domenica 29 novembre 2015

Giano Accame: L'eredità del bankiller

Né della povertà avvilente mi curo né dei nemici che parlano  male di me.
Teognide di Megara



 Nell'aristocratica abitudine alle rinunce e nella refrattarietà all'avvilente/angosciante invidia, Teognide di Megara ha rivelato il segreto del vivere nella felice emancipazione dalla superbia dei ricchi.
 Tale era lo stile di Giano Accame (Stoccarda 1928 - Roma 2009), umanista cattolico imprestato all'economia. L'impero dell'egoismo fu trasformato da lui in occasione di gioire del bene altrui come la qualunque persona gioisce del bene proprio.
 Tale appariva Giano allo sguardo di un indagatore autorevole ed esigente, quale fu il suo amico Nino Badano.
 Giano restituiva gli sgarbi e le pugnalate alla schiena coniando battute soavi e devastanti, ad esempio “Gianfranco Fini? Un trovatello della storia”.
 L'altruismo di Giano era la conseguenza della studiosa fedeltà alla dottrina sociale, mediante la quale l'Italia del Novecento, addomesticando l'infelice dualismo capitale-lavoro, aveva spento il disprezzo e domato l'invidia delle opposte classi sociali.
 Fascista tradito dalla data di nascita, che gli impedì la partecipazione alla guerra, cercò e ottenne la rivincita nell'appassionato e faticoso studio e nel geniale incremento dell'eredità culturale del bieco ventennio.
 A Pietra Ligure, nell'immediato dopoguerra, Giano fu allievo di un illustre vicino di casa, l'epurato senatore Carlo Costamagna, un protagonista della scintillante scuola di Pisa. Costamagna gli indicò la via della cultura vivente a mal grado della sconfitta militare e oltre lo sterile nostalgismo.
 Di qui l'inizio dell'ingente produzione culturale, che costituisce il motore della possibile rivolta contro l'oscurantismo dei vincitori liberali.
 La biblioteca costituita dagli scritti di Accame è imponente. In essa sono esposti i criteri necessari a leggere e interpretare il Novecento attraverso le opere di statisti, filosofi, storici e poeti [1].
 Accame interpretò e attualizzò il pensiero dell'avanguardia impegnata nella ricerca delle ragioni a monte della scandalosa adesione dell'economia fascista ai princìpi della dottrina sociale della Chiesa. Alle sue intuizioni sono stati e sono tuttora debitori i più vivaci (e censurati) interpreti della destra post-fascista [2]-
 Di qui il risoluto allontanamento dal neopaganesimo professato dai giovani seguaci di Julius Evola e l'intrepida scelta di abitare nella terra abbandonata dalla retroguardia attiva nel Msi.
 Accame nel Msi ottenne la sfortuna politica che la sua intelligenza meritava. Nominato da Pinuccio Tatarella direttore del quotidiano Il Secolo d'Italia, ne elevò il profilo a tal punto che Augusto Del Noce lo definì il miglior quotidiano politico d'Italia.
 Licenziato dal segretario di un partito gestito da mediocri, incapaci di sopportare il peso dell'intelligenza, Accame collaborò con il settimanale cattolico Il Sabato, nel quale pubblicò Bankiller, una rubrica settimanale di ispirazione (cripto) corporativista.
 La rinascita di una destra indenne dalla incapacitante/paralizzante tarantola liberale non può essere immaginata e progettata senza l'ausilio della tradizione italiana, esposta nella Quadragesimo anno, il documento che Giano Accame ha riscattato e consegnato agli economisti del futuro.
 La passione invincibile della falsa destra, infatti, è la maschera usata dalla malattia liberale per nascondere la propria strutturale magagna. La maschera può cadere soltanto a seguito della insorgenza di una dottrina economica indenne dalla devastante suggestione emanata dal passato liberale.

 Piero Vassallo





[1] Benito Mussolini, José Antonio Primo de Rivera, Corneliu Zelea Codreanu, Ezra Pound, Robert Brasillach, Ernst Junger, Giuseppe Bottai, Werner Sombart, Pierre Drieu La Rochelle, Pierre Gaxotte, Niccolò Giani, Guido Pallotta.
[2] Attilio Mordini, Pinuccio Tatarella, Carlo Casalena, Pino Tosca e Primo Siena, Gaetano Rasi, Sergio Pessot, Aldo Di Lello, Tommaso Romano.

1 commento:

  1. Grazie per questa rievocazione di una persona per bene. La Destra è morta nel momento in cui è andata al Potere e ha dimenticato uomini come Giano Accame.

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