Potrebbe sembrare difficile
riassumere il libro di Ettore Gotti Tedeschi, Amare Dio e fare soldi. Massime di economia divina (Fede & Cultura, Verona 2014) composto di massime staccate, ma una lettura attenta rivela
una serie di idee profonde che formano nell’insieme un sistema di pensiero
perfettamente coerente e attualissimo, e soprattutto intellettualmente e
moralmente sano: cosa che i poteri forti annidati in Vaticano certo non
potevano tollerare. Ai poteri forti giova la confusione di idee, la nebbia del relativismo,
lo sfacelo del nichilismo, l’incubo dell’economia impazzita che si spaccia per
fine mentre dovrebbe essere solo un mezzo. Ai poteri forti non si possono che
contrapporre idee forti, come appunto fa l’Autore, e non certo i frutti marci
del pensiero debole.
Una delle più forti tra le
idee forti dell’Autore è quella di non confondere i fini con i mezzi.
L’economia è un mezzo, non un fine: a quali risultati possa approdare dipende
dai fini verso i quali è indirizzata. I fini possono essere buoni o cattivi, e
possono orientarsi al bene solo se ispirati alla morale cattolica. Un errore
esiziale è quello di intervenire contro la crisi facendo leva sui mezzi
tecnici, mentre dovrebbero cambiare, ossia convertirsi, gli uomini.
Quali sono le cause della
presente, gravissima crisi economica? La perdita di senso della vita, la
distruzione della famiglia, il crollo delle nascite con il relativo aggravio
insostenibile per il sistema pensionistico, non più sostenuto dai giovani, le
cui coorti di età si assottigliano sempre più. Non è solo crisi economica, ma
una vera corsa verso il suicidio. In una società organica la famiglia assisteva
i deboli al proprio interno, invece di lasciarli in balìa dello Stato. Nella
famiglia sana, motore dell’economia, si focalizzavano le principali funzioni
economiche: risparmio, lavoro, consumo, investimento.
Ogni nuovo nato è, oltre
che una benedizione del Cielo, un investimento per il futuro, ma la presuntuosa
ideologia ambientalista e malthusiana dei poteri forti ha decretato che l’uomo
è il cancro della terra, che le nascite vanno “controllate”, ossia
perseguitate. Meno gente, però, non vuol dire terra più sana ed economia
fiorente: al contrario, significa crollo della domanda, mercato in crisi,
ristagno del PIL, fallimenti e povertà. La terra stessa inselvatichisce, perché
era stata proprio l’iniziativa umana, specialmente dei monaci, a bonificarla,
addolcirla, renderla produttiva.
L’Occidente intristito,
traviato e corrotto non fa che sabotare la propria crescita, e cerca una crescita
compensativa basata su un consumismo esasperato che distrugge il risparmio,
delocalizza attività industriali nei Paesi emergenti, creando disoccupazione, e
al tempo stesso cerca di sostenere la propria economia stagnante con manovre
speculative che finiscono per produrre solo danni. Nel vuoto lasciato dalla
famiglia disgregata entra di prepotenza lo Stato, con carichi impositivi sempre
più gravosi, per sostenere la pletora burocratica. Si tratta di una spirale
perversa, e uscirne richiederebbe tornare al Cristianesimo, cambiare gli
uomini.
Cambiare gli uomini, però,
è semplicemente impossibile. Per ignoranza, per vizio consolidato e
“santificato”, per avidità di potere e di guadagno immediato, essi
compromettono la vita delle generazioni future. Con sopraffina abilità
mistificatoria, i poteri forti che conducono questa danza macabra, battono
anch’essi con insistenza sul tasto della “responsabilità verso le generazioni
future”, ma solo per agitare gli spauracchi ambientalisti delle “risorse in
esaurimento”, del “riscaldamento globale”, dell’“impronta ecologica”,
dell’“inquinamento”, dando fiato perciò alle diaboliche farneticazioni
malthusiane che, come ben dimostra l’Autore, sono invece la vera causa del
disastro.
L’uomo confida in se stesso
e non in Dio, si atteggia a “dio” egli stesso, e non si accorge che da “dio”, e
non più figlio di Dio, si degrada a bestia, frutto di una fantomatica
evoluzione darwiniana e nocivo parassita della “sacra” terra, e del quale è
augurabile l’estinzione. Il circolo è completo: la scalata al Cielo si conclude
con la testa saldamente piantata nel fango. E di chi è la colpa, se non dei
troppi cattivi sacerdoti? “La fede, il soprannaturale è semisparito dai
cuori sacerdotali, in quasi tutti. E perciò il mondo si imbestia e Satana
trionfa”, disse nel 1947 il Divino Maestro alla grande mistica Maria Valtorta (Quaderni, vol. II, p. 50). È evidente:
siamo negli ultimi tempi, avviati verso una catastrofe che ha ben precise
implicazioni economiche, descritte dall’Apocalisse come la caduta di Babilonia: “Anche i mercanti della terra piangono e
gemono su di lei, perché nessuno compera più le loro merci…” (Ap 18, 11).
Molto altro è contenuto nel
libro di Gotti Tedeschi, di cui non è possibile dar conto nello spazio di una
recensione. Si può solo raccomandare la lettura dell’opera, che stilla saggezza
da ogni pagina, e proprio questo è Gotti Tedeschi: più che uno studioso è un
saggio. E, come tutti i saggi in questa infame epoca, è stato perseguitato,
calunniato e cacciato dalla banca del Vaticano, mentre sarebbe degno e capace
di guidare l’Italia intera, al posto di certi pinocchietti incompetenti e
ridicoli.
Emilio Biagini
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