domenica 7 giugno 2015

A TESTA BASSA NELL'ERRORE (di Piero Nicola)

La CEI - nella sua discrezionalità consentita dal vertice - attraverso l'Ufficio pastorale della famiglia ha emesso un documento dichiarato vincolante, di carattere dogmatico, infatti definito Vangelo: Il Vangelo della matrimonio e della famiglia.
  Ancora una volta, sotto la veste della contingente cura d'anime, si fanno o si ribadiscono affermazioni che obbligano in materia di fede e di morale quanti vi prestino credito.
  Esponendo preliminarmente la condizione della cultura e del mondo odierni, questo Vangelo mette in guardia su "visioni e proposte" "che compromettono" "la verità e la dignità della persona umana e l'identità del matrimonio e della famiglia".
  La giusta avvertenza contiene un'omissione assai grave, che sino in fondo non sarà smentita. Qualsiasi Pontefice e pastore, dovendo rilevare le minacce portate al gregge dalla società civile - e quelle attuali sono persino inaudite - avrebbe espresso, nei chiari termini possibili, la consona riprovazione e condanna, senza le quali lo sviamento è palese (a scanso di equivoci, in certi casi le condanne sono tuttora all'ordine del giorno!).
  Se non bastasse, gli estensori della direttiva elencano subito i valori e agli aspetti positivi, i meriti da non sottovalutare, cui saremmo debitori al progredito costume mondano: "visione più positiva e serena [sic!] della sessualità umana"; "più forte coscienza della libertà personale"; "l'esigenza di rispettare la dignità di ogni persona"; "riconoscimento della dignità della donna"; "il valore della relazione personale"; "responsabilità proprie dei genitori nel procreare e nell'educare i figli"; "necessità di sviluppare confronti, rapporti e relazioni di amicizia"; "riscoperta della missione ecclesiale"; "significato della famiglia come luogo di umanizzazione". Tutto ciò deve conferire l'orientamento "nella riflessione teologica, nella spiritualità, nell'azione pastorale e negli interventi sociali".
  Un monte di sciocchezze fantasiose, che mostra come non si sia appresa la lezione del naufragato ottimismo ecclesiastico, come si proceda nell'imbelle falsità, come si perpetuino e si nascondano con essa gli esiziali errori conciliari con cui si mentì non solo sulla civiltà contemporanea, ma anche sull'essere stesso del mondo e dell'uomo.
  Tuttavia l'omissione eminente e, come vedremo, mantenuta, riguardo al matrimonio consiste nell'aver lasciato intatto l'empio istituto civile dei due capifamiglia.
  Noto che fuori del contesto, in un riquadro a parte, figura un brano della Lettera di San Paolo agli Efesini, in cui si legge: "Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa". Ne sortisce un effetto di malizia: il prevenire l'obiezione silurante avendo riportato un detto che resterà lettera morta. Infatti, in tutto il testo questo concetto basilare viene postergato.
  Seguono i "fenomeni problematici o negativi che possono sconvolgere l'ordinata convivenza coniugale e familiare".
  Siamo abituati ai delicati eufemismi, con cui si evita l'ormai bandita condanna. Ciò non toglie che sia eretico lo storicismo giustificante l'abolizione.
  Sorvoliamo sul monte di malefatte arcinote, anche tradotte in leggi, di seguito ricordate. Vale la pena di osservare l'espressione: "discutibile rivendicazione dei cosiddetti diritti degli omosessuali". No, non possiamo abituarci a un simile "discutibile" né ai "cosiddetti", dove non c'è possibilità di discussione e di contestazione che non sia indubbia e da rendersi tonda, trattandosi dei più gravi peccati. Un'eretica parzialità del Vangelo del matrimonio e della famiglia sorge dall'assenza in esso vuoi del peccato, vuoi dei Mezzi della Grazia, dove c'era la necessità di allegarli.
  Considerando il critico disorientamento dei giovani e la diffusa "propensione a ridurre la sessualità a mera genitalità", cui "s'accompagna la tendenza a convogliare in essa e nel suo esercizio quelle esigenze di dialogo, tenerezza, sostegno reciproco e comprensione", si prende nota di coloro i quali approdano all'idea del matrimonio "impegno definitivo", "luogo totalizzante di ogni energia" e "realtà in grado di comunicare ogni felicità e sicurezza". La costatazione resta monca e ingannevole senza un giudizio, senza insegnare che tali atteggiamenti comportano peccati mortali e conducono a nozze illecite e dannate.
