Infaticabile esploratore della letteratura
teologica intossicata dal modernismo e dalla cultura hippy, Marcel De
Corte, negli agitati anni del post-concilio, ha raccolto, catalogato e
pubblicato nella rivista La Torre di Giovanni Volpe, il fior fiore delle
perle clericali pescate nelle acque della stupidità invincibile.
Quali esempi della contaminazione surrealista
della teologia, De Corte citava le parole d'ordine gridate dal palcoscenico: “Lo Spirito Santo ha soffiato sulle barricate
del sessantotto” (Marie-Dominique Chenu), “Se gli studenti si ribellano è un’epifania divina” (Paul-Emile
Léger), “Dio è l’avvenire assoluto” (Karl Rahner), “Il vero tempio di Dio è l’uomo. ... Dio è il
prossimo” (Louis Evely), “Dio è morto”
(Jean Cardonnel), “La rivelazione
è il risultato dell’esistenza umana che riflette su se stessa” (Edward
Schillebeeckx).
Dal suo canto Cornelio Fabro, nel profetico
saggio L'avventura della teologia progressista, edito da Rusconi nel
1974, annunciava la tempesta anarco-pederastica incombente sul mondo cattolico.
La tempesta mentale di stampo californiano era
già in atto nella sentenza squillante di don Enrico Chiavacci, "la vera
natura è non avere natura" e nell'applaudita pornoteologia
di don Ambrogio Valsecchi, secondo il quale "l'amore del prossimo si
esprime anzitutto e sopratutto nel rapporto sessuale. ... La sessualità è
affermata come funzione umana generale per esercitare l'attività dialogica che
presiede alla socialità: maestri di questo nuovo corso della morale sono
indicati espressamente gli atei Freud e Marcuse".
Quasi in risposta all'angosciata domanda del
principe Amleto - vergogna dove è il tuo rossore? - il
teologo Valsecchi, marciando sotto le rosse bandiere sessantottine, affermava
spavaldamente "la liceità del peccato solitario, dell'omosessualità,
del rapporto completo fra i i fidanzati che intendono sposarsi, del superamento
dei princìpi della Humanae vitae".
Alla
fine del secolo sterminato baluginava ancora un debole frammento della vivida
luce diffusa dalla Sacra Scrittura e dal magistero tradizionale. I vescovi
della classe Noziglia non erano ancora in scena. Dispiace rammentarlo,
trattandosi di un fatto preconciliare, ma la scienza degli uomini moderni -
quantunque incensata dai padri festanti nelle convulse/confuse adunate del
Vaticano II - era ancora giudicata
stoltezza davanti alla sapienza di Dio.
San
Giovanni Paolo II, benché artefice dell'ecumenica, rumorosa e non compianta
baraonda ad Assisi, in quel tempo si lasciava andare a dichiarazioni non
conformi alle suggestioni modernizzanti in circolazione dopo il concilio.
Nell’Evangelium
Vitae Karol Wojtyla osò perfino gettare l’ombra del dubbio su aurei feticci
della modernità quali il preservativo, la pillola, l’aborto, l'onanismo,
l'adulterio e la sodomia, eccelse meraviglie venerate dai protagonisti della coda
francofortese e sidagogica del secolo sterminato.
Immediatamente si udì l'irritato mormorio dei
teologi progressisti. Le parole del papa polacco furono avvolte e incartate dal
pio rumore/malumore delle avanguardie teologiche e giornalistiche.
Correva l'anno 1994, nella prima pagina di Repubblica,
organo implicito della nuova teologia, un titolo profetico a caratteri
di scatola annunciava addirittura
"omosessuale prete ideale".
I teologi ortodossi videro l'inevitabile e si
rassegnarono. La disperata e umiliata resistenza di Benedetto XVI fu sventata e
sconfitta dal tenebroso e invincibile potere del disordine imperante nelle
camarille vaticane. Accompagnata da squilli di trombe laiche e iniziatiche, la
Chiesa cattolica fu abbandonata alla ruggente farneticazione degli
autodistruttori.
San Pio X e San Pio da Pietralcina, i Santi
che avevano profetizzato la catastrofe e tentato di arginare la disastrosa alluvione
scatenata da teologi innamorati del cadaverico fantoccio della modernità furono
collocati nell'angolo dei pensieri sorpassati.
Grazie a Dio non tutti i cattolici sono in
corsa verso il vespasiano, che irradia l'ultimo pensiero della rivolta contro
la Verità. Nell'avvincente saggio su San Pio da Pietralcina, (Il segreto di
Padre Pio, edito da Rizzoli) un impavido refrattario, Antonio Socci ha
dimostrato che la fonte cui si è assiduamente abbeverato il cappuccino fu il
papa San Pio X. La missione del più popolare fra i Santi dell'età contemporanea
fu arginare, con le proprie sofferenze "la gravissima crisi della
Chiesa, l'immaner apostasia del nostro tempo, l'apocalittico crollo del
sacerdozio".
Al proposito, Socci cita un luminoso testo di
San Pio X, in cui il lettore può intravedere una profetica lode della luminosa
umiltà del suo migliore discepolo, Francesco Forgione: "Chi è ricco di
santità può - benché ultimo - operare cose meravigliose a salute del popolo di
Dio, come fanno fede moltissime testimonianze di ogni età. Solamente la santità
rende il sacerdote quale egli deve essere secondo la sua vocazione divina: Uomo
crocifisso al mondo, vivente nella novità di una vita protesa alle cose celesti
per condurre alle medesime il popolo cristiano".
San Pio X e San Pio da Pietralcina
testimoniano l'invincibilità della Chiesa nella guerra scatenata dal clero
modernizzante. Il 12 marzo del 1913, mentre sulla belle époque incombe
il terribile castigo della guerra, Gesù appare al cappuccino e gli rivela:
"La mia casa è diventata per molti un teatro di divertimenti; anche i
miei ministri che io ho sempre riguardato con predilezione, che io amato
come pupille dell'occhio mio; essi dovrebbero aiutarmi nella redenzione delle
anime, invece chi lo crederebbe?! da essi debbo ricevere ingratitudini e
sconcezze. Vedo molti di costoro che sotto ipocrite sembianze mi tradiscono con
comunioni sacrileghe. ... Gesù purtroppo ha ragione di lamentarsi della nostra
ingratitudine. Quanti disgraziati nostri fratelli corrispondono all'amore di
Gesù col buttarsi a braccia aperte nell'infame setta della massoneria".
La contaminazione settaria del clero cattolico
era in atto da tempo. L'infiltrazione di cauti errori e di intermittenti
verità non è una innovazione introdotta dall'effervescenza teologica
attiva nei documenti e nelle chiacchiere intorno al Concilio Vaticano II. Non
si deve tuttavia permettere che la minaccia incombente sulla Chiesa cattolica
induca alla disperazione. La speranza, infatti, è suggerita e obbligata dalla
condanna pronunciata da Cristo e rivelata a San Pio da Pietralcina, testimone
della invincibile santità. Dio non ha consegnato i suoi fedeli alle tenebre
dell'errore modernista e/o ai flash della televisione. I tamburi dello
sciocchezzaio novista rullano invano.
Piero Vassallo
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