Due
persone dello stesso sesso costituiscono un'unione civile mediante
dichiarazione di fronte all'ufficiale di stato civile”
Monica
Cirinnà
Esaltato e incensato
dal pensiero esclusivo, in circolazione tenace nel raffinato,
profumato e sontuoso salotto radical chic, il
vizio contro natura (e antifascista, ovviamente) irrompe nella
società gongolando e squillando in forza della legge che ha
il nome, venerato dagli urologi e incensato dagli uromani, di Monica
Cirinnà.
La
legale promozione dei vizi del basso
ventre ha recente, virtuosa e gloriosa origine dalla
resistenza all'etica tradizionale e
dal rifiuto della normalità, giudicata quale bieca espressione di un
oscuro passato medievale, ultimamente compromesso con la sotterranea,
vergognosa criminalità clerico - fascista.
Debilitato (dalla
defezione degli impauriti benpensanti) nella minoranza impavida,
ostinatamente refrattaria all'estrema pratica democratica e
progressiva, il silenziato e ghettizzata popolo della resistenza
alla sodomia, non può far altro che indossare mutande di robusta,
deprecata e quasi reazionaria latta. E tentare di sottrarre i bambini
a una scuola inquinata dal viscido delirio dei sodomiti docenti.
Uscito
dal ghetto il capovolto piacere, è incensato e onorato dagli
esponenti di una democrazia vaselinosa, delirante e truffaldina.
La
legislazione viziosa ha lontano e classico principio
nella rassegnazione greca, dichiarata da un personaggio del teatro
aristofaneo, il quale, atterrito e sconvolto dall'estensione
incontenibile e minacciosa della folla pederastica, gridò: “tenete
il mio mantello, gente di culo aperto, che io fra voi diserto”.
Il
disperato delirio di un personaggio narrato dal grande commediografo
greco, diventa
la parola
d'ordine del
partito regressista, in corsa festosa tra le righe crepuscolari di
una democrazia vaselinosa, che il compianto, preveggente professore
Gianni Collu definiva aperta in tutte le direzioni del
vizio.
L'Europa
neopagana è percossa da crisi e tormentata da sciagure variamente
colorate. Naturalmente nessuno osa parlare di castighi di Dio. La
modernità ha censurato e capovolto la religione. Ultimamente la
democrazia è una macchina che giustifica le minoranze festanti
nel salotto dei pervertiti.
D'altra parte la
lingua del santo clero è impastata dal perdonismo e dal buonismo. In
altre parole: la teologia è sotto lo schiaffo dei viziosi. Le
accorate lettere di Santa Caterina al papa sono aggiornate dagli
applauditi e quasi venerati appelli indirizzata dall'abortista Emma
Bonino all'ecumenico papa argentino.
La memoria degli
insulti piovuti sull'intrepido cardinale Giuseppe Siri, che aveva
osato affermarne l'esistenza dei castighi di Dio, d'altra parte,
suggerisce al (non) santo clero un cauto e pavido silenzio. Di
conseguenza la funzione di scongiurare i castighi di Dio è sottratta
alla preghiera dei fedeli e affidata alle esercitazioni della
protezione civile.
Se non che si
diffonde l'ostinato, invincibile sospetto che la sciagure che
affliggono la gongolante allegria nazionale (ed europea) siano
conseguenze del disordine promosso da poteri scesi in guerra contro
il pudore del pensiero e contro l'onestà della vita.
Piero Vassallo
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