  È trascurato l'essenziale: la salvezza delle anime. Di nuovo, il magistero di sempre viene tradito. Il Messia ammaestrò e annunciò la Novella dicendo pane al pane e vino al vino, attirandosi la persecuzione, che previde uguale per gli Apostoli; disse che nulla doveva restare celato. Sicché la prudenza o gli erronei espedienti messi fuori dal Concilio sono pretesti prevaricatori. Anche moralmente, si procura un male ingiustificato.
  "La situazione finora descritta interpella l'intera comunità cristiana [nostro il grassetto] in ogni articolazione e la sollecita a vivere con rinnovata coscienza la sua azione pastorale [idem] con i coniugi e le famiglie e a loro favore".
  La proposizione - di cui diamo sotto la ripetuta conferma - distrugge la dogmatica separazione della Chiesa docente dei sacerdoti e dei consacrati, dalla Chiesa discente dei laici.
  "La vita matrimoniale e familiare, quando è condotta secondo il disegno di Dio, costituisce essa stessa un vangelo, una buona notizia per tutto il mondo e per ogni uomo. Il matrimonio e la famiglia diventano così testimonianza e profezia, oggetto e soggetto di evangelizzazione".
  Questo buon esempio viene posto sullo steso piano del compito spettante alla gerarchia.
  "L'intera pastorale familiare [...] deve propriamente annunciare, celebrare e servire questo duplice e unitario Vangelo [curato in primo luogo dalla "pastorale generale"], con la fiera e umile consapevolezza di proporre anche così una visione e un'esperienza profondamente profetiche e umanizzanti".
  Da sottolineare la presunta ed eretica opera di umanizzazione che svolgerebbe la missione evangelizzatrice, la cui unica mira dev'essere invece la santificazione. Se il lavoro che guadagna a Cristo i bisognosi di salute può essere da principio il più vario, il Vangelo annunciato non è un mezzo per migliorare chi ne avrebbe bisogno e predisporlo così alla conversione: egli lo accoglie oppure si perde. Le parole di Nostro Signore su questo punto sono inequivocabili. Privatosi del battesimo e della Grazia, l'uomo resta in stato di perdizione, aggravato dal rifiuto.
  "La famiglia cristiana [...] ha anche il compito di partecipare alla vita e alla missione della Chiesa. Infatti [...] possiede un'essenziale struttura ecclesiale [...] è anche, e in profondità, comunità di grazia, in intimo e vivo legame con la Chiesa. Anzi il suo legame con la Chiesa è così profondo e radicale da risultare elemento costitutivo dell'identità cristiana della famiglia [...] Il mistero della Chiesa [...] vive e si manifesta anche dentro e attraverso la concreta e tangibile realtà della famiglia cristiana".
  Libidine d'inventare? Nuovi farisei? E non provengono questi signori da quel partito innovatore che disprezzò - a torto e travisando - la Chiesa che magnificava se stessa? La santa Chiesa ha da restar distinta dall'esaltata santa famiglia di peccatori. Non una sola parola viene spesa per spiegare le condizioni necessarie al sacramento del matrimonio e all'attuazione e conservazione della santità coniugale e familiare. E che genere di pastorale è mai questa, che non istruisce e non guida al conseguimento dello stato indispensabile e non facilmente ottenibile, con cui si dà l'esempio edificante stando nella Comunione dei santi?
  "Secondo l'autorevole insegnamento del Vaticano II, la famiglia cristiana può essere chiamata 'Chiesa domestica', poiché essa è, a suo modo, 'viva immagine e storica rappresentazione del mistero stesso della Chiesa'. In virtù di questa sua connotazione, essa partecipa alla fecondità della Madre Chiesa e si presenta insieme come comunità salvata dall'amore di Cristo che le è donato [per gli impenitenti resta inefficace e si tramuta in condanna!] e come comunità che salva perché chiamata ad annunciare lo stesso amore di Cristo ed è messa in grado di rispondere a questa sua chiamata".
  Rinfrescamento dell'eretica riduzione del mandato di Cristo a buon esempio e dialogo ecumenico. Alla sola Chiesa il Redentore assicurò una particolare assistenza (p.e. infallibilità) e determinati poteri, tra i quali quello di esercitare l'ufficio di pastori. I laici non ne beneficiano.
  "Affonda, inoltre, le sue radici in questo mistero la missione della famiglia cristiana nei confronti sia della Chiesa sia della società e del mondo intero. Gli sposi, infatti, che già per il Battesimo sono partecipi della vita e della missione della Chiesa, in forza del sacramento del matrimonio da essi celebrato sono chiamati a ravvivare e a vivere costantemente i loro impegni battesimali in forme e contenuti nuovi secondo uno stile coniugale e attraverso le realtà proprie della loro esistenza".
