Genova, via Garibaldi 9, Palazzo Tursi, ore 18 del 17 giugno, memoria
di quel San Ranieri di Pisa che da invincibile
guerriero verso se stesso, ragazzo ventenne, pare davvero aver preceduto, in alcune
stesse virtù, il ventenne genovese qui
oggi giusto protagonista.
La brezza abbacinata dai pomeridiani raggi, mentre persone di vario
censo e provenienza anche foresta salgono
dal simmetrico cortile del nobile ed
elegantemente austero Palazzo, rende unica l’atmosfera, insolita, che si
respira. Dietro un tutt’altro che simmetrico
trattamento, durato 70 anni, della Superba verso uno dei suoi migliori
figli, oggi si avverte infatti duplice catarsi,
della storia e di questa vigliaccamente garibaldina città.
Aldo Gastaldi, “Bisagno”, eroe genovese-ligure e Primo partigiano d’Italia, approda finalmente, dal molo principale,
al Porto della libertà e della verità.
Una serena, variegata folla continua a salire, e mentre il salone di
rappresentanza si gremisce, si vede stagliato
l’ampio schermo sul quale, tra qualche minuto, verrà proiettato il quasi artigianale ma prezioso e splendido
film-documentario “BISAGNO” dell’ottimo
chiavarino ed internazionale Marco Gandolfo. Giovane regista di talento e di fede, che ha compiuto un’opera viva,
con la ineguagliabile collaborazione del nipote omonimo di “Bisagno”, Aldo Gastaldi, qui presente e lanciato,
pur in edificante pazienza ed esemplare umiltà, nella preziosa avventura.
Il film-documentario, eccellente report
storico, non è dei consueti, e lo si nota subito, e d’altronde fa
immediatamente riflettere il veder lo schermo coprire quasi ad oscurare, almeno per un paio d’ore, il gonfalone di Genova, forse minima e
giusta punizione, questa, per la un po’ troppo grave vigliaccata di cui essa è stata capace e recidiva, contro questo
suo nobile figlio, eroe più che civile,
morale.
Scorre il film-documentario, per una buona oretta, nel silenzio
religioso e civile, e più di una
lacrima e rimpianti scendono e si materializzano in tanti; d’altronde vedendoli
plasticamente apparire, anzi materializzare, sui volti degli efficacissimi
e genuini testimoni di Bisagno, elementi
di catartica topicità, rigore ed assolutezza forse non soliti nelle comparse altrimenti frequentanti questo salone …
Il valido storico, sceso dall’Università Cattolica di Milano meritevole
prima ospite del film-documentario, è sì puntuale ed obiettivo, ma non
infierisce sulla matrigna Genova ed i
genovesi. Ancor meno lo fa la brillante giornalista, che ha il merito di via
via lasciar bene usufruire di qualche minuto non solo il docente stesso, poi il
regista Gandolfo ed infine il formidabile nipote omonimo di “Bisagno”, ma anche
un paio di fruitori liguri, il cui plauso ma giusto disagio per il settantennale sonno genovese, sono colti e non disdegnati.
Grandissima figura, come si sapeva ed andrebbe saputo ben di più, quella
di “Bisagno”, ventenne maturo e maestro, comandante di migliaia di
uomini dai quali ottenne designazione, stima, autorevolezza e sequela per i soli
puri suoi meriti, talenti e virtù;
virtù umanissime ma quasi superiori al mondo, non certo nel senso
di superomismo ma al contrario di quell’umanità redenta, quell’umanità che si
spende senza tema per gli altri, essendo qui
nel mondo, anzi sulle alte ed aspre colline retrogenovesi, ma alla
fine e certamente non essendo di questo
mondo …
Virtù di coraggio, prudenza, intelletto, temperanza, fortezza, pietà,
timor di Dio, … cosa mancava o manca? Evidentemente lo Spirito Santo ha
allungato la sua Mano su questo ragazzo nato nella corona di Genova nel 1921 e morto nella più ampia corona italiana nel 1945 in circostanze che
definire menzognero-maligne è dire
solo il giusto ed il vero.
Accorato, fermissimo difensore dei deboli e della vita degli altri
uomini - fossero partigiani ragazzi,
contadini, donne, anziani, soldati con diversa
casacca - come noto e va rivisto mortificava se stesso a beneficio di tutti
i suoi uomini dal primo all’ultimo, considerati figli e fratelli, con il continuo tener per sé i turni di guardia
più duri, le postazioni più rischiose, i pernottamenti più gelidi, le
consolazioni più minime, i riposi più angosciati, gli autoammonimenti più
severi.
Possibile, dunque, che Genova abbia così vigliaccamente dimenticato – si dovrebbe dire oscurato, censurato, dannato – Aldo Gastaldi “Bisagno”, quando grazie
a lui questa ex Superba ha visto uno sprazzo di luce, ed una piccola discesa
delle sette Virtù, in un periodo tremendo e pericoloso ?
E saprà tornare giusta e gloriosa? Vorrà aprire il suo porto alla
giustizia, alla libertà, alla verità tenuta quale primaria bussola, anche nel
buio dei crinali, delle valli umide e dei boschi, da “Bisagno” …?
Oggi va detto un grazie, un grazie davvero di cuore a questi due
giovani liguri, Aldo Gastaldi esemplare nipote e competente artista Marco
Gandolfo, e grazie anche e soprattutto per aver detto di essere “solo all’inizio” di questa preziosa
avventura, che era ed è Vostra ma non sarà più Vostra soltanto, ma di Genova,
della Liguria, dell’Italia !
L’avventura di Aldo Gastaldi “Bisagno”, che finalmente risorge, si
mostra e riparte da questo splendido film-documentario, da sola può risucire a
sollevare e ri-edificare almeno parte delle sorti di questa nostra irriconoscente,
sorniona e sospettosa, ma anche decadente e lugubre, città.
Ancora serenamente impressionati sia dal fragoroso e lunghissimo
applauso, a fine proiezione, sia da quello in epilogo dell’evento alle ore 20
suonate, ci domandiamo se sarà - e quanto .. - grata, questa Genova, alla famiglia ed al nipote di “Bisagno” ed al
regista di quest’opera, che la rendono oggi ben più illustre.
E se verranno, e quanto, d’ora in poi, riscoperte, studiate,
approfondite, proposte, rievocate, seguite e messe in pratica, anche in tempo
di cosiddetta “pace” e di sedicente “democrazia”,
le virtù di Aldo Gastaldi “Bisagno”, iniziando dalla puntuale, completa,
“scoperchiata” e per nulla politicamente corretta ricostruzione delle sue gesta
e della sua vicenda …?
Luigi Bruno Torre
Nessun commento:
Posta un commento