venerdì 5 maggio 2017

LA GRAVE INSUFFICIENZA DEI 4 CARDINALI DUBBIOSI (di Piero Nicola)

Il dovere dei cardinali e, in loro difetto, di ogni altro membro della Chiesa, è quello di difendere la Verità contro errori ed eresie. Anche ammettendo che un documento importante (Amoris Laetitia) avente la pretesa d'appartenere al magistero universale (sottoscritto da Bergoglio), fosse soltanto ambiguo, ovvero potesse essere interpretabile in senso ortodosso, la voluta mancanza di una debita risposta da parte dell'autore pone ipso facto quest'ultimo nell'eresia, nella perdita dell'autorità, nell'usurpazione. Infatti si tratta di aver leso gravemente alcuni dogmi (il vigore della Legge di Dio, ammettendo la coscienza quale giudice della colpa o dell'innocenza individuale, la relativizzazione del Sacramento del Matrimonio, del peccato di sodomia, della condanna del pubblico peccatore e dello scandalo). Dunque i quattro porporati, che avevano richiesto la spiegazione, non potevano esimersi dall'andare sino in fondo.
  Sicché la questione finisce qui.
  Ma occorre considerare l'opera di presunti tutori della Verità, i quali approvano e condividono l'operato di quei cardinali che hanno domandato chiarimenti a Bergoglio in merito ad Amoris Laetitia, senza aver tratto le ineludibili conseguenze dal mancato responso.
  In Fidesetratio - Sito ufficiale dell'associazione Fides et Ratio di Mons. Antonio Livi -  compare un'intervista fatta il 18 nov. 2916 al monsignore da Benedetta Frigerio per La nuova Bussola Quotidiana..
  In una prima risposta, l'effetto del sinodo che ha fatto capo all'esortazione conclusiva "è stato quello di un tremendo 'disorientamento pastorale'", con l'episcopato "irrimediabilmente diviso sulle questioni più importanti riguardanti il dogma e la morale della Chiesa, e anche sull'autorità del Papa". Però "il disorientamento  [...] non è prodotto direttamente dai lavori del Sinodo né dalla Amoris Laetitia, ma dal modo con cui l'opinione pubblica cattolica è stata informata [...] Lo scopo, il valore e i risultati dei lavori sinodali - ivi compresa l'esortazione post-sinodale scritta dal Papa - non sono stati apprezzati sufficientemente dai fedeli, frastornati [...] purtroppo anche dalle interpretazioni faziose che ne hanno dato vescovi, sia progressisti sia conservatori".
  Piacerebbe sapere quali vescovi conservatori abbiano dato "interpretazione faziose", ossia eccessive.
  "Per questo motivo mi rallegro assai e benedico Iddio per l'intervento pubblico dei quattro cardinali, i quali si collocano al di sopra delle diatribe ideologiche e mirano soltanto a ri-orientare i fedeli cattolici e a salvaguardare l'unità della Chiesa".
  Quest'ultimo passo conferma come quelle eminenze non si siano veramente opposte all'errore e intendano mantenere l'unità di quella che non è più la Chiesa, ma una pseudo-chiesa che propaga l'eresia.
  È mai possibile lodare la richiesta (disattesa) di lumi su cruciali punti di dottrina, ritenendo che i quesiti avanzati siano suscettibili di "ri-orientare" i fedeli e di mantenere "l'unità della Chiesa"? No di certo. L'errore va rimosso da colui al quale spetta di rimuoverlo, altrimenti dev'essere condannato.
  Il teologo Livi, interrogato, affronta l'oggetto della "diatriba": oziosa, in quanto si tratta di un oggetto improponibile perché, di per sé, contravviene al dettato divino, che in proposito fu per sempre chiaro e definitivo.
  Egli dice che i problemi gravi contenuti nel capitolo ottavo del documento incriminato "sono la fedeltà alla Tradizione della Chiesa in materie davvero fondamentali, come sono i sacramenti della Nuova legge: il Battesimo, il Matrimonio, la Penitenza [Confessione], l'Eucaristia [...] Il Papa parla della dottrina come di qualcosa di statico e di formalistico che, all'atto pratico, deve essere messo da parte. Il documento tradisce una mentalità erroneamente 'pastorale', che in realtà è la sudditanza psicologica alla falsa teologia del progressismo storicistico, per cui la Chiesa dovrebbe cambiare la verità rivelata da Dio per assecondare le presunte esigenze del cosiddetto 'mondo moderno'".
  Egregio teologo, possiamo toglierci da ogni incertezza! Gli provvedimenti eretici a tale riguardo, gli ultimi sedicenti papi li hanno pressi a iosa. Giovanni XXIII col pelagianesimo di encicliche e atti che ponevano la vasta possibilità per non cattolici di fare il bene salvifico, quanto meno il bene sociale sufficiente. I suoi successori, con il laicismo del diritto alla libertà religiosa e della separazione dello Stato dalla Chiesa nondimeno negli Stati cattolici, che è la detronizzazione del Signore, ecc. ecc.
  L'autore passa al "discorso sulla coscienza, svolto in contraddizione con la dottrina della Chiesa". "La coscienza del singolo fedele, secondo l'esortazione apostolica, può legittimamente ritenere non vincolante un comandamento di Dio se non lo 'sente' come applicabile al suo caso concreto".
