Allons
enfants. Le borse gongolano.
Gli speculatori esultano.
La insanguinata
corda della rivoluzione
giacobina è ripulita e nobilitata dall'uso bancario.
Il
salotto buono squittisce. I giornalisti di servizio al
gettone applaudono a
scena aperta. Maurizio Ferrara sostiene invece che stiamo
contemplando (si spera senza rimpianti) le “macerie
del novecento”.
Si è tentati di sostenere che assistiamo al tramonto della
illuminata modernità.
Nella nazione madre
della chimera democratica e progressiva, il candidato europeista alla
presidenza della repubblica, Emmanuel Macron, rappresenta, senza il
ritegno del pudore, il progetto post rivoluzionario e ultra moderno,
ossia la conferma della rovinosa chimera, che fa oscillare la
politica occidentale tra la fortuna degli usurai e il celebrato
paradosso formulato dal cantante di Poggio Bustone, Lucio Battisti:
guidare a fari spenti nella notte.
In
fondo alla notte totale
già si profila l'alba tragica, che illumina il rovesciamento del
permissivismo e del buonismo nella sventura islamica.
Ectoplasma della
ideologia finanziaria, propriamente detta rivoluzione dello strozzo
francese, il
gongolante Macron gode dell'approvazione e del sostegno dei poteri
anticristiani e anti popolari, insediati nelle fumose officine degli
speculatori, nelle logge degli iniziati ai misteri del sottosuolo e
nelle banche, luoghi sacri al
delirio e tempietti, nei
quali si produce la depressione dell'economia, lo scialo dell'onesto
benessere delle famiglie, l'avvilimento e il capovolgimento delle
virtù civiche, la depravazione della letteratura e l'eclissi del
pensiero filosofico .
In
vista del decisivo ballottaggio la vela laica e democratica di
Macron, è gonfiata dai sospiri e dalle irose flatulenze dei
conformisti, offesi e allarmati dal senso comune interpretato da
Marion Le Pen, ostinata navigatrice nella controcorrente, che si
oppone al nichilismo.
I
filosofi al seguito di Cacasenno sono in allarme. L'inno dei
marsigliesi squillanti si rovescia e si capovolge, infatti, nei
gridolini dei pederasti in giustificata apprensione e nei gargarismi
dei giornalisti a libro paga degli insaziabili usurai.
I
miliardi di George Soros pesano sul giornalismo e sulla teologia
debole, tuttavia non conquistano il cuore dei cristiani,
rattristati e avviliti, non domati e non trascinati dall'alta e pia
pusillanimità dei loro pastori.
Incalzata e stordita dalle grida dei giornalisti
progressivi, una stretta maggioranza di elettori è, infine, persuasa
e conquistata dalle autorevoli flatulenze, che squillano nelle
cancellerie europee – specie in quella occupata dalla rumorosa
domatrice germanica - e nelle piste del radical chic.
L'Europa ufficiale vorrebbe calpestare, avvelenare il
diritto naturale e silenziare la fede cristiana, le radici che
mantengono in vita le patrie irreali. Se non che la ribellione della
destra francese costituisce un imprevisto ostacolo, detestato non
abbattuto dai furenti sacerdoti del libertinismo.
Il voto francese rivela l'insofferenza e la
refrattarietà della vasta parte del popolo, che è ancora fedele
all'idea della nazione primogenita della Cristianità. Il
totalitarismo della dissoluzione incontro un ostacolo
imprevisto nella patria della moderna rivoluzione. L'avanzata della
cultura postribolare patisce il morso casalingo della
refrattarietà. Diminuisce la lontananza dal giorno propizio al
capovolgimento dell'allucinazione giacobina.
Piero
Vassallo
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