  Abituati a violare l'interpretazione (in particolare delle lettere paoline) stabilita dai Padri e dalla successiva vicenda ecclesiastica, facendo servire l'esegesi alle loro teorie, i novatori si accomodano anche la presente trovata e non si peritano di consacrarla.
  "Così pure la famiglia intera - chiamata a configurarsi come comunione-comunità di fede, nella quale la fede viene [...] testimoniata e trasmessa da tutti i suoi membri - 'è posta al servizio dell'edificazione del Regno di Dio nella storia mediante la partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa'. Con il suo stesso esistere [...] in quanto stato particolare di vita cristiana, è annuncio del Vangelo e partecipa così alla missione evangelizzatrice di tutta la Chiesa".
   Poiché il significato di "edificazione" non è quello di comportamento ammirevole e ispiratore circa il Regno di Dio, santo e perfetto indipendentemente dai suoi strumenti umani, il quale edifica e non viene edificato dai suoi membri, essendo inteso come Chiesa-società o Corpo mistico, "edificazione" resta termine ambiguo, che riaffaccia piuttosto l'eresia storicistica che presume un aumento sostanziale del Regno nella storia.
  "Nello stesso tempo e condividendo l'unica missione della Chiesa, 'in quanto piccola Chiesa, la famiglia cristiana è chiamata a somiglianza della grande Chiesa, ad essere segno di unità per il mondo e ad esercitare in tal modo il suo ruolo profetico testimoniando il regno e la pace di Cristo, verso cui il mondo intero è in cammino'".
  Torna il progetto eterodosso di risanare la natura dell'intera umanità mostrandole un cattolicesimo esemplare, santificato, e di renderla, specialmente con l'esempio di unità, solidale e pacifica, prima di ogni sua conversione sacramentale.
  Torna il messianismo - basato sui soliti voli pindarici nell'esegesi - d'un avvenire felice del redento genere umano. Il regresso delle vocazioni, della devozione e dell'osservanza, il fallimento dell'ecumenismo, l'andamento del mondo contrario a propositi e speranze, non hanno intaccato il nimbo diabolico in cui naviga la CEI.
  Citazione del nuovo catechismo: la famiglia "è la società naturale in cui l'uomo e la donna sono chiamati al dono di sé nell'amore e nel dono della vita".
  Siamo lontani le mille miglia dalla dottrina. Il dono di sé nell'amore coniugale è pure soggetto a pericoli e tentazioni che vanno dal cattivo uso del matrimonio al cattivo attaccamento alla creatura. Perciò il vecchio catechismo ne trattava con la debita cautela. Lo scopo primario scompare nella brutta espressione "dono di sé... nel [posposto] dono della vita".
  Ed ecco l'imposizione formalizzata: "Una pastorale familiare autentica non potrà mai fare a meno di annunciare, celebrare e servire il Vangelo del matrimonio e della famiglia in tutti i suoi contenuti. La Chiesa intera lo annuncerà nella predicazione, con la catechesi, attraverso la testimonianza; lo celebrerà nella liturgia..."
  Decisa la validità della dottrina formulata, il documento dichiara che occorre esporla "sempre nel dovuto rispetto del legittimo pluralismo e di una sana laicità, nella più complessiva vita sociale, economica e politica".
  Ciò equivale a sostenere che l'insegnamento cattolico contenente il dogma dovrebbe rispettare l'errore, ed errori d'ogni specie.
  "La pastorale familiare ha come soggetto responsabile ogni Chiesa locale e, proprio per questo, è compito di tutta la comunità cristiana e, in essa, delle coppie e delle famiglie cristiane". Pertanto si insiste che "l'esposizione della fede e dell'insegnamento della Chiesa circa il matrimonio" impegni "in modo organico e permanente ogni comunità ecclesiale, con la partecipazione di tutte le sue componenti e con il servizio di tutti i ministeri e doni, dai quali il Signore l'ha dotata".
  Che cosa manca ancora alla democrazia nella Chiesa (presunta)?
  Le insistenze continuano: "La pastorale familiare appare come parte integrante di tutta l'azione pastorale della Chiesa". "La Chiesa deve considerare i riflessi e le implicazioni familiari di ogni sua iniziativa o proposta e deve accogliere e valorizzare il contributo che, in virtù del sacramento del matrimonio, gli sposi e le famiglie sono in grado di offrire".
  Vaniloquio, rispetto a un'organizzazione quale l'Azione Cattolica, che svolse l'apostolato dei laici.

Piero Nicola

  

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