Il battesimo
negato dall'errore modernizzante
Le metamorfosi pseudo
ecumeniche della Fede cattolica
Sotto le terre governate dall'illusione
sincretista scorre un'acqua torbida e maligna, in cui nuota il mortale e
implacabile nemico della ragione umana e della Fede in Cristo, il velenoso
delirio (in questi ultimi tempi marcusiano) insorgente contro il principio di
identità e non contraddizione.
Disgraziatamente la intemperante passione
ecumenica è contagiata dal tenebroso e implacabile irrazionalismo, che si agita
nel sottosuolo contaminato e inquinato dal c. d. pensiero moderno.
Dopo l'infelice e agitata conclusione del
Concilio Ecumenico Vaticano II, il vaneggiamento che regna nel liquido
sottosuolo è diventato misura di quella nuova teologia, che capovolge la
nozione di battesimo di desiderio nella ridicola negazione
dell'efficacia del sacramento.
La teologia senza confini, in sciagurata
sintonia con il vaneggiamento degli ultimi apostati filosofanti, afferma che
Dio è Dio e non dio, Verità e non verità, Bontà e malvagità, Luce e tenebra,
Sapienza e demenza, Protagonista del Vangelo e attore del qualunque contrario
testo, infine Cristo e anticristo.
Fedele alla confusione in salita dal
sottosuolo, la teologia binaria insinua che il battesimo di desiderio può
essere sostituito dalla adesione alla qualunque falsa teologia, alla qualunque
superstizione.
Secondo l'opinione prevalente fra i seguaci di
Karl Rahner, ad esempio, sono battezzati a priori, giustifica e
destinati all'eterna beatitudine, tutti gli infedeli, compresi quelli che
ostinatamente vogliono rimanere nell'errore. Di qui l'opinione temeraria del
compianto cardinale svizzero Hans Urs von Balthasar e dei suo numerosi seguaci,
secondo cui l'inferno probabilmente non esiste e se esistesse sarebbe vuoto.
Pertanto la nuova teologia insegna che non è
necessario battezzare gli infanti in punto di morte, una situazione non
infrequente, ad esempio, in numerosi paesi africani e nella regione di
Calcutta.
Piero Nicola, un cattolico fedele alla tradizione
e dotato di straordinaria erudizione, ha dedicato un saggio, per ora
inedito,alla bizzarra teologia ecumenista, che accompagnava come
un'ombra gli atti di filantropia compiuti dalla virtuosa monaca albanese.
Intitolato "Tradì il Vangelo, l'han
ritenuta santa", il saggio di Nicola dimostra che l'apprezzata filantropia di Teresa di Calcutta conviveva
con una teologia largamente inquinata da errori e da stati d'animo non
compatibili con la funzione missionaria, che avrebbe dovuto essere esercitata
da una suora cattolica operante fra gli infedeli.
Esiste una virtù dissociata dalla religione.
Eretici e non credenti, ad esempio i milioni di russi caduti per difendere
l'ordine stalinista, compirono atti di eroismo. Nel "De Civitate Dei",
Sant'Agostino afferma, peraltro, che gli atti virtuosi degli antichi romani non
erano ispirati dalle virtù teologali e che, non avendo per fine la gloria di
Dio, non conducevano alla vita eterna.
Nicola sostiene che che Teresa di Calcutta,
invece, attribuiva "a chi non fosse in Grazia di Dio lo stesso valore
di chi lo fosse, confondendo la dignità potenziale di creature amate e
riscattabili, uguale per tutti, con quella relativa alla personale
responsabilità, quasi che la sofferenza rendesse il sofferente riscattato e davvero
identificabile con Cristo".
Di qui la scelta di aiutare ciascuno a morire
secondo la propria (falsa) religione e il coerente rifiuto di battezzare gli
infanti in punto di morte.
La radice insana di tali omissioni è ben
visibile nello spirito circolante nelle lettere indirizzate alla comunità
protestante di Taizé (opportunamente citate da Nicola) e nella riunione ultra
ecumenica di Assisi cui Teresa di Calcutta partecipò nel 1986.
In questa sede non si discute la santità
riconosciuta a Teresa di Calcutta da un decreto canonico, che impegna la somma
autorità cattolica, ma soltanto rammentare che la santità non copre gli
eventuali precedenti errori dei santi. Se una tale regola fosse seriamente
applicabile si dovrebbe dire che il manicheismo è una vera religione poiché fu
creduta tale dal giovante Agostino da Ippona. Opinione ridicola prima che
insensata, anche se non possono escluderla i teologi (oggi in maggioranza nel mondo
cattolico) che rimangono nella luce equivoca dalla dottrina pseudo ecumenica
di Karl Rahner.
E' dunque augurabile che il saggio di Piero
Nicola sia al più presto pubblicato e diffuso per istruire i cattolici sulla
differenza che corre tra i pensieri erronei professati occasionalmente da un
santo e la santità propriamente detta. Differenza oggi non affermata
chiaramente dai docenti e dai predicatori chiesastici.
Piero Vassallo
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