La
puntuale e documentata nota del professore Paolo Pasqualucci sulla guerriglia
partigiana ha suscitato la protesta di alcuni studiosi ostili all'unità
d'Italia. Di qui l'avvertita necessità di alcune telegrafiche osservazioni,
intese ad aprire un serio dibattito:
a. l'unità d'Italia fu un'antica aspirazione
condivisa dal Beato Pio IX prima dell'intervento
ricattatorio dell'Austria,
pertanto sul rifiuto dell'unità pende l'ipoteca accesa da un'anacronistica
mentalità
austriacante
b. l'unità d'Italia fu riconosciuta da Pio XI
firmatario (11 febbraio 1929) dei Patti Lateranensi
c. l'unità d'Italia fu una conquista
apprezzata e lodata da Francisco Elias de Tejada, un autore al
quale
fanno inutile, ostinato appello gli irriducibili
contestatori dell'unità nazionale
d. nell'area tradizionalista l'avversione
all'unità d'Italia è frequentemente associata all'antifascismo
e. l'antifascismo - giusta l'opinione di uno
filosofo insospettabile, quale fu Giorgio Del Vecchio - è
un
pregiudizio partigiano, che avvelena la vita italiana dal 1943
f. la critica degli errori attribuiti al
fascismo (l'alleanza con la Germania e le leggi
razziali) è lecita e
perfino
doverosa a condizione che non si rovesci nell'ammirazione ridicola del
conservatore
dell'imperialismo
inglese, Winston Churchill, definito "salvatore dell'umanità"
da un noto e
apprezzato
pensatore brasiliano, bandiera di un tradizionalismo obliquo, oggi
natante nel fiume
della
scolastica conformista
g. purtroppo la critica del risorgimento è
associata alla irrealistica, paralizzante utopia disunitaria
Il
sogno tradizionalista che ha per oggetto l'Italia disunita è lecito, ad occhi
chiusi, non quando lo stato di veglia obbliga a considerare i problemi ultimamente
posti dalla crisi greca e dall'incerto futuro dell'unione europea. Un futuro
nuvoloso, nel quale non si vede quale difesa degli interessi italiani sarebbe
attuabile da uno stato ridotto a frattaglie tradizionali.
Piero Vassallo
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