Nel dicembre del 1946 alcuni fascisti di terza
fila, scampati alla radiosa macelleria del 1945, si incontrarono nell'ufficio
romano dell'assicuratore Arturo Michelini, per fondare il Msi, un movimento
politico inteso ad analizzare, scomporre
e rielaborare le dottrine del fascismo, in ultima analisi ad aggiornare il pensiero, che aveva ispirato le ottime
riforme sociali attuate dal regime di Benito Mussolini dopo la crisi del 1929.
Il programma
del nuovo partito era infatti riassunto nella formula, "non rinnegare
non restaurare", un criterio che escludeva il qualunque
avventato/onirico/impossibile progetto inteso alla restaurazione della
dittatura, mentre proponeva una ragionevole riforma del sistema
liberal-capitalistico, riabilitato dai vincitori anglo-americani (i quali
avevano sveltamente abolito le riforme sociali attuate dalla Rsi:
partecipazione degli operai alla gestione delle imprese e agli utili
societari).
Per
comprendere le ragioni della critica sociale sviluppata del partito fondato da
Michelini è sufficiente rammentare che nell'immediato dopoguerra il rovente
pregiudizio antifascista, attivo nell'universo degli speculatori incappucciati
& nella sinistra radiosa, consigliava addirittura l'abolizione
dell'Iri, istituto fascista, che in seguito avrebbe svolto un ruolo
fondamentale nell'attuazione del democristiano/centrista miracolo italiano.
Il Msi delle origini
agiva in un margine angusto e tormentato e tuttavia la sua classe dirigente,
costituita da ex combattenti e giovani studenti, resisteva alla tentazione di
ricorrere alla violenza, suggerita da agenti provocatori, quali - ad esempio -
il giornalista del quotidiano L'Unità, infiltrato nella federazione
genovese, dove aveva persuaso alcuni incauti giovani a farsi fotografare in
camicia nera e in atteggiamento minaccioso.
L'infiltrazione
del provocatore comunista e il fracasso sollevato dal servizio sulla
incombente/immaginaria minaccia fascista,
pubblicato nella prima pagina de L'Unità, persuasero i dirigenti
missini ad imporre un rigido regolamento, che contemplava il tassativo divieto
di compiere atti provocatori e di esibire simboli del fascismo.
Il
rischio di corruzione era intanto escluso dalla estrema povertà/marginalità del
partito neo fascista, dal carattere dei militanti, uomini provati duramente
dall'esperienza della guerra e della persecuzione ciellenista e dei giovani
entusiasti, educati all'amor di Patria e alla sobrietà.
Quale esempio delle difficoltà incontrate da
Msi si rammenta che i militanti del Sud si stupivano del numero di funerali
oggetti delle comunicazioni genovese ad Asso di Bastoni, il settimanale fondato e diretto dall'intrepido
giornalista Piero Caporilli, un corrispondente di guerra che si imbarcava sui
sommergibili in missione nell'Atlantico.
Per smentire il mito della iettatura, i
dirigenti del Msi genovese dovettero
rammentare agli amici del più tranquillo centro-sud, che il regime
alimentare delle prigioni antifasciste e i maltrattamenti continui dei
carcerieri avevano consumato la vita dei prigionieri fascisti riducendoli a
larve estenuate.
Il
segretario giovanile del Msi genovese era Sandro Guarnieri, un giovane,
intrepido ex combattente decorato per aver distrutto nel 1944 una decina carri
armati sovietici.
Guarnieri
sosteneva la necessità di attuare la pacificazione nazionale e perciò aveva
imposto una disciplina finalizzata a spegnere sul nascere pensieri e
atteggiamenti faziosi e aggressivi.
I
giovani militanti leggevano i poeti del patriottismo ottocentesco, Vittorio
Alfieri, Alessandro Manzoni, Ugo Foscolo, Silvio Pellico, gli articoli
pubblicati nei settimanali Lotta politica, Asso di bastoni, Candido,
Meridiano d'Italia, I Vespri d'Italia, Audacia ecc., le opere degli storici della seconda guerra mondiale,
ad esempio Attilio Tamaro, i saggi degli economisti d'avanguardia, ad esempio
Werner Sombart, i memoriali di fra' Ginepro da Pompeiana e di fra' Clementino
da Montefiore e naturalmente gli scritti e i discorsi di Benito Mussolini.
I
militanti nel Msi delle origini, in definitiva, non hanno alcuna parentela con
i deragliati e gli esoterici vu' inizia'?, in scena nella Roma
spendacciona di Rutelli, Veltroni, Alemanno e Marino, o meglio
rappresentano la perfetta estraneità/contrarietà agli stati d'animo, che
arroventano i ladri sedicenti fascisti, che, in combutta con i post comunisti,
hanno partecipato al vergognoso sacco della capitale.
Tra i
militanti del Msi delle origini e i malavitosi d'oggi corre un'abissale
differenza, causata dalla catastrofe antropologica, dal deragliamento che ha
alterato/infettato l'intera società nazionale a partire dal disgraziato e
infame sessantotto.
I
militanti missini tentavano di salvare il salvabile della cultura del fascismo
e di traghettarlo nell'Italia democratica.
I
saccheggiatori romani sono il prodotto della persecuzione avviata dai governi
di centrosinistra oltre che della confusione generata dall'esito catastrofico
della politica del doppio petto, concepita da Giorgio Almirante in vista
dell'integrazione dei benpensanti con gli sprovveduti annamo a menà, i
violenti suscitati dalla faziosità del centro sinistra e dalle letture
fulminanti e tollerati dalla gestione debole e contraddittoria del Msi.
Le
tossine che hanno trasformato un partito di idealisti in un mix di fanatici,
teppisti e ladri si possono facilmente identificare. Il cammino di ricerca
delle fonti della malavita romana è stato iniziato recentemente da Roberto Dal
Bosco.
La
pseudo cultura dei malavitosi romani, infatti, ha origine dalle suggestioni
neopagane, prodotte dalla miscela del ruggente nichilismo occidentale (Stirner
e Nietzsche) con i divulgatori (Guénon ed Evola) delle false religioni
asiatiche, taoismo,
buddismo, maomettanismo.
La diffusione delle dottrine asiatiche ha
alterato le menti dei militanti di un movimento che era stato nutrito dall'amor
di Patria e dalla religiosità cattolica.
Il Msi è diventato il contenitore forse
inconsapevole di un brodo di cultura costituito dagli ingredienti della sinistra
francofortese e del furtivo ecumenismo
massonico.
Non a caso la destra iniziatica della
Magliana ha stretto un patto scellerato con la sinistra dei sessantottini
decerebrati dalla gnosi francofortese.
Piero Vassallo
Nessun commento:
Posta un commento