Provocazione
di un tradizionalista irriguardoso
Il male oscuro della
riforma Gentile
Magnifica
la riforma di Giovanni Gentile? Splendidi i licei italiani? I migliori al
mondo? Indubbiamente sì, dal punto di vista dell'astratta pedagogia. Dal punto
di vista della tradizione filosofica italiana sembra fondato il dubbio
sollevato da Lucio Colletti e da Antimo Negri: la filosofia neoidealista, madre
della grande riforma scolastica, "continuava ad essere, a restare
una provincia del Reich filosofico tedesco".
Il
nobile patriottismo di Gentile non si discute seriamente. Il suo tentativo di
avvicinamento alla verità cattolica è riconosciuto da numerosi, autorevoli
storici della filosofia. Antimo Negri, peraltro, sosteneva l'italianità
dell'attualismo, che si rannoda, attraverso Vico e Cuoco, all'antiquissima
italorum sapientia, e alla filosofia del Rinascimento (Telesio, Campanella,
Bruno).
Tuttavia
in Antimo Negri era quasi invincibile il sospetto secondo cui il neoidealismo
"derivava dai magnanimi lombi teoretici dell'idealismo hegeliano"
e rimaneva tale quando "coccotteggiava con Lukàcs o con i
marxisti di Francoforte, con Heidegger, Husserl, Wittgenstein, Gadamer
ecc." (Cfr.: Antimo Negri,
"Giovanni Gentile pensatore italiano", in Aa. Vv., "Giovanni Gentile filosofoitaliano", Rubbettino, Soveria Mannelli, 2004, p. 4 e seg.)
Dal suo canto Cornelio Fabro aveva dimostrato
che, nella filosofia gentiliana, "l'essere non è anzi tutto assoluto e
perciò fondamento dei molti e dei diversi, non è l'Essere: è semplicemente
fenomeno che dissolve se stesso nel porsi del suo divenire" (Cfr.: Cornelio Fabro, "Giorgio G.F. Hegel La dialettica", Edivi, Segni 2012, p. 155).
I
giudizi sul neoidealismo, aiutano a capire per quale causa il liceo gentiliano
genera difficoltà nella mente degli alunni appartenenti a famiglie fedeli
all'autentica tradizione cattolica.
Ogni
anno, in coincidenza con gli ex esami di riparazione, ricevo ansiose (e in
qualche modo ansiogene) comunicazioni di genitori cattolici, i figli dei quali
sono entrati in umiliante conflitto con i programmi e con i professori della
scuola italiana conforme al Reich filosofico tedesco.
Perché,
nei licei, il disagio giovanile è prevalentemente cattolico (oltre che
proletario)? Perché non sfiora i figli della borghesia illuminata? Sono
inopportune e reazionarie tali domande?
Per la
durata di alcuni anni ho pensato, correndo sui binari dell'opinione prevalente,
che i figli dei cattolici fossero repressi e perciò ipodotati, ossia
frenati e antiquati dal pensiero dei familiari, e finalmente inadatti
alla frequentazione della migliore scuola (italiana? tedesca?) del mondo.
Un
dubbio cominciò a insinuarsi quando lo storico Mario Attilio Levi, reduce da un
viaggio in veste di visitor, mi parlò delle università americane, nelle
quali gli studenti imparavano, senza difficoltà e in breve tempo, il latino e
il greco.
Il
dubbio si approfondì nel 1983, quando partecipai a un convegno di studi,
organizzato in Palermo da Tommaso Romano, titolare delle edizioni Thule,
convegno anticonformista, presieduto dal prof. Luigi Salerno e intitolato
"Una scuola al servizio dell'uomo".
Ultimamente
il giudizio di un dotto amico, sincero ammiratore di Gentile - "un'attenta
lettura dell'opera gentiliana ultimamente suggerisce l'uscita
dal neoidealismo" - ha consolidato la mia
opinione, obbligandomi a concludere che estranea alla fede cattolica e alla
vera tradizione nazionale è la scuola riformata dal pur geniale progetto di
Giovanni Gentile - un filosofo la cui umana e intellettuale grandezza tuttavia
non si può discutere - e ipodotati sono i professori, i quali applicano
ciecamente i criteri della sopravvalutata e venerata riforma, e lo fanno
proclamando un contraddittorio e assurdo disprezzo per il filosofo fascista che
l'ha concepita.
Ovviamente
è doveroso giustificare la scelta del cammino audacemente qui proposto per
giungere a una conclusione eretica, che disturberà il vasto popolo (et
sinistra et destra) dei ben pensanti, degli eleganti e delle persone
colte (categorie dalla quale, per destino lo scrivente è escluso).
