Prima
di ragionare intorno ai problemi sollevati dall'immigrazione dei
terzomondiali, può essere utile riflettere su due cifre estratte dal
vasto e inquietante catalogo, in cui sono elencati i problemi, che
assillano e tormentano gli italiani: 3.100.000 disoccupati e
3.931.133 extracomunitari presenti sul nostro territorio.
Le
due cifre dell'angosciante malessere italiano (e francese, per
inciso) costituiscono il risultato di un delirio politico, lanciato
al galoppo sulle piste dell'immigrazione da iniziati e da politici
coatti, che imitano la trapassata utopia americana e importano le sue
ingenti e macroscopiche contraddizioni.
Ora
è difficile e forse impossibile capire e sottoscrivere – senza
condividere il sodomitico proverbio, che declina il sadismo
viaggiante nei piaceri attivi nell'alta
finanza – i motivi che inducono il sommo miliardario ineconomico
Georges Soros ad apprezzare un fenomeno oscuro e desolante, quale è
la crisi economica in atto in Italia.
Il
pensiero anticattolico e la attività del noto miliardario
danneggiano una nazione ingegnosa e laboriosa, opponendosi alla forte
attrazione, che la nostra civiltà e il nostro onesto benessere
esercitano sui terzomondiali.
Di
qui il sospetto che l'immigrazione sia approvata, incoraggiata e
facilitata dai banditori del capitalismo selvaggio, stregoni
impegnati a inquinare e devastare il resto dell'Europa cristiana, in
vista della sua decadenza e del suo affondamento in quel paludoso e
fetido assolutismo, che è propriamente detto civiltà
bancaria.
Corre
anche l'obbligo urgente di riscattare le ragioni dell'opposizione al
capitalismo, che furono abusare dalle criminogene impresa dei
comunisti e dei nazisti e con loro squalificate e liquidate dalla
trionfante guerra di liberazione americana.
Al
proposito è necessario rammentare che il terrifico spettro
dell'opposizione comunista e nazista al capitalismo giustifica
(surrettiziamente e arbitrariamente) l'attività di quell'ideologia
liberalista, che sta avvelenando e impestando (salve poche e nobili
eccezioni, la Russia di Putin, ad esempio) l'umanità postmoderna.
Di
qui l'inutilità dei partiti oggidì vanamente e storditamente
collocati a destra del capitale, quindi
l'urgente necessità di aggiornare e riabilitare le tradizionali
ragioni della resistenza al potere degli usurai, ragioni che furono
avvelenate e vanificate dagli utopisti sovietici, prima di essere
rapite, abusate e screditate in via definitiva dal
nazionalsocialismo.
La
correzione dello scenario politico, attualmente alterato dall'utopia
neo liberale, dipende dalla entrata in scena di una cultura politica
atta a coniugare l'irriducibilità al capitalismo e la emancipazione
dell'economia dalle soffocanti ipoteche accese dagli usurai.
Il
compito della cultura d'ispirazione cristiana, finalmente in uscita
dal labirinto in cui si aggirano i fantasmi delle paradossali rivolte
gregarie, è la riabilitazione del sano ottimismo, antitesi
allo stordimento buonista e unica alternativa a quella tetra
mitologia denatalista, che ha esposto la civiltà occidentale al
rischio di oscillare tra le pessimistiche, funeree suggestioni
intorno al regresso demografico e l'ottimismo, in corsa demenziale
e cimiteriale in direzione del lupanare cosmico, alternativa
allegramente e fruttuosamente
promossa dai post comunisti e dai radical chic.
E'
dunque evidente la necessità di far uscire la cultura della destra
dal labirinto americano, in cui circolano i fumosi prodotti della
obbedienza alle leggende intorno al primato dell'economia. Fu tale la
linea tracciata dagli studiosi radunati intorno alla Fondazione
Volpe, linea purtroppo non condivisa dai militanti di una destra
conformista, che inseguiva e insegue le cieche e rovinose chimere del
liberalismo.
Piero
Vassallo
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