La CEI -
nella sua discrezionalità consentita dal vertice - attraverso l'Ufficio pastorale
della famiglia ha emesso un documento dichiarato vincolante, di carattere
dogmatico, infatti definito Vangelo: Il
Vangelo della matrimonio e della famiglia.
Ancora una volta, sotto la veste della
contingente cura d'anime, si fanno o si ribadiscono affermazioni che obbligano
in materia di fede e di morale quanti vi prestino credito.
Esponendo preliminarmente la condizione della
cultura e del mondo odierni, questo Vangelo
mette in guardia su "visioni e proposte" "che
compromettono" "la verità e la dignità della persona umana e
l'identità del matrimonio e della famiglia".
La giusta avvertenza contiene un'omissione
assai grave, che sino in fondo non sarà smentita. Qualsiasi Pontefice e pastore,
dovendo rilevare le minacce portate al gregge dalla società civile - e quelle attuali
sono persino inaudite - avrebbe espresso, nei chiari termini possibili, la
consona riprovazione e condanna, senza le quali lo sviamento è palese (a scanso
di equivoci, in certi casi le condanne sono tuttora all'ordine del giorno!).
Se non bastasse, gli estensori della
direttiva elencano subito i valori e agli aspetti positivi, i meriti da non
sottovalutare, cui saremmo debitori al progredito costume mondano:
"visione più positiva e serena [sic!] della sessualità umana";
"più forte coscienza della libertà personale"; "l'esigenza di
rispettare la dignità di ogni persona"; "riconoscimento della dignità
della donna"; "il valore della relazione personale";
"responsabilità proprie dei genitori nel procreare e nell'educare i
figli"; "necessità di sviluppare confronti, rapporti e relazioni di
amicizia"; "riscoperta della missione ecclesiale"; "significato
della famiglia come luogo di umanizzazione". Tutto ciò deve conferire
l'orientamento "nella riflessione teologica, nella spiritualità,
nell'azione pastorale e negli interventi sociali".
Un monte di sciocchezze fantasiose, che
mostra come non si sia appresa la lezione del naufragato ottimismo
ecclesiastico, come si proceda nell'imbelle falsità, come si perpetuino e si
nascondano con essa gli esiziali errori conciliari con cui si mentì non solo
sulla civiltà contemporanea, ma anche sull'essere stesso del mondo e dell'uomo.
Tuttavia
l'omissione eminente e, come vedremo, mantenuta, riguardo al matrimonio consiste
nell'aver lasciato intatto l'empio istituto civile dei due capifamiglia.
Noto che
fuori del contesto, in un riquadro a parte, figura un brano della Lettera di San
Paolo agli Efesini, in cui si legge: "Le mogli siano sottomesse ai mariti
come al Signore; il marito è capo della moglie, come anche Cristo è capo della
Chiesa". Ne sortisce un effetto di malizia: il prevenire l'obiezione
silurante avendo riportato un detto che resterà lettera morta. Infatti, in
tutto il testo questo concetto basilare viene postergato.
Seguono i
"fenomeni problematici o negativi che possono sconvolgere l'ordinata
convivenza coniugale e familiare".
Siamo
abituati ai delicati eufemismi, con cui si evita l'ormai bandita condanna. Ciò
non toglie che sia eretico lo storicismo giustificante l'abolizione.
Sorvoliamo sul monte di malefatte arcinote, anche tradotte in leggi, di
seguito ricordate. Vale la pena di osservare l'espressione: "discutibile
rivendicazione dei cosiddetti diritti degli
omosessuali". No, non possiamo abituarci a un simile
"discutibile" né ai "cosiddetti", dove non c'è possibilità
di discussione e di contestazione che non sia indubbia e da rendersi tonda,
trattandosi dei più gravi peccati. Un'eretica parzialità del Vangelo del matrimonio e della famiglia sorge
dall'assenza in esso vuoi del peccato, vuoi dei Mezzi della Grazia, dove c'era
la necessità di allegarli.
Considerando
il critico disorientamento dei giovani e la diffusa "propensione a ridurre
la sessualità a mera genitalità", cui "s'accompagna la tendenza a
convogliare in essa e nel suo esercizio quelle esigenze di dialogo, tenerezza,
sostegno reciproco e comprensione", si prende nota di coloro i quali approdano
all'idea del matrimonio "impegno definitivo", "luogo
totalizzante di ogni energia" e "realtà in grado di comunicare ogni
felicità e sicurezza". La costatazione resta monca e ingannevole senza un
giudizio, senza insegnare che tali atteggiamenti comportano peccati mortali e
conducono a nozze illecite e dannate.
