lunedì 1 maggio 2017

A CENTO ANNI DAL PRIMO CONFLITTO MONDIALE (di Lino Di Stefano)

Nello splendido scenario dell’Aula Magna di Palazzo Sora – sede del Sindacato Libero Scrittori Italiani - si è svolto nella Capitale, nei giorni 27-28-29 aprile 2017, un intenso quanto considerevole Convegno avente come tema: ‘Ottobre 1917, Caporetto’. Sotto la sapiente direzione del Presidente del Sindacato, Prof. Francesco Mercadante, qualificati relatori si sono alternati con interventi che hanno sviscerando tutti gli aspetti di un fatto storico rimasto memorabile: la disfatta, appunto, di Caporetto (1917).
 Nell’occasione il generale Cadorna diramò il seguente ordine del giorno: “Noi siamo inflessibilmente decisi: sulle nuove posizioni raggiunte, dal Piave allo Stelvio, si difende l’onore e la vita d’Italia. Sappia ogni combattente qual è il grido e il comando che viene dalla coscienza di tutto il popolo italiano: morire, non ripiegare”. Dopo i saluti del Presidente Marcadante, di Natale Rossi e di Giuseppe Acocella, ha aperto i lavori il Prof. Gaetano Calabrò il quale ha affrontato le riflessioni dello storico Adolfo Omodeo relative alla prima guerra mondiale.
 Lo studioso palermitano partecipò alla guerra nelle vesti di artigliere e, a detta dell’oratore, espresse diverse considerazioni non solo sullo scontro in generale, come, ad esempio, quando si augurò che gli Italiani imparassero dalla guerra a comportarsi come cittadini disciplinati, ma anche allorché - così in una lettera a Giovanni Gentile (zona di guerra, 24 dicembre 1917) - rilevò che da “questo malaugurato 1917” giungesse “a tutti noi la pace nella vittoria d’Italia col nuovo anno”. E così, di seguito, dopo aver partecipato alla controffensiva nel Trentino e ai fatti di Gorizia.
 Dopo i resoconti, tutti interessanti, di Pierfranco Bruni che ha posto l’accento su Cesare Giulio Viola e sulla vena drammatica del suo patriottismo, di Rocco Pizzimenti - dilungatosi sui punti di vista di Hemingway e di Faulkner con l’affermazione di una migliore comprensione della guerra in Italia del secondo rispetto al primo – di Luigi Tallarico, intrattenutosi sulle implicazioni inerenti al militarismo futurista a seguito della resa di Caporetto e di Plinio Perilli su Carlo Emilio Gadda, prigioniero in Austria, hanno preso la parola Ettore Cànepa e Sergio Sotgiu con due discorsi di particolare livello.
 Il primo, si è soffermato non solo su sulla figura di Alfredo Panzini, ma con un ampio ‘excursus’ storico-filosofico, ha pure affrontato la problematica del conflitto visto dal versante della Germania con puntuali riferimenti alla cultura e alla filosofia tedesche, segnatamente l’idealismo classico e il suo maggiore inteprete, Hegel; mentre il secondo ha tratteggiato la personalità di Gioacchino Volpe non solo come insigne studioso del Medio Evo, ma soprattutto come non meno illustre cultore di storia Moderna e Contemporanea.
 Il relatore ha, inoltre, messo in evidenza sia il fatto che quest’ultimo, arruolatosi volontario, vide la guerra con i propri occhi, diciamo così, sia l’osservazione che egli seppe, descrivere da par suo, le vicende del grande conflitto - segnatamente la rotta di Caporetto - decifrata nei suoi nessi più occulti. L’illustre docente ha, opportunamente, concluso il proprio intervento asserendo che – nonostante l’ autorevolezza di uomo e di storico – Gioacchino Volpe fu epurato, dopo la seconda guerra mondiale, pur non avendo commesso colpe di cui vergognarsi.

 Naturalmente, interessanti sono risultate tutte le rimanenti relazioni come, per fare un altro esempio, quella di Pietro Giubilo, ex sindaco Roma, che ha parlato del luogo comune, ‘Gli Italiani non si battono’ e, infine, di Giovanni Franchi il quale ha illustrato la figura di Karl Kraus e commentato la celebre espressione relativa alla ‘Finis Austriae’. Dopo l’espletamento delle incombenze burocratiche, ha chiuso i lavori, con un puntuale discorso, il Prof. Mercadante riconfermato, all’unanimità, alla Presidenza dell’Associazione.

Lino Di Stefano 

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