il dialogo con l'islam “sarebbe indispensabile presupposto affinché la
società italiana sappia interpretare le sfide del mondo contemporaneo e
divenire sempre più libera, aperta e giusta”.
Aperta a cosa? Mah... Opportunamente Allam
rammenta che 45 milioni di cristiani sono stati martirizzati dagli islamici nel
Ventesimo secolo: “Ogni anno ci sono 105.000 nuovi martiri cristiani, un
martire al minuto”.
La teologia del silenzio complice è sfidata dai
testimoni del dramma vissuto dai cristiani abitanti nei paesi islamici. Allam
al proposito cita padre Douglas Al Bazi, parroco ad Erbil, il quale sostiene,
esibendo inconfutabili argomenti, che “l'Isis rappresenta l'islam al cento
per cento. Per favore se c'è qualcuno che ancora pensa che l'Isis non
rappresenta l'islam, sappia che ha torto. L'Isis rappresenta l'islam al cento
per cento. … Quando l'islam vive in mezzo a voi, la situazione potrebbe
apparire accettabile. Ma quando uno vive tra i mussulmani tutto diventa
impossibile”.
L'avvertimento cade nel vuoto mentale del clero
buonista abbagliato dalle manfrine degli immigrati islamici. Nessuno fa caso
alle variazioni del profilo basso e cauto degli immigrati, i quali, ogni tanto,
emanano segnali veritieri, ad esempio l'aggressione di un sacerdote milanese, seriamente
ferito durante un incontro (ecumenico?) con immigrati magrebini, che lo avevano
giudicato colpevole di empietà per aver battezzato alcuni loro connazionali.
Purtroppo l'autorità ecclesiastica, dedita
all'imitazione della scimmie non vedenti, non udenti e non parlanti a Benares,
prosegue imperterrita il cammino ecumenico in direzione della catastrofe
incombente. Il risultato della commedia scimmiesca messa in scena dal teologicamente
corretto, è la insensata predilezione degli immigrati di fede islamica. Lo
testimonia un immigrato egiziano, nostro fratello nella vera fede: “in terra
cristiana, che accoglie nel suo seno la Chiesa dei papi, il relativismo è
arrivato al punto da far coincidere la spiritualità con l'islam”.
Piero Vassallo
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