Don
Curzio Nitoglia appartiene al ristretto numero dei cattolici ancora capaci di
comprendere e amare la filosofia di San Tommaso e di usarla, con legittima
intransigenza, per contrastare lo scrosciante vaniloquio libertino e
thanatofilo, che è diffuso dall'emittente ultima - francofortese e californiana
- della rivoluzione anticristiana.
Edito in Milano dall'animoso centro studi
Jeanne d'Arc, jda@liberitalia.net, il breve incisivo trattato di
filosofia politica scritto da don Nitoglia espone, con rigore ed esemplare
chiarezza, i princìpi ai quali l'attività dei politici deve conformarsi, pena,
in caso di renitenza, il capovolgimento delle leggi e la degenerazione della
vita sociale, disgrazia ben visibile nelle società avvelenate dai pensieri di
matrice illuministica.
La esposizione dei princìpi indeclinabili
della politica è arricchita da una puntuale contestazione delle tesi
avventurose sulla dignità umana, formulate negli anni Trenta da Jacques
Maritain e da Emanuel Mounier e recepita acriticamente dalla teologia
postconciliare, tesi dalle quali discende l'infondata opinione secondo cui
"la persona umana ha una dignità assoluta, non relativa alla natura in
cui sussiste".
Per
confutare l'errore in rovinosa circolazione nella teologia modernizzante, nella
filosofia aperturista e nel conformismo democristiano, don Nitoglia rammenta
che la dignità si divide in radicale ontologica, che è radicata su una
natura umana razionale e in totale morale o pratica, che è
attribuita alla persona dai suoi atti buoni.
Pertanto "vi è dignità totale-morale
solo se la persona conosce il vero ed ama il bene, mentre se aderisce
all'errore ed ama il male, perde la dignità totale-morale, anche se
radicalmente conserva la natura umana e razionale e quindi la dignità
radicale/ontologica".
L'ovvia
conseguenza di tale principio è l'inesistenza del diritto a professare l'errore
ed a fare il male, "perché la persona agendo male smarrisce la dignità
totale, che sola fonda il diritto ad agire, anche se mantiene la dignità
radicale, che riguarda l'essere e non le azioni".
La diversa opinione di Maritain e Mounier
induce a credere che la persona umana abbia una dignità assoluta non relativa
alla natura in cui sussiste. Di qui l'opinione aberrante "che la
dignità della persona fondi il diritto al diritto di esprimere pubblicamente
qualsiasi pensiero". Teoria fallace, che è stata duramente smentita da
Pio XII, il quale ha stabilito che "ciò che non risponde a verità non
ha oggettivamente nessun diritto né all'esistenza, né alla propaganda, né
all'azione".
Purtroppo
un'opinione contraria si è insinuata di soppiatto nei documenti del Concilio
Vaticano II e nei saggi dei teologi conformisti, testi dai quali l'avventurosa
teologia oggi prevalente trae la temeraria convinzione che attribuisce
all'errore uno speciale diritto.
Il saggio di don Nitoglia costituisce pertanto
una preziosa indicazione per i militanti cattolici, che lavorano alla
conservazione dei princìpi dai quali trarrà forza la decisione di uscire dalla
cattività modernista e sui quali dovrà organizzarsi la rinascita della politica
italiana.
Pietro Vassallo
Nessun commento:
Posta un commento