Ho letto
l'articolo del dottor Costantino Marco L'Apocalisse
del moderno e confesso d'essere rimasto colpito e sconcertato da idee che,
a mio avviso, possono far male a lettori non sufficientemente preparati. Perciò
ho dovuto ubbidire allo scrupolo di scrivere per loro una critica il più
possibile coscienziosa.
Esamino lo scritto nei punti che considero
dolenti.
- Può il Vecchio Testamento essere stato per
gli ebrei suoi contemporanei oggetto di un'errata esegesi? No, se i Patriarchi
e i Profeti lo interpretarono rettamente. Una cosa è la legge mosaica da
abrogare dopo Cristo, altro è l'aver dovuto travisare il Libro sacro prima di
Lui.
- La "verità mitica", riferita alla
Bibbia, e la sua cosiddetta "dimensione politica" non furono tali da
obliterare "i valori etici superiori alla legge". Il tal caso,
sarebbe stato chiuso l'accesso alla Verità. Gesù accusò i farisei di cattivo
insegnamento, non già in rapporto al Vangelo. La vecchia religione andava
integrata e riformata secondo la Redenzione; prima, però, non costituiva
ostacolo.
- La "sintesi etico-teoretica della
civiltà cristiana erede di quella antica" - che dev'essere quella dettata
da San Tommaso - sarebbe andata a "infrangersi con la nascita della
cultura moderna e dell'umanesimo razionalistico".
Ma anche nella modernità sono rimasti Stati
cattolici e culture cattoliche durate sino a ieri. Nessuno può stabilirne la
cessazione e l'impossibilità di restaurazione, come è impossibile stabilire
l'intervenuta era apocalittica o dell'Anticristo.
- A un certo segno, mi pare non si capisca
bene chi riconsiderò "surrettiziamente" la religione
"all'interno della sua funzionalità politica dalla quale la predicazione
di Cristo come fede nella Verità l'aveva in origine voluta emancipare".
Ad ogni modo, anticipando ciò che segue nel
testo, si accenna alla tesi per cui la "politica", ossia la condotta
dello Stato, sarebbe estranea alla costituzione della Chiesa fondata da Cristo
e al Magistero.
- "La verità cristianamente pensata
diventava per la ragione moderna un Mito, rispetto al quale il sapere
scientifico operava come già la filosofia greca aveva operato sulla mitologia
pagana".
Si sottintende, come più avanti diventa
chiaro, che la colpa di ciò ricade nondimeno sulla Chiesa?
-
"Il germe della dissoluzione era già interno al
Cristianesimo", che aveva adottato il metodo "del pensiero dialettico
greco", il razionalismo. Ma - vien detto - la "dissoluzione",
"la deriva ateistica e l'apostasia" era stata impedita dalla Chiesa
come "Cristianità", e non dalla giusta fede.
- "Questa rinnovata fede in Dio
[rispetto all'Antico Testamento] attraverso la fede nel Cristo [...] non può
confondersi con la fede nella Chiesa come istituzione storica e struttura
mondana di organizzazione religiosa internazionale".
La proposizione è di certo erronea, negando
che sia oggetto della fede la Chiesa società, il corpo fisico della Chiesa, una
nota essenziale di essa divinamente rivelata.
- "L'idolatria ecclesiale, non soltanto
è stata fomite di divisioni interne al Cristianesimo [...] ha contribuito non
poco alla determinazione della Verità di fede come un oggetto di pensiero,
suscettibile di una definizione teoretica di carattere logico-filosofico, e
quindi dialettico".
E come non distinguere tra verità di fede
razionali, storicamente dimostrabili (p.e. Passione e Risurrezione) o
dimostrabili come l'esistenza di un Creatore, e verità assai misteriose (p.e.
Trinità) e credute in forza della divina autorità?
Il presunto errore "dialettico" non
fu condannato dai Pontefici?
- "Lo stesso processo culturale che ha
condotto la Chiesa, comunità di fede e strumento divino [definizione manchevole],
a trasformarsi storicamente in una umana istituzione di Potere religioso, in
grado di competere sul piano politico con le altre potenze secolari mondane, ha
condotto al culto fideistico dello strumento razionale privato di ogni télos trascendente il suo stesso
metodo".
Dunque la Chiesa avrebbe operato in se stessa
una trasformazione erronea, un tradimento, che contribuì alla perdita del
mondo! Sembra questa un'incredibile accusa mossa alla santa Sposa di Cristo.
- E ancora: "Il motivo protestantico
della sola fides [...] va considerato
opposto ma omologo al motivo istituzionalistico cattolico, che fa dell'ente
ecclesiale l'idolum tribus ecclesiastico".
