mercoledì 10 giugno 2015

Le false e tuttavia ammirate, baciate e autorevolmente omologate, profezie di Maometto

 Già veggia, per mezzul perdere o lulla, / com'io vidi un, così non si pertugia, / rotto dal mento infine dove si trulla. / Tra le gambe pendevan le minugia; / la corata pareva e il triste sacco / che merda fa di quel che si trangugia. / Mentre che tutto in lui veder m'attacco, / guardommi e con le man s'aperse il petto / dicendo "Or vedi com'io mi dilacco! / vedi come storpiato è Maometto!

                                                            
 Il domenicano padre Giovanni Cavalcoli, stimato teologo, talora impavido, al punto di sostenere che "è lecito avanzare riserve e anche critiche a certi aspetti del Concilio, ossia a quelli che mostrano eccessiva indulgenza nei confronti degli errori moderni", ultimamente non osa opporsi alle autorevoli e autorevolissime,  debolezze di pensiero, che la somma gerarchia ecclesiastica manifesta, con rugiadose espressioni, di fronte al falso profeta Maometto [1].
 Padre Cavalcoli sostiene infatti che "il dialogo proposto dal Concilio dobbiamo vederlo con l'aiuto di Dio come un segno di speranza nella conciliazione: altrimenti perché un concilio si chiama concilio?"
 Ora la conseguenza della conciliazione conciliare sarebbe la seguente: i Musulmani (emme maiuscola nel testo) "almeno i più saggi possano considerarsi nostri fratelli, come ha detto di recente papa Francesco".
 A questo punto padre Cavalcoli si abbandona al pensiero doppio e acrobatico e, dopo aver riconosciuto che i musulmani non sono nostri fratelli "nel fine soprannaturale assicurato dal battesimo", afferma che sono tali "sulla base di quella fratellanza universale che è data dalla comune condivisione della ragione naturale, la quale, se usata onestamente, comporta anche la fede implicita, che conduce alla salvezza e cioè al fine ultimo soprannaturale".
 Insigne tomista, padre Cavalcoli non avrà difficoltà ad ammettere che il disconoscimento dell'efficacia del battesimo e la negazione della divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, non sono i mezzi adatti alla salvezza cioè al fine ultimo soprannaturale.
 L'insanabile contraddizione visibile nella illogica teoria dei cristiani anonimi, cioè nei non credenti - credenti, contemplati da un autore, il gesuita Karl Rahner, che padre Cavalcoli ha severamente criticato e confutato, impedisce di attribuire il potere salvifico a una religione che ha per fondamento la negazione della divinità di Nostro Signore.  
 Un fatto sorprendente, dal momento che la drastica confutazione della dottrina maomettana fu opera di San Tommaso d'Aquino, il più illustre fra i domenicani,
 Al teologo ecumenista, che fosse inteso a verificare la possibilità di una pacifica convivenza con i seguaci di Maometto, sarebbe utile un viaggio nella magnifica città ligure di Noli, dove si può visitare , una chiesa dalla struttura di fortezza, intitolata a San Paragorio, edificio situato al confine tra la Liguria cattolica e la Liguria invasa dai musulmani.
 Noli fu la prima città d'Italia a reagire all'oppressione islamica, ad affrontare sul mare i saraceni e ad avviare la liberazione dalla loro detestata e sciagurata presenza. 
 La storia di questa animosa città, simbolo della reazione cristiana agli invasori, dovrebbe insegnare la necessità di nutrire il sospetto nei confronti dei maomettani che sbarcano in Italia in patetica figura di esuli affamati mentre professano una religione strutturalmente aggressiva e oppressiva.
 La memoria della tragedia medievale confuta le incaute esternazioni del clero buonista e desta la sana diffidenza nei confronti di un islam che sbarca sotto le coperture offerte dalla fragilità della teologia in discesa dal Vaticano II e dalla demagogia che tiene a guinzaglio la politica. 

Piero Vassallo




[1]             Cfr. Giovanni Cavalcoli, La vita eterna, Verona 2015, pag. 55

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