sabato 5 settembre 2015

Sancta et meretrix: La Chiesa prima e dopo il papa buono

Negli anni che precedettero lo squillante pontificato di Angelo Roncalli e il luccichio dei fuochi fatui intorno al Concilio dei modernizzatori, il numero delle vocazioni al sacerdozio era in continuo, trionfale aumento, mentre l'autorità della teologia e della cultura cattolica era riconosciuta in tutto l'Occidente. I politicanti di varia statura leggevano con rispetto e  timore la Civiltà cattolica.
 Il venerabile Pio XII, il Defensor civitatis, che aveva alleviato le sofferenze degli italiani in guerra e ospitato (a proprio rischio) i perseguitati dai nazisti, era oggetto di una stima sincera, e di una riconoscenza, non condivisa soltanto dagli stalinisti duri e puri e dai cripto modernisti, attivi nel fumoso e ringhioso margine democristiano.
 Nel luglio del 1944, pochi giorni dopo l'occupazione anglo-americana di Roma, nella Sinagoga, ebbe luogo una solenne e affollata cerimonia, promossa dalla comunità ebraica per manifestare la gratitudine a Pio XII, il papa misericordioso, che aveva  sfidato il temibile apparato nazista, ordinando  l'apertura dei conventi alle famiglie degli ebrei a rischio di deportazione nei campi di sterminio.
 A cominciare dal rabbino di Roma, Anton Zolli e da Golda Maier, i più illustri esponenti dell'ebraismo nazionale e internazionale dichiararono la loro ammirazione e la loro riconoscenza a Pio XII, un fatto che confuta e  ridicolizza le calunnie intorno all'immaginario papa di Hitler costruite dal Kgb durante gli anni della svolta vaticana e divulgate da un effimero/prezzolato cialtrone..
 Nel febbraio del 1945 aveva destato grande scalpore la conversione al Cattolicesimo e il Battesimo di due illustri studiosi israeliti, il filosofo del diritto Giorgio Del Vecchio e l'ex rabbino capo di Roma, il professore Anton Zoeller (cognome mutato in Zolli nel 1925, in osservanza della legge italiana sugli immigrati).
 Zolli testimoniò di essersi convertito in seguito ad un'apparizione di Nostro Signore avvenuta nella sinagoga durante un solenne rito, officiato per celebrare la fine dell'occupazione nazista di Roma.
 Il professore Zolli (1881-1956), che in seguito fu docente di letteratura ebraica nel Pontificio Istituto Biblico di Roma, in omaggio a Pio XII, scelse Eugenio quale nome di battesimo.   
 Naturalmente la conversione di Zolli dispiacque e irritò le comunità ebraiche d'Italia e d'America, che avviarono il tentativo di persuadere l'ex rabbino a ritrattare. Don Curzio Nitoglia, autore di un fedele e magistrale profilo di Zolli, ha dimostrato che il compenso della ritrattazione era una cospicua somma di denaro in cambio.
 A seguito del fermo rifiuto di Zolli, la comunità ebraica internazionale, avviò un'oscura attività intesa a screditare Zolli e Del Vecchio, accusati di aver militato nel partito fascista fino al 1938, anno della promulgazione delle leggi razziali.
 L'accusa cadde perché ridicola, dal momento che numerosi ebrei avevano aderito al partito fascista, mai immaginando la devastante irruzione nella scena italiana del delirio germanico intorno alla immaginaria razza ariana.
 D'altra parte nel 1945 il governatore americano del Lazio, Charles Poletti, al termine di una scrupolosa indagine, aveva deposto i responsabili della comunità ebraica. Dal suo canto il rabbino John Pollock aveva avviato l'inchiesta, che si sarebbe conclusa con l'accertamento della complicità con  i nazisti del capo della comunità ebraica di Roma, Ugo Foà
 L'inchiesta a carico di Foà dimostrò che i benestanti della comunità israelitica avevano stabilito con i nazisti, un compromesso finalizzato ad evitare la loro deportazione in campo di concentramento.
 E' probabile che la diffamazione di Pio XII, oltre che dal clero neo-modernista, festante intorno alla nouvelle théologie, fosse promossa anche da esponenti della sinagoga interessati all'oscuramento dello scandalo Foà.
 L'autorità della Chiesa cattolica, umiliata dalle flessioni di Giovanni Paolo II davanti ai rappresentanti delle superstizioni terzomondiali convocati ad Assisi, e al cospetto del rabbino di Roma Elio Toaff e attualmente disorientata dalle curiose manfrine del papa perdonista, salito dalla fine del mondo,  non può essere salvata dal ridicolo prima della riabilitazione di Pio XII.
 Il problema cruciale, che il pensiero cattolico deve risolvere, è il superamento della dialettica che propone il papa delle manfrine eseguite sotto lo scrosciante applauso del giornalismo progressivo, quale amabile risposta alla sorpassata austerità di Pio XII.

 Il futuro  del cattolicesimo, in ultima analisi, dipende dall'archiviazione del progetto concepito dal papa buono, in vista della progressiva modernizzazione della teologia e dell'appiattimento/svilimento della liturgia tradizionale.

Piero Vassallo

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