Si può parlare sommariamente di tribù e idolo
riferiti al Corpo mistico?
- "La crisi di valori attuale [...] non
può essere affrontata con espedienti dottrinali [...] ma deve partire dalla
consapevolezza che le categorie di pensiero che hanno retto il cosmo culturale
cristiano erano tarate da sincretismi razionalistici di retaggio naturalistico
pagano che si sono rivelati funzionali alla conservazione del mondo antico
sotto mentite spoglie cristiane, ma che non sono serviti a cambiarlo in senso
spiritualistico".
La dottrina, sempre predicata dal Magistero,
sarebbe divenuta un espediente! Per giunta, in passato la cultura cristiana
sarebbe stata, in blocco, viziata da errori pregiudizievoli. Appare sottinteso che
la Chiesa avrebbe permesso questa deriva, se pure non l'avesse fatta propria. E
la soluzione, ora implicita, sarebbe la predica dello spiritualismo.
- "L'intento di cambiare il mondo in
senso spiritualistico non può conseguirsi come un obiettivo politico, facendo della fede cristiana
una ideologia da zeloti o da feddain
o da talebani".
Se si tratta di "cambiare il mondo"
bisogna usare gli strumenti opportuni, e tra questi c'è l'applicazione della
dottrina cattolica alla politica o il valersi di un braccio secolare, per
avventura, non scandaloso. Nominare lo "spiritualismo",
l'"obiettivo politico", l'"ideologia da zeloti" e i
"talebani" risulta un modo per escludere il debito uso dei diversi mezzi di evangelizzazione, p.e. la
predicazione della dottrina sociale della Chiesa.
- "La fede cristiana consiste
esattamente nel superare la dimensione politica della vita sociale a favore
della dimensione singolare in senso di Kierkegaard della esistenza
spirituale".
La sfera sociale politica ha una grande
importanza per il suo influsso sulla salvezza individuale. La Chiesa deve e può
agire su tale sfera, mentre conduce l'altra opera variamente evangelizzatrice,
senza che un'azione pregiudichi l'altra.
- "La salvezza dell'Uomo non equivale
alla salvezza di un popolo, di una razza, di una nazione, di uno Stato e di una
classe sociale. Ma neppure alla salvezza [...] di una astratta Umanità, sia
pure religiosamente connotata come la Chiesa universale".
La prima parte dell'affermazione contraddice
quando ho sopra rilevato. La seconda parte nomina una "Chiesa
universale" connotata " da un'astratta Umanità". E chi ha mai
concepito così il Corpo mistico? Forse qualche eretico sperduto. Tuttavia la
confusione suscitata non è poca. Si sa che i membri laici o del clero possono
dannarsi nonostante dispongano dei mezzi di salvezza, che non periranno mai.
- "La forza del cristianesimo non fu
certamente politica, come quella della Chiesa, ma fideistica. Infatti la forza
politico-militare romana si fermò davanti alla dichiarazione di Gesù circa
l'esistenza della verità, di cui Pilato ignorava il significato".
Separare l'insegnamento del Vangelo che
coincide con la legge naturale, da quello che riguarda la restante divina
Rivelazione è uno sbaglio. Le verità inaccessibili all'umano intelletto non
diminuiscono l'importanza delle altre più o meno comprensibili, e in ogni modo
rese ostiche dal peccato originale o dalle sue conseguenze.
Inoltre l'uso del termine fideismo e fideistico è pericoloso, in quanto per fideismo, di regola, s'intende un'eresia.
- "La fede cristiana, rivedendo i
fondamenti della propria teologia politica, deve proporsi di riconsiderare le
ragioni teologiche di tale scissione metafisica [del Logos antikeimenos dal fondamento ontologico di verità di fede] che ha riconsegnato la
civiltà alla teoresi naturalistica neopagana".
Nuova accusa alla dottrina cattolica e,
infine, alla costituzione della Chiesa.
- "Le stesse Chiese cristiane [comprese
le eretiche?] devono dismettere ogni politica conciliatoria con il
Potere
secolare per concentrare la loro azione pastorale nella predicazione contro il
falso idolo tecnocratico..."
Il giudizio comprende qualsiasi "Potere
temporale" e prevede soltanto un'"azione pastorale", senza
escludere quella affatto negativa dell'attuale presunto Potere ecclesiastico.
-
Concludendo, la lezione termina auspicando un "rinnovamento
spirituale della tradizione culturale cristiana" per "inaugurare un nuovo
eone storico, dello spirito di carità".
Si direbbe un'eco del Concilio, che aspirava
a propiziare una nuova Pentecoste.
Piero
Nicola
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