giovedì 18 settembre 2014

Il prezioso stile dei classici e il disadorno stile dei cristiani

Un'immaginaria e abusata antitesi

Il prezioso stile dei classici e il disadorno stile dei cristiani

 La presunta superiorità stilistica degli autori pagani e la conseguente esclusione della letteratura cristiana dalle antologie latine e greche in uso nei licei, si rivela infondata e pretestuosa quando si considera che la diffusione del Cristianesimo generò una reazione che, lo hanno dimostrato numerosi autori, fra i quali il celebre storico Henri-Irénée Marrou [1], talora produsse goffe imitazioni del racconto evangelico — la leggenda di Apollonio di Tiana, ad esempio — talora suggerì l'adozione dei concetti della vera teologia per definire Zeus e/o Ermete Trismegisto.
 Opportunamente Marrou rammenta che gli ultimi pagani, contro i quali Sant'Agostino polemizzava erano uomini quanto lui appassionati di religione,ossia attori di una stagione della storia in cui il problema cruciale dell'esistenza non era più la conquista di un effimero successo nel mondo ma quello della salvezza eterna.
 Il furore superstizioso dell'Apostata Giuliano non aveva affondato la storia della reazione pagana al Cristianesimo nel turpe sottosuolo dei misteri.
 L'errore contestato e confutato da Marrou ha tuttavia ispirato la storiografia categorica e immaginifica, che, nell'età dei c. d. Lumi, affermava l'esistenza del vuoto, un buco nero, una insignificante parentesi tra lo splendore culturale dell'antichità classica e il Rinascimento.
 Un tale abbaglio manifestò il suo rovente pregiudizio nella formula proposta, intorno al 1780, dall'oxfordiano Edward Gibbons (1737-1794) per definire il passaggio dall'antichità classica all'evo cristiano: "Così abbiamo assistito al trionfo della religione e della barbarie". Sentenza ridicolizzata da Marrou nel primo capitolo del saggio sopra citato.
 Evanescente e fragile è anche la biografia dell'imperatore Costantino, scritta nel 1859 dall'incensato e quasi venerato studioso svizzero Jacob Burckhardt (1818-1897). 
 L'intento dello studioso svizzero era dimostrare che nell'impero di Costantino irruppero e prevalsero la senilità e la estenuazione del mondo antico. In seguito Burckhardt pubblicò un saggio sul Rinascimento per affermare che in quel periodo fu superata e archiviata la tenebrosa, frenante e arretrante cultura del Medio Evo scolastico.
 Il Rinascimento, infelice prodotto del crocevia in cui avvenne la fusione del magismo operante nella licenziosità dei banchieri fiorentini con le oscure elucubrazioni del platonismo contraffatto da Gemisto Pletone, fu confutato e liquidato dalla teologia controriformista
 La sua lezione, purtroppo, fu adottata, esaltata e strombazzata dai pensatori viventi nell'Europa contaminata dal delirio teologico dei luterani e dalla regal lues anglicana.
 Il c. d. Rinascimento fu l'occasione del ritorno in scena della sorpassata e defunta filosofia classica e, in ultima analisi, quale motore di degenerazione radicale in tutti i campi del pensare e dell'agire umano.
 Purtroppo le difese immunitarie dell'Italia cattolica sono state abbattute in una prima fase dalla soggezione dei pensatori risorgimentali e liberali (in diversa misura e con intenzioni e risultati contrastanti, Vincenzo Gioberti, Antonio Rosmini, Bertrando Spaventa, Benedetto Croce e Giovanni Gentile) alla filosofia tedesca (kantiana e hegeliana), in un secondo momento dall'eresia modernista, infine dall'armistizio lungo del 1943, umiliante documento in cui all'Italia capitolarda di Badoglio e dei suo successori è imposto il divieto di elevare argini doganali, intesi a ostacolare l'importazione del liquame filosofante prodotto negli stabilimenti americanisti di Hollywood.  
 Al momento la difesa dalla scolastica nichilista francofortese, esportata dagli stregoni agenti in Hollywood, è quasi impensabile, visto che il delirio sessantottino ha messo radici nel ristretto numero dei cinefili italiani e nel vuoto mentale dei critici, equamente divisi tra orfani della sinistra e fantasmi (zombi) in uscita dal sarcofago della neodestra.
 Nelle scuole cattoliche sarebbe invece possibile avviare una riforma della ratio studiorum, ovvero promuovere testi conformi alla verità stabilita da Cornelio Fabro circa la superiorità della filosofia di San Tommaso rispetto alla filosofia platonica e aristotelica e da Marrou sulla dignità della letteratura cristiana dei primi secoli e sulle colossali bufale circolanti intorno al c. d. Rinascimento.
 Un tale indirizzo, se applicato seriamente e senza cedimenti all'estenuante vento del concilio ecumenista Vaticano II, faciliterebbe l'uscita della gioventù cattolica dalla prigione progressista costruita con le pietre del falso storico e del pregiudizio neopagano.

Piero Vassallo
   
 



[1]    Cfr,: Henri-Irénée Marrou, "Décadence romaine ou Antiquité tardive?", éditions du Seuil 1977, tr. it. "Decadenza romana o tarda antichità?", Jaca Book, Milano 2001.

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