Il
presente testo è l'esito di una lunga e avvincente conversazione con
Tommaso Romano, uno fra i più autorevoli e geniali interpreti della
destra felicemente non compromessa con l'azzoppante/incapacitante
disordine finiano, ossia testimone di un pensiero non devastato e non
depistato dal delirio al galoppo nel vuoto mentale.
L'ingente opera di Tommaso Romano contiene, oltre la
esatta misurazione del malessere gongolante nell'area destra,
assordata dai megafoni del nulla, la ragione dell'obbligo di
restaurare la fedeltà della politica ai princìpi del diritto
naturale. Obbligo scioccamente disatteso dal disordine mentale al
potere nella destra, durante l'infelice, sgangherata e sconquassante
segreteria di Gianfranco Fini.
Alla
cultura della destra nazionale (ridotta al lumicino da una gestione
incoerente e dispersiva, quasi al limite della flatulenza urlante)
incombe l'obbligo di affermare e diffondere la tradizione cattolica,
la sola atta a contrastare il desolante malessere di stampo laicista
e massonico.
La
destra – secondo la cultura fedele alla indeclinabile tradizione –
è l'antidoto al sistema della menzogna, che avvilisce e avvelena gli
italiani e abbassa la politica nazionale al livello di un umiliante
sedile offerto alle incubose, dirompenti natiche della cancelliera di
Germania.
Il
fondamento spirituale della vera destra è, infatti, la fedeltà a
quella sapienza cristiana, irriducibile ai teutonici furori, sapienza
che ha attribuito alla nazione italiana, luce del Medioevo e
intralcio alla rivoluzione, un indeclinabile primato spirituale e
civile.
Ora
la cultura della destra italiana è strutturalmente cattolica, ossia,
giusta la definizione di Francisco Elias de Tejada, fedele a una
tradizione spirituale, refrattaria alle chimere modernizzanti, che
volano – indisturbate – nei circoli (o pii circhi) disorientati e
paralizzati dalla strutturale fragilità, ultimamente al potere nel
Vaticano.
Il
compito di una destra fedele al primato, che compete alla nobile
tradizione nazionale, è dunque la netta separazione della strenua
conformità ai princìpi cattolici dalla sterile e vana tentazione di
imitare le teologiche, modernizzanti acrobazie, messe in scena dalla
volubilità del clero affarista e politicante.
L'orizzonte della destra è la risoluta confutazione
degli errori generati dalla fantasticheria contemplante una
nebbiogena confusione tra progresso temporale e progresso
intellettuale.
Di
qui la tenace e intelligente fedeltà di Tommaso Romano, in questo
degno erede e continuatore dell'opera di De Tejada, oltre che
testimone di un cattolicesimo immune dalle tentazioni al compromesso,
voglie circolanti e scivolanti nei nudi e talora osceni
corridoi del potere clericale.
L'attività culturale e politica svolta fedelmente da
Tommaso Romano, infatti, percorre, con acuta e disciplinata
intelligenza, una via divergente dal conformismo, fanfara che
avvilisce e tormenta i margini e le cupole della Chiesa
post-conciliare.
Da
tale azione discende l'autorità, che ha fatto avanzare il pensatore
ed editore Tommaso Romano nella prima e prestigiosa fila del
cattolicesimo immune e refrattario ai suoni sgradevoli, prodotti
delle trombe squillanti nei teatri occupati dalla disgustosa cagnara
prodotta dai modernisti.
Piero Vassallo
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