   Stando così le cose, ce n'è abbastanza per accusare la violenza usata al Vecchio e al Nuovo Testamento.
  Ma il Livi osserva che "la coscienza non è un cieco strumento soggettivo: è un atto dell'intelligenza che 'legge' nella realtà concreta l'ordine o il disordine oggettivo rispetto alla volontà salvifica di Dio". E aggiunge: "La coscienza di ogni fedele cristiano percepisce sempre benissimo il bene e il male in relazione ai comandamenti di Dio [...] Ogni cristiano sa, nel suo intimo, che la disobbedienza ai comandamenti di Dio è la propria rovina".
  Fa specie che questo studioso ignori i vari generi di coscienza di chiunque, cristiano o non cristiano. Si ricorda l'importanza della coscienza assistita, retta, verace? Non basta conoscere i Comandamenti per rispettarli in coscienza. Esiste quella vera e quella falsa "a seconda che il giudizio pronunciato concorda o no con la norma oggettiva (legge). La falsità del giudizio può essere imputabile o no al soggetto; nel primo caso la coscienza è detta vincibilmente erronea [...] nel primo caso è quindi imputabile [...] La coscienza falsa (erronea) è detta lassa se esagera la illiceità [...] Cauteriata è la coscienza che in modo abituale ha raggiunto il massimo lassismo; farisaica è la coscienza di chi giudica dei propri doveri con falso criterio comparativo, dando soverchia importanza a cose di poco conto e trascurando obbligazioni gravi. A seconda della fermezza del giudizio in cui essa consiste, la coscienza è certa o dubbia [...] La norma della nostra condotta deve essere la coscienza certa" (Dizionario di teologia morale, Ed. Studium, 1954). In conclusione, la coscienza erronea fa giudicare lecito l'illecito, e il fatto che sia colpevole non muta il giudizio, che fa commettere il peccato. Perciò il cristiano può giustificare l'errata interpretazione del comandamento con una coscienza pervertita. "Nel suo intimo" (coscienza), non riconosce di disobbedire al Signore.
  Dopo aver sostenuto di non aver mai riscontrato nelle confessioni chi non si accusi sinceramente circa trasgressioni in materia grave alla legge di Dio, il nostro teologo ci stupisce dicendo che "è un gran danno alle coscienze dei fedeli un discorso come quello della Amoris Laetitia che sembra incoraggiare i fedeli a mentire a se stessi e alla Chiesa ritenendosi 'senza peccato' per una presunta mancanza di consapevolezza o condivisione della legge morale".
 L'osservazione è contraddittoria e non regge. Se ai fedeli si dicesse che la propria ignoranza serve per assolversi, essi cesserebbero d'essere ignoranti innocenti e non potrebbero assolversi. Viceversa si dice senz'altro che la loro coscienza (ritenuta buona) può assolverli.
  Infatti il discorso prosegue con un ripensamento, tuttavia di nuovo errato: "I casi che vengono presi in esame - quelli relativi a fedeli regolarmente coniugati che si separano dal legittimo coniuge e convivono more uxorio con un'altra persona - non ammettono in realtà l'ipotesi astratta di una mancanza di consapevolezza o di piena condivisione della legge morale: tali persone sanno benissimo di essere in stato di peccato mortale e di non poter ricevere l'assoluzione sacramentale".
  Ciò spesso non è vero. Se fosse vero, "tali persone" sarebbero bensì immuni dal cattivo ammaestramento. Esse possono giudicare (coscienza) colpevolmente di essere giustificati e di meritare i Sacramenti. Naturalmente a questo peccato contribuisce assai l'attuale pseudo-chiesa.
  L'affermazione secondo cui "Pastori della Chiesa" sono assistiti da Cristo mediante lo Spirito Santo con "le grazie necessarie, a cominciare dal carisma dell'infallibilità nell'insegnamento ufficiale della dottrina rivelata" ci sorprende, in quanto coloro che riconoscono Bergoglio come papa, negano l'infallibilità del suo "insegnamento ufficiale", che dovrebbe valere al massimo grado, al di sopra di quello degli altri "Pastori". Tale negazione è indispensabile per conservare a Bergoglio l'indispensabile prerogativa dell'infallibilità pontificia, nonostante il suo magistero riconosciuto erroneo. Si badi che esso implica la fede e i costumi.
 Del resto, questo papa riconosciuto da Antonio Livi , "ha deciso di fare sue alcune proposte ["durante i lavori del sinodo"] e di respingerne altre, ma lo ha fatto con quella 'voluta ambiguità' che io ho deprecato più volte [...] E l'ambiguità è inaccettabile in un documento che pretende di essere magistero ecclesiastico".
  Si dichiara che Bergoglio esercita un "magistero ecclesiastico", cioè universale, "inaccettabile", che quindi non può essere infallibile, mentre dovrebbe esserlo per poter sostenere che Bergoglio è papa.


Piero Nicola

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