lunedì 15 settembre 2014

Le metamorfosi pseudo ecumeniche della Fede cattolica

Il battesimo negato dall'errore modernizzante

Le metamorfosi pseudo ecumeniche della Fede cattolica

 Sotto le terre governate dall'illusione sincretista scorre un'acqua torbida e maligna, in cui nuota il mortale e implacabile nemico della ragione umana e della Fede in Cristo, il velenoso delirio (in questi ultimi tempi marcusiano) insorgente contro il principio di identità e non contraddizione.
 Disgraziatamente la intemperante passione ecumenica è contagiata dal tenebroso e implacabile irrazionalismo, che si agita nel sottosuolo contaminato e inquinato dal c. d. pensiero moderno
 Dopo l'infelice e agitata conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II, il vaneggiamento che regna nel liquido sottosuolo è diventato misura di quella nuova teologia, che capovolge la nozione di battesimo di desiderio nella ridicola negazione dell'efficacia del sacramento.
 La teologia senza confini, in sciagurata sintonia con il vaneggiamento degli ultimi apostati filosofanti, afferma che Dio è Dio e non dio, Verità e non verità, Bontà e malvagità, Luce e tenebra, Sapienza e demenza, Protagonista del Vangelo e attore del qualunque contrario testo, infine Cristo e anticristo.
 Fedele alla confusione in salita dal sottosuolo, la teologia binaria insinua che il battesimo di desiderio può essere sostituito dalla adesione alla qualunque falsa teologia, alla qualunque superstizione.
 Secondo l'opinione prevalente fra i seguaci di Karl Rahner, ad esempio, sono battezzati a priori, giustifica e destinati all'eterna beatitudine, tutti gli infedeli, compresi quelli che ostinatamente vogliono rimanere nell'errore. Di qui l'opinione temeraria del compianto cardinale svizzero Hans Urs von Balthasar e dei suo numerosi seguaci, secondo cui l'inferno probabilmente non esiste e se esistesse sarebbe vuoto.
 Pertanto la nuova teologia insegna che non è necessario battezzare gli infanti in punto di morte, una situazione non infrequente, ad esempio, in numerosi paesi africani e nella regione di Calcutta.
 Piero Nicola, un cattolico fedele alla tradizione e dotato di straordinaria erudizione, ha dedicato un saggio, per ora inedito,alla bizzarra teologia ecumenista, che accompagnava come un'ombra gli atti di filantropia compiuti dalla virtuosa monaca albanese.
 Intitolato "Tradì il Vangelo, l'han ritenuta santa", il saggio di Nicola dimostra che l'apprezzata  filantropia di Teresa di Calcutta conviveva con una teologia largamente inquinata da errori e da stati d'animo non compatibili con la funzione missionaria, che avrebbe dovuto essere esercitata da una suora cattolica operante fra gli infedeli.
 Esiste una virtù dissociata dalla religione. Eretici e non credenti, ad esempio i milioni di russi caduti per difendere l'ordine stalinista, compirono atti di eroismo. Nel "De Civitate Dei", Sant'Agostino afferma, peraltro, che gli atti virtuosi degli antichi romani non erano ispirati dalle virtù teologali e che, non avendo per fine la gloria di Dio, non conducevano alla vita eterna.
 Nicola sostiene che che Teresa di Calcutta, invece, attribuiva "a chi non fosse in Grazia di Dio lo stesso valore di chi lo fosse, confondendo la dignità potenziale di creature amate e riscattabili, uguale per tutti, con quella relativa alla personale responsabilità, quasi che la sofferenza rendesse il sofferente riscattato e davvero identificabile con Cristo".
 Di qui la scelta di aiutare ciascuno a morire secondo la propria (falsa) religione e il coerente rifiuto di battezzare gli infanti in punto di morte.
 La radice insana di tali omissioni è ben visibile nello spirito circolante nelle lettere indirizzate alla comunità protestante di Taizé (opportunamente citate da Nicola) e nella riunione ultra ecumenica di Assisi cui Teresa di Calcutta partecipò nel 1986.
 In questa sede non si discute la santità riconosciuta a Teresa di Calcutta da un decreto canonico, che impegna la somma autorità cattolica, ma soltanto rammentare che la santità non copre gli eventuali precedenti errori dei santi. Se una tale regola fosse seriamente applicabile si dovrebbe dire che il manicheismo è una vera religione poiché fu creduta tale dal giovante Agostino da Ippona. Opinione ridicola prima che insensata, anche se non possono escluderla i teologi (oggi in maggioranza nel mondo cattolico) che rimangono nella luce equivoca dalla dottrina pseudo ecumenica di Karl Rahner.

 E' dunque augurabile che il saggio di Piero Nicola sia al più presto pubblicato e diffuso per istruire i cattolici sulla differenza che corre tra i pensieri erronei professati occasionalmente da un santo e la santità propriamente detta. Differenza oggi non affermata chiaramente dai docenti e dai predicatori chiesastici.

Piero Vassallo

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