mercoledì 10 dicembre 2014

Pederastia e sacrifici umani

Per ragioni nascoste ai profani, l’obbligo del silenzio politicamente corretto è sceso su don Di Noto, il coraggioso sacerdote siciliano, che osò denunciare le sordide ma potenti complicità, delle quali gode l’intoccabile racket internazionale dei pedofili. 
 La pedofilia, frutto ultimo e sovrano della rivoluzione sessuale, è una pratica circondata e protetta dal fumo sacro prodotto dai riti neopagani e  dalla pia nebbia, quella che il giornalismo impegnato & intelligente sta facendo scendere sugli orrori democratici del Forteto.
 Il riferimento ai misteri sacri è appropriato: la trionfale avanzata del racket segue il percorso iniziatico suggerito dai libri fraterni, che illuminano i salotti nei quali si delibano oscene squisitezze.
 Si comincia dagli esercizi spiritualisti raccomandati dai maestri del tantrismo tibetano (riti dei quali Roberto Dal Bosco ha narrato le mistiche nefandezze) e, attraverso festini drogastici, pasticcini, spruzzi ributtanti e giochi con fruste e manette, si arriva al sacrificio degli innocenti. 
 L’orrore iniziatico è tale (lo ha rivelato a suo tempo una inchiesta della polizia romana) che i maestri e  i fratelli terribili, per tenere lontani gli indiscreti, hanno steso una rete politicamente corretta intorno al sacro e stimato vizio.
 La corruzione dell’infanzia è un delitto orrendo, che invoca una reazione più forte della paura, una collera capace di elevarsi sopra le soffici righe dei bollettini ministeriali e delle respecteuses esternazioni  di religiosi ultra-buoni.
 Le delicate censure e i democratici rispetti non possono occultare la vergogna, quando perfino investigatori da tempo assuefatti alle atrocità del crimine, si sono dichiarati atterriti dalle confessioni dei pedofili, che svelavano la complicità del potere culturale (intitolato al progresso) con il sottosuolo del vizio.    
 Nei primi anni del nuovo millennio, gli agenti della polizia del Granducato lussemburghese, hanno consegnato ai redattori della rivista “Investigateur”, il testo autografo della confessione resa loro da Jean-Marie Kloppe, un pervertito che prese le distanze dal racket decidendo di svelare i retroscena di un’organizzazione criminale per la corruzione e la devastazione dell’infanzia.   
 Il memoriale di Kloppe, un testo di quaranta pagine, è in larga misura la descrizione di oscenità  bestiali e sconvolgenti e perciò non riferibili.
 I pochi brani che si possono citare sono tuttavia sufficienti a tracciare il profilo terrificante di una guerra dichiarata dai poteri del sottosuolo contro l’innocenza e l’integrità psichica dell’infanzia.      
 Kloppe, infatti, dichiarò di essere entrato in contatto con un autorevole e misteriosa personalità della cultura tedesca (nel testo della confessione indicato con lo pseudonimo Patrik Colombo), il quale lo indirizzò ad una organizzazione del volontariato (l’Indiannerkommune di Norimberga) costituita legalmente per fornire assistenza morale ai tanti fanciulli tedeschi, che sono protagonisti di fughe dalla famiglia.
 "La quasi totalità degli educatori impegnati nell’Indianerkommune”, ammise Kloppe, “erano pederasti. Essi avevano strette relazioni con gli intellettuali pederasti della sinistra tedesca, e mettevano a loro disposizione i giovani fugueurs convinti a subire relazioni sessuali con gli adulti”.    
 Il disagio delle famiglie scismatiche costituisce il terreno ideale per i lupi solitari che praticano la caccia pederastica.   
 Kloppe descrisse una scena disgustosa, nella quale il volontariato e la cultura sedicente progressista, approfittando dei danni prodotti dalla sciagura del divorzio, si alleano allo scopo di corrompere l’infanzia disagiata e devastarla, con effetti forse irreversibili.
 Nel memoriale, Klopp alzò il sipario anche sulla spaventosa scena dell’assistenza all’infanzia latino-americana (un terreno di caccia privilegiato per gli autorevoli pederasti europei) e su quella raggelante (ma già parzialmente nota) degli affidi di fanciulli dell’Est europeo a famiglie occidentali “aperte”.
 L’orizzonte ultimo e più abbietto del vizio pederastico è la religiosità neopagana, esibita con orgoglio sfrontato dal criminale indicato con il nome Patrik Colombo.
 Klopp raccontò che durante un festino, Colombo uccise senza alcuna ragione un gatto (“Patrik era nudo,  uccise un gatto a coltellate, e si esaltò sul carcassa dell’animale”). E al culmine del raptus sadico confessò che in presenza dei fanciulli era scosso dal desiderio di uccidere: per lui l’uccisione rappresentava il culmine dell’amore e del possesso.
 “Diceva che il fanciullo ucciso in queste circostanze sarebbe il segno della sua potenza perfetta, Egli non voleva trasmettere la vita a un fanciullo tramite l’atto naturale con una donna [il ne voulait pas donner vie à un enfant par l’acte d’amour avec un femme, il s’en sentait viscéralement incapable] ma desiderava prendere, togliere la vita  a un fanciullo, cosa che, ai suoi occhi, sostituiva degnamente il dono la vita”.
 Una vasta area dell'effervescenza & della demenza culturale ha rifiutato caparbiamente di vedere il nesso tra la pederastia, il delirio nichilistico e il delitto.
 Il memoriale di Klopp, svelando il volto disumano e propriamente satanico dell’iniziazione pederastica, avrebbe dovuto cancellare il sorriso della stolta indulgenza, che è scritta sulla pelle d’asino degli autorevoli e pii tamburini.    

 Si spera che la memoria delle desolanti rivelazioni di Klopp spengano gli ardori giustizialisti laici (e purtroppo anche religiosi) delle autorità che che si sono espresse a favore della famiglia pederastica.

Piero Vassallo

1 commento:

  1. Mostruoso, a dir poco.
    Non a caso nel "Forteto"sono coinvolti quei partiti che hanno sempre lottato contro la famiglia tradizionale e numerosa.
    Congratulazioni per il bel blog.

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