Per sgombrare il campo dalle possibili obiezioni
e dagli equivoci, faccio una premessa. Ci sono mali ineliminabili che richiedono
la tolleranza. I postriboli regolamentati per legge furono giustamente definiti
case di tolleranza. Tanto è vero che
quando furono abolite, non si poté eliminare la prostituzione, che anzi si
trasferì sui marciapiedi, con scandalo pubblico e aumento dello sfruttamento e di
altra connessa delinquenza.
Oggi sento alla tivù una esponente d'un partito liberale all'opposizione,
una autorevole rappresentante di esso, la quale accusa il governo di dare
incremento al lavoro nero con un decreto-legge inteso a ristabilire i diritti
di certi lavoratori. Se la legge reca la giusta severità - si dice - indurrà i
datori di lavoro a violarla, con danno per l'erario e per i dipendenti. Ormai
ci si è abituati a questa desistenza, a una resa che ha smesso di scandalizzare.
Perché la lotta contro tali evasori e sfruttatori è tutt'altro che impossibile;
il lavoro nero è una piaga intollerabile, dev'essere combattuto e può essere
debellato dallo Stato. La forza statale, potenzialmente enorme, bisogna che sia
organizzata e mandata ad effetto, pena una decadenza vergognosa, pena un
malcostume incivile e deleterio, il cui cattivo esempio proviene dall'alto.
Ricordo
che all'epoca della legalizzazione dell'aborto, si usò nondimeno una giustificazione
alquanto analoga: non rendere legale l'aborto avrebbe significato alimentare
quello clandestino. Come dire: "Per evitare un delitto, perseguibile a
norma di legge, lo rendo legittimo". Va da sé che il maggior rischio
dell'illegittima interruzione della gravidanza avrebbe accresciuto la colpa
della donna e, nel contempo, avrebbe contribuito a dissuaderla dal commetterla.
Allo stesso modo del lavoro nero e dell'aborto, le piaghe della droga e
della mafia sono, in sostanza, considerate fatalità ineluttabili. Viceversa,
una guerra condotta seriamente contro lo spaccio e i crimini mafiosi può aver
ragione di tali fenomeni nefandi. Sembra superfluo, e non lo è, mettere in luce
il multiforme e gravissimo morbo sociale diffuso dal consumo di stupefacenti e
dalla grande malavita organizzata. Non si tratta tanto di perdite economiche
quanto di corruzione culturale e della civica moralità. I governi combattono in
modo insufficiente i trafficanti di sostanze mortifere e un potere che soppianta,
dove più dove meno, il potere dello Stato. Ciò è inammissibile e condanna i
consorzi civili a un disordine, a un'insicurezza, a una soggezione che, facendo
il paio con le libertà indebite e i diritti pervertiti sanciti dal codice,
fanno sprofondare i popoli nella più ignorante degradazione.
Appare facile contrapporre a questi argomenti
che uno Stato singolo va incontro alla sconfitta, conducendo una campagna risanatrice
contro organizzazioni internazionali, contro una compagine di paesi tollerante
l'intollerabile. Ma, dal lato pubblico, nessuno darebbe torto a una nazione che
combatta il crimine. In questo caso le leggi ci sono già, basterebbe
applicarle. Dal lato nascosto, quella nazione avrebbe buon gioco a mettere col
le spalle al muro gli strani governanti che non ne seguono l'esempio.
C'è di più. Qualche volta la democrazia serve a qualcosa. Talvolta ai
potenti che la manovrano essa sfugge di mano. Basta che un capo di partito
intenzionato a raddrizzare la baracca si proponga, e un popolo, divenuto diffidente
e scontento del sistema, lo elegge presidente della repubblica o capo del
governo. Adesso ciò è realtà: negli Stati Uniti (superpotenza mondiale) e in
varia forma in Stati europei. Se i governi di USA, Russia, fors'anche della Cina,
e dei meno potenti paesi dell'Est europeo non hanno intrapreso un'azione
efficace per debellare le mafie e lo spaccio di droga, quegli esecutivi
sarebbero potenzialmente idonei a farlo, così come hanno cominciato a
contrastare l'immigrazione clandestina, il mondialismo, la società multietnica.
Così, potrebbero rendere impopolari altre aberrazioni arcobaleno. Il senso
morale non muore e viene automaticamente suscitato dalle conseguenze
dell'immoralismo, di cui a lungo termine si risente il danno.
Come
la storia insegna, a parte l'intervento della Provvidenza, la natura vuole che
la perversione culturale porti debolezza e infermità. L'Impero sovietico si
disgregò, ora tocca all'Impero occidentale, che tuttavia possiede barbari in seno alle proprie genti e
qualche rozzo condottiero capace di interpretare il loro malessere, capace di
stracciare la bandiera bianca.
Piero Nicola
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