Il primo
oggetto avvistato su tale percorso è il principio che ha illuminato il
riformatore di Gentile e l'azione dei post-gentiliani: la religione è per i
bambini, la filosofia (neohegeliana o bruniana o francofortese) è proposta alla
mente dei giovani maturandi e degli adulti evoluti.
La
filosofia moderna e quella ultramoderna correggono, ridimensionano e alla fine
sostituiscono la religione. Al proposito è doveroso rammentare che il filosofo
siciliano Pietro Mignosi ha dimostrato magistralmente che Gentile criticava e
confutava i modernisti, perché disapprovava la loro esitazione di fronte alla
proposta di riforma radicale avanzata dal neoidealismo.
L'opera
dello Hegel rivisitata da Gentile diventò il surrogato della Sacra Scrittura e
della Scolastica (e tale rimase fino ai giorni nostri, per effetto
dell'inettitudine democristiana o meglio per l'assenza - o la
emarginazione di illuminati e coraggiosi
riformatori, quali Fabro e Del Noce, ad esempio).
Secondo
risultato: l'accertamento che i classici della letteratura antica,
contemplati nei programmi dei licei riformati da Gentile, sono esclusivamente
gli ovvi scrittori pagani.
Terzo
risultato. Capire che, secondo la filosofia che informa il liceo classico,
latina è soltanto la lingua di Cicerone, di Virgilio, di Ovidio e di Tacito Il
latino medievale è pertanto giudicato un orribile sgorbio, un prodotto
dell'oscurantismo clericale.
Quarto
risultato. Capire che secondo la logica della riforma, greca è soltanto la
lingua degli scrittori pagani. Di San Paolo scrittore greco parla
(eventualmente e in lingua volgare) l'insegnante di religione, di solito un
laureato in varia e polifrenica umanità. Ai Padri Greci non si fa cenno
nelle lezioni alte, dalle quali dipendono i voti in pagella. (Non è
forse per un caso che la libreria romana, nella quale si potevano acquistare i
volumi di Sources Chrétiennes ha abbassato la saracinesca?)
Quinto
risultato: rammentare che San Tommaso è citato nelle ultime pagine del
primo volume di storia della filosofia, una collocazione nella quale non pochi
insegnanti, laicisti e/o cattolici aperti, leggono un illuminante invito
a censurare l'opera di un filosofo, che non può essere paragonato alla meraviglia hegeliana e post-hegeliana.
Sesto risultato. Rendersi conto del
fatto che, nei licei, l'insegnamento della storia obbedisce all'idea
dell'assoluto (neo-hegeliano) in perpetuo movimento. Il Medioevo, in quanto età
lontana dalla rivoluzione luterana, idealistica e neoidealistica è giudicato
una parentesi oscura e infrequentabile, magicamente squarciata da pensatori
eterodossi, quali Gemisto Pletone, Marsilio Ficino, Pico della Mirandola e
Giordano Bruno.
Settimo
e ultimo risultato. Le marginali scuole di indirizzo professionale,
intanto, riducono in pillole volgari e oscuranti l'insegnamento laico
impartito nei nobili licei.
Conclusione.
L'ammirata e venerata riforma Gentile, purtroppo, ha fondato una scuola laica,
che educa conformisti, oggidì i lettori di Repubblica e di Micromega e
i compratori dei libri adelphiani.
La maggioranza delle
persone colte, di conseguenza, oggi è priva delle difese immunitarie
indispensabili alla resistenza alle sirene del nichilismo.
In tale
brodo di cultura i figli dei cattolici non modernizzanti si sentono a
disagio, un disagio che va ascritto a loro merito.
Il
liceo, infatti, rovescia le convinzioni religiose, le idee ricevute dalla
famiglia e dalla parrocchia (quando la parrocchia conserva la propria identità
e non si arrende alla Babele conformista edificata dai teologi
modernizzanti).
Il
malessere dei ragazzi è un importante segno, che merita l'attenzione dei
cattolici propriamente adulti e refrattari al falso e rovinoso ecumenismo.
Senza
misconoscere l'attitudine del liceo a sviluppare l'intelligenza degli alunni e
ad abituarla alla fatica (nessuno può seriamente negare che lo studio delle
lingue antiche sia un eccellente esercizio) si pone il problema di organizzare
una seria alternativa all'indirizzo neoidealista e/o tardo marxista e
francofortese della scuola italiana, ossia al pensiero che è comunicato da
docenti supinamente ligi ai criteri di una filosofia irriducibile alla vera
tradizione degli italiani.
In
questa direzione hanno incominciato ad avanzare (ottenendo incoraggianti
risultati) alcuni sacerdoti della Fraternità San Pio X, i quali hanno fondato
istituti scolastici privati, nei quali è applicata una pedagogia, oltre che
efficace conforme ai princìpi indeclinabili del Cattolicesimo.
Tenuto
conto dei buoni risultati di detta esperienza, sembra lecito sostenere che le
linee della possibile scuola alternativa devono obbedire ai criteri dettati
dalla nostra vera tradizione. Criteri non utopistici e non rivoluzionari. In
special modo:
a. Lo studio della lingua di Roma deve
diventare compatibile con il rispetto del latino medievale, lingua usata dagli scalatori
italiani ed europei del vertice speculativo del pensiero umano. Il
disprezzo del latino medievale è un tic del laicismo oscurantista, un
vizio di pensiero che non deve contagiare gli animatori una scuola rispettosa
della verità storica.
b. Di conseguenza lo studio del latino e la
lettura di autori quali Virgilio e Cicerone deve essere indirizzato a preparare
la riflessione sulla teologia di Sant'Ambrogio e di Sant'Agostino e infine orientato alla comprensione dell'insuperata
filosofia di San Tommaso. Senza riferimento al pensiero cattolico, la lettura
di Virgilio e di Cicerone diventa materia di quel puro esercizio retorico, che,
un tempo, infiammava le arringhe degli avvocati di grido.
c. Lo studio della lingua greca, a sua volta,
deve essere finalizzato alla comprensione dei Vangeli, della teologia di San Paolo e dei Padri
Greci. Va da sé che non si propone di escludere la lettura dei testi di Platone
e Aristotele ma di orientarla alla comprensione del miglior risultato e termine
del pensiero greco, la filosofia di San Tommaso, appunto.
d. Lo studio della letteratura italiana deve
avere per finalità ultima la lettura e la comprensione della Commedia di
Dante, poema della nazione italiana.
e. La studio della filosofia deve essere
orientato al naturale sviluppo della ragione dei discenti oltre che a una seria
critica del pensiero rapsodico da Cartesio ai francofortesi.
Tale
critica è stata avviata da Cornelio Fabro, da Carmelo Ottaviano, da Ceslao
Pera, da Tito Centi, da Raimondo Spiazzi, da Nicola Petruzzellis, da Michele
Federico Sciacca, e da Maria Adelaide Raschini, continuata ultimamente da
illustri pensatori, quali Antonio Livi, Paolo Pasqualucci, Pier Paolo
Ottonello, Ennio Innocenti, Serafino Lanzetta, Giulio Alfano, Sebastian
Kunkler, Matteo D'Amico, Guido Vignelli, Paolo Rizza, Rosa Goglia, Alessandro
Fiore.
Con gli
insegnanti di filosofia possono
collaborare efficacemente gli eminenti studiosi del del diritto, Patrizia
Firmani, Elisabetta Frezza, Emilio Artiglieri, Ascanio Ruschi ecc.
f. La studio della storia deve essere
specialmente inteso alla spietata confutazione delle leggende nere confezionate
dagli scrittori illuministi e comunisti.
Una
tale impresa è già stata felicemente avviata da storici d'alto profilo, quali
Paolo Pasqualucci, Roberto De Mattei,
Claudio Bernabei, Tommaso Romano, Massimo Viglione, Valentino Cecchetti,
Roberto Dal Bosco, Pucci Cipriani, Gianandrea de Antonellis, Alberto Rosselli,
Pietro Giubilo, Corrado Gnerre, Lino Di Stefano, Angelo Ruggiero, Luciano
Garibaldi, Siro Mazza, ecc.
r
In
mancanza di una corretta e immunitaria istruzione i giovani sono
destinati al naufragio nel gorgo thanatofilo avviato dal pensiero post-moderno,
erede legittimo della gnosi hegeliana (o bruniana o francofortese) e in ultima
analisi dall'antica eresia gnostica.
Certo è
che il liceo di Gentile non è stato capace di sventare la squallida manfrina
del Sessantotto e di evitare l'influsso della desolante e tossica cultura
francofortese. Anzi..
Sarebbe
sommamente stupida la proposta di abolire il liceo classico, tuttavia non si
può negare che, per il bene della comunità cattolica e dell'Italia tutta, è
urgente la sua riforma.
L'attuazione
del progetto contemplante un liceo d'indirizzo cattolico, d'altra parte, non è
un sogno reazionario ma un disegno ragionevole, che contempla una
conquista possibile, non proibita vista l'ecumenica flessibilità in
circolazione nella cultura dello stato italiano e considerata la presenza di
studiosi cattolici (sopra ne sono stati citati alcuni) qualificati e capaci di
organizzare scuole di alto profilo, di un più alto profilo di quello delle
attuali scuole di stato.
Piero Vassallo
Interessantissimo! è proprio ciò che stavo cercando! Potrebbe consigliare anche qualche buon manuale di pedagogia cattolica?
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