mercoledì 17 giugno 2015

È FORSE QUESTA LA NOSTRA CHIESA? (di Piero Nicola)

Ho letto l'articolo del dottor Costantino Marco L'Apocalisse del moderno e confesso d'essere rimasto colpito e sconcertato da idee che, a mio avviso, possono far male a lettori non sufficientemente preparati. Perciò ho dovuto ubbidire allo scrupolo di scrivere per loro una critica il più possibile coscienziosa.
  Esamino lo scritto nei punti che considero dolenti.
  - Può il Vecchio Testamento essere stato per gli ebrei suoi contemporanei oggetto di un'errata esegesi? No, se i Patriarchi e i Profeti lo interpretarono rettamente. Una cosa è la legge mosaica da abrogare dopo Cristo, altro è l'aver dovuto travisare il Libro sacro prima di Lui.
  - La "verità mitica", riferita alla Bibbia, e la sua cosiddetta "dimensione politica" non furono tali da obliterare "i valori etici superiori alla legge". Il tal caso, sarebbe stato chiuso l'accesso alla Verità. Gesù accusò i farisei di cattivo insegnamento, non già in rapporto al Vangelo. La vecchia religione andava integrata e riformata secondo la Redenzione; prima, però, non costituiva ostacolo.
  - La "sintesi etico-teoretica della civiltà cristiana erede di quella antica" - che dev'essere quella dettata da San Tommaso - sarebbe andata a "infrangersi con la nascita della cultura moderna e dell'umanesimo razionalistico".
  Ma anche nella modernità sono rimasti Stati cattolici e culture cattoliche durate sino a ieri. Nessuno può stabilirne la cessazione e l'impossibilità di restaurazione, come è impossibile stabilire l'intervenuta era apocalittica o dell'Anticristo.
  - A un certo segno, mi pare non si capisca bene chi riconsiderò "surrettiziamente" la religione "all'interno della sua funzionalità politica dalla quale la predicazione di Cristo come fede nella Verità l'aveva in origine voluta emancipare".
  Ad ogni modo, anticipando ciò che segue nel testo, si accenna alla tesi per cui la "politica", ossia la condotta dello Stato, sarebbe estranea alla costituzione della Chiesa fondata da Cristo e al Magistero.
  - "La verità cristianamente pensata diventava per la ragione moderna un Mito, rispetto al quale il sapere scientifico operava come già la filosofia greca aveva operato sulla mitologia pagana".
  Si sottintende, come più avanti diventa chiaro, che la colpa di ciò ricade nondimeno sulla Chiesa?
  -  "Il germe della dissoluzione era già interno al Cristianesimo", che aveva adottato il metodo "del pensiero dialettico greco", il razionalismo. Ma - vien detto - la "dissoluzione", "la deriva ateistica e l'apostasia" era stata impedita dalla Chiesa come "Cristianità", e non dalla giusta fede.
  - "Questa rinnovata fede in Dio [rispetto all'Antico Testamento] attraverso la fede nel Cristo [...] non può confondersi con la fede nella Chiesa come istituzione storica e struttura mondana di organizzazione religiosa internazionale".
  La proposizione è di certo erronea, negando che sia oggetto della fede la Chiesa società, il corpo fisico della Chiesa, una nota essenziale di essa divinamente rivelata.
  - "L'idolatria ecclesiale, non soltanto è stata fomite di divisioni interne al Cristianesimo [...] ha contribuito non poco alla determinazione della Verità di fede come un oggetto di pensiero, suscettibile di una definizione teoretica di carattere logico-filosofico, e quindi dialettico".
  E come non distinguere tra verità di fede razionali, storicamente dimostrabili (p.e. Passione e Risurrezione) o dimostrabili come l'esistenza di un Creatore, e verità assai misteriose (p.e. Trinità) e credute in forza della divina autorità?
  Il presunto errore "dialettico" non fu condannato dai Pontefici?
  - "Lo stesso processo culturale che ha condotto la Chiesa, comunità di fede e strumento divino [definizione manchevole], a trasformarsi storicamente in una umana istituzione di Potere religioso, in grado di competere sul piano politico con le altre potenze secolari mondane, ha condotto al culto fideistico dello strumento razionale privato di ogni télos trascendente il suo stesso metodo".
  Dunque la Chiesa avrebbe operato in se stessa una trasformazione erronea, un tradimento, che contribuì alla perdita del mondo! Sembra questa un'incredibile accusa mossa alla santa Sposa di Cristo.
  - E ancora: "Il motivo protestantico della sola fides [...] va considerato opposto ma omologo al motivo istituzionalistico cattolico, che fa dell'ente ecclesiale l'idolum tribus ecclesiastico".
  Si può parlare sommariamente di tribù e idolo riferiti al Corpo mistico?
   - "La crisi di valori attuale [...] non può essere affrontata con espedienti dottrinali [...] ma deve partire dalla consapevolezza che le categorie di pensiero che hanno retto il cosmo culturale cristiano erano tarate da sincretismi razionalistici di retaggio naturalistico pagano che si sono rivelati funzionali alla conservazione del mondo antico sotto mentite spoglie cristiane, ma che non sono serviti a cambiarlo in senso spiritualistico".
  La dottrina, sempre predicata dal Magistero, sarebbe divenuta un espediente! Per giunta, in passato la cultura cristiana sarebbe stata, in blocco, viziata da errori pregiudizievoli. Appare sottinteso che la Chiesa avrebbe permesso questa deriva, se pure non l'avesse fatta propria. E la soluzione, ora implicita, sarebbe la predica dello spiritualismo.
  - "L'intento di cambiare il mondo in senso spiritualistico non può conseguirsi come un obiettivo politico, facendo della fede cristiana una ideologia da zeloti o da feddain o da talebani".
  Se si tratta di "cambiare il mondo" bisogna usare gli strumenti opportuni, e tra questi c'è l'applicazione della dottrina cattolica alla politica o il valersi di un braccio secolare, per avventura,  non scandaloso. Nominare  lo "spiritualismo", l'"obiettivo politico", l'"ideologia da zeloti" e i "talebani" risulta un modo per escludere il debito uso dei diversi  mezzi di evangelizzazione, p.e. la predicazione della dottrina sociale della Chiesa.
  - "La fede cristiana consiste esattamente nel superare la dimensione politica della vita sociale a favore della dimensione singolare in senso di Kierkegaard della esistenza spirituale".
  La sfera sociale politica ha una grande importanza per il suo influsso sulla salvezza individuale. La Chiesa deve e può agire su tale sfera, mentre conduce l'altra opera variamente evangelizzatrice, senza che un'azione pregiudichi l'altra.
  - "La salvezza dell'Uomo non equivale alla salvezza di un popolo, di una razza, di una nazione, di uno Stato e di una classe sociale. Ma neppure alla salvezza [...] di una astratta Umanità, sia pure religiosamente connotata come la Chiesa universale".
  La prima parte dell'affermazione contraddice quando ho sopra rilevato. La seconda parte nomina una "Chiesa universale" connotata " da un'astratta Umanità". E chi ha mai concepito così il Corpo mistico? Forse qualche eretico sperduto. Tuttavia la confusione suscitata non è poca. Si sa che i membri laici o del clero possono dannarsi nonostante dispongano dei mezzi di salvezza, che non periranno mai.
  - "La forza del cristianesimo non fu certamente politica, come quella della Chiesa, ma fideistica. Infatti la forza politico-militare romana si fermò davanti alla dichiarazione di Gesù circa l'esistenza della verità, di cui Pilato ignorava il significato".
  Separare l'insegnamento del Vangelo che coincide con la legge naturale, da quello che riguarda la restante divina Rivelazione è uno sbaglio. Le verità inaccessibili all'umano intelletto non diminuiscono l'importanza delle altre più o meno comprensibili, e in ogni modo rese ostiche dal peccato originale o dalle sue conseguenze.
  Inoltre l'uso del termine fideismo e fideistico è pericoloso, in quanto per fideismo, di regola, s'intende un'eresia.
  - "La fede cristiana, rivedendo i fondamenti della propria teologia politica, deve proporsi di riconsiderare le ragioni teologiche di tale scissione metafisica [del Logos antikeimenos dal fondamento ontologico  di verità di fede] che ha riconsegnato la civiltà alla teoresi naturalistica neopagana".
   Nuova accusa alla dottrina cattolica e, infine, alla costituzione della Chiesa.
  - "Le stesse Chiese cristiane [comprese le eretiche?] devono dismettere ogni politica conciliatoria con il
Potere secolare per concentrare la loro azione pastorale nella predicazione contro il falso idolo tecnocratico..."
  Il giudizio comprende qualsiasi "Potere temporale" e prevede soltanto un'"azione pastorale", senza escludere quella affatto negativa dell'attuale presunto Potere ecclesiastico.
  -  Concludendo, la lezione termina auspicando un "rinnovamento spirituale della tradizione culturale cristiana" per "inaugurare un nuovo eone storico, dello spirito di carità".
  Si direbbe un'eco del Concilio, che aspirava a propiziare una nuova Pentecoste.


Piero Nicola

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