Quasi
ogni problema, vero o falso che sia, ha ricevuto la sua giornata democratica. A
dire il vero, ultra-democratica, perché si suppone che i poteri eletti dal
popolo, governanti e affini, non bastino a porre rimedio ai guai della società:
bisogna che tutti, doverosamente e volonterosamente, manifestino a favore delle
auspicabili soluzioni, che tutti celebrino memorie a rinverdire la civica
sensibilità, che tutti partecipino attivamente a promuovere la buona causa, a
sollecitare i responsabili. Passata la festa... ogni cosa torna come prima:
nella dimenticanza dei più, toccati indirettamente, restando vive le noie di pochi
che, in democrazia non contano. Ma guai seri pesano ormai sulla maggioranza, la
quale non si presta più alle turlupinature e agli imbonimenti.
Le giornate in onore di qualcosa o di qualcuno, le giornate dedicate a
un tema sono numerose e sono le più varie, spesso insensate, truffaldine, empie, inique. Loro funzione immancabile è
quella di oscurare i santi sul calendario, di coprire le sante Feste.
Come definire la giornata della pace se non una falsità ricoperta di
buone intenzioni? Non v'è dubbio che la celebrazione del primo giorno dell'anno
abbia un valore pacifista, ossia contrario alla realtà e alla giustizia. Da
parte sua, l'occupante della cattedra di San Pietro non perde l'occasione per
predicare azioni che nulla hanno a che vedere con la morale cristiana, come una
pace che espone il gregge cattolico alle malefatte del Nemico e che disprezza
l'Angelo protettore della Nazione.
Dal
20 novembre 1989 ricorre la giornata
mondiale dei diritti del fanciullo. L'occasione è buona per ribadire
diritti simili a quelli dell'uomo, cioè non poco fantastici e fatti per
rompersi il collo, essendo gli stessi della Rivoluzione dell'89, condannata per
filo e per segno dai Papi, sino al 1958.
L'8 marzo abbiamo avuto la giornata
della donna. Altro strombazzamento di fanfaluche, di cui una enorme: la
totale equiparazione dei due sessi, con giochi di prestigio per evitare l'assurdo
e il ridicolo.
A tale proposito, non si aspettano particolari ricorrenze per diffondere
e ripetere il menzognero, ossessivo presupposto dell'uguaglianza di ciò che per
natura e con ogni evidenza è disuguale. Ohibò, si tratta di esseri umani!
In
questi giorni di premiazione di lavori cinematografici con i David di Donatello,
le belle e brave attrici impegnate, ossia comodamente sistemate nella bambagia
del conformismo, ne hanno approfittato per un'ennesima, seria rivendicazione
del rispetto dovuto alla femminile dignità. Però l'hanno fatto paragonando le
espressioni verbali spettanti al sesso maschile con le medesime, di mutato
significato, rivolte al gentil sesso; e hanno interpretato il mutamento come un
inveterata offesa al sesso... debole. Così sono cadute nella stravaganza senza
nome. Prendendo le frasi che si addicono all'uomo per mostrare come le stesse
locuzioni si adattino male alla donna e suonino offensive per lei, queste
argute signore dello spettacolo hanno voluto dimostrare l'affronto di un
disuguale trattamento. In sostanza, pretenderebbero che i modi di dire della nostra
lingua venissero modificati o annullati per via di una loro disparità di
trattamento, viceversa affatto naturale. In sostanza, si intende affermare e
imporre una parità inesistente.
Se venisse soddisfatto il presunto diritto a un uso del lessico
indifferente rispetto ai sessi, si avrebbe soltanto un impoverimento della
lingua, mentre la diversità dei sessi, che come tale richiede diversità di
riguardo linguistico, resterebbe quella di prima, salvo presupporre il genere
umano una massa di ermafroditi. In certe segrete e potentissime stanze dei
bottoni è probabile che si tenda a questa estremità, tuttavia la sua attuazione
appare assai chimerica, dopo che l'America cerca di riappropriarsi della
propria identità e mette in atto i dazi doganali, che mandano all'aria il
disegno mondialistico. Similmente, in Europa, l'UE mondialista naviga in
cattive acque, specie dopo la brexit, e dopo che consistenti masse popolari la
stanno prendendo a calci.
Una volta che la gente ha preso in uggia il manovratore, una volta che
sospetta di lui e più non gli crede, tutto quanto minaccia di venire giù, tutto
diventa losco, incluse le giornate consacrate, persino quelle che sarebbero consacrate
bene, se non subissero la profanazione dei loro sacerdoti. L'insofferenza dimostrata
alle elezioni è prova lampante dell'incredulità.
Perciò le allegre attrici femministe, i cineasti, i conduttori
televisivi, i politicanti devono stare all'erta, cominciando a guardarsi dal
conformismo, dal cavalcare gli usati cavalli di battaglia: la gente non abbocca
più, non li ama, specie la gioventù martoriata dalle disgregazioni familiari,
dalle madri egoiste, che hanno approfittato dei propri diritti che vanno a
scapito di quelli del babbo e, godendo delle libertà prettamente maschili,
hanno fatto sfracelli.
Naturalmente
i sondaggi, le spie evidenti dell'insofferenza, della sorda ribellione, della
pentola sotto pressione, trasformeranno ancora una volta i marpioni politici in
finti riformatori radicali, in vele che prendono il vento così come è girato;
ma anche il mestiere di pompieri è divenuto rischioso, voltare gabbana non è
sempre facile, l'avversario populista
(non compromesso col defunto regime) sta pronto a ricordare la precedente
militanza del girella.
Prima
della giornata dell'acqua, il 21
marzo c'è stata la giornata mondiale
della poesia, stabilita dal un ente onusiano. A quanto pare si è svolta in
sordina. Concorrenti e premiazioni: in una beata nuvola. I telegiornali non si
sono azzardati a farne pubblicità. I manovratori stanno già sul chi vive, in
bilico sul punto critico.
Certo non siamo ancora giunti al pericolo di sollevamento. Diversi
pregiudizi sono duri a morire. Molti credono che il difetto non stia nel
manico, che l'apparecchio si possa aggiustare, una volta sostituiti i tecnici.
Invece, stanti le legali aberrazioni prodotte dall'uso dell'apparecchio, ci
vorrà del bello e del buono perché qualcuno lo faccia ancora funzionare in modo
soddisfacente.
Piero Nicola