Negli anni che precedettero lo squillante
pontificato di Angelo Roncalli e il luccichio dei fuochi fatui intorno al
Concilio dei modernizzatori, il numero delle vocazioni al sacerdozio era in
continuo, trionfale aumento, mentre
l'autorità della teologia e della
cultura cattolica era riconosciuta in tutto l'Occidente. I politicanti di varia
statura leggevano con rispetto e timore
la Civiltà cattolica.
Il venerabile
Pio XII, il Defensor civitatis, che
aveva alleviato le sofferenze degli italiani in guerra e ospitato (a proprio
rischio) i perseguitati dai nazisti, era oggetto di una stima sincera, e di una
riconoscenza, non condivisa soltanto dagli stalinisti duri e puri e dai cripto modernisti, attivi nel fumoso e ringhioso
margine democristiano.
Nel luglio
del 1944, pochi giorni dopo l'occupazione anglo-americana di Roma, nella
Sinagoga, ebbe luogo una solenne e affollata cerimonia, promossa dalla comunità ebraica per manifestare la gratitudine a Pio XII, il papa
misericordioso, che aveva sfidato il
temibile apparato nazista, ordinando
l'apertura dei conventi alle famiglie degli ebrei a rischio di
deportazione nei campi di sterminio.
A cominciare
dal rabbino di Roma, Anton Zolli e da Golda Maier, i più illustri esponenti dell'ebraismo nazionale e internazionale
dichiararono la loro ammirazione e la loro riconoscenza a Pio XII, un fatto che
confuta e ridicolizza le calunnie
intorno all'immaginario papa di Hitler
costruite dal Kgb durante gli anni della svolta vaticana e divulgate da un effimero/prezzolato cialtrone..
Nel febbraio
del 1945 aveva destato grande scalpore la conversione al Cattolicesimo e il
Battesimo di due illustri studiosi israeliti, il filosofo del diritto Giorgio
Del Vecchio e l'ex rabbino capo di Roma, il professore Anton Zoeller (cognome
mutato in Zolli nel 1925,
in osservanza della legge italiana sugli immigrati).
Zolli
testimoniò di essersi convertito in
seguito ad un'apparizione di Nostro Signore avvenuta nella sinagoga durante un
solenne rito, officiato per celebrare la fine dell'occupazione nazista di Roma.
Il professore
Zolli (1881-1956), che in seguito fu docente di letteratura ebraica nel
Pontificio Istituto Biblico di Roma, in omaggio a Pio XII, scelse Eugenio quale
nome di battesimo.
Naturalmente
la conversione di Zolli dispiacque e irritò le
comunità ebraiche d'Italia e
d'America, che avviarono il tentativo di persuadere l'ex rabbino a ritrattare.
Don Curzio Nitoglia, autore di un fedele e magistrale profilo di Zolli, ha
dimostrato che il compenso della ritrattazione era una cospicua somma di denaro
in cambio.
A seguito del
fermo rifiuto di Zolli, la comunità
ebraica internazionale, avviò un'oscura attività intesa a screditare Zolli e Del Vecchio, accusati di aver militato nel
partito fascista fino al 1938, anno della promulgazione delle leggi razziali.
L'accusa
cadde perché ridicola, dal momento che
numerosi ebrei avevano aderito al partito fascista, mai immaginando la
devastante irruzione nella scena italiana del delirio germanico intorno alla
immaginaria razza ariana.
D'altra parte
nel 1945 il governatore americano del Lazio, Charles Poletti, al termine di una
scrupolosa indagine, aveva deposto i responsabili della comunità ebraica. Dal suo canto il rabbino John Pollock aveva avviato
l'inchiesta, che si sarebbe conclusa con l'accertamento della complicità con i nazisti del capo della
comunità ebraica di Roma, Ugo Foà.
L'inchiesta a
carico di Foà dimostrò che i benestanti della comunità
israelitica avevano stabilito con i nazisti, un compromesso finalizzato ad
evitare la loro deportazione in campo di concentramento.
E' probabile
che la diffamazione di Pio XII, oltre che dal clero neo-modernista, festante
intorno alla nouvelle théologie,
fosse promossa anche da esponenti della sinagoga interessati all'oscuramento
dello scandalo Foà.
L'autorità della Chiesa cattolica, umiliata dalle flessioni di Giovanni Paolo II
davanti ai rappresentanti delle superstizioni terzomondiali convocati ad
Assisi, e al cospetto del rabbino di Roma Elio Toaff e attualmente disorientata
dalle curiose manfrine del papa
perdonista, salito dalla fine del mondo, non può essere
salvata dal ridicolo prima della riabilitazione di Pio XII.
Il problema
cruciale, che il pensiero cattolico deve risolvere, è il superamento della dialettica che propone il papa delle manfrine
eseguite sotto lo scrosciante applauso del giornalismo progressivo, quale
amabile risposta alla sorpassata
austerità di Pio XII.
Il
futuro del cattolicesimo, in ultima
analisi, dipende dall'archiviazione del progetto concepito dal papa buono, in
vista della progressiva modernizzazione della teologia e
dell'appiattimento/svilimento della liturgia tradizionale.
Piero Vassallo
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