Da varie
parti, persone oneste si indignano perché i pubblici poteri domestici o
sovranazionali, formalmente democratici, hanno mostrato di essere totalitari.
In particolare, questo sdegno crescente si è avuto in occasione delle manovre
governative per stabilire leggi e introdurre insegnamenti scolastici in modo
sleale, non democratico, carpendo la buona fede del popolo.
Beata ingenuità! si potrebbe osservare. O in
che mondo vivono questi signori dabbene? Sennonché si tratta di persone vigili,
colte, che non si fanno irretire e si battono, specie con la penna, per la buona
causa della legge eterna. E allora che cosa significa la fiducia da essi
riposta nel sistema democratico, nella sua garanzia contro il totalitarismo, o
meglio, contro il cattivo totalitarismo?
Intanto c'è da domandarsi che idea essi
abbiano del regime totalitario, visto che di sistemi dittatoriali o oligarchici
o comunque autoritari, reali, se ne
sono visti e se ne vedono parecchi e molto differenti.
Si può convenire che le democrazie reali e
non teoriche (si dimostra però che la puntuale attuazione della democrazia
teorica genera ingiustizia andando contro natura) rendano più difficile
prendere provvedimenti contrari al bene comune rapidamente, e servirsi d'una
propaganda incontrastata, almeno all'interno del paese. Ma chiunque non
s'immedesimi troppo nel sovrano popolare e nelle lusinghe delle libertà di
espressione e del diritto di voto, e faccia un buon uso spassionato
dell'intelligenza, deve accorgersi che in tutte le democrazie dirige
l'orchestra un'oligarchia, più o meno variegata, quasi come avviene nei regimi
autoritari, anche autocratici (non c'è sovrano assoluto che possa decidere e
dirigere tutto da solo e di testa sua); deve ammettere che i partiti e il
governo, di qualunque colore esso sia, determinano l'opinione pubblica, i
costumi e, in qualche modo, ottengono quello che vogliono.
Dunque, la differenza sostanziale tra un
sistema politico e l'altro è apparente. A onor del vero, una differenza c'è. In
democrazia, i partiti al comando hanno al vertice uomini d'indeterminata
provenienza, che non danno altra assicurazione al di fuori della loro abilità
politica, ed essendo in competizione fra loro, non v'è certezza alcuna che
emergano i migliori. Se poi questi dovessero prevalere, i cattivi e corrotti
sono molti: secondo le regole del gioco, mettono i bastoni tra le buone ruote.
Inoltre, i reggitori democratici dipendono da un partito, sono condizionati
dalle sette, dai poteri forti del paese e ancor più dell'estero. Viceversa un
autocrate è molto più libero, e potrà essere ignorante, cattivo, perverso,
oppure alquanto capace, saggio e benefico, se non benefico affatto (p.e. un re
santo, un sovrano cattolico, come ce ne furono in Francia, Spagna, Svezia, ecc.
e, in tempi recenti, un Salazar, fu in discreta armonia con la nostra buona Chiesa).
Circa i rigori degli stati totalitari, può fare un maggior numero
di vittime innocenti il disordine e il machiavellismo degli stati liberali.
Perciò quei nostri amici che si battono
onorevolmente per la giustizia, conviene che si rendano davvero liberi, liberati
dal pregiudizio, dal tabù o dal mito della democrazia. Ne saranno fortificati.
Capisco che qualora manifestassero la loro
cognizione delle attuali costituzioni e istituzioni e delle loro fatali messe
in pratica, andrebbero incontro a incomprensioni disdicevoli, però la chiarezza
interiore, che è in grado di fare il punto con i debiti riferimenti e non con
abbagli, dovrebbe evitare di addurre questi ultimi nei giudizi, e si può tacere
prudentemente per non destare scandali
nell'uditorio impreparato.
Quali valori, quali vantaggi, quale bene
comune sono venuti dalle celebri carte dei diritti del cittadino, dai principi
delle rivoluzioni d'America e di Francia, dai sistemi politici da essi
generati? Ne sono sortiti empio laicismo, crescente negazione del diritto
naturale, sino alle aberrazioni legislative a cui stiamo assistendo. E non si
venga a dire che l'arbitrio della sovranità popolare, delle leggi emanate da
autorità svincolate dalla rettitudine, che il vizio legalizzato e tanta
decadenza delle coscienze derivano dalle manipolazioni della democrazia, dai tradimenti
perpetrati ai suoi danni. Sarebbe disconoscere il peccato originale, sarebbe
presumere che l'uomo reso arbitro del bene e del male, senza dover sottomettersi
alla guida che è custode della vera giustizia, divenga giusto di per se. Purtroppo
una finta chiesa ha acconsentito a questa chimera storicistica dell'uomo
fattosi accorto degli errori e capace di rettificarsi. Ovvero si è acconsentito
alla sciagurata tesi crociana per la quale la libera gara delle forze e delle
facoltà consegue l'auspicabile risultato, quasi in virtù d'una selezione
naturale.
I fatti dimostrano a iosa come niente di ciò
accada. I lupi in veste filantropica hanno il sopravvento, e il pascolo dei
lupi è proprio la democrazia. Non è pessimismo sull'essere umano, è dottrina
cattolica priva di edulcorazione, di falsificazione.
Non sono i padri delle libertà abusive e dell'uguaglianza
immaginaria e sovvertitrice ad aver esaltato la natura umana, contro la sua
realtà e contro la norma rivelata? Sono loro i campioni del regime democratico.
Che cosa c'era da aspettarsi se non corruzione, perversione e il dominio
ipocrita e artatamente violento? Quale moderna democrazia si è uniformata alla
Legge di Dio, dando buona prova, anziché allontanarsene e rendersi permeabile
alle cattive influenze? Ne è una conseguenza il disastro che ci colpisce
(progressiva menomazione della famiglia, della identità e della tradizione
nazionali, denatalità, malcostume, libertinaggio, mafie invadenti, droga,
ateismo, nichilismo, religione falsificata, ecc.).
Il liberalismo è essenzialmente
democratico, violenta le coscienze, usa
anche metodi coercitivi adonestati, e il liberalismo è una giungla democratica,
organizzata e condotta da una cricca di senza Dio e senza Patria.
Le democrazie occidentali hanno abbattuto il
nazismo e hanno contribuito alla caduta del comunismo sovietico, ma per
sostituirvi la loro perversa egemonia, il loro totalitarismo. Tanto è vero che
vogliono rovesciare la democrazia della Russia, perché non sarebbe abbastanza
ortodossa, e non è conveniente alla loro dottrina, ai loro interessi, alle loro
mire.
Piero
Nicola
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