Un'immaginaria
e abusata antitesi
Il prezioso
stile dei classici e il disadorno stile dei cristiani
La
presunta superiorità stilistica degli autori pagani e la conseguente esclusione
della letteratura cristiana dalle antologie latine e greche in uso nei licei,
si rivela infondata e pretestuosa quando si considera che la diffusione del
Cristianesimo generò una reazione che, lo hanno dimostrato numerosi autori, fra
i quali il celebre storico Henri-Irénée Marrou [1],
talora produsse goffe imitazioni del racconto evangelico — la leggenda di
Apollonio di Tiana, ad esempio — talora suggerì l'adozione dei concetti della
vera teologia per definire Zeus e/o Ermete Trismegisto.
Opportunamente Marrou rammenta che gli ultimi
pagani, contro i quali Sant'Agostino polemizzava erano uomini quanto lui
appassionati di religione,ossia attori di una stagione della storia in cui il
problema cruciale dell'esistenza non era più la conquista di un effimero
successo nel mondo ma quello della salvezza eterna.
Il furore superstizioso dell'Apostata Giuliano
non aveva affondato la storia della reazione pagana al Cristianesimo nel turpe
sottosuolo dei misteri.
L'errore contestato e confutato da Marrou ha
tuttavia ispirato la storiografia categorica e immaginifica, che, nell'età dei
c. d. Lumi, affermava l'esistenza del vuoto, un buco nero, una insignificante
parentesi tra lo splendore culturale dell'antichità classica e il Rinascimento.
Un tale abbaglio manifestò il suo rovente
pregiudizio nella formula proposta, intorno al 1780, dall'oxfordiano Edward
Gibbons (1737-1794) per definire il passaggio dall'antichità classica all'evo
cristiano: "Così abbiamo assistito al trionfo della religione e della
barbarie". Sentenza ridicolizzata da Marrou nel primo capitolo del
saggio sopra citato.
Evanescente e fragile è anche la biografia
dell'imperatore Costantino, scritta nel 1859 dall'incensato e quasi venerato
studioso svizzero Jacob Burckhardt (1818-1897).
L'intento dello studioso svizzero era
dimostrare che nell'impero di Costantino irruppero e prevalsero la senilità e
la estenuazione del mondo antico. In seguito Burckhardt pubblicò un saggio sul
Rinascimento per affermare che in quel periodo fu superata e archiviata la
tenebrosa, frenante e arretrante cultura del Medio Evo scolastico.
Il Rinascimento, infelice prodotto del
crocevia in cui avvenne la fusione del magismo operante nella licenziosità dei
banchieri fiorentini con le oscure elucubrazioni del platonismo contraffatto da
Gemisto Pletone, fu confutato e liquidato dalla teologia controriformista
La sua lezione, purtroppo, fu adottata,
esaltata e strombazzata dai pensatori viventi nell'Europa contaminata dal
delirio teologico dei luterani e dalla regal lues anglicana.
Il c. d. Rinascimento fu l'occasione del
ritorno in scena della sorpassata e defunta filosofia classica e, in
ultima analisi, quale motore di degenerazione radicale in tutti i campi del
pensare e dell'agire umano.
Purtroppo le difese immunitarie dell'Italia
cattolica sono state abbattute in una prima fase dalla soggezione dei pensatori
risorgimentali e liberali (in diversa misura e con intenzioni e risultati
contrastanti, Vincenzo Gioberti, Antonio Rosmini, Bertrando Spaventa, Benedetto
Croce e Giovanni Gentile) alla filosofia tedesca (kantiana e hegeliana), in un secondo
momento dall'eresia modernista, infine dall'armistizio lungo del 1943,
umiliante documento in cui all'Italia capitolarda di Badoglio e dei suo
successori è imposto il divieto di elevare argini doganali, intesi a ostacolare
l'importazione del liquame filosofante prodotto negli stabilimenti americanisti
di Hollywood.
Al momento la difesa dalla scolastica
nichilista francofortese, esportata dagli stregoni agenti in Hollywood, è quasi
impensabile, visto che il delirio sessantottino ha messo radici nel ristretto
numero dei cinefili italiani e nel vuoto mentale dei critici, equamente divisi
tra orfani della sinistra e fantasmi (zombi) in uscita dal sarcofago della
neodestra.
Nelle scuole cattoliche sarebbe invece
possibile avviare una riforma della ratio studiorum, ovvero promuovere
testi conformi alla verità stabilita da Cornelio Fabro circa la superiorità
della filosofia di San Tommaso rispetto alla filosofia platonica e aristotelica
e da Marrou sulla dignità della letteratura cristiana dei primi secoli e sulle
colossali bufale circolanti intorno al c. d. Rinascimento.
Un tale indirizzo, se applicato seriamente e
senza cedimenti all'estenuante vento del concilio ecumenista Vaticano II,
faciliterebbe l'uscita della gioventù cattolica dalla prigione progressista
costruita con le pietre del falso storico e del pregiudizio neopagano.
Piero Vassallo
[1] Cfr,: Henri-Irénée Marrou,
"Décadence romaine ou Antiquité tardive?", éditions du Seuil 1977, tr. it. "Decadenza romana o tarda antichità?", Jaca Book, Milano 2001.
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