Dai torchi delle Edizioni Fiducia è
uscito in questi giorni un volume, che, insieme con lo schema Castità,
Matrimonio, Famiglia e Verginità, elaborato dai teologi incaricati da
Giovanni XXIII della preparazione del
Concilio Vaticano II e bocciato dai vescovi progressisti, propone un ampio,
puntuale saggio scritto dall'autorevole Roberto De Mattei per rammentare che
"la svolta conciliare favorì l'esplosione del Sessantotto e ne
moltiplicò la forza propulsiva".
Preambolo
alla severa ma motivata critica che De Mattei indirizza alla dottrina
conciliare intorno al matrimonio è la confutazione della teologia di Bernard
Haring (1912-1998), un prodotto novista, che proponeva l'arbitraria
sostituzione del concetto di natura con quello di persona.
Al
proposito De Mattei, che si colloca sulla linea critica tracciata da Paolo
Pasqualucci e da Maria Guarini, rammenta che "secondo la filosofia
classica, infatti, la natura viene prima
della persona. La natura umana è l'essenza dell'uomo, ciò che egli è prima di
essere una persona. L'uomo è soggetto di diritti e di doveri perché è una
persona, ma è una persona in seguito alla sua natura umana. Tutta l'opera di
Haring [concepita al seguito delle fumose opinioni di Teilhard de Chardin] è
tesa a vanificare la legge naturale in nome di un personalismo esistenziale
cristiano".
Lo
schema elaborato dai teologi incaricati dal Giovanni XXIII, invece, aveva
fondamento nella legge naturale e coerentemente affermava che "il fine
primario del matrimonio è unicamente la procreazione e l'educazione della
prole. Il diritto perpetuo ed esclusivo ad atti per sé capaci di generare figli
in via naturale deve essere considerato come l'oggetto proprio del consenso
matrimoniale".
Da tale inequivocabile
definizione discendeva la condanna delle teorie messe in circolazione dai
teologi modernizzanti, già sconfessati da Pio XII, i quali "invertendo
l'ordine giusto dei valori, mettono il fine primario del matrimonio in secondo
piano rispetto ai valori biologici e personali dei coniugi e che, nello stesso
ordine oggettivo, indicano l'amore coniugale quale fine primario".
I
teologi incaricati della preparazione del concilio, definiva erronea
l'opinione, divulgata dagli scolarchi personalisti e applaudita dal giornalismo
di conio laico, opinione secondo cui "dalla sola mancanza di amore il
matrimonio si possa considerare invalido e sciogliere".
Per contrastare
l'opinione malthusiana nutrita dai poteri forti e condivisa nel sottosuolo
della nuova teologia, gli autori del documento preparatorio condannavano
severamente "chi raccomanda o diffonde l'uso di disonesti mezzi
anticoncezionali con lo scopo di limitare il numero dei figli; con tali mezzi
non si difende il bene dei popoli, come oggi viene sostenuto falsamente, ma si
corrompe l'ordine sociale".
Il documento sulla
famiglia, insieme con i testi preparati dalle altre commissioni istituite da
Giovanni XXIII, inducevano a prevedere una breve durata del Concilio. Il papa
pensava a un arco di tre mesi. Invece il Vaticano II ebbe una durata e uno
svolgimento alluvionale e catastrofico.
De
Mattei indica la causa di una tale infelice svolta: "Un gruppo di padri
conciliari centro-europei e latino-americani, che avevano come esperti i
principali rappresentanti della nouvelle théologie, aveva deciso di rigettare
gli schemi preparatori delle commissioni romane, considerati troppo
tradizionali, e di riscriverli".
Promotore della
rivolta contro la teologia tradizionale fu l'arcivescovo di Malines-Bruxelles,
il cardinale Léon-Joseph Suenens (1904-1996), il quale trasformò la minoranza
progressista in quella invincibile macchina da guerra, che usò con alta
spregiudicatezza (lo ha testimoniato don Giuseppe Dossetti) le arti in uso
nelle fazioni parlamentari dedite all'intrallazzo.
Fu
avviato "un processo che il filosofo del diritto Paolo Pasqualucci ha
definito brigantaggio procedurale. Gli schemi preparatori furono buttati
a mare e riscritti con uno spirito e un taglio completamente diversi. Lo schema
sulla famiglia e sul matrimonio era destinato a conoscere una tormentata
rielaborazione".
Incapaci di vedere la
discesa dell'ateismo trionfante in un nichilismo infangato dall'abortismo
francofortese e incipriato dalla pederastia californiana, i rappresentanti
della minoritaria teologia progressista, ubriacati e agitati dallo squillo e
dall'applauso scrosciante nell'obitorio della modernità, balzarono oltre il confine segnato dalla tradizione
perenne, per stabilire un dialogo con gli spettri danzanti nelle colonne dei giornali illuminati.
Il
risultato del pio intrallazzo conciliare fu il discorso del cardinale
progressista/conformista Suenens, che invocò il controllo delle nascite
appiattendo il suo pensiero sulle sragioni squillanti nelle colonne del
giornalismo ateista: "Può darsi che abbiamo accentuato la parola delle
Scritture Crescete e moltiplicatevi, fino al punto di lasciare
nell'ombra l'altra parole divina, I due saranno una sola carne. Spetterà
alla commissione dirci se non abbiamo sottolineato troppo il fine primario, che
è la procreazione, a scapito di una finalità altrettanto imperativa, che è la
crescita dell'unità coniugale ... La commissione dovrà esaminare se la dottrina
classica, soprattutto quella dei manuali, tiene sufficientemente conto dei
nuovi dati della scienza di oggi. ... Seguiamo il progresso della scienza, Vi
scongiuro fratelli" .
Di qui
l'avvio di quell'avventuroso inseguimento della moderna pornolatria, che fu
contrastato da Paolo VI, autore dell'inascoltata enciclica Humanae vitae. Di
qui la corsa cieca nel vuoto della modernità indirizzata alla
consacrazione della intoccabile palude sodomitica, in cui sta affondando la
filosofia laica, democratica e progressista. Di qui infine l'ecumenica, rugiadosa
capitolazione dei catto-buonisti di fronte all'urgente massa degli islamici,
agenti di una falsa religione, che contempla il capovolgimento della vera fede
e la restaurazione della tirannia contro cui gli italiani si sono battuti
strenuamente e vittoriosamente nel secolo di Lepanto.
Piero Vassallo
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