È
trascurato l'essenziale: la salvezza delle anime. Di nuovo, il magistero di
sempre viene tradito. Il Messia ammaestrò e annunciò la Novella dicendo pane al
pane e vino al vino, attirandosi la persecuzione, che previde uguale per gli
Apostoli; disse che nulla doveva restare celato. Sicché la prudenza o gli erronei
espedienti messi fuori dal Concilio sono pretesti prevaricatori. Anche
moralmente, si procura un male ingiustificato.
"La
situazione finora descritta interpella l'intera
comunità cristiana [nostro il grassetto] in ogni articolazione e la
sollecita a vivere con rinnovata coscienza la
sua azione pastorale [idem] con i coniugi e le famiglie e a loro
favore".
La
proposizione - di cui diamo sotto la ripetuta conferma - distrugge la dogmatica
separazione della Chiesa docente dei sacerdoti e dei consacrati, dalla Chiesa
discente dei laici.
"La
vita matrimoniale e familiare, quando è condotta secondo il disegno di Dio,
costituisce essa stessa un vangelo,
una buona notizia per tutto il mondo
e per ogni uomo. Il matrimonio e la famiglia diventano così testimonianza e
profezia, oggetto e soggetto di evangelizzazione".
Questo
buon esempio viene posto sullo steso piano del compito spettante alla
gerarchia.
"L'intera pastorale familiare [...] deve propriamente annunciare,
celebrare e servire questo duplice e unitario Vangelo [curato in primo luogo dalla
"pastorale generale"], con la fiera e umile consapevolezza di
proporre anche così una visione e un'esperienza profondamente profetiche e
umanizzanti".
Da
sottolineare la presunta ed eretica opera di umanizzazione che svolgerebbe la missione evangelizzatrice, la cui
unica mira dev'essere invece la santificazione. Se il lavoro che guadagna a
Cristo i bisognosi di salute può essere da principio il più vario, il Vangelo annunciato
non è un mezzo per migliorare chi ne avrebbe bisogno e predisporlo così alla
conversione: egli lo accoglie oppure si perde. Le parole di Nostro Signore su
questo punto sono inequivocabili. Privatosi del battesimo e della Grazia,
l'uomo resta in stato di perdizione, aggravato dal rifiuto.
"La
famiglia cristiana [...] ha anche il compito di partecipare alla vita e alla
missione della Chiesa. Infatti [...] possiede un'essenziale struttura
ecclesiale [...] è anche, e in profondità, comunità
di grazia, in intimo e vivo legame con la Chiesa. Anzi il suo legame con la
Chiesa è così profondo e radicale da risultare elemento costitutivo
dell'identità cristiana della famiglia [...] Il mistero della Chiesa [...] vive
e si manifesta anche dentro e attraverso la concreta e tangibile realtà della
famiglia cristiana".
Libidine
d'inventare? Nuovi farisei? E non provengono questi signori da quel partito
innovatore che disprezzò - a torto e travisando - la Chiesa che magnificava se
stessa? La santa Chiesa ha da restar distinta dall'esaltata santa famiglia di
peccatori. Non una sola parola viene spesa per spiegare le condizioni
necessarie al sacramento del matrimonio e all'attuazione e conservazione della
santità coniugale e familiare. E che genere di pastorale è mai questa, che non
istruisce e non guida al conseguimento dello stato indispensabile e non
facilmente ottenibile, con cui si dà l'esempio edificante stando nella
Comunione dei santi?
"Secondo l'autorevole insegnamento del Vaticano II, la famiglia
cristiana può essere chiamata 'Chiesa domestica', poiché essa è, a suo modo,
'viva immagine e storica rappresentazione del mistero stesso della Chiesa'. In
virtù di questa sua connotazione, essa partecipa alla fecondità della Madre
Chiesa e si presenta insieme come comunità salvata dall'amore di Cristo che le
è donato [per gli impenitenti resta inefficace e si tramuta in condanna!] e
come comunità che salva perché chiamata ad annunciare lo stesso amore di Cristo
ed è messa in grado di rispondere a questa sua chiamata".
Rinfrescamento dell'eretica riduzione del mandato di Cristo a buon
esempio e dialogo ecumenico. Alla
sola Chiesa il Redentore assicurò una particolare assistenza (p.e. infallibilità)
e determinati poteri, tra i quali quello di esercitare l'ufficio di pastori. I
laici non ne beneficiano.
"Affonda, inoltre, le sue radici in questo mistero la missione
della famiglia cristiana nei confronti sia della Chiesa sia della società e del
mondo intero. Gli sposi, infatti, che già per il Battesimo sono partecipi della
vita e della missione della Chiesa, in forza del sacramento del matrimonio da
essi celebrato sono chiamati a ravvivare e a vivere costantemente i loro
impegni battesimali in forme e contenuti nuovi secondo uno stile coniugale e
attraverso le realtà proprie della loro esistenza".
Abituati
a violare l'interpretazione (in particolare delle lettere paoline) stabilita
dai Padri e dalla successiva vicenda ecclesiastica, facendo servire l'esegesi
alle loro teorie, i novatori si accomodano anche la presente trovata e non si
peritano di consacrarla.
"Così pure la famiglia intera - chiamata a configurarsi come comunione-comunità
di fede, nella quale la fede viene [...] testimoniata e trasmessa da tutti i
suoi membri - 'è posta al servizio dell'edificazione del Regno di Dio nella
storia mediante la partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa'. Con
il suo stesso esistere [...] in quanto stato particolare di vita cristiana, è
annuncio del Vangelo e partecipa così alla missione evangelizzatrice di tutta
la Chiesa".
Poiché
il significato di "edificazione" non è quello di comportamento
ammirevole e ispiratore circa il Regno di Dio, santo e perfetto indipendentemente
dai suoi strumenti umani, il quale edifica e non viene edificato dai suoi
membri, essendo inteso come Chiesa-società o Corpo mistico,
"edificazione" resta termine ambiguo, che riaffaccia piuttosto l'eresia
storicistica che presume un aumento sostanziale del Regno nella storia.
"Nello
stesso tempo e condividendo l'unica missione della Chiesa, 'in quanto piccola Chiesa, la famiglia cristiana è
chiamata a somiglianza della grande
Chiesa, ad essere segno di unità per il mondo e ad esercitare in tal modo
il suo ruolo profetico testimoniando il regno e la pace di Cristo, verso cui il
mondo intero è in cammino'".
Torna il progetto eterodosso di risanare la
natura dell'intera umanità mostrandole un cattolicesimo esemplare, santificato,
e di renderla, specialmente con l'esempio di unità, solidale e pacifica, prima
di ogni sua conversione sacramentale.
Torna il
messianismo - basato sui soliti voli pindarici nell'esegesi - d'un avvenire
felice del redento genere umano. Il regresso delle vocazioni, della devozione e
dell'osservanza, il fallimento dell'ecumenismo, l'andamento del mondo contrario
a propositi e speranze, non hanno intaccato il nimbo diabolico in cui naviga la
CEI.
Citazione del nuovo catechismo: la famiglia "è la società naturale
in cui l'uomo e la donna sono chiamati al dono di sé nell'amore e nel dono
della vita".
Siamo
lontani le mille miglia dalla dottrina. Il dono di sé nell'amore coniugale è
pure soggetto a pericoli e tentazioni che vanno dal cattivo uso del matrimonio
al cattivo attaccamento alla creatura. Perciò il vecchio catechismo ne trattava
con la debita cautela. Lo scopo primario scompare nella brutta espressione
"dono di sé... nel [posposto] dono della vita".
Ed ecco
l'imposizione formalizzata: "Una pastorale familiare autentica non potrà mai
fare a meno di annunciare, celebrare e servire il Vangelo del matrimonio e della famiglia in tutti i suoi contenuti.
La Chiesa intera lo annuncerà nella predicazione, con la catechesi, attraverso
la testimonianza; lo celebrerà nella liturgia..."
Decisa
la validità della dottrina formulata, il documento dichiara che occorre esporla
"sempre nel dovuto rispetto del legittimo pluralismo e di una sana
laicità, nella più complessiva vita sociale, economica e politica".
Ciò equivale
a sostenere che l'insegnamento cattolico contenente il dogma dovrebbe
rispettare l'errore, ed errori d'ogni specie.
"La
pastorale familiare ha come soggetto responsabile ogni Chiesa locale e, proprio
per questo, è compito di tutta la comunità cristiana e, in essa, delle coppie e
delle famiglie cristiane". Pertanto si insiste che "l'esposizione
della fede e dell'insegnamento della Chiesa circa il matrimonio" impegni
"in modo organico e permanente ogni comunità ecclesiale, con la
partecipazione di tutte le sue componenti e con il servizio di tutti i
ministeri e doni, dai quali il Signore l'ha dotata".
Che cosa
manca ancora alla democrazia nella Chiesa (presunta)?
Le
insistenze continuano: "La pastorale familiare appare come parte
integrante di tutta l'azione pastorale della Chiesa". "La Chiesa deve
considerare i riflessi e le implicazioni familiari di ogni sua iniziativa o
proposta e deve accogliere e valorizzare il contributo che, in virtù del
sacramento del matrimonio, gli sposi e le famiglie sono in grado di
offrire".
Vaniloquio,
rispetto a un'organizzazione quale l'Azione Cattolica, che svolse l'apostolato
dei laici.
Piero